Costruita ad una velocità record la prima scuola stampata in 3D

Solo 18 ore per “tirar su” le pareti e la prima scuola stampata in 3D ha segnato un nuovo record edilizio. Succede nel distretto nel villaggio di Kalonga, nel Malawi, dove 14Trees ha realizzato in pochissimo tempo il primo edifico stampato dedicato all’istruzione scolastica.
La produzione additiva nel settore edilizio sta lentamente ma progressivamente prendendo piede, mettendosi alla prova con progetti di varie dimensione ed altezze. Ma al di là della pura voglia di sperimentare, a far leva su questo trend è l’esigenza di realizzare velocemente e a bassi costi strutture edilizie di qualità. E di farlo direttamente dove ve ne è più bisogno impiegando materiali da costruzione convenzionali. In questo contesto si inserisce il lavoro di 14Trees, joint venture tra il gruppo CDC – l’istituto finanziario UK per lo sviluppo- e la multinazionale edilizia LafargeHolcim.
La nuova realtà è nata con l’obiettivo di accelerare la produzione e la commercializzazione di soluzioni edilizie ecologiche e convenienti in Africa, per rispondere all’attuale grave carenza di alloggi e scuole. Il nuovo progetto malawense dovrebbe costituire la prova che la stampa 3D può svolgere un ruolo chiave nel colmare il deficit infrastrutturale, fornendo spazi di alta qualità in modo sostenibile, conveniente e veloce su larga scala.
“Sono molto orgoglioso di come i nostri colleghi di 14Trees abbiano implementato una tecnologia di stampa 3D all’avanguardia per risolvere un’esigenza così essenziale”, ha dichiarato Miljan Gutovic, Responsabile regionale della Holcim Group nei mercati europeo, africano e mediorientale. “Ora che abbiamo dimostrato il concept in Malawi, non vediamo l’ora di estendere questa tecnologia in tutta la regione, con progetti già in cantiere in Kenya e Zimbabwe”. Come in altri progetti simili, il team ha impiegato un grande estrusore per formare le pareti della scuola stampata. Quindi un gruppo di lavoro specializzato ha aggiunto finestre, porte, coperture e accessori vari. Un approccio che può ridurre notevolmente i tempi di costruzione ma anche l’impatto. Il Gruppo CDC sostiene che la tecnica riduca l’impronta ambientale del 50%.

Spiega Juliana Kuphanga Chikandila, Consulente per l’Istruzione Primaria: “Prima avevamo 12 scuole nella zona di Yambe; ora con questa nuova scuola stampata in 3D, sono 13. Per aumentare la nostra offerta di istruzione ai bambini, abbiamo bisogno di altri 4 edifici nella zona di Yambe, ma come distretto abbiamo le strutture necessarie salgono a 50″. Nel solo Malawi, l’UNICEF stima una carenza di 36.000 aule che richiederebbero 70 anni per essere costruite con metodi convenzionali. Secondo 14Trees, questo divario infrastrutturale potrebbe essere colmato in appena un decennio con la produzione additiva.
Ecco perché la jv sta collaborando con una serie di ONG per diffondere la tecnologia a partire dalle famiglie e dalle comunità più bisognose. “Questi progetti – scrive CDC – sosterranno la creazione di posti di lavoro qualificati assumendo e formando esperti locali in ruoli dinamici come operatori di macchine 3D e specialisti dei materiali che lavoreranno in collaborazione con i costruttori locali”.
fonte: www.rinnovabili.it
=> Seguici su Blogger
=> Seguici su Facebook
Maria De Biase: L' esperienza di una Preside del Cilento a cui piace volare alto e sporcarsi le mani
=> Seguici su Blogger
=> Seguici su Facebook
La Scuola Ecosostenibile | Maria De Biase | TEDxBologna
=> Seguici su Blogger
=> Seguici su Facebook
L’economia circolare a scuola: un’esperienza tra i banchi
Come si insegna l’economia circolare a scuola? Come passare ai ragazzi il concetto di urgenza di un cambiamento di paradigma? Pubblichiamo la testimonianza di un’insegnante di scuola secondaria di primo grado che, partendo dalle immagini di un documentario (potere del cinema!), è riuscita a creare un laboratorio di idee sulla circolarità con i suoi alunni di undici anni. Un esempio di metodo didattico e passione che crediamo possa ispirare altri docenti in cerca di stimoli.
Antropocene, ovvero puntare in altoPotrebbe sembrare eccessivamente esigente o gravoso proporre la visione del film-documentario Antropocene ad un manipolo di decenni-undicenni appena approdati alla scuola secondaria di primo grado. Il dubbio l’ho avuto perché -dico la verità- questo lungometraggio è stato un pugno nello stomaco anche per me, in particolare mi ha ferito l’accostamento tra le immagini di una natura meravigliosa e quelle della devastazione che di queste risorse l’uomo sta facendo, ovunque nel mondo. Anche nelle aree più sperdute e teoricamente incontaminate del pianeta.
Ho deciso tuttavia di osare e puntare in alto, per vedere cosa il film avrebbe suscitato e acceso nei ragazzi, che tutto sommato possiamo definire ancora piccoli (guai a chiamarli così, però!).
La sorpresa è stata che Antropocene ha catturato anche loro, come aveva catturato me, nonostante non fosse esattamente il genere di Fast&Furious. E ha scatenato nei ragazzi le stesse reazioni e domande che aveva scatenato in me: ma come? perché? e… adesso? siamo vicini alla fine del mondo?
Come compito per casa ho assegnato loro alcune domande, una scheda di riflessioni sul film, chiedendo di mettere per scritto le scene che li avevano maggiormente colpiti, spiegare il perché, individuare collegamenti con altri libri, film o immagini e anche di provare ad ipotizzare per il film un titolo alternativo. Antropocene significa infatti l’epoca umana, ed è il termine con cui un gruppo di scienziati ritiene sia gusto chiamare questo nostro tempo, caratterizzata dal fatto che l’uomo sta intervenendo sul pianeta più che tutti i fenomeni naturali messi assieme, e modificandolo in modo aggressivo e forse irreversibile. E’ un titolo certamente corretto, ma non immediato. Ecco perché ho chiesto ai ragazzi di provare a pensarne uno diverso. Sono emerse proposte differenti, tutte sensate, alcune addirittura geniali: Apocalypse, per esempio, oppure Prima che sia tardi, oppure ancora Il tempo è adesso!
Tutti titoli che racchiudono l’urgenza e la drammaticità di quanto sta accadendo, mentre noi siamo qui nel calduccio nelle nostre comode case e non ci accorgiamo di nulla.
Per quanto riguarda le scene più d’impatto, alcuni studenti hanno citato la parte iniziale -il rogo di zanne d’elefante-, altri le immagini della discarica di Dandora, Nairobi, altri ancora il Festival della Metallurgia di Norilsk, sostenendo che era sembrato un controsenso il fatto che festeggiassero proprio la causa che rendeva la loro città la più inquinata dell’intera Russia.
Interessanti sono state anche le connessioni individuate, i link, per così dire (quanto è importante che i ragazzi imparino che ogni cassetto della conoscenza contiene la chiave per aprirne un altro, e poi un altro, e un altro ancora, in una spirale infinita di sapere!): c’è chi ha ricordato di aver visto le cave di marmo di Carrara, chi una spiaggia che aveva un colore simile ai giacimenti di litio (era quella di Rosignano Solvay, che -guarda caso- sfoggia colori caraibici dovuti però alle sostanze chimiche sversate, ed è infatti una delle più inquinate d’Italia), chi ancora il film d’animazione Wall-E.
Il treno in corsa dell’Economia Lineare
Smarrimento, rabbia, preoccupazione. Nonostante la frase finale del film-documentario facesse leva sulla capacità dell’uomo di invertire la rotta e cambiare la situazione, erano questi i sentimenti prevalenti al termine del nostro confronto in classe su Antropocene. La domanda che ci si leggeva negli occhi era: “E ora?”.
La bellezza e il grande privilegio del lavorare con i ragazzi è che hanno nel sangue grandi ideali e la voglia di cambiare il mondo. In più, costringono impietosamente anche te -educatore che parli loro con tanta convinzione di spreco di risorse e alimentazione sana e inquinamento- ad una rigida coerenza. Ad essere un adulto significativo, capace cioè di dare significato, o perlomeno di aiutare nella ricerca di significato.
Ecco quindi che in classe abbiamo introdotto il concetto di economia lineare, di utilizzo indiscriminato, selvaggio e rapidissimo delle risorse, e abbiamo fatto alcuni esempi, in particolare legati a oggetti di uso comune (yogurt in barattolo di plastica, dentifricio, pomodorini in confezione di plastica rigida) e alla questione dell’over-packaging.
Teoria e buone pratiche di Economia Circolare
Fortunatamente, però, questo non è l’unico modello economico possibile. Esiste una via d’uscita, una possibilità di cambiamento. E si chiama economia circolare: un modello economico che richiede una progettazione a monte per far sì che i rifiuti di un prodotto o processo possano e debbano diventare risorsa per un nuovo prodotto o processo. Abbiamo analizzato l’esempio di Vegea, azienda tutta italiana nata nel 2016 a Milano che utilizza gli scarti della lavorazione dell’uva delle aziende vinicole per ottenere un’eco-pelle molto apprezzata sul mercato. Tant’è che, tra le collaborazioni più prestigiose, ne vanta una con Le coq sportif per la realizzazione di sneakers e un’altra con Bentley, per gli interni della EXP 100 GT. Non solo recupero dei rifiuti che diventano nuove risorse, dunque, ma anche materie prime seconde infinitamente più preziose dello scarto di partenza.
Dal coinvolgimento emotivo ai progetti concreti: un metodo didattico
Per questo progetto si è utilizzato un approccio pedagogico che, partendo da un coinvolgimento emotivo approdasse a delle attività concrete, passando da quattro diverse tappe:
- Coinvolgimento emotivo, vale a dire visione di immagini o filmati, ascolto di canzoni, lettura di racconti o testi specialistici di forte impatto, allo scopo di catturare l’attenzione -la mente ed il cuore- dei ragazzi e centrare il focus attentivo sul tema che si vuole affrontare.
- Riflessioni personali, cioè stimolo e raccolta di impressioni, sensazioni, pareri, domande, obiezioni. I ragazzi devono cioè superare il mero impatto emotivo per cominciare a ragionare su quanto visto/letto/ascolato. La scuola dovrebbe d’altra parte insegnare e fornire strumenti anche e soprattutto per questo: per pensare, farsi un’opinione, indagare, porsi domande.
- Raccolta di informazioni ed analisi: le riflessioni personali e le domande emerse devono questo punto diventare stimolo per approfondire, analizzare, ricercare informazioni (nel nostro caso i due differenti modelli economici ed i relativi esempi).
- Attività/progetto concreto finale: l’insegnante ha il compito di accompagnare i ragazzi nelle terre insidiose e a volte persino dolorose dei problemi che affliggono il mondo, ma deve poi anche offrire una luce, essere custode della speranza. Per ogni problema, dobbiamo cercare e inseguire una soluzione possibile. Per questo, a mio avviso, il percorso dovrebbe sempre culminare in qualcosa di tangibile, per avere pienamente senso, anche semplicemente un impegno reale che ufficialmente mi prendo e sottoscrivo di fronte ai compagni e all’insegnante.

L'orto verticale realizzato in classe con vecchie assi di legno e bottiglie di plastica
E noi siamo proprio alla fase finale. Abbiamo scoperto che essere circolari si può. E non soltanto a livelli alti, non soltanto da adulti, ma anche a undici anni.
Ho chiesto quindi ai ragazzi, ora che avevano capito cosa significasse pensare circolare, di redigere un progetto che prevedesse la realizzazione di un prodotto a partire da materiali di scarto.
Ed ecco allora che Laura, utilizzando delle vecchie scatole di scarpe, la carta e il nastro usati dei regali ricevuti e un po’ di colla, ha progettato (e realizzato il prototipo) un quadernino per appunti o schizzi completamente circolare.
Caterina invece ha ideato una coltura di funghi utilizzando i fondi di caffè.
Denise, Giacomo, e diversi altri hanno immaginato un orto verticale di classe costruito con vecchie assi di legno e bottiglie in plastica vuote (le piantine saranno trapiantate a primavera nell’orto scolastico esterno). Shadrack ha completato il progetto con un annaffiatoio ottenuto da un flacone di diversivo finito.
Andrè ha costruito una borsa termica fai-da-te rivestendo l’interno di una busta in tessuto con carte di cioccolatini natalizi.
Francesco ha creato una marionetta a forma di volpe con la parte interna di un rotolo di carta igienica.
Dilan ha realizzato un geniale riscaldatore d’acqua con una bottiglietta in plastica vuota e dietro una lattina d’alluminio aperta, per catturare e concentrare sull’acqua il calore del sole.

Portacandele e orecchini fatti con le scatolette di tonno
Giulia ha dato nuova vita ad anonime scatolette di tonno in alluminio, trasformandole in bellissimi portacandele e orecchini molto fashion (linguette).
Insomma, è bastato dare il la alla fantasia dei ragazzi per raccogliere decine di idee, alcune ingegnosissime, altre semplici ma comunque efficaci. Potere della creatività e della conoscenza messe insieme. Ora, in classe, stiamo realizzando in concreto i progetti giudicati più innovativi e “centrati”.
Dopotutto, hanno ragione loro: piccoli non lo sono davvero.
fonte: www.renewablematter.eu
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria
Antonio Alessio di Pinto ci spiega cosa sono Engim e gli Artigianelli Digitali - Torino - 24 settembre 2020
#RifiutiZeroUmbria #EngimPiemonte #ArtigianelliDigitali
#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897. Grazie!
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria
Riciclo di ‘classe'
Il progetto, voluto dall'Amministrazione comunale tramite l'ufficio Ambiente, rientra in un percorso iniziato nel 2018 nell'ambito delle lezioni di educazione ambientale attivate dal Comune di Grosseto nelle scuole. Attraverso un bando si sono volute premiare le realtà scolastiche che avessero presentato dei progetti per la riqualificazione degli arredi scolastici. Ai ragazzi è stato chiesto di dare libero sfogo alla fantasia, immaginando un ambiente scolastico innovativo e, soprattutto, ecosostenibile.
Le sedute nella scuola media G. Ungaretti fanno parte del primo progetto ad essere implementato grazie all'aiuto della Revet di Pontedera (PI), società specializzata nella raccolta, selezione e avvio a riciclo dei rifiuti della raccolta differenziata in Toscana.
“Fare industria oggi è tremendamente complicato, ma essere un’industria dell’economia circolare significa costruire futuro. Per i lavoratori certo, ma anche per i cittadini e per i nostri figli – spiega il presidente di Revet, Livio Giannotti -. Revet ambisce a diventare il campione italiano dell’economia circolare, senza proclami e slogan irrealizzabili: dicendo semplicemente le cose come stanno e facendo tutto quello che si può fare per valorizzare più possibile i materiali di scarto. È per questo che Revet investirà 42 milioni di euro entro il 2022, raddoppiando la capacità produttiva degli impianti di selezione e triplicando le tonnellate di plastiche da riciclare direttamente”.
fonte: www.polimerica.it
#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897. Grazie!
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria
Scuola, usa e getta e mono porzioni: l'appello delle associazioni per una mensa scolastica sana, giusta e sostenibile

Tra le nuove disposizioni governative per la riapertura delle scuole settembre c’è l’obbligo di usare monoporzioni e stoviglie monouso. Decisione presa dal Ministero in contrasto, o comunque con un eccesso di zelo, rispetto alle indicazioni fornite a maggio dal Comitato Tecnico Scientifico. Numerose associazioni contestano fortemente il provvedimento, ecco l'appello:
La riapertura della scuola a settembre porta con sé numerose incognite e questioni organizzative aperte per il rientro tra i banchi di scuola in sicurezza. Tra queste, non meno importante, l’accessibilità al servizio di refezione scolastica e le modalità per garantirne la fruizione anche in tempi di distanziamento per evitare il contagio da Covid-19.
Nel dibattito ancora aperto sulla gestione del servizio mensa a settembre, Save the Children insieme a un network di altre Organizzazioni ed esperti* rilancia l’appello con indicazioni teoriche e pratiche per evitare l’impatto socio-economico e ambientale dei lunch box, delle monoporzioni e della semplificazione del pasto e garantire una mensa sostenibile per tutti gli alunni.
Il Ministero dell’Istruzione nel definire le modalità di riapertura della scuola a settembre, e quindi anche della mensa scolastica, sebbene riconosca al servizio di refezione scolastica “la sua funzione educativa e sociale e il principio che vada garantita in modo sostanziale per tutti gli aventi diritto”, concede la possibilità di somministrare il pasto in classe in modo residuale – laddove non sia percorribile la strada di una gestione in sicurezza del servizio. Rinviando al documento del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile si lascia aperta la strada alla conversione del sistema di refezione tramite la distribuzione, seppur residuale, di lunch box, monoporzioni, e anche la semplificazione dei menu.
Indicazioni che, laddove applicate sul territorio nazionale come preferibili, potrebbero avere seri impatti sull’ambiente (aumento plastica e cibo rifiutato); sulla salute dei bambini e l’educazione alimentare (decadimento del valore del pasto: riduzione potere nutrizionale dei piatti che rappresentano l’unico pasto bilanciato della giornata per oltre il 12% dei minori in condizioni di povertà assoluta, incremento somministrazione cibo processato); sulla filiera alimentare (impoverimento del tessuto economico locale); sull’impiego (riduzione della forza lavoro); sulla gestione del servizio (conflittualità tra famiglie e Amministrazione e reintroduzione del pasto da casa).
Tale soluzione, seppur residuale, è preoccupante anche perché in controtendenza rispetto alle richieste per una mensa giusta, sana e sostenibile, che sia espressione del diritto al cibo e strumento di contrasto alla povertà alimentare e dispersione scolastica. La mensa è inoltre uno strumento di food policy delle Amministrazioni in grado di rafforzare la connessione con il territorio produttivo, supportare filiere alimentari virtuose e sostenibili, assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori e contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, l’uso della plastica, etc. In attesa di una seria riforma legislativa a livello centrale che riconosca la mensa come servizio essenziale, che predisponga risorse, strutture e supporto in maniera tale da non pesare esclusivamente sulle realtà locali garantendo accesso e uguaglianza di trattamento in tutto il Paese, per la ripartenza immediata della scuola si raccomanda di mantenere le multi-porzioni ad esempio adottando la distribuzione tramite vassoi e carrelli termici che permetteranno di somministrare il pasto ai bambini in classe attraverso il personale addetto allo scodellamento, opportunamente formato e dotato di guanti e mascherine. In questo modo si manterrebbe il processo di produzione dei pasti tradizionale, insieme a qualità e sicurezza dei piatti. Il pasto continuerebbe ad essere quello in linea con la dieta mediterraneasenza deroghe ai Criteri Ambientali Minimi.
La strategia di uscita dalla fase più strettamente emergenziale della pandemia da Covid-19 richiede che l’adozione di provvedimenti di prevenzione dei contagi si inquadrino in una visione lungimirante, capace di coniugare la tutela della salute, dell’ambiente, dello sviluppo locale e della socializzazione. Sono aspetti prioritari del nostro vivere che rischiano di venire ingiustificatamente sacrificati da una rincorsa circoscritta alla sola gestione del rischio sanitario, e di richiedere, a emergenza conclusa, ulteriori sforzi di ristoro del benessere e della sostenibilità.
Per maggiori informazioni consulta l’Appello.
*Organizzazioni firmatarie dell’appello: AIAB, Comitato Promotore Food Policy di Roma, Cittadinanzattiva, Foodinsider.it, Osservatorio mense scolastiche, Genima genitori in rete, Legambiente, Save the Children Italia Onlus, Slow Food Italia. Aderiscono inoltre: Daniele Fattibene, Istituto Affari Internazionali; Dr. Tomaso Ferrando, Research Professor, Università di Anversa (Belgio) ed Università di Torino; Prof. Davide Marino, Professore di economia ed estimo rurale presso l’Università del Molise e Roma3; Daniele Messina, Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
fonte: www.ecodallecitta.it
RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria
Rientro a scuola eco-friendly con le matite che si piantano

Coltivare erbe aromatiche, verdure e fiori da una matita usata? Con Sprout è possibile, imparando a riciclare e a dare nuova vita a un oggetto altrimenti destinato a diventare un rifiuto. Le nuove matite Sprout pencil sono composte, infatti, solo da legno certificato sostenibile, argilla e grafite. All’estremità della matita c’è una capsula di semi di alta qualità senza OGM. Quando la capsula, biodegradabile anch’essa, viene a contatto con terra e acqua si dissolve e i semi iniziano a germinare. Da una matita possono così germogliare basilico, timo, pomodori o margherite.
Con questa iniziativa Sprout ha assunto come missione quella di combattere la plastica e ispirare le persone a compiere azioni sostenibili nella vita di ogni giorno. Un’iniziativa apprezzata se si pensa che fino ad oggi Sprout ha distribuito oltre 14 milioni di matite in oltre 80 Paesi.
Oltre alle matite in normale grafite, ci sono anche quelle colorate, da abbinare a simpatici libretti per disegnare e sbizzarrirsi con la propria fantasia.
Le matite sono disponibili su amazon sproutworld.com/buy-sprout-pencil-on-amazon/ mentre per avere tutte le istruzioni su come piantarle è disponibile il video
RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria
Parte una campagna contro le monoporzioni di plastica

È stata presentata pochi giorni fa la campagna #salvalamensa, un’iniziativa che coinvolge associazioni, medici e genitori per chiedere al governo di rivedere il Piano Scuola e abolire l’utilizzo di monoporzioni di plastica sigillate. Al via anche la petizione su change.org.
Lo scenario previsto per il consumo dei pasti in classe è il seguente: pasti tenuti in caldo per ore all’interno di monoporzioni in plastica sigillata con impatto ambientale enorme (11 kg di plastica/bambino/anno scolastico), perdita di posti di lavoro (perlopiù femminili) e aumento degli sprechi alimentari a causa del cibo scotto e poco invitante. A rischio anche la qualità nutrizionale del cibo a causa della “semplificazione del menù” e un aumento dei costi.
Franco Berrino, epidemiologo di fama mondiale che ha firmato e promosso la petizione, commenta: «Non c’è assolutamente nessuna ragione scientifica per pensare che siano utili le monoporzioni». Anzi, come sostiene Claudia Paltrinieri, fondatrice di Foodinsider.it: «Le monoporzioni stesse rischiano di essere una soluzione dannosa per la salute dei bambini. Come indica l’evidenza scientifica, il cibo processato, impoverito dei suoi valori nutrizionali e protettivi, è causa di patologie cronico-degenerative. I menù semplificati, sbilanciati e distanti dalla dieta mediterranea in termini di varietà e qualità nutrizionale sono fra le principali cause dell’obesità. Tutto ciò impatterebbe su quei bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta, per i quali il pasto scolastico rappresenta l’unica occasione di nutrirsi correttamente, mettendo a rischio il principio di sicurezza alimentare come definito da OMS e FAO».
Il ricorso alle monoporzioni e la ‘semplificazione del pasto’ andrebbero in deroga ai nuovi CAM (Criteri Ambientali Minimi), resi legge dal Ministero dell’Ambiente lo scorso Marzo, che promuovono una mensa sana e sostenibile. La combinazione di carrelli termici e personale formato permette di rispettare le misure igieniche in sicurezza e applicare i CAM.
La campagna #salvalamensa nasce dall’unione dell’osservatorio sulle mense scolastiche Foodinsider con FOOD WATCHER e MenoPerPiù, due realtà che si occupano di divulgazione e promozione dell’alimentazione sana e sostenibile. Al tavolo della discussione partecipano anche Slow Food, AIAB e altre associazioni che rappresentano la società civile.
fonte: www.italiachecambia.org
#RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria
Un’educazione ecologica

Nonostante il Paese sia in piena fase 2 e l’Italia, dicono, sia ripartita, di sicuro ciò che non è ripartita è la scuola. Ferve il dibattuto, grazie a una grande mobilitazione di genitori e insegnanti sensibili, che hanno aperto interessanti e vivi spazi di incontro, riflessione e mobilitazione, sia virtuale, ma soprattutto fisica (leggi, a proposito della protesta del 25 giugno in sessanta città Lezione di priorità), dando al futuro della scuola quella speranza, vivacità e profondità che le linee guida e le dichiarazioni della ministra non lasciano intravedere.
Come A Sud ci siamo in questi mesi profondamente interrogate sul futuro della scuola pubblica, spingendoci a proporre, a partire dalle nostre competenze, un contributo per supportare le scuole e le istituzioni educative nella ridefinizione di una nuova modalità educativa.
Riteniamo centrale e non più prorogabile una proposta formativa che metta al centro del suo agire educativo la necessità di costruire una società diversa e armonica con il mondo naturale, necessità ancor più forte dopo i mesi di coatta restrizione in cui ci siamo allontanati tutti, e in particolare in più giovani, ancor di più, dal mondo naturale, dalla bellezza di una biodiversità che incurante dei virus ha, anzi, ritrovato una sua più forte naturalità e vigore. Abbiamo, nel discorso pubblico, troppo tralasciato l’emergenza ambientale, la crisi climatica, per molti sovrastata da un’emergenza sanitaria, più tangibile e impellente. Il nesso intrinseco tra le due è troppo spesso sottovalutato e non considerato. Troppi gli appelli a lasciare i timidi investimenti nella politica green, per far ripartire subito e presto l’economia fossile, energivora, per salvare l’economia, i posti di lavoro, dimenticando che ci salveremo solo se saremo in grado di pensare a un equilibrio possibile con il mondo che ci circonda.
Insieme alle realtà incontrate nel nostro decennale percorso, abbiamo deciso di proporre un corso di formazione che ha come obiettivo il ridisegno della scuola, dell’infanzia, primaria e secondaria, nell’ottica dell’educazione ecologica, della formazione di una generazione che abbia la capacità di sentirsi parte di una complessità fatta di tanti uomini e donne, di altri esseri viventi, di ecosistemi con risorse limitate da tutelare e rispettare. Amare e rispettare il Pianeta, conoscere il senso profondo dei concetti quali ecologia e biodiversità, clima e riscaldamento globale, non può avvenire – tantomeno nell’epoca dell’emergenza sanitaria – seduti su un banco di un’aula, deve essere un processo empatico che parta dall’attraversamento e dalla quotidiana esperienza di educazione all’aperto, in natura, con la natura, per questo affronteremo e condivideremo con esperti i principi dell’outdoor education.
Vogliamo costruire un percorso condiviso che accompagni i nostri bambini/e e ragazzi/e a un ritorno alla normalità, ma non quella precedente, una nuova normalità più avanzata, più ricca ed armonica con il mondo naturale, con le risorse del pianeta. (Segue)
fonte: comune-info.net
#RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria
Riciclo di Classe: on line lo spettacolo teatrale 'Dipende da noi'
https://www.corriere.it/buone-notizie/riciclodiclasse/video/
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
Una proposta per la scuola
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria
Libro "A Scuola di Rifiuti Zero"
Clima e Teachers for Future: otto le regioni d'Italia dove i gruppi di insegnanti sono attivi

Teachers for Future Italia è il nome che si è dato il collettivo nazionale che include insegnanti, educatori, dirigenti scolastici e rettori, professori e ricercatori che aderiscono al Manifesto degli Insegnanti per il Futuro, pubblicato in occasione del primo sciopero globale per il clima. Ed è il collettivo, rappresentato e organizzayo in otto regioni italiane, che affianca e sostiene gli studenti che si mobilitano per chiedere un efficace contrasto ai cambiamnenti climatici.
Le otto regioni dove attualmente è rappresentata la rete dei Teachers for Future sono Liguria, Piemonte, Veneto, Campania, Puglia, Lazio, Friuli e Sicilia, «ma stiamo continuando a crescere e rispetto agli studenti di Fridays For Future Italia ci poniamo in una posizione di collaborazione costante e di sostegno alle iniziative e agli scioperi per il clima» spiega la portavoce nazionale della rete, Monica Capo, insegnante napoletana.
«Il Movimento è uscito con le idee molto chiare dalla seconda Assemblea Nazionale ribadendo che la giustizia climatica è strettamente connessa alla giustizia sociale e che per la transizione ecologica è fondamentale il cambio di sistema economico e di sviluppo - spiega Capo - L’obiettivo comune di studenti e insegnanti è quello di continuare a fare pressione sui governi per arrivare a riforme ambiziose e sarà perseguito a vari livelli, anche con le azioni non violente di disobbedienza civile e disruption (disturbo, blocco) come è nello stile del movimento ecologista Extinction Rebellion».
«Come insegnanti ci siamo ripromessi di insegnare la verità nelle scuole perché crediamo che vada ammesso, senza se e senza ma, il fallimento del nostro modello di sviluppo considerato criminale e colpevole della distruzione dell'ecosistema ma soprattutto perché crediamo che sia necessaria una immediata riconversione industriale ed economica per la rigenerazione del pianeta - prosegue la portavoce dei Teachers for Future Italia - Nei giorni precedenti al secondo sciopero globale per il clima abbiamo pubblicato un altro appello in cui chiedevamo alle scuole di dichiarare l’emergenza climatica ed ecologica. Un atto, a un tempo simbolico e fattuale, di pressione sulle istituzioni locali, regionali, nazionali, affinché siano intraprese azioni di governo e di organizzazione internazionale più efficaci nel contenere gli effetti del collasso climatico e dell’estinzione di massa del vivente oggi in corso. A questo appello erano allegate delle Linee Guida. Molte scuole hanno raccolto il nostro invito a dichiarare emergenza climatica e l’Università di Genova è stata il primo ateneo a firmare una lettera di intenti sull'emergenza climatica ed ecologica attraverso l’adesione a The Sustainable Development Goals (SDG) Accord, coordinata dalla Youth and Education Alliance dell'UN Environment».
«Recentemente abbiamo lanciato la campagna TEACH THE TRUTH - INSEGNATE LA VERITÁ NELLE SCUOLE! per invitare gli insegnanti italiani a segnalare casi analoghi al progetto "Circular School" proposto da #ENISCUOLA - prosegue Capo - un progetto che ufficialmente intenderebbe insegnare l’economia circolare ai bambini ma che, in realtà, è esclusivamente finalizzato ad evidenziare un illusorio impegno di Eni all'interno delle comunità nelle città in cui opera. Da qualche giorno abbiamo appreso dal Ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti che, dal prossimo anno scolastico, l'Italia diventerà il primo paese al mondo a rendere obbligatorio, per gli studenti, lo studio dei cambiamenti climatici».
«Come Teachers For Future Italia avevamo chiesto, già dal nostro primo Manifesto, l’aggiornamento delle linee guida per la gestione dell’emergenza climatica e non possiamo perciò che accogliere positivamente la notizia tuttavia pensiamo che, data l'accelerazione della catastrofe, si debba rivoluzionare totalmente il ruolo che ha la scuola nella nostra società, nel senso che essa non possa più permettersi di riprodurre l'ideologia che ritiene per esempio che automobili e industrie chimiche, allevamenti intensivi e cementificazione, si possano chiamare "progresso"».
«Occorre sicuramente cambiare la didattica ma non aggiungendo l'ennesima materia in più quanto piuttosto rivoltando i paradigmi fondativi di tutte le materie, comprese la storia, l'italiano, l'educazione civica - aggiunge ancora Capo - ovvero declinando le materie di studio tramite un approccio critico al modello di sviluppo dominante e non solo come applicazione del criterio dello sviluppo sostenibile. Va quindi rilanciato il tema della scuola come modello di organizzazione che si basa sull'applicazione di un nuovo paradigma ecologico, sia come strutture materiali che in merito all'organizzazione interna e dei rapporti tra le componenti, dove dovrebbero giocare un ruolo maggiore proprio gli studenti».
«Ribadiamo altresì la necessità che il Ministero abbandoni ogni collaborazione con aziende che basano le proprie attività sulla commercializzazione di energia da fonti fossili (Eni, Enel, ecc.) e che imponga i più alti standard di certificazione ambientale alle aziende coinvolte nei percorsi di alternanza scuola/lavoro. Se un insegnante volesse avvicinarsi al movimento Teachers For Future può unirsi al gruppo Facebook e partecipare alle nostre iniziative: fondamentale l’adesione alle Linee guida per la dichiarazione di emergenza climatica. E se nella sua città o regione non si è costituito può rivolgersi a noi e forniremo il nostro sostegno per la creazione della rete».
fonte: www.ilcambiamento.it