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Famiglie in cohousing: cambiare vita in Toscana

Un percorso condiviso di cambiamento che serba ancora posto per altre famiglie che volessero unirsi: è il progetto di cohousing che sta prendendo vita in Toscana grazie a Maria Casali e al gruppo che ha dato inizio a un'esperienza «che è un ritorno alla natura», spiega la stessa Maria.



















Un percorso condiviso di cambiamento che serba ancora posto per altre famiglie che volessero unirsi: è il progetto di cohousing avviato in Toscana da Maria Casali e dal gruppo che ha dato vita a un'esperienza «che è un ritorno alla natura», spiega la stessa Maria.

Tutti si stanno dando da fare ed entro la fine dell'anno il progetto dovrebbe diventare realtà tangibile. Per dare corpo a questa sfida hanno scelto la Toscana, una zona a una ventina di chilometri dal mare.

Abbiamo chiesto a Maria ci raccontarci il percorso che ha compiuto insieme alla sua famiglia e agli altri membri del gruppo promotore.

Qual è l'idea che sta dietro al vostro progetto e quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a cercare di cambiare vita?

«Vogliamo avere, e dare ai nostri figli, la possibilità di una vita completamente diversa, vicina al mare, a stretto contatto con la natura, insieme a persone desiderose di condividere spazi e attività di vario tipo, senza rinunciare comunque a un minimo di privacy né andandosi a cercare particolari scomodità. Il cohousing risponde a queste aspettative e abbiamo avviato questo percorso coinvolgendo via via altre persone, tenendo presente che il nostro progetto non contempla l’autosufficienza economica, alimentare o energetica anche se alcuni di noi vorrebbero poter lavorare nel casale, ad esempio creando una fattoria didattica, accogliendo turisti interessati a vivere la nostra esperienza, coltivando, ecc. Ad oggi, il nostro gruppo è composto da tre famiglie con figli da un anno e mezzo a tre anni e mezzo, una coppia e una signora ultrasessantenni (entrambi con figli che non aderiscono però al progetto). Non escludiamo che ci possa essere spazio per altre famiglie, se troveremo un immobile grande. Stiamo cercando un casale in campagna che abbia spazi esterni grandi e possibilmente includano campi, frutteti, uliveti. Vorremmo un'area coperta comune per le attività da fare insieme, l'orto e, speriamo, anche un pozzo».

Come e quando nasce l’idea che ha ispirato il vostro progetto? Lo avete modificato nel tempo?



«Ogni nucleo del nostro gruppo ha motivazioni e spinte diversi. Per tutti credo ci siano un forte desiderio di cambiare radicalmente stile di vita, la voglia di vivere in armonia con la natura e di condividere l’esperienza con altri. Io personalmente sono stata ispirata da alcune letture e dalla pagina facebook di un cohousing di Livorno, che mi ha permesso di incontrare altre famiglie interessate ad avviare questo progetto. E’ iniziato, quindi, il percorso di coinvolgimento e ciascuno ha portato con sé la sua storia. Non ci uniscono ideologie o credi religiosi ma la nostra volontà di una qualità della vita migliore, di relazioni positive e stabili con i co-houser ma anche con il luogo che abbiamo scelto. Chiaramente, la condivisione del progetto iniziale ha portato a rivedere alcuni obiettivi. In particolare, ci siamo via via avvicinati al mare e stiamo definendo quali potrebbero essere gli spazi comuni (orto, piante, sale comuni, ecc.), il modello di partecipazione ed altri aspetti importanti per il successo del progetto. Si impara facendo, attraverso l’ascolto».

Per definire meglio la vostra idea di progetto, avete conosciuto e visitato altre esperienze simili?



«Ci siamo informati. Abbiamo letto alcune esperienze su internet e abbiamo effettuato alcune visite, scegliendo tra le realtà più vicine alle nostre aspettative. Ne faremo altre perché riteniamo importante raccogliere consigli da parte di chi ha imparato dall’esperienza concreta».

In quale situazione vi trovate adesso?

«Stiamo cercando appunto un immobile a circa 15 o 20 chilometri dal mare, che risponda alle nostre aspettative. Se non riuscissimo a trovarlo esattamente così come lo vogliamo, siamo pronti a rivedere alcune delle nostre attese, tenendo chiaramente conto dei vincoli di budget. Parallelamente, proseguiamo con la ricerca di altre famiglie decise a fare questo percorso insieme a noi».

Come state procedendo per contattare altre persone da coinvolgere?

«Attraverso pubblicazioni online laddove sappiamo esserci persone che condividono i nostri valori, oppure tramite annunci. Tuttavia, abbiamo notato che molte persone che ci hanno contattato non sono pronte per questo passo: alcune hanno un sogno ma non sono abbastanza determinate nel perseguirlo. Non si sentono pronte a lasciare il lavoro e le sicurezze, a vendere casa. Per altre ci sono oggettivi problemi di budget, perche’ al momento non sono in grado di acquistare e cercano dunque soluzioni di co-housing in affitto. Questo non ci ferma, andiamo avanti con l’obiettivo di riuscire ad avviare il co-housing entro la fine dell’anno. Per chi legge questo articolo, se vi ritrovate con quanto abbiamo espresso, non esitate a contattarci!».

A quali criteri deve rispondere il “gruppo giusto” in termini di sistemi valoriali?

«Nel nostro gruppo comunichiamo quotidianamente e ci siamo anche incontrati piu’ volte. Condividiamo la voglia e il coraggio di cambiare e siamo convinti che l’ascolto ci porti ad una visione pienamente condivisa di cambiamento. Nel tempo ci sono state entrate e uscite. Infatti, l’esperienza ci ha fatto capire quanto sia importante che il progetto punti su relazioni positive e stabili ed è, quindi, normale che nella fase di definizione del progetto ci siano uscite nonché nuove adesioni».

Avete già concordato un modello partecipativo, cosa e come condividere, come relazionarvi, come gestire i servizi e gli spazi comuni, come prendere le decisioni?


«Lo stiamo definendo. Per prima cosa, abbiamo deciso di stabilire una sorta di mini statuto/decalogo a supporto dei nuovi potenziali ingressi nel gruppo. Strada facendo, abbiamo imparato che un progetto di co-housing è un percorso di apprendimento. Alcune delle prime lezioni apprese:

· Essere in sintonia e in ogni caso non smettere mai di cercarla. Non tutte le persone sono propense a favorire relazioni positive oppure non condividono pienamente le aspettative degli altri. In questi casi è meglio non proseguire insieme il percorso, va presa una decisione e deve essere comunicata, non è semplice. Secondo noi, il decalogo potrebbe aiutare ad eliminare queste eventualità.

· L’importanza dell’ascolto. Condividiamo le stesse aspettative ma alcuni di noi possono avere idee diverse su come raggiungerle. È normale. Ad esempio, alcuni di noi vorrebbero che il progetto fosse supportato da un facilitatore, altri meno, oppure preferirebbero non essere supportati. Se qualcuno lo crede indispensabile, è importante ascoltare, comprendere e provare ad andare incontro alla richiesta».

Il vostro progetto prevede aperture verso la comunità esterna?

«Sì, siamo disponibili all’idea di aprirci alla comunità e/o a fare volontariato. Qualcuno di noi ha anche prospettato la possibilità di aprire le porte a turisti responsabili, desiderosi di vivere la nostra esperienza. Altri pensano alla possibilità di una fattoria didattica. Per il momento si tratta di idee che potremmo sviluppare più avanti in funzione delle possibilità che ci offrirà l’immobile».

Quali sono i prossimi passi per realizzare il progetto? Quali le principali sfide?

«Sono tutti in corso. Trovare e acquistare il casale. Coinvolgere altre famiglie. Definire il modello partecipativo. La principale sfida è riuscire ad avviare il cohousing entro la fine dell’anno. Riteniamo che darci delle scadenze sia molto importante per mantenere vivo l’entusiasmo, Per raggiungere i nostri scopi ci vuole passione!».

fonte: www.ilcambiamento.it
 


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Carbon footprint, on line il nuovo calcolatore dell’Arpa Piemonte con consigli pratici per combattere da casa i cambiamenti climatici

L’iniziativa pensata con un taglio didattico mira a sensibilizzare gli studenti e le loro famiglie a un consumo consapevole e sostenibile. Lo strumento è corredato da una serie di consigli pratici per ridurre la carbon footprint familiare





Quest'anno la Settimana Unesco per l'Educazione alla Sostenibilità 2020, che ha preso avvio il 23 novembre ha per tema "Cambiamenti Climatici e la Pandemia" e si sviluppa in tutta Italia con una ricca serie di iniziative.

In questa occasione Arpa Piemonte ha presentato il nuovo calcolatore on-line che permette di misurare quanto il nostro stile di vita familiare e personale può incidere sulle emissioni di gas serra. Ogni nostro consumo infatti, dal riscaldamento all'illuminazione, dall'alimentazione alla mobilità, genera processi diretti e indiretti di emissione di gas climalteranti, a seconda dell’utilizzo di materie prime e di energia (da combustibili fossili) coinvolte nel ciclo di produzione.

Il calcolatore si base sulla metodologia della carbon footprint (o impronta di carbonio) che esprime il totale delle emissioni di gas a effetto serra associate direttamente o indirettamente a un prodotto o un servizio. L’iniziativa, pensata con un taglio didattico, mira a sensibilizzare gli studenti e le loro famiglie a un consumo consapevole e sostenibile. Lo strumento è corredato da una serie di consigli pratici, per ridurre la carbon footprint familiare, e permette di conoscere l’estensione forestale necessaria a compensarla.

“In questa particolare situazione pandemica, anche chiusi nelle nostre case, - scrive l’Apra Piemonte - possiamo contribuire a limitare gli effetti climatici che potrebbero ripercuotersi in aree lontane ma anche vicine a noi. Come ci dimostrano le risultanze del progetto CClimatt, gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno avvertendo già ora sui nostri territori (ghiacciai e aree urbane in primis)”.

fonte: www.ecodallecitta.it


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Riciclo di Classe: on line lo spettacolo teatrale 'Dipende da noi'

CONAI: ""Con il progetto scuola #RicicloDiClasse e lo spettacolo teatrale #DipendeDaNoi vogliamo far riflettere bambini e famiglie sui comportamenti responsabili e consapevoli in materia di riciclo delle risorse"













I giorni che stiamo vivendo possono diventare una grande opportunità per apprendere nuovi comportamenti e abitudini. "Con il progetto scuola #RicicloDiClasse e lo spettacolo teatrale #DipendeDaNoi, realizzato in collaborazione con Corriere Buone Notizie vogliamo far riflettere bambini e famiglie sui comportamenti responsabili e consapevoli in materia di riciclo delle risorse" sottolinea CONAI.
Guarda lo spettacolo online. E’ la storia di una vecchia casa di campagna, di due ragazzini, di una bizzarra coppia di adulti e delle anime di sei materiali da imballaggio che la abitano: Acciaio, Alluminio, Carta, Legno, Plastica e Vetro, veri protagonisti della messa in scena.
Abbiamo pensato di suggerire anche alcune attività didattico-ludiche collegate a “Dipende da noi”, che possono essere realizzate a casa, sia per partecipare al concorso educativo, sia per imparare cose nuove sul riciclo, divertendosi: Attività da fare a casa




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Libro "A Scuola di Rifiuti Zero"

A Scuola di Rifiuti Zero è un manuale di circa 160 pagine che intende far avvicinare studenti, docenti e famiglie alla Strategia Rifiuti Zero e a uno stile di vita più sostenibile. L’autrice insegna in una Scuola Media che è Eco-school certificata e di fatto anche Scuola Rifiuti Zero, pertanto la sua esperienza nell’istituto scolastico di appartenenza può essere un valido punto di partenza per la divulgazione di idee e azioni ambientaliste.
Il libro è suddiviso in tre brevi capitoli. Nel primo paragrafo del primo capitolo si accenna ai Trattati per l’Ambiente più importanti, mentre nel secondo paragrafo vengono esposti i 10 passi della Strategia Rifiuti Zero e si spiega perché questa strategia può essere la risposta più immediata ai problemi ambientali, soprattutto per quel che concerne i rifiuti. Nel primo paragrafo del secondo capitolo, invece, sono elencati i 7 passi per ottenere la Bandiera Verde, ossia la certificazione Eco-schools, e vengono elencate le azioni che occorre effettuare per raggiungere questo prestigioso traguardo e per diventare una Scuola Rifiuti Zero di fatto. Nel secondo paragrafo viene sottolineata l’importanza della presa di coscienza attraverso un’opera di sensibilizzazione capillare, che può comprendere la partecipazione a corsi di formazione e ad eventi a tema ecologico e Rifiuti Zero, la visione di film documentari , la lettura di libri e la trattazione di unità didattiche anche in lingua su tematiche ambientali, la comunicazione sul Web e altro ancora. Il terzo capitolo, suddiviso in cinque paragrafi, è dedicato alle azioni concrete per Riciclare (attraverso la raccolta differenziata nelle classi), Ridurre e Riusare (ad es. usando le borracce al posto delle bottigliette di plastica usa e getta), Riprogettare (con i tanti lavori artistici che gli alunni possono realizzare con materiali da riciclo) e Rifiutare (ad es. gli imballaggi inutili).
Infine, A Scuola di Rifiuti Zero intende far passare il messaggio che i cambiamenti dall’alto sono fondamentali, ma lo sono altrettanto quelli dal basso, soprattutto a partire dalle scuole, dove vengono formate le nuove generazioni che con la loro preziosa collaborazione possono contribuire alla tutela dell’ambiente e della nostra salute, anche quando le istituzioni manifestano lentezza nell’intraprendere provvedimenti seri e urgenti per salvare il nostro Pianeta.


Filomena Compagno - Casa editrice Innuendo di Massimo Lerose