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Gomma riciclata, nuovo materiale “green” per il design e l’architettura

Sostenibile e versatile, la gomma da riciclo è ideale per la personalizzazione degli ambienti urbani e sarà al centro di un seminario gratuito il prossimo 18 maggio, a cura di Ecopneus e in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano.




Soluzioni sostenibili, innovative e di design per il restyling delle nostre città, sono i temi cardine del seminario gratuito che si terrà online il 18 maggio, dalle 16.00 alle 18.00, a cura di Ecopneus, la società senza scopo di lucro principale operatore della gestione dei PFU in Italia, e in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano.

L’incontro è un’opportunità per conoscere le potenzialità della gomma riciclata dai Pneumatici Fuori Uso in ambito urbano, un materiale circolare e innovativo che, grazie alla sua versatilità nei colori, nelle forme e nelle molteplici possibilità di personalizzazione e utilizzo, può essere inserito nei progetti di riqualificazione degli spazi urbani per dare un nuovo volto alle città, renderle più sostenibili, senza rinunciare al design e all’estetica.

Le nostre città hanno bisogno di progettazione e di un design moderno in linea con le tendenze internazionali, inteso come capacità di interpretare le nuove tendenze del vivere gli spazi comuni, restituendo alla collettività nuovi luoghi di aggregazione. In questa ricerca della “bellezza che salverà il mondo” la gomma riciclata è un materiale poliedrico, adatto all’utilizzo negli spazi pubblici, per creare nuovi luoghi di incontro, aree pedonali, aree gioco e spazi per eventi. Nell’ambito dell’Urbanismo tattico, volto a riqualificare aree urbane con il coinvolgimento della cittadinanza, diventa dunque un potente alleato.

“Ripensare gli spazi comuni in ottica sostenibile, coniugando estetica e funzionalità, è fondamentale per dare un nuovo volto alle città”, commenta Giovanni Corbetta, Direttore Generale. “In Ecopneus, crediamo che la gomma riciclata possa essere un valido strumento per raggiungere questo obiettivo, in virtù della sua natura di materiale circolare, delle sue proprietà e delle infinite possibilità di personalizzazione. Questo webinar è un tassello di un puzzle più ampio, composto da una continua attività di formazione e informazione che negli anni abbiamo portato avanti per far conoscere i molteplici vantaggi della gomma riciclata nella vita di tutti i giorni.”

Sono infatti molteplici i settori di applicazione della gomma riciclata, come ad esempio le superfici sportive Tyrefield, gli isolanti acustici e antivibranti per l’edilizia, gli asfalti “modificati” più sicuri, durevoli e silenziosi, i compound termoplastici Tyreplast. Tantissimi prodotti ecofriendly, capaci di coniugare ottime prestazioni e sostenibilità, consultabili sul catalogo dei prodotti in gomma riciclata realizzato da Ecopneus e MATREC.

Il seminario presenterà alcuni casi studio di successo di utilizzo della gomma riciclata, in Italia e all’estero, illustrate dall’architetto Marco Capellini, CEO di MATREC – società di consulenza e ricerca, partner di Ecopneus, specializzata in sostenibilità e circolarità di materiali – approfondirà inoltre le caratteristiche tecniche del prodotto e le tecnologie utilizzate per la sua lavorazione, grazie al contributo tecnico delle aziende Waterproofing e Casei Eco-System, così da fornire ai partecipanti le nozioni utili per impiegare correttamente questo materiale nei progetti di architettura. Esperti del settore saranno infine a disposizione per rispondere alle domande dei partecipanti.

La partecipazione al webinar da diritto ad 1 credito formativo professionale per gli architetti iscritti all’Ordine di Milano, che ne autocertificano la frequenza, e per gli architetti di tutta Italia, a discrezione del proprio Ordine di riferimento. Per partecipare è necessario registrarsi, per avere maggiori informazioni è possibile inviare una mail a ufficiostampa@ecopneus.it

fonte: www.rinnovabili.it


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Mashable: la Cina sta radicalmente reinventando l’architettura urbana

















Un articolo su Mashable racconta i contrasti del territorio cinese: dalle estese campagne cinesi agli ambienti urbani fortemente inquinati. Le città cinesi sono in fatti considerate tra le più inquinate al mondo e infatti la Cina, “che ospiterà la metà dei nuovi cantieri nel mondo nei prossimi dieci anni,” ha cominciato a intraprendere una serie di azioni per contrastare questo fenomeno e non rendere le sue città invivibili.
Il paese sta combattendo con soluzioni innovative, investendo in energia eolica e solare, riducendo le produzioni industriali più inquinanti, ma anche promuovendo la presenza della natura in città, come nei progetti di Forestazione Urbana elaborati da Stefano Boeri Architetti Cina che considerano la natura vivente come parte integrante dell’architettura, come nel progetto del Bosco Verticale di Nanchino, adesso in cantiere, e in quello per la Città Foresta di Liuzhou.

Per leggere l’articolo originale: https://mashable.com/article/green-cities-china
fonte: https://www.stefanoboeriarchitetti.net

Mike Reynolds: l' "Architetto dei rifiuti"

Chi è l'uomo che ha dedicato la sua vita all’audace progetto della Earthship Biotecture





Cosa hanno in comune lattine di birra, pneumatici per auto e bottiglie d'acqua?
Non molto, a meno che tu non sia l'architetto Michael Reynolds. In quel caso sono materia prima per realizzare delle soluzioni abitative che, benchè siano costruite interamente con materiali di scarto, mostrano un'estetica appariscente, dalle colorazioni vivaci e cangianti, alla stregua dei padiglioni del Park Güell di Gaudì a Barcellona.

Noto anche come "Architetto dei Rifiuti", ambientalista e appassionato di edilizia ecosostenibile, l’architetto (o auto-proclamato 'biotect') americano Michael Reynolds, è infatti ben conosciuto per aver inventato le sue "Earthships" (conosciute anche come “Navicelle della terra” o “Navi del Deserto” ), un progetto ambizioso e innovativo diventato il suo credo, una vera filosofia di vita che elevò Reynolds, alla stregua di star dell'architettura sostenibile globale.

Lo studio del progetto iniziò già nel 1969, e nel 1972, Michael Reynolds realizzò la prima casa ecosostenibile, la Thumb House, simile come concetto alla tipologia di casa prefabbricata ecosostenibile. La Thumb house assemblava terra cruda con diverse tipologie di materiali di riciclo – dalle lattine di birra alle bottiglie di plastica, dall'alluminio agli pneumatici usati delle auto – avviando una costruzione abitativa completamente a costo zero grazie all’impiego di materiali che altrimenti andrebbero dispersi in natura.



Durante i primi anni che seguirono la costruzione della prima Earthship, la filosofia di Reynolds ebbe un enorme successo sul mercato delle abitazioni ecosostenibili. Ben presto però, cominciarono a svilupparsi numerose problematiche su difetti di fabbricazione, portando avanti delle cause che indussero il Consiglio di Stato degli Architetti del New Mexico a togliere a Michael Reynolds il titolo di architetto e le licenze di costruzione. Le costruzioni di Reynolds furono improvvisamente giudicate illegali e mancanti dei requisiti di sicurezza, resistenza e durevolezza.

Solo 17 anni dopo, Reynolds riuscì a riavere titolo e licenze, potendo ricominciare a costruire il progetto di una vita: la realizzazione della Phoenix, un'abitazione completamente ecosostenibile, realizzata dopo lo tsunami del 2004 in Indonesia.
L'innovativa abitazione permetteva di azzerare completamente i costi energetici di acqua, luce e gas, oltre alla possibilità di produrre prodotti vegetali per soddisfare il fabbisogno primario del mangiare – soprattutto in situazioni di difficoltà – grazie a un orto integrato all'abitazione.

Un concetto di casa rivoluzionario, come rivoluzionaria è stata la vita di Reynolds e la sua audace battaglia nel portare avanti le sue idee contro il sistema e la legge.
Costruzioni radicali ma possibili, e soprattutto auspicabili per fronteggiare la scarsità delle risorse energetiche, ripensando il mondo di abitare, in linea con i diversi eventi naturali.



















fonte: https://www.archiportale.com

Dalle bottiglie di plastica, case sostenibili per i rifugiati algerini

Un giovane nato nel campo profughi di Awnserd ha studiato grazie all’UNHCR e oggi costruisce case in bottiglie di plastica per i rifugiati
















Dalle bottiglie di plastica nascono case sostenibili, economiche e capaci di resistere al clima del deserto africano. È un mezzo miracolo quello compiuto dal giovane rifugiato algerino Tateh Lehbib Breica, nato e cresciuto nel campo profughi di Awserd, vicino a Tindouf, città nella parte occidentale del paese.
Queste case costruite a partire da materiale di riciclo possono sopportare le dure condizioni del deserto. Non è un’impresa facile, dal momento che il clima locale vede un’escursione termica fino a 45 gradi tra notte e giorno. Senza contare che le tempeste di sabbia spazzano duramente tutta l’area, sferzando i ricoveri di fortuna nei campi profughi abitati da persone in fuga dalle violenze della guerra scatenatasi 40 anni fa nel Sahara occidentale. Non basta: la zona è soggetta anche a forti scrosci di pioggia, vere e proprie burrasche che nel 2015 hanno distrutto migliaia di case.
In una terra così inospitale, aspra e spietata, Breica potrebbe aver trovato una soluzione. Ha conseguito un master in efficienza energetica dopo aver partecipato a programma di borse di studio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), con l’intenzione di costruire un giardino panoramico grazie alle bottiglie di plastica. Tuttavia, in corso d’opera ha compreso che la forma circolare della struttura ad alta efficienza che stava costruendo poteva rispondere ad una esigenza più urgente.
Le case in bottiglie di plastica riempite di sabbia, infatti, possono resistere meglio alle forti piogge rispetto a quelle in mattoni crudi e alle tende. Inoltre, sono resistenti all’acqua. Le abitazioni costruite dal giovane rifugiato hanno pareti spesse, e la loro forma circolare permette di resistere meglio anche alle tempeste di sabbia. Breica ha costruito la sua prima casa con le bottiglie per la nonna, rimasta ferita mentre veniva portata al riparo da una tempesta di sabbia. Il progetto ha funzionato: ora Breica lavora con l’UNHCR e ha costruito 25 altre abitazioni.

fonte: http://www.rinnovabili.it/

Wikkelhouse: arriva in Italia la casa di cartone che dura 100 anni






















Chi ha detto che le case di cartone appartengono solo al mondo della fantasia? Sta per sbarcare anche in Italia Wikkelhouse, la prima casa realizzata quasi interamente in cartone, progettata per durare tra i 50 e i 100 anni.
La Wikkelhouse è nata dall’idea di un gruppo di ingegneri di una società olandese, la Fiction Factory che, dopo aver sperimentato la bontà di questa creazione nei confini nazionali, ha esteso il suo raggio d’azione in Belgio, Francia, Lussemburgo, Germania, Regno Unito, Francia, Danimarca e, prossimamente, anche in Italia.
L’edificio è composto da circa 24 strati di cartone di alta qualità, assemblati fra loro mediante l’uso di una colla ecologica e successivamente ancorati ad uno scheletro di listelli in legno. Questo procedimento rende la struttura otto volte più resistente delle case in mattone e le conferisce straordinarie doti di isolamento termico ed acustico.
Grazie alla sua leggerezza, la Wikkelhouse non ha bisogno di fondamenta e può essere edificata su qualunque superficie, dalla sabbia al prato. La resistenza ai fenomeni atmosferici è garantita dalla speciale pellicola da cui è ricoperta, che le garantisce la piena impermeabilizzazione. Ciascun elemento della casa è riciclabile al 100% e l’impatto ambientale è tre volte inferiore rispetto agli edifici tradizionali.



















Ogni Wikkelhouse è composta da diversi moduli e le possibilità di personalizzazione sono molte, a seconda che si desideri una vera e propria casa o solo una piccola dependance. Ciascun modulo (4,6 metri di larghezza per 1,2 di lunghezza e 3,5 metri di altezza) ha una superficie di 5,5 metri quadrati. Il modello base dispone di un ingresso, un bagno, una cucina e un soggiorno, cui possono essere aggiunti altri ambienti a discrezione del cliente. La Wikkelhouse può essere ammobiliata con arredi “standard”: il bagno e la cucina sono quelli tradizionali e il rischio di incendio o di allagamento è scongiurato dalla speciale protezione di cui è dotata.
Il prezzo della versione base, composta da tre moduli, si attesta attorno ai 25.000€ ma ad ogni ampliamento il costo finale cresce.
La Wikkelhouse punta molto sull’eccellenza del processo produttivo: la Fiction Factory, infatti, immette sul mercato solamente 12 case l’anno, per garantire il massimo degli standard qualitativi ai suoi acquirenti.
I tempi di attesa sono abbastanza lunghi, ma l’Azienda si sta strutturando per rispondere al meglio alle esigenze della clientela e all’apertura verso nuovi mercati.



fonte: nonsoloambiente.it

Riuso, il padiglione modulare si trasforma in biblioteca

Una cassetta di legno come unità di base, da riassemblare a piacimento. Al termine della Fiera di Bogotà arricchirà biblioteche e centri sociali e di comunità della capitale della Colombia


Riuso, il padiglione modulare si trasforma in biblioteca

Un “villaggio” creato a partire da una scatola di legno. Che si trasformerà in scaffali per biblioteche al termine dell’evento. È l’idea di partenza del padiglione olandese alla Fiera Internazionale del Libro di Bogotà, progettato e realizzato dagli architetti dello studio MVRDV. Modularità e riuso sono gli imperativi che li hanno guidati nella creazione dell’opera.

Riuso, il padiglione modulare si trasforma in biblioteca 
“Il nostro design – commenta uno dei soci fondatori dello studio, Jacob van Rijs – vuole essere popolare, accessibile e democratico per tutti, realizzato con il migliore spirito olandese. Ma è anche importante sottolineare il carattere commerciale di questa fiera. Invece di smantellare un padiglione che è costato tempo e soldi, abbiamo voluto che potesse essere riutilizzato, allungandone la vita e dando un valore aggiunto alla città”.
Il progetto sostenibile si basa sul legno, e in particolare su una cassetta di legno: un oggetto tanto comune quanto protagonista di moltissime opere, più o meno autocostruite, improntate al riciclo e al riuso di questo materiale. Per il design, MVRDV si è avvalso della collaborazione con la designer Irma Boom e con l’architetto colombiano Carlos Medellìn.

L’opera occupa una superficie di circa 3000 mq e si configura come una sorta di villaggio per accogliere al meglio i visitatori della Fiera del Libro. Lo spazio è suddiviso in più costruzioni di diverso colore, tutte fondate su un design modulare con una cassetta di legno come unità minima di partenza e distinte per colore. Ciascuna di esse conserva sia la facilità di assemblaggio, sia un breve tempo per essere smontata.
Così è stato possibile destinare l’intero padiglione al riuso successivo. Infatti,  una volta terminata la Fiera, il padiglione sarà smontato e le sue componenti saranno distribuite alle biblioteche e a diversi spazi sociali e comunitari della capitale colombiana, così da poter essere assemblati nuovamente e riutilizzati in altri contesti.

fonte: www.rinnovabili.it