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Difficile riciclare i materassi. E così vince l’illegalità
Nonostante la Brexit c’è una cosa che ci lega molto con gli inglesi: anche nel Regno Unito i materassi sono gli oggetti più comunemente scaricati illegalmente in strada. Ora però un’inchiesta del quotidiano The Guardian mette in luce un altro aspetto: la difficoltà tecnica di riciclare i vecchi materassi – sia per via della presenza delle molle sia per le plastiche difficili da disassemblare – che fa a pugni con un vero e proprio boom delle vendite dei materassi che, da Londra a New York ma anche da noi, ora sono offerte con le formule “entro 100 giorni puoi restituirlo senza pagare nulla”.
Il risultato? Il mercato a livello mondiale è cresciuto fino a 13 miliardi di dollari di fatturato, esistono pochi centri specializzati nel riciclo di questi prodotti e le discariche (ma anche i cassonetti sotto casa) si riempiono di questi manufatti fino ad essere smaltiti illegalmente nello Sri Lanka, come hanno testimoniato i reporter britannici.
Milioni di “pezzi” da smaltire ogni anno
Nel 2017, scrive il Guardian, il Regno Unito ha gettato via oltre 7 milioni di materassi, la maggior parte dei quali è andata direttamente in discarica. Zero Waste Scotland, un’associazione ecologista, ha stimato che “se i 600.000 materassi che la Scozia butta via ogni anno fossero impilati uno sopra l’altro, la pila sarebbe più di 100 volte più alta di Ben Nevis”, la montagna più alta delle Isole Britanniche, che arriva a 1.345 metri. Secondo la National Bed Federation, l’associazione nazionale di categoria, solo il 19% circa dei materassi viene riciclato. La ragione? Sono difficilissimi da riciclare, in primis, a causa delle le molle che inceppano o rovinano i tritovagliatori.
Anche negli Usa il problema è molto sentito: ogni anno si buttano 18,2 milioni di materassi, ma sono disponibili solo 56 strutture dedicate per riciclarli.
Il cambiamento del comportamento dei consumatori, scrive ancora il Guardiana è alla base di questa montagna di materassi in continua crescita. Fino a qualche anno fa secondo la ricostruzione del quotidiano si cambiava materasso ogni 8-10 anni ora invece, il boom di aziende che offrono l’acquisto con “il diritto di ripensamento” entro 100 giorni (negli Usa c’è chi lo estende fino a 365 giorni) sta facendo crescere a dismisura il problema dello smaltimento. Secondo alcune fonti l’acquisto on line di materassi avrebbe un tasso di restituzione del 20%.
I prodotti “ricoperti” e venduti come nuovi
E dove esiste un problema di smaltimento, spunta naturalmente la criminalità organizzata. I giornalista del Guardian raccoantno: “Esitono siti dove i truffutari raccolgono i materassi ‘usati’, selezionano quelli in buone condizioni, sostituiscono l’involucro esterno e quindi avvolgono in nuove coperture che spesso hanno il logo di un produttore noto e li rimettono in vendita come nuovi“.
C’è un altro modo per smaltire illegalmente i materassi usati: vengono esportati nelle discariche dei paesi in via di sviluppo.. Nel luglio 2019, conclude il Guardian, sono stati trovati 100 container di rifiuti britannici nel porto di Colombo, nello Sri Lanka. Erano stati inviati illegalmente lì, con il pretesto di riciclare i metalli.
fonte: https://ilsalvagente.it
Rifiuti, boom di abbandoni fuori dal cassonetto: giorni contati per i furbetti della borsina
Brescia: La raccolta
differenziata nell’ultimo anno ha registrato un balzo record, arrivando
al 60 per cento. Ma persiste e anzi si incrementa il fenomeno incivile
dell’abbandono di rifiuti fuori dal cassonetto.
Ma l’abbandono di rifiuti
raddoppia tra Chiesanuova e via Milano
La raccolta
differenziata nell’ultimo anno ha registrato un balzo record, arrivando
al 60 per cento. Ma persiste e anzi si incrementa il fenomeno incivile
dell’abbandono di rifiuti fuori dal cassonetto: 762 tonnellate negli
ultimi 6 mesi del 2016 ma 835 da gennaio a giugno di quest’anno. I
rifiuti «importati» in città dai non residenti sono comunque in drastico
calo rispetto al passato, se si calcola che - stando ad una stima di
palazzo Loggia - nel 2015 erano addirittura 9mila le tonnellate non
prodotte in città ma finite nei cassonetti accessibili a tutti. Ora si
attende la svolta definitiva: dal 20 settembre spariranno i cassonetti a
libero accesso anche nell’ultima zona della città, il centro.
L’assessore comunale
all’Ambiente, Gianluigi Fondra, è sicuro che il sistema scelto
funzionerà bene anche nella zona «rossa», dove si contano 11 mila utenze.
E se l’anno scorso, in centro, il fuori cassonetto pesava per 382
tonnellate, già quest’anno i sacchetti abbandonati sono diminuiti (203
tonnellate). Non è andata così in altri quartieri, dove il «fuori
cassonetto» persiste: 138 le tonnellate calcolate nella zona «gialla»
nel 2016, 135 quest’anno, addirittura raddoppiati i numeri nella zona
verde (da 93 a 177), che copre l’area ovest (da Chiesanuova a Porta
Milano). Servirà tempo per far calare questo «fenomeno». Intanto, è
positivo il calo di 12 mila tonnellate (-42%) di rifiuti indifferenziati
destinati all’inceneritore, con risparmi per oltre un milione di euro. E
se la differenziazione di plastica (+113%) e vetro (+25,5%) è schizzata
all’insù, la produzione di rifiuti pro-capite resta alta: 585
chilogrammi all’anno per ogni abitante. La calotta per umido e
indifferenziato presenta degli indubbi vantaggi, ma il sistema di
apertura elettronica deve tener conto di guasti e incagli dei sacchetti
nelle calotte: nella relazione del Gruppo di monitoraggio è stato
calcolato che i tecnici ricevevano una media di 20,3 segnalazioni ogni
giorno, per un totale di 8 mila segnalazioni nell’arco di 15 mesi.
fonte: http://brescia.corriere.it
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Da 5 a 2 cassonetti, differenziata 'versione easy'
Una raccolta differenziata 'versione easy', che renda più semplice la scelta del cassonetto almeno quando si deve cestinare qualcosa, non fosse altro perché i bidoni potrebbero essere di meno. Con la raccolta multimateriale è infatti possibile diminuire il numero dei cassonetti, passando da cinque (con la raccolta monomateriale, uno per categoria di rifiuto tipo carta e cartone, vetro, plastica, metalli e naturalmente organico) a due o tre grazie alla raccolta multimateriale (che accorpa nello stesso 'bidone' per esempio 'vetro-plastica-metalli' oppure 'carta-vetro-plastica-metalli'); cosa che poi potrebbe anche avere impatti sul decoro urbano, avendo più spazio libero per esempio per parcheggi o aiuole.
Una scelta che però, in Italia, non tutte le città possono decidere di intraprendere per via della peculiarità, sia geografica che urbanistica, del nostro Paese. Secondo lo studio, 'Analisi dei costi della raccolta differenziata multimateriale', promosso da Utilitalia (la federazione delle imprese dei servizi ambientali, idrici ed energetici) e realizzato da Bain - in cui viene scattata una fotografia dei costi delle imprese e delle diverse modalità di raccolta (stradale o domiciliare) della differenziata - già oggi oltre il 30% della differenziata viene raccolta in modo multimateriale, cioè mettendo insieme due o più 'frazioni' di rifiuti: ovvero 1,9 milioni di tonnellate all'anno. Sono oltre 119 mila le tonnellate di carta e cartone raccolte (4%); 839 mila quelle di vetro (48%); 819 mila di plastica (70%); 132 mila di metalli (51%).
La percentuale sale dal 30 al 56% escludendo dal computo carta e cartone. Dal mare alla montagna, dalle città d'arte alle metropoli, in Italia la gestione dei rifiuti è influenzata da diverse variabili, e ogni città è una storia a sé. "Non c'è un unico modo di fare le cose - osserva il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini - ci sono delle variabili che cambiano in base alle caratteristiche del territorio, della popolazione, della stagionalità. Le aziende, in generale, sono attente a tutti i modelli che si stanno sviluppando" per riuscire così a "fare scelte di efficienza industriale e di riduzione dei costi di gestione". Le imprese che utilizzano almeno una modalità multimateriale sono il 94%.
I modelli di raccolta sono cinque, divisi in 'leggero' (plastica-metalli e carta-plastica-metalli) e 'pesante' (vetro-metalli, vetro-plastica-metalli, carta-vetro-plastica-metalli). Il modello 'leggero' incide per il 47%, quello 'pesante' per il 53%. I modelli più diffusi sono: plastica-metalli (42%), vetro-plastica-metalli (25%), vetro-metalli (23%). Il 'porta a porta' vince sulla raccolta stradale con il 51%; e in particolare, quando il modello è 'leggero' è il 'porta a porta' a prevalere con il 56%; quando invece si usa il 'pesante' la raccolta stradale arriva al 60%.
La raccolta multimateriale ha un costo medio di circa 185 euro a tonnellata. Il 'porta a porta' costa tra il 30 e il 40% in più; costi maggiori riassorbiti dal trattamento industriale successivo. Guardando alla comparazione dei costi, c'è mediamente una maggiore convenienza della raccolta con il sistema multimateriale rispetto a quello monomateriale.
fonte: www.ansa.it
Steet Art: a Roma i cassonetti dei rifiuti diventano opere d'arte
Da cassonetti dei rifiuti a opere di street art. E così Roma rinasce. Non sempre i graffiti
nelle nostre città sono un buon segno. Spesso, purtroppo, si
trasformano in un mezzo per imbrattare monumenti storici ed opere
d'arte, ma altrettanto di frequente diventano un sinonimo di bellezza
ritrovata, anche nelle aree più degradate.
Retake Roma sta agendo per migliorare la qualità della vita
nella capitale. Si tratta di un movimento non-profit che vede al
proprio centro la possibilità di rendere piacevole il decoro urban,
grazie alla creatività, e di formare nuovi legami tra le persone in nome
di una città più bella e più pulita.
Per Retake Roma - di cui potete visitare il sito web e la pagina Facebook - l'importante è fare comunità
perché, come sappiamo bene, l'unione fa la forza. Ed è così che i
cassonetti della spazzatura, da contenitori anonimi, diventano opere da ammirare,
decorate nei minimi dettagli con colori allegri e rilassanti. Non si
tratta dunque di vandalismo, ma di veri e propri "art attack" dedicati
ai cassonetti.
E per decorare al meglio le loro
superfici, con disegni così minuziosi, occorre certamente riscoprire il
senso del bello e l'utilizzo di materiali adatti allo scopo, come la
carta da parati. Così i cassonetti acquistano un aspetto migliore e una
nuova dignità. Il tutto avviene in modo del tutto legale, dato che Retake Roma ha deciso di operare in collaborazione con il Comune e con l'Ama, azienda che si occupa della gestione dei servizi ambientali.
La realizzazione dei rivestimenti
colorati per i cassonetti dei rifiuti è avvenuta grazie all'impegno
dell'artista Christina Finley e con l'aiuto dei volontari di Retake Roma. Insieme, i partecipanti al progetto hanno deciso di scegliere l'arte come arma positiva per combattere il degrado nella capitale e, con grande dedizione, ci stanno riuscendo. I volontari contano sempre più sulla collaborazione dei cittadini, che stanno riscoprendo l'importanza di prendersi cura dei beni comuni. Sarebbe fantastico riproporre l'iniziativa in altre città d'Italia. Siete pronti a mettervi in gioco? Possiamo riportare la grande bellezza anche tra i rifiuti.
fonte: www.greenme.it
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