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Milano: installati i primi charger hi-tech per la ricarica wireless dei bus elettrici

 

Entra nel vivo il piano Full Electric di Atm, che sta contribuendo a condurre Milano verso una mobilità sempre più sostenibile. In questi giorni infatti sono in fase di installazione i primi charger hi-tech in viale Zara. Sono postazioni evolute ad alto contenuto tecnologico che, attraverso un comando Wi-Fi, attivano il pantografo che carica in pochi minuti i bus elettrici. Nelle prossime settimane i primi e-bus a testare la nuova tecnologia saranno quelli delle linee 51, 60 e 82.
Entro il 2021 saranno 14 questi sistemi di ricarica rapida in città: sei in Viale Zara, quattro in piazza IV Novembre, quattro in piazza Bottini a Lambrate. La posa di queste strutture innovative in città è indispensabile per consentire la necessaria autonomia e durata del servizio giornaliero a tutti i bus elettrici che progressivamente entreranno nella flotta Atm, sostituendo quelli tradizionali.
OLa ricarica avviene in modo semplice: il bus si posiziona sotto il pantografo che, attraverso il comando Wi-Fi, si connette al mezzo per effettuare il "rifornimento" in 5/8 minuti. Tali ricariche rapide, unitamente alla possibilità dei mezzi di essere ricaricati di notte nei depositi con le tradizionali colonnine, garantiscono ai bus autonomia pari a 200 chilometri, vale a dire la distanza percorsa in media al giorno. Un singolo charger ha una potenza istantanea pari a 200 kW e può ricaricare velocemente più autobus durante il giorno.
Per il posizionamento in strada i charger sono stati studiati anche nell'aspetto grafico, a rappresentare la sostenibilità e l'impatto zero: le strutture sono allestite con decorazioni di alberi verdi, simbolo d'eccellenza della tutela dell'ambiente e dell'aria.
Realizzate anche 75 nuove strutture "plug-in" al deposito di Sarca, il secondo dei quattro depositi Atm dedicati al progetto Full Electric: 50 sono già installate, le altre 25 saranno operative entro l'estate 2021. Queste nuove colonnine sono dotate di un sistema di ricarica intelligente «balancer» che permette di regolare la potenza a seconda del tempo a disposizione per la ricarica, del numero di bus e del residuo di batteria. Queste postazioni vanno così ad aggiungersi alle 67 del deposito di San Donato, per un totale di 142 colonnine complessivamente.
Attualmente sono 85 i bus elettrici in servizio sulle strade milanesi, sulle linee 45, 54, 84 e 88. Entro il 2021, come da cronoprogramma, Atm avrà in dotazione nella sua flotta 170 bus elettrici a impatto zero, che si aggiungono ai 153 bus ibridi e ai 3 bus a idrogeno.
Un piano imponente che vede l'impegno di Atm non solo nel rinnovo della flotta con mezzi completamente elettrici, ma improntato alla sostenibilità a 360° per ambire a diventare una Zero Emission Transport Company, abbattendo progressivamente le emissioni dirette e indirette di CO2 e con un approccio orientato al consumo responsabile delle risorse. Infatti, anche l'energia utilizzata è certificata e proviene da fonti rinnovabili al 100%.

fonte: www.greencity.it


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Bus elettrici: l’Italia investe ancora troppo in combustibili fossili

Con solo il 5,4% dei bus a zero emissioni, il nostro Paese rallenta la transizione europea a una mobilità più sostenibile



Secondo un nuovo studio di Transport & Environment (T&E), ONG ambientalista e promotrice della campagna Clean Cities alla quale collabora anche Legambiente, «L’Italia è in forte ritardo sugli investimenti in mobilità elettrica». L’analisi di di T&E prende in esame 17 Paesi europei ed evidenzia la percentuale di immatricolazione di nuovi autobus a zero emissioni. Legambiente fa notare che «L’Italia è in fondo alla classifica, con solo il 5,4% di nuovi bus entrati in servizio nel 2019 a idrogeno o elettrici, seguita solo da Grecia, Svizzera, Irlanda e Austria. Un dato che diventa ancora più preoccupante se si pensa che il nostro Paese è uno tra i principali acquirenti di autobus in Europa: Italia, Polonia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia acquistano circa il 70% dei bus urbani europei, e la loro mancata conversione a una mobilità più sostenibile rallenta in modo significativo la diffusione di bus a emissioni zero del continente, con un impatto altissimo per l’ambiente. E mentre l’80% degli investimenti tedeschi del 2020 sono destinati ad autobus elettrici, e la Polonia annuncia che nelle città con una popolazione di 100.000 o più persone tutto il trasporto pubblico sarà elettrico entro il 2030, stanziando oltre 290 milioni di euro per sostenere questo obiettivo, l’Italia resta indietro. Secondo i dati ANFIA, nel 2019 sono stati immatricolati in Italia solo 63 bus elettrici e a idrogeno: 16 in Sicilia, 15 in Lombardia, 13 in Piemonte, 10 in Liguria».

Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente, sottolinea che «Nel primo semestre del 2020 l’Italia ha messo in strada solo 170 nuovi bus, contro i 363 del primo semestre 2019, registrando un calo del 53% e diminuendo gli acquisti sulla mobilità pubblica in un momento in cui avere più mezzi era necessario per garantire distanziamento. Inoltre, in seguito all’emergenza Covid sono stati estesi i contributi pubblici per l’acquisto di nuovi autobus, anche di quelli a metano o diesel, con il risultato che compriamo meno autobus dei grandi paesi europei e gran parte dei quali ancora fortemente inquinanti. Non possiamo condannare le nostre città a usare mezzi pubblici vecchi, inquinanti ed alimentati a gasolio o gas fossile, con l’unica eccezione dell’olio di palma, ancora più nocivo del petrolio a livello ambientale».

Danimarca, Lussemburgo e Paesi Bassi guidano la classifica europea di bus a emissioni zero sono: il 78% degli autobus danesi immatricolati nel 2019 è elettrico o a idrogeno, come il 67% di quelli lussemburghesi e il 66% degli olandesi. Anche Svezia, Norvegia e Finlandia sono tra i primi: in questi Paesi gli autobus elettrici immatricolati rappresentano rispettivamente il 26%, 24% e 23%.

James Nix, responsabile merci di T&E, ha ricordato che «Le flotte di autobus urbani percorrono milioni di chilometri ogni anno. Se vogliamo decarbonizzare le nostre città, questi veicoli devono diventare emissions free il prima possibile. Gli Stati nordici, il Lussemburgo e i Paesi Bassi stanno mostrando come mettere in circolazione gli autobus elettrici. Altri Paesi, in particolare quelli che acquistano molti autobus, come Italia, Spagna e Francia, e quelli all’inizio della transizione, come l’Austria, devono aumentarli».

Secondo Veronica Aneris, direttrice per l’Italia di Transport & Environment, «E’ davvero incomprensibile come, con oltre 200 miliardi in arrivo dall’Europa, la bozza di Recovery Plan approvata dal Consiglio dei Ministri preveda l’acquisto di circa 5.000 nuovi autobus di cui ben 2.700 a gas fossile, ovvero centinaia di milioni di euro sprecati in fossili tecnologie obsolete. I bus elettrici riducono l’inquinamento atmosferico, ci aiutano a combattere il cambiamento climatico, a ridurre il rumore e il costo totale d’esercizio. Ora i soldi ci sono. Com’è possibile che il benessere dei cittadini e del pianeta non venga mai messo al primo posto? Ci auguriamo che il Parlamento ora ponga rimedio a questa misura».

Transport & Environment pubblica anche lo studio “Five key steps for electic bus success” che identifica i passaggi per aumentare la percentuale di autobus elettrici su strada, a partire dalla leadership politica e dal sostegno finanziario. Il dossier, che prende in esame 13 casi studio, vuole fornire una guida ai Comuni e agli operatori che intendono investire sugli e-bus. I casi studio italiani riguardano alcune città piemontesi (Asti, Cuneo, Alessandria e Torino) e la città di Milano. Sia Torino che Milano, infatti, sono due delle quattro città italiane (insieme a Cagliari e Bergamo) che prevedono un trasporto pubblico locale a emissioni zero entro il 2030.

T&E fa l’esempio del governo olandese che nel 2016 ha approvato una normativa che prevede che tutti gli autobus appena acquistati devono essere a emissioni zero dal 2025 e dal 2030 tutti gli autobus in uso devono essere a emissioni zero. E come parte del processo di appalto pubblico, i contratti di autobus dovrebbero essere assegnati solo agli operatori che soddisfano o superano questi obiettivi.

Nix ha concluso: «Gli autobus urbani a emissioni zero ci aiutano a combattere l’inquinamento atmosferico, a contrastare i cambiamenti climatici, a ridurre il rumore e a ridurre i costi totali rispetto agli autobus diesel nel corso della loro vita. Gli stati membri dell’Ue devono garantire che i piani di ripresa post Covid che stanno attualmente scrivendo finanzino la sostituzione degli autobus fossili con quelli a emissioni zero».

fonte: www.greenreport.it

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Bus a zero emissioni, sarà un 2020 col botto

Ogni mille e-bus in strada si evita ogni giorno il consumo di 500 barili di gasolio, calcola BloombergNEF, mentre mille auto elettriche fanno risparmiare solo 15 barili di greggio. In Italia Milano è la città all’avanguardia, ma Torino annuncia nuovi acquisti















I bus elettrici sono ormai una realtà con dentro tanta Cina e un po’ d’Italia. Sulle strade dell’Impero di Mezzo, infatti, a fine 2018 circolava il 99% dei bus elettrici del mondo. Pechino ha iniziato nel 2009 a investire con generosi sussidi statali e locali e schemi di finanziamento, creando una filiera manifatturiera e dimostrando che la trazione elettrica può sostituire quella diesel (che spinge il 99% degli autobus).
I sussidi sono stati ridotti, ma secondo gli analisti della società di consulenza Navigant, a consuntivo le vendite 2019 di e-bus in Cina arriveranno a quota 163mila unità, con il resto del mondo fermo poco sopra le 4mila. A livello globale si parla di quasi 770mila bus elettrici su strada nel 2019, e per ogni tre diesel nuovi se ne compra uno a zero emissioni. Per gli analisti, nel 2019 gli e-bus in esercizio sono circa l’8% del totale su strada, ma si prevede che nel 2030 quasi un autobus su tre sarà elettrico. Da qui a 10 anni la Cina continuerà a dominare (74% delle vendite), ma la crescita maggiore avverrà altrove, Europa e Nord America in testa (14%), spinta da maturazione tecnologica e politiche ambientali.
Cosa comporta la diffusione di e-bus per la qualità dell’aria e il clima? Ogni mille e-bus in strada si evita ogni giorno il consumo di 500 barili di gasolio, calcola BloombergNEF, mentre mille auto elettriche fanno risparmiare solo 15 barili di greggio. Giù emissioni e costi del combustibile quindi, e per gli analisti l’alimentazione elettrica conviene anche in scenari di petrolio basso, sui 40 dollari/barile. Un e-bus naturalmente costa più di uno diesel; ma a fronte di maggiori costi in conto capitale e infrastrutturale, per le reti di ricarica sono dimezzati i costi della manutenzione, secondo stime del governo Usa e della Columbia University. Un costo totale di proprietà (Tco) più basso, quindi, anche se pesa quello delle batterie, che sottoposte a intensi cicli di ricarica si esauriscono prima (cicli più impattanti se ad alta potenza e veloci durante il servizio, meno se di notte in rimessa).
Fa ben sperare il loro costo decrescente, passato dai 1.000 dollari per kiloWattora del 2010 ai circa 200 dollari/kWh del 2019, con una previsione da 100 dollari/kWh verso il 2030. Shenzhen è la città leader globale per la diffusione di e-bus, oltre che la sede del gigante BYD, il principale produttore mondiale di mezzi elettrici. Poi c’è il Cile, con la capitale Santiago seconda solo alle città cinesi. Merito di Enel X, la divisione prodotti innovativi del gruppo elettrico pubblico: collaborando con BYD Chile e l’azienda cilena per il trasporto pubblico Metbus, a fine 2019 avrà in servizio oltre 400 bus elettrici ricaricabili in 9 elettro-terminal, maturando sul campo una solida e robusta esperienza e una competenza specifica. Per capire quanto Santiago del Cile sia avanti, basti pensare che nel 2019 a New York City c’erano solo 10 bus elettrici in servizio, con la Metropolitan Transit Authority che ha annunciato di volerne su strada altri 500 tra 2020 e 2024.
E in Italia? A Milano Atm da quest’anno non acquisterà più autobus diesel, e ha un piano che porterà al 2030 a una flotta bus interamente elettrica. Nei primi mesi del 2019 si è conclusa la fornitura di 25 e-bus, che diventeranno 200 entro il 2020; nel luglio scorso è stata assegnata una gara per ulteriori 250. A Torino circolano 50 e-bus Gtt di varie taglie, tra i quali venti BYD da 12 metri. La sindaca Chiara Appendino ha annunciato a breve «una gara per i bus elettrici. Il Comune non comprerà più diesel», ha detto. Intanto, sotto la Mole si testano anche i minibus elettrici a guida autonoma Olli 2, stampati in 3D. A Bologna Tper ha pubblicato un bando di gara per l’acquisto di due e-bus, con l’opzione di altri 18 per un totale di 20. Poi ci sono le sperimentazioni di Cremona, Genova, Ancona, i piani di Palermo, Messina, Padova e di tante altre città. E ci sono anche i 2,2 miliardi del ministero delle Infrastrutture e Trasporti destinati alle Regioni per l’acquisto di nuovi bus ecologici.
fonte: www.lastampa.it

Bus elettrici alla riscossa: il futuro da Siracusa a Helsinki

L’elettrificazione dei trasporti pubblici può contribuire a diminuire il numero delle automobili circolanti su strada, ridurre il traffico e migliorare la mobilità pubblica. Il primo bus navetta elettrico al mondo in grado di procedere senza conducente in tutte le condizioni meteorologiche si chiama Gacha
Per un futuro più pulito e sostenibile per l’umanità l’energia elettrica da fonti rinnovabili rappresenta un asso nella manica: non solo le auto elettriche si stanno facendo largo per porre fine all’inquinamento dell’aria dovuto ai combustibili fossili, ma pian piano anche moto, scooter, camion e soprattutto bus elettrici iniziano a popolare le città di gran parte del pianeta. L’elettrificazione dei trasporti pubblici, fenomeno soprattutto cinese ma sempre più globale, può contribuire a diminuire significativamente il numero delle automobili circolanti su strada, ridurre il traffico e migliorare la mobilità pubblica.
Non si tratta solo di autobus elettrificati, ma anche di mini-bus a guida autonoma. Il primo bus navetta elettrico al mondo in grado di procedere senza conducente ad una velocità massima di 40 km/h e guidare con tutte le condizioni meteorologiche si chiama GACHA. Prodotto dalla giapponese MUJI, in collaborazione con Sensible 4, società finlandese specializzata nella produzione di autoveicoli autonomi a tecnologia all’avanguardia, è stato testato per la prima volta con successo ad Helsinki.
Sensible 4 ha fornito la tecnologia di autoguida avanzata, come il sistema di navigazione dotato di GPS ad alta precisione, che funziona tracciando una mappa digitale, come su una ferrovia invisibile ma con la possibilità di cambiare percorso, a seconda delle richieste degli utenti. Anche il perfetto rilevamento ostacoli, grazie ad una pila completa di sensori lidars, radar e visione a 360 gradi, consente una guida autonoma tutto l'anno, persino con le condizioni meteorologiche più avverse. Ed è forse questa la vera conquista, dato che finora le cattive condizioni climatiche avevano sempre dato problemi.
MUJI si è dedicata al design del veicolo, rendendolo funzionale e confortevole per l’utente, che si caratterizza per la mancanza della parte anteriore o posteriore, ispirandosi ad una capsula giocattolo. I sedili interni seguono infatti la forma morbida arrotondata dell'autobus, creando più spazio per i passeggeri, che dispongono di 10 posti a sedere, 6 in piedi ed un agile accesso per le persone a mobilità ridotta. La cintura luminosa a LED funge invece sia da faro di illuminazione che da espositore per le sue comunicazioni di intenzione.
Un'altra immagine del Gacha
Sarà dunque un nuovo tipo di trasporto pubblico, futuristico ma soprattutto più sicuro, non impattante sull’ambiente, con la possibilità di ricarica veloce senza fili e accessibile a tutti, raggiungendo anche le zone extraurbane più isolate, collegandosi perfettamente con gli altri servizi di trasporto esistenti. Dopo il primo test drive a Helsinki, GACHA ha iniziato a girare nella città finlandese di Espoo, fino ad essere completamente operativo anche a Hämeenlinna, Vantaa e appunto Helsinki. Con lo sviluppo della prima flotta GACHA entro la fine del 2019, l’obbiettivo è quello di integrare le navette auto-guidate nei sistemi di trasporto pubblico entro il 2021, e stabilire partnership con città pionieristiche in Europa e nel resto del mondo.
"Lo sviluppo di GACHA è iniziato quando il team di Sensible 4, che all'epoca lavorava con la prima generazione di autobus robotizzati, ha notato che non funzionavano affatto in caso di leggera pioggia, per non parlare delle tipiche nevose condizioni invernali in Finlandia", spiega Harri Santamala, CEO di Sensible 4: "La tecnologia di guida completamente autonoma non era ancora arrivata. La maggior parte delle auto con guida autonoma può funzionare solo in condizioni climatiche ideali e su strade ben segnalate. Questo è ciò che Sensible 4 è riuscita a cambiare attraverso test ripetuti nelle impervie condizioni invernali della Lapponia finlandese".
Ma per mezzi avveniristici e mezzi pubblici elettrici a guida autonoma non occorre andare troppo lontani. All’estremo opposto del vecchio continente, nella nostra Siracusa, è nato infatti Eco-34, un bus elettrico creato dalle mani di geniali artigiani di provincia: Giuseppe Ferrazzano e suo padre Giacomo, della Genius automobile Italia, azienda familiare specializzata nei trenini elettrici che ora si dedica anche ai piccoli bus. “È pronto per la presentazione. Abbiamo investito oltre 2 anni di lavoro e costruito da noi tutto quello che era possibile”, spiega orgoglioso Giuseppe: “Si è poi collaborato con fornitori italiani. È in fase di omologazione, ma siamo sulla linea del traguardo”.
La famiglia Ferrazzano lavora da tempo nel settore a Siracusa con la Tecnicar, costruendo trenini elettrici (che circolano non solo in Sicilia, ma anche in Europa), delle golf car e in passato hanno anche realizzato una city car, esposta nel 2012 al Motor Show di Bologna: “Purtroppo un progetto che abbiamo dovuto accantonare per problemi di omologazione e soprattutto di capitali necessari per portare avanti l’investimento”.
Il bus elettrico siciliano Eco 34
Ma con tenacia ora si scommette sui bus elettrici: “Eco-34 ha un motore di 30 kW, con batterie al piombo, ma si possono installare quelle al litio. La velocità massima è sui 50 km/h, porta 34 passeggeri di cui 9 seduti ed è presente la pedana per le persone diversamente abili”. Il costo? “Siamo sui 200mila euro. Può essere acquistato da tutti, poi è chiaro che si tratta di un veicolo che si può integrare all’interno della flotta della mobilità pubblica. Si può impiegare negli itinerari di parchi e siti turistici”.
Nel nostro Paese, Siracusa è stata una delle prime città italiane a investire sui bus elettrici per la mobilità urbana, con una flotta di sei veicoli. Piccoli grandi passi che danno davvero un segnale di cambiamento, dalla Sicilia alla Finlandia.
Andrea Bertaglio
fonte: www.lastampa.it

Torino, Milano e Firenze città guida della e-mobility

Mobilità elettrica, cambiamento in ordine sparso e ancora troppo lento. La classifica stilata da un indagine del progetto “Alla Carica. Generation Electricity”














Nelle nostre città l’auto elettrica non ha ancora cominciato a correre. Per dare il via all’e-mobility serve uno sforzo infrastrutturale notevole: colonnine di ricarica, soprattutto, ma anche parcheggi, normative, agevolazioni fiscali. In questa fase nascente ci si muove in ordine sparso, senza un piano nazionale: ma una «pagella» per le 8 maggiori città italiane è stata stilata, in base ai dati forniti dai Comuni, all’interno del progetto «Alla Carica. Generation Electricity», sostenuto dal ministero dell’Ambiente per la sensibilizzazione dei millennials sulle smart city (www.allacarica.it).

Torino 
È al primo posto valutando lo stato dell’arte: ben 303 le colonnine, che diventeranno 564 entro dicembre, e ci sono agevolazioni su Ztl e parcheggi per chi possiede auto elettriche o ibride. Sono 196 le auto del car sharing elettrico e la prospettiva è che arrivino a 330 entro fine anno. Consistente anche la quota dello scooter sharing: 150 mezzi. Per la mobilità pubblica, si contano 51 bus elettrici e ben 200 tram.


Milano 
È la città italiana in testa per le politiche di sviluppo già programmate sull’e-mobility. L’auto elettrica privata è a quota 811 (dicembre 2017) e le colonnine sono solo 32, ma saliranno a un migliaio entro il 2020. Meglio la mobilità pubblica: l’obiettivo è full electric nel 2030. Ben 2.950 taxi su un totale di 4.900 sono ibridi. A oggi, sono 1.150 le due ruote a pedalata assistita nel bike sharing, 410 gli scooter elettrici.
Bologna 
È prima per capillarità degli interventi: a fine 2017 le ibride erano 4.273 su 200.000 veicoli (ma le elettriche solo 75). Il car sharing elettrico è a quota 120, destinato a raddoppiare a breve. Mezzi pubblici: 95 filobus e 6 bus (più 86 ibridi). Punta sui taxi, su 5 mila bici elettriche incentivate (320 in arrivo in sharing).
Firenze 
È la città con il maggior numero di mezzi elettrici privati in rapporto alla popolazione: 4.000. Inoltre dei quattro gestori privati di car sharing due sono elettrici, e dispongono di un totale di 220 veicoli. Per ricaricarli, ci sono 173 colonnine, più 90 home station per i mezzi comunali, sei fast charger per i taxi. E soprattutto, ben otto bus su dieci sono elettrici.
Roma 
Al dicembre 2017 erano 2.400 le auto elettriche, con appena 120 colonnine, destinate a diventare 700 entro la fine del 2020. Il car sharing elettrico pubblico non va oltre l’atto simbolico: un’auto e un van. Un po’ meglio sul fronte dei binari, vecchia tradizione smantellata negli anni ‘60: 160 tram, 156 mezzi tra metro e ferrovie regionali, 75 filobus. Ma 5 linee total electric risultano disattivate con 60 bus in attesa di revamping.
Genova 
Flotta privata ibrida a quota 1.965, 50 colonnine (200 entro il 2020) e 34 taxi ibridi (1 elettrico). Il car sharing elettrico è ancora in rampa di lancio: 10 veicoli in corso di attivazione.
Palermo 
Car sharing elettrico a quota 24 auto, destinate ad arrivare a 80 entro il prossimo anno. Ci sono poi 17 tram, 8 colonnine e 16 punti a ricarica veloce.
Napoli 
Numeri bassi, ma incentivi: sgravi fiscali a chi acquista elettrico, agevolazioni su Ztl e parcheggi. Sono stati programmati 120 punti pubblici di ricarica, per ora le auto elettriche private sono solo 50. Per la mobilità pubblica, 61 filobus e 42 tram (non in servizio per lavori sulla linea).
fonte: www.lastampa.it

Svolta verde in Cina: a Shenzhen tutti gli autobus (e poi i taxi) saranno elettrici















Quando sbarcate a Shenzhen, un consiglio: fate attenzoine agli autobus. Chi è abituato al rumore e alla puzza dei motori diesel rischia di farsi sorprendere dai bestioni al 100% elettrici che girano per le strade della metropoli cinese, la prima città al mondo a convertire all'elettrico l'intera flotta di mezzi pubblici, prima i 16mila bus e poi i 22mila taxi, che devono completare il passaggio entro la fine di questo mese.

«Ora gli autobus sono così silenziosi che ci sono arrivate richieste di dotarli di un cicalino, in modo che le persone possano sentirli arrivare», sostiene Joseph Ma, responsabile del progetto di elettrificazione dello Shenzhen Bus Group, la più grande delle tre principali compagnie di autobus della città. Ma i vantaggi del passaggio dai bus diesel a quelli elettrici non si limitano alla questione dell'inquinamento acustico. Con la sua rivoluzione silenziosa, la metropoli contigua a Hong Kong, che in trent'anni si è trasformata da villaggio di pescatori in un agglomerato da 12 milioni di abitanti, dovrebbe conseguire anche un taglio delle emissioni di CO2 del 48% e consistenti riduzioni dell'inquinamento da ossidi di azoto e particolato. Un altro vantaggio, in particolare per una città collocata in una zona subtropicale, è la differenza di temperatura fra un veicolo a endocombustione e uno elettrico. «Quando un diesel si avvicina a una fermata, il calore, il rumore e i gas di scarico d'estate lo rendono quasi insopportabile - spiega Ma -. Non c'è confronto con gli autobus elettrici». Lo Shenzhen Bus Group stima inoltre di avere almeno dimezzato i costi di carburante.

Transizione elettrica in Cina

Shenzhen è diventata così l'emblema della transizione elettrica cinese, che comunque procede spedita. Con 385.000 bus elettrici complessivi, il Paese impiega il 99 per cento dei bus elettrici del mondo e la sua flotta cresce di 10.000 autobus a emissioni zero ogni cinque settimane, equivalenti all'intera flotta di autobus di Londra. La rapida conversione della Cina alla nuova tecnologia, che in meno di un decennio è diventata ubiqua, mentre in Europa è ancora una rarità, dipende molto da un processo decisionale controllato a livello centrale. Il governo cinese ha facilitato l'acquisto dei nuovi bus con un enorme sussidio alle municipalità di 150.000 dollari per ogni mezzo, circa la metà del costo unitario. Oltre 30 città cinesi hanno in programma la riconversione all'elettrico del 100% dei mezzi pubblici entro il 2020, tra cui Guangzhou, Zhuhai, Dongguan, Foshan e Zhongshan, nel delta del Fiume delle Perle, e Nanjing, Hangzhou, Shaanxi e Shandong. La corsa è sempre più rapida, anche perché il governo centrale prevede di ritirare i sussidi entro il 2020.

Per Londra e Parigi, che hanno fissato il 2025 come termine entro il quale completare il passaggio della flotta di autobus cittadini all'elettrico (Milano si è data come termine il 2030), i costi saranno molto più gravosi. Resta il fatto, però, che conteggiando tutti i costi gli autobus elettrici finiscono comunque per essere meno costosi rispetto agli autobus standard nel corso della vita di ciascun veicolo, a causa dei costi operativi e di manutenzione più bassi.

Obiettivo emissioni zero
Al di là della rapidità di conversione all'elettrico dei bus, Shenzhen, come altre città cinesi, punta su un approccio olistico all'ecosistema dei trasporti, che cresce organicamente verso l'obiettivo di emissioni zero, aggiungendo linee di metropolitana, flotte di car-sharing, bike-sharing, colonnine di ricarica elettrica e restringendo rapidamente le possibilità di accesso al centro per i veicoli privati. Per mantenere in funzione la flotta di veicoli elettrici, la città ha costruito circa 40.000 colonnine di ricarica. Lo Shenzhen Bus Group ha 180 depositi dotati di punti di ricarica: “La maggior parte degli autobus vengono ricaricati durante la notte e poi possono coprire l'intero servizio, poiché hanno 200 chilometri di autonomia”, dice Ma.

La disponibilità di infrastrutture di ricarica è un fattore importante nello sviluppo della mobilità elettrica: là dove mancano diventa difficile riconvertire all'elettrico le proprie flotte di autobus. Per i taxi è ancora più importante. Entro la fine di questo mese, tutti i 22.000 taxi di Shenzhen sono obbligati a passare all'elettrico e a quel punto la distribuzione delle colonnine dovrà essere capillare, perché i taxi circolano ovunque e non hanno percorsi fissi. In città si cominciano già a sentire i primi attriti fra tassisti per accedere alle colonnine libere. Un problema che con il tempo potrà essere ovviato da un'app in grado di indicare dove sono le colonnine libere più vicine.

fonte: https://www.ilsole24ore.com

Milano, Atm dal 2030 ‘full electric’: già da febbraio i primi 25 bus elettrici

30 milioni di litri di gasolio all’anno risparmiati. 1.200 bus elettrici, tre nuovi depositi e quattro completamente rinnovati. Milano anticipa di cinque anni quanto sottoscritto dall’accordo C40






















Dal 2020 ATM comincerà ad acquistare solo ed esclusivamente mezzi elettrici, anticipando di cinque anni gli impegni presi a Parigi dal Sindaco di Milano al vertice Together 4 Climate del network C40 Cities. 
Alla fine del 2030il diesel scomparirà dalla flotta dell’Azienda Trasporti Milanesi, che sarà composta da 1.200 bus elettrici. ATM renderà concreto l’impegno al C40 di avere una Zero Emission Zone, anzi, andrà oltre, perché tutta la sua flotta sarà elettrica, anche quella che servirà le periferie e la Città Metropolitana. Inoltre, tutti i depositi saranno riconvertiti, e verranno costruite ex-novo tre strutture innovative. Per il 2030, i mezzi ATM consumeranno 30 milioni litri/anno in meno di gasolio e la produzione di CO2 si ridurrà di quasi 75 mila tonnellate/anno.
Già dal 2020, ATM vedrà una riduzione del consumo di gasolio pari a circa 6 milioni litri/anno e una corrispondente minor produzione di CO2 pari a circa 15 mila tonnellate/anno per i mezzi su gomma. A fine di quell’anno, infatti, la flotta sarà dotata di 200 bus elettrici e 270 bus ibridi. Sono queste le due tappe fondamentali che porteranno Milano ad essere una delle prime città in Italia ed in Europa a fornire un servizio di trasporto pubblico totalmente full electric. 

Milano, Atm dal 2030 ‘full electric’: già da febbraio i primi 25 bus elettrici
Lo scorso 13 dicembre, il Consiglio di Amministrazione ATM ha adottato le nuove linee guida sul piano a lungo termine degli investimenti dell’Azienda, per un totale di oltre 2 miliardi di euro. Lo scopo principale del piano sarà quello di migliorare il servizio, l’efficienza, l’accessibilità, con un nuovo approccio che segua una strategia stringente fossil fuel free. Oltre il 70% delle risorse saranno infatti dedicate ad investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale.
Scenario di riferimento
Primi passi già compiuti
Flotta di superficie

Depositi
Efficienza energetica

Nei prossimi 10 anni - anche alla luce dei finanziamenti approvati dal Governo e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dedicati proprio al Tpl a favore della sostenibilità ambientale - Milano vedrà 1 miliardo di euro in investimenti solo sull’elettrico, di cui ATM è pronta a sostenerne la metà con risorse proprie.
Con questo piano, ATM anticipa quanto stabilito e ratificato dal Sindaco di Milano in occasione del vertice di Parigi Together 4 Climate promosso dal network C40 Cities, che prevede l’acquisto solo di autobus a zero emissioni a partire dal 2025. ATM assicurerà anche gli obiettivi di efficienza e qualità ambientale fissati dal Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums) del Comune di Milano e dalPiano d’Azione per l’Energia Sostenibile (Paes), iniziativa sottoscritta nell’ambito del Patto dei Sindaci promosso dalla Commissione Europea. 
Un primo passo concreto è già stato fatto proprio con l’acquisto di 25 bus elettrici che saranno per le strade di Milano a cominciare dal prossimo febbraio. Inoltre, proprio in questi giorni, 22 nuovi bus ibridi - dei 270 previsti – vengono messi in linea. Ad oggi la quota delle percorrenze effettuate dai mezzi elettrici - treni metropolitani, tram e filobus - è pari al 70%, in assoluto la miglior performance d’Italia e in linea con i migliori esempi mondiali.
Attualmente la flotta bus è composta per circa il 97% da mezzi diesel. Dal 2020 il diesel sarà al 60%, il 25% sarà ibrido e circa il 15% elettrico. Nel 2028 la flotta su gomma sarà al 100% sostenibile (80%) full electric e (20%) ibridi. Nel 2030 la flotta su gomma sarà al 100% full electric.
Nel 2018, gli step di ATM saranno serrati.
25 nuovi bus elettrici - a partire dai primi mesi del 2018, 25 nuovi bus elettrici da 12 metri percorreranno le strade milanesi, oggetto della gara di novembre 2016. L’appalto - assegnato a seguito di procedura di gara ad evidenza pubblica - è stato aggiudicato a Solaris Bus & Coach SA e consiste nella fornitura di autobus elettrici con ricarica plug-in, omologati secondo la Direttiva 2007/46/CE. I mezzi sono a pianale integralmente ribassato, dotati di impianto di climatizzazione, videosorveglianza, postazione per il trasporto dei disabili e garantiscono un’autonomia di circa 180 km.
270 nuovi bus ibridi - Il primo lotto di 22 nuovi autobus Iveco, parte della gara del novembre 2016 di 120 nuovi mezzi da 18 metri, viene messo in linea proprio in questi giorni. 
Si tratta di un progetto importante che contribuirà a ridurre ulteriormente le emissioni inquinanti. Inoltre, grazie alla tecnologia “Arrive and go” e alle fasi di arresto e ripartenza full electric, i bus ibridi consentiranno un consumo notevolmente inferiore, con un risparmio pari almeno al 15%. 
Sarà poi avviata la gara per l’acquisto di ulteriori 150 bus, da completare entro il 2020.
80 nuovi tram e 80 nuovi filobus - A luglio 2017 l’Azienda ha indetto due nuove gare per il rinnovo di tram e filobus dotati di tecnologie che li rendono molto più accessibili, silenziosi, comodi, ma soprattutto efficienti in termini di consumi energetici grazie soprattutto al sistema di recupero di energia in frenata. 
La gara dei tram è alle battute conclusive e porterà alla fornitura di 80 vetture bidirezionali, a pianale ribassato. 
L’appalto per gli 80 filobus prevede vetture snodate da 18 metri che andranno a sostituire tutti i mezzi da 12 metri e quelli da 18 metri più anziani, ringiovanendo la flotta di superficie. 
83 auto di servizio elettriche - Il Consiglio di Amministrazione di ATM ha deliberato recentemente l’acquisto di un lotto di 83 auto elettriche che andranno a sostituire auto di servizio diesel utilizzate per l’assistenza ai mezzi in linea, il controllo delle operations e gli interventi di manutenzione degli impianti metropolitani e tranviari.
Avvio gara primi 100 bus elettrici - A fine 2018, si avvierà la gara per 100 bus elettrici. Il team di specialisti di ATM sta predisponendo le specifiche tecniche per poter bandire una gara che preveda gli standard tecnici più evoluti disponibili nel mercato. 
Il piano depositi ATM nasce dall’esigenza di riconvertire questi spazi per ospitare il nuovo parco vetture automobilistiche urbane con mezzi full electric. 
L’obiettivo finale sarà quello di avere una configurazione dei depositi gomma urbani totalmente elettrica con la realizzazione di tre nuovi hub full electric. È già stato avviato un studio per un concept eco-sostenibile, estremamente all’avanguardia, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Contemporaneamente, i depositi esistenti che ospitano la flotta gomma saranno progressivamente convertiti al full electric con l’installazione di sistemi di ricarica per accogliere i nuovi mezzi. Per consentire di avviare immediatamente il piano di acquisto dei bus elettrici e rendere i mezzi immediatamente utilizzabili, il deposito di San Donato sarà ampliato e rifornito dei sistemi di ricarica.
ATM ha aggiudicato ad ottobre di quest’anno la gara per la fornitura di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, certificata “Energia Verde” con Garanzia di Origine, quindi i mezzi elettrici saranno completamente a emissioni zero. In particolare si ridurranno di circa 100 mila tonnellate all’anno le emissioni di CO2. 
Sarà inoltre avviato il programma di sostituzione delle lampade tradizionali con quelle a tecnologia a led in tutte le stazioni della metropolitana, portando ad una riduzione di 200 tonnellate di CO2/anno. Si inizierà nel 2018 con 5 stazioni: San Babila, Duomo M1, Cordusio, Cadorna M1 e M2.

fonte: www.ecodallecitta.it