Visualizzazione post con etichetta #Bioarchitettura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #Bioarchitettura. Mostra tutti i post

Maria De Biase: L' esperienza di una Preside del Cilento a cui piace volare alto e sporcarsi le mani


Qui si costruisce, qui vedo realizzate le cose, i ragazzi e le loro famiglie mi fermano per strada per dirmi che da quando ci siamo noi hanno cambiato stile alimentare oppure li incontro in spiaggia con le borracce di alluminio senza più plastica. Questa è una cosa meravigliosa, ne valeva la pena...




#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

#Iscriviti QUI alla #Associazione COORDINAMENTO REGIONALE UMBRIA RIFIUTI ZERO (CRU-RZ) 


=> Seguici su Blogger 
https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram 
http://t.me/RifiutiZeroUmbria
=> Seguici su Youtube 


Una proposta per la scuola

Dobbiamo imparare dunque a utilizzare gli spazi esterni alle scuole, magari privilegiando materiali di recupero e naturali. Dobbiamo imparare a vivere il tempo scuola in parte all’aperto, accompagnati da passeggiate ed escursioni, in parte in aule diverse, tra cui cinema, teatri, case canoniche, chiese, musei, biblioteche, palestre e altre spazi spesso poco utilizzati. Dovremo imparare anche a coinvolgere gli anziani e gli altri attori delle comunità locali. Questo, dice Maria De Biase, è il tempo per immaginare uno scenario nuovo e dinamico. Questo è il tempo per creare insieme dal basso un’educazione diffusa

























La scuola, dunque, riaprirà a settembre. Non so se è giusto o sbagliato. Se è meglio o peggio. So che devo provare a fidarmi e ad affidarmi a chi ci governa. So che i bambini sono scomparsi dall’agenda politica. So che la didattica a distanza è una modalità utile solo e solamente durante l’emergenza e che si dovrà tornare alla scuola in presenza, unica forma di scuola degna di essere definita tale.
Intanto abbiamo quattro mesi di tempo per individuare tempi, spazi e modalità nuovi per non arrivare impreparati a settembre. Non sarà possibile, questo lo so, tornare nelle nostre aule, con lo stesso schema di prima. Continuo a pensare che, soprattutto nei nostri piccoli centri, abbiamo la possibilità di un cambiamento vero e profondo della scuola, da anni e da tanti auspicato. Dovremo imparare a utilizzare gli spazi esterni di cui quasi tutte le nostre scuole dispongono. Spazi che dovranno essere allestiti e attrezzati per svolgere ore di didattica esterna. Strutture leggere, ecosostenibili, belle, semplici, realizzate senza appesantire, imbruttire, inquinare, cementificare. Penso a materiali di recupero e di riciclo, a materiali naturali e semplici, pietre, paglia, legno, canne, alberi, cespugli, ecc. Penso ai tanti architetti che praticano green building, bioarchitettura o agli esperti di permacultura che abbondano nel nostro Paese e nello stesso Cilento. Penso alle tante risorse e competenze presenti presso il Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni.
Tutti potrebbero dare una mano alle scuole e ai Comuni per indicare strutture, a basso costo, di facile realizzazione. Dalle nostre parti, ad esempio, c’è bel tempo e clima mite fino ad autunno inoltrato e, quindi, gli alunni a turno, ma tutti, piccoli e grandi potrebbero vivere il loro tempo scuola, in parte all’aperto, in spazi attrezzati e sicuri, in parte in aulaBisognerà prevedere passeggiate, escursioni, trekking, pedalate, a turno. Qui, ma anche in tanti altri luoghi italiani, l’ambiente circostante permette una miriade di attività da realizzare fuori, godendo di paesaggi naturali di ineguagliabile bellezza. C’è tutto quello che serve ai nostri ragazzi, dopo mesi di chiusura per recuperare salute, serenità, socialità e bellezza.
Poi, per qualche mese, arriverà l’inverno e le piogge e il freddo, quindi, fuori non si potrà più stare. Ma, come ho già detto, gli spazi interni delle scuole non basteranno a garantire in sicurezza la presenza di tutti gli alunni e di tutti i docenti contemporaneamente. E la proposta di accoglierne una parte mentre gli altri seguono a distanza da casa a me non piace e la vedo difficile da realizzare, oltre che dispersiva. Penso, invece, a tutti quegli edifici, a quelle strutture, quasi sempre chiusi di mattina e, molti anche di pomeriggio, che potrebbero accogliere bambini e ragazzi. Classi intere, non parziali. Cattedrali, chiese, cinema, teatri, case canoniche, musei, biblioteche, palestre, conventi, monasteri, spazi comunali e religiosi, strutture chiuse e inutilizzate da anni. Potrebbero aprire, rendersi disponibili ad accogliere, in maniera strutturata e organizzata, le classi ed i loro docenti. Si potrebbero creare alternanze settimanali tra le classi che lavorano a scuola e quelle che fanno scuola fuori. Si realizzerebbe, finalmente, quella educazione diffusa, innovativa, inclusiva, esperienziale e attiva che tanti pedagogisti auspicano.
Sarebbe davvero una possibilità di cambiamento che le nostre comunità potrebbero cogliere. Insieme, scuola e istituzioni locali, dalla parte dei bambini. Uscire, a turno, dai confini di scuole ed aule e provare a vivere l’extramoenia, fuori dalle mura per vivere il fuori con le sue magie e i suoi stimoli. I nostri piccoli paesi ne sarebbero vivificati e riattivati. Immagino l’impatto positivo che subirebbero i piccoli, sonnolenti, disabitati centri storici con l’invasione di scolaresche allegre e vocianti. E penso a quanto sarebbero felici gli anziani, i vecchi dei nostri paesi se potessero collaborare, stare insieme ai ragazzi per qualche ora al giorno.
Forse da questa brutta storia della pandemia ne potrebbe nascere una davvero bella se saremo abbastanza coraggiosi e visionari da saper immaginare uno scenario nuovo, dinamico, esploso. Sono sicura, renderebbe più motivati e felici i nostri ragazzi e più partecipi e responsabili i cittadini. I nostri alunni sono, è vero, il nostro futuro ma sono soprattutto il nostro presente e loro con la loro vitalità e la loro ingombrante presenza potrebbero rendere migliore la vita di tutti noi e delle nostre comunità.
È solo una piccola, iniziale proposta, si dovrà con l’aiuto di tanti e tante migliorare, arricchire, strutturare. Ci possiamo lavorare insieme, superando i particolarismi, gli individualismi e il pessimismo del “non si può fare”. E infine, bisogna sospendere, per questo tema, le campagne elettorali, stare tutti insieme, dalla stessa parte, per il bene della comunità.

Maria De Biase è dirigente scolastica in Campania, dove insieme a insegnanti, genitori, alunni ha creato una straordinaria “scuola della terra“.
fonte: https://comune-info.net

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz 
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria 

Mike Reynolds: l' "Architetto dei rifiuti"

Chi è l'uomo che ha dedicato la sua vita all’audace progetto della Earthship Biotecture





Cosa hanno in comune lattine di birra, pneumatici per auto e bottiglie d'acqua?
Non molto, a meno che tu non sia l'architetto Michael Reynolds. In quel caso sono materia prima per realizzare delle soluzioni abitative che, benchè siano costruite interamente con materiali di scarto, mostrano un'estetica appariscente, dalle colorazioni vivaci e cangianti, alla stregua dei padiglioni del Park Güell di Gaudì a Barcellona.

Noto anche come "Architetto dei Rifiuti", ambientalista e appassionato di edilizia ecosostenibile, l’architetto (o auto-proclamato 'biotect') americano Michael Reynolds, è infatti ben conosciuto per aver inventato le sue "Earthships" (conosciute anche come “Navicelle della terra” o “Navi del Deserto” ), un progetto ambizioso e innovativo diventato il suo credo, una vera filosofia di vita che elevò Reynolds, alla stregua di star dell'architettura sostenibile globale.

Lo studio del progetto iniziò già nel 1969, e nel 1972, Michael Reynolds realizzò la prima casa ecosostenibile, la Thumb House, simile come concetto alla tipologia di casa prefabbricata ecosostenibile. La Thumb house assemblava terra cruda con diverse tipologie di materiali di riciclo – dalle lattine di birra alle bottiglie di plastica, dall'alluminio agli pneumatici usati delle auto – avviando una costruzione abitativa completamente a costo zero grazie all’impiego di materiali che altrimenti andrebbero dispersi in natura.



Durante i primi anni che seguirono la costruzione della prima Earthship, la filosofia di Reynolds ebbe un enorme successo sul mercato delle abitazioni ecosostenibili. Ben presto però, cominciarono a svilupparsi numerose problematiche su difetti di fabbricazione, portando avanti delle cause che indussero il Consiglio di Stato degli Architetti del New Mexico a togliere a Michael Reynolds il titolo di architetto e le licenze di costruzione. Le costruzioni di Reynolds furono improvvisamente giudicate illegali e mancanti dei requisiti di sicurezza, resistenza e durevolezza.

Solo 17 anni dopo, Reynolds riuscì a riavere titolo e licenze, potendo ricominciare a costruire il progetto di una vita: la realizzazione della Phoenix, un'abitazione completamente ecosostenibile, realizzata dopo lo tsunami del 2004 in Indonesia.
L'innovativa abitazione permetteva di azzerare completamente i costi energetici di acqua, luce e gas, oltre alla possibilità di produrre prodotti vegetali per soddisfare il fabbisogno primario del mangiare – soprattutto in situazioni di difficoltà – grazie a un orto integrato all'abitazione.

Un concetto di casa rivoluzionario, come rivoluzionaria è stata la vita di Reynolds e la sua audace battaglia nel portare avanti le sue idee contro il sistema e la legge.
Costruzioni radicali ma possibili, e soprattutto auspicabili per fronteggiare la scarsità delle risorse energetiche, ripensando il mondo di abitare, in linea con i diversi eventi naturali.



















fonte: https://www.archiportale.com

Turismo sostenibile: è in Italia l’hotel più green d’Europa














Quando si va in vacanza, i turisti italiani prestano molta attenzione alle strutture in cui alloggiano. L’impatto ambientale è importante per i viaggiatori italiani: secondo un’indagine condotta da TripAdvisor su circa 1800 persone, la sostenibilità dell’alloggio e l’etica green sono punti fondamentali per una vacanza perfetta.

Del resto proprio in Italia, sul Lago di Garda, si trova l’hotel EcoLeader Platino, la struttura con il miglior punteggio a livello di turismo sostenibile sia in Italia che in Europa. Siamo a Gargnano e qui il Lefay Resort & SPA Lago di Garda è il vincitore assoluto tra le strutture alberghiere più green, aggiudicandosi anche il quarto posto a livello mondiale. Questo hotel è completamente immerso nel verde del paesaggio circostante e, a detta dei visitatori, si integra perfettamente con la natura.

Oltre a questa struttura l’Italia vanta un’altra struttura eco-sostenibile in questa classifica: Villa Tres Jolie a Trezzone che, l’anno scorso, aveva vinto questo riconoscimento. In entrambe queste strutture il punto di forza è la bioarchitettura, l’uso di energie rinnovabili, il tentativo di azzerare le emissioni di CO2. Ogni minimo dettaglio è studiato per rispettare l’ambiente.
Tra le Regioni italiane premiato con il maggior numero di strutture votate al turismo sostenibile troviamo il Trentino Alto Adige con l’ Hotel Leitlhof – Dolomiten a San Candido (5°), Wellness Hotel Lupo Bianco a Canazei (6°) e Alp & Wellness Sport Hotel Panorama a Fai della Paganella (7°).
Nella top 10 nazionale troviamo poi altre strutture: Hotel Villa Schuler a Taormina, ME (2°), B&B Villa Beatrice a Verona (3°), Callistos Hotel & Spa a Tricase, LE (4°), Villa Carolina Country House a Sorrento, NA (9°) e B&B Cancabaia Parma a Lesignano de’ Bagni, PR (10°).

fonte: http://www.greenstyle.it