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L'Australia ha trovato un modo per salvare l'acqua dall'inquinamento da plastica

Rimuovere i rifiuti dall'acqua degli scarichi fognari. La cittadina di Kwinana, in Australia, sta sperimentando un metodo incredibilmente semplice ed efficace, che sta dando ottimi risultati.


















Il sistema, installato la scorsa estate, si chiama StormX ed è davvero banale: consiste in una rete posizionata sull'uscita del tubo di drenaggio che aiuta a catturare detriti di piccole e grandi dimensioni e a proteggere l'ambiente dalla contaminazione.
Questi tubi drenano l'acqua dalle aree residenziali alle aree naturali e la spazzatura che spesso viene trasportata può diffondersi nell'ambiente, senza contare che i rifiuti vengono solitamente spinti dalle forti piogge che trascinano tutto nei sistemi di drenaggio.
Da qui la necessità di trovare una soluzione. Le autorità cittadine hanno dapprima installato 2 reti per capire se il sistema funzionasse. I risultati sono stati sorprendenti. Nel corso di qualche settimana, le reti erano riuscite a catturare più di 360 kg di spazzatura.
A quel punto è stato deciso di installare queste "trappole" per rifiuti in tutta la città in modo da ridurre al minimo l'inquinamento e gli effetti negativi per la fauna selvatica e l'ambiente.






Anche se l'installazione e la fabbricazione di queste reti hanno un costo, pari a circa 6mila euro ciascuna, il sistema è abbastanza conveniente perché permette di risparmiare su altri fronti. Ad esempio, la città ha ridotto le spese per la rimozione manuale dei detriti dai tubi di drenaggio.
"Le reti riutilizzabili di tipo commerciale forniscono la completa cattura di inquinanti grossolani fino a 5 mm, inclusi materiali organici (come le foglie) che potrebbero ridurre i livelli di fosforo e azoto nella nostra acqua. Questa soluzione economica per rifiuti e detriti nel deflusso delle acque piovane è altamente efficace per un 'primo svuotamento'" spiega la società che le ha ideate.
Le reti sono state installate su bocche di drenaggio in calcestruzzo da 750 mm e 450 mm di diametro, e sono state pulite tre volte. Nessun animale è rimasto da quando è iniziata l'operazione di prova. Le autorità di Kwinana prevedono di installare nuove reti in tre posizioni aggiuntive. 
Ma cosa accade quanto le reti si riempiono di spazzatura? Una volta sature, vengono sollevate e i detriti vengono gettati in appositi camion e trasportata nei centri di smistamento. Lì, il materiale viene separato in non riciclabile e riciclabile, per poi essere trattato. Le reti vengono quindi reinserite nei tubi di drenaggio e continuano a svolgere il loro lavoro.







Questo nuovo sistema di filtraggio dimostra ancora una volta che le piccole cose sono importanti e che concentrarsi su di esse può avere un impatto positivo sull'ambiente. È chiaro che una corretta raccolta dei rifiuti eviterebbe il problema a monte ma purtroppo sappiamo bene che sono ancora troppi quelli che finiscono per disperdersi, con conseguenze molto gravi.


fonte: https://www.greenme.it

Acque reflue, l’Italia ora rischia una multa Ue da 347mila euro al giorno

Il “persistente inadempimento” da parte del nostro Paese dura ormai da 18 anni, e non è stato sanato neanche dopo la sentenza del 2012




















La direttiva europea 91/271 concerne la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane, nonché il trattamento e lo scarico delle acque reflue originate da alcuni settori industriali: prevede che ogni città di almeno 15mila abitanti sia provvista di reti fognarie per le acque reflue urbane, e che queste  siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario (in genere un trattamento biologico). Obblighi rispetto ai quali tutti gli Stati membri avrebbero dovuto mettersi in regola entro il 31 dicembre 2000, ma l’Italia non l’ha fatto.
Per questo la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia nel 2009, giunta a una sentenza da parte della Corte di giustizia europea nel 19 luglio 2012. Allora la Corte affermò chela Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi discendenti dalla direttiva in quanto ha omesso di prendere le disposizioni necessarie a garantire:
  • che vari agglomerati urbani nominativamente indicati siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane;
  • che in vari agglomerati urbani nominativamente indicati le acque reflue urbane confluenti in reti fognarie siano sottoposte a trattamento;
  • che in vari agglomerati urbani nominativamente indicati la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e che la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico.
Il peggio è che – come informa oggi direttamente la Corte Ue – si è tenuta una nuova udienza sul tema, a causa del  “persistente inadempimento dell’Italia in materia di trattamento e scarico delle acque reflue urbane e industriali”: «A seguito di nuove verifiche, la Commissione ritiene che persista, quantomeno in parte, l’inadempimento dell’Italia accertato dalla citata sentenza. Pertanto, la Commissione si è nuovamente rivolta alla Corte, questa volta per far condannare l’Italia al pagamento di sanzioni pecuniarie (346.922,40 EUR al giorno per il futuro e 39.113,80 EUR al giorno, con un importo totale minimo di 62.699.421,40 EUR, per il passato)». Ovvero circa 347mila euro di multa per ogni giorno a partire dalla sentenza che sarà pronunciata nelle presente causa, e altri 39mila euro (sempre al giorno) dalla sentenza del 2012 sino alla sentenza che sarà pronunciata nella presente causa.

fonte: www.greenreport.it

Tonnellate di sostanze chimiche nell’acqua di Milano

I depuratori non trattengono numerose sostanze chimiche che dagli scarichi industriali, zootecnici o umani finiscono nell’acqua del capoluogo lombardo


















Un cocktail di farmaci e sostanze chimiche, droghe, nicotina e caffeina viaggia nella corrente dei fiumi di Milano. Lo ha scoperto uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri in collaborazione con il Servizio Idrico di MM (ex Metropolitana Milanese). La ricerca, condotta con il finanziamento della Fondazione Cariplo, si è concentrata sui cosiddetti “nuovi inquinanti” che finora non vengono compresi nelle statistiche ufficiali sulla qualità dell’acqua, ma che invece sono sempre più interessanti per un corretto monitoraggio scientifico.
I nuovi inquinanti vanno dai farmaci alle droghe, dai disinfettanti ai prodotti chimici per la cura della persona, da sostanze perfluorurate e plastificanti fino a caffeina e nicotina. La ricerca sul sistema acquifero milanese ha preso in esame gli ultimi 5 anni, per arrivare a conclusioni preoccupanti: ogni giorno la popolazione del capoluogo lombardo immette nei corsi d’acqua 6,5 kg di farmaci, 1,3 kg di disinfettanti e di sostanze chimiche utilizzate per la cura della persona, 200 g di sostanze perfluorurate, 600 g di plastificanti, 400 g di droghe di abuso, 13 kg di nicotina e caffeina.


L’analisi si è svolta sulle acque fognarie e quelle di falda, da cui deriva l’acqua potabile. In tutto, hanno cercato la presenza di 80 sostanze che, come ha spiegato Sara Castiglioni, che dirige l’Unità di biomarkers ambientali dell’Istituto Mario Negri, «Tutte queste sostanze vengono utilizzate quotidianamente in quantità elevate e possono essere immesse nell’ambiente tramite gli scarichi urbani. Parte del carico di inquinanti deriva dai depuratori che ricevono le acque fognarie prodotte dalla città di Milano contenti inquinanti in notevoli quantitativi. I depuratori contribuiscono a ripulirli prima del loro scarico nell’ambiente ma solo parzialmente e molti inquinanti, in particolare i farmaci, le droghe e i prodotti chimici utilizzati per la cura della persona permangono nelle acque trattate e sono riversati in canali e fiumi con ripercussioni sugli ecosistemi. A ciò si aggiungono anche altre fonti di inquinamento, tra cui gli scarichi diretti delle attività zootecniche ed industriali».
Per Ettore Zuccato, capo del Laboratorio di tossicologia alimentare dell’Istituto, «la contaminazione dei fiumi impatta sull’ambiente ma anche sull’uomo, dato che l’inquinamento dei fiumi è correlato a quello delle falde acquifere. Fortunatamente al momento il trasporto di inquinanti sembra riguardare più la falda superficiale e meno la profonda, da cui si ottiene l’acqua per il consumo umano e quindi ad oggi la qualità dell’acqua può definirsi buona».
Questo non esclude, tuttavia, un futuro inquinamento anche delle falde profonde, con ripercussioni possibili sulla salute umana. Per evitare i rischi peggiori, è necessario regolamentare più rigidamente gli scarichi in ambiente e fare un salto tecnologico nel settore della depurazione, con costosi investimenti per filtrare sostanze che oggi non riescono a trattenere.

fonte: www.rinnovabili.it


Il 20% delle fogne italiane scarica in mari e fiumi

Scarico depuratore in riserva naturale © ANSA
Nonostante il 31 dicembre 2015 sia scaduta la proroga concessa dall'Unione europea al nostro Paese per mettere a norma i sistemi di depurazione, "abbiamo ancora in Italia oltre il 20% dei cittadini che scaricano le fognature nei fiumi e nei mari: al centro-nord siamo al 15%, nel centro Italia al 18-20% e al sud siamo a oltre il 30%". Lo ha spiegato Mauro Grassi, direttore della struttura di missione di Palazzo Chigi #Italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, a margine di un incontro sul tema a Palazzo Pirelli a Milano. La situazione potrebbe costarci fino a oltre 500 milioni di euro all'anno.

"Noi abbiamo attualmente riconosciute 111 infrazioni, ne stanno valutando in Ue altre 870, quindi abbiamo un migliaio di situazioni sotto osservazione dall'Ue", ha spiegato Grassi. "Per questi 111 noi pagheremmo nel 2016, è una valutazione perché ancora non è stata comminata la sanzione, attorno ai 200 milioni di euro l'anno - ha proseguito il dirigente della struttura di missione del Governo - e se dovessero andare a condanna tutte le sanzioni che stanno facendo potremmo arrivare a oltre 500 milioni ogni anno. E si pagano fino a che non hai messo a norma". Tra le cose da fare, oltre a "mettere a posto l'organizzazione del sistema idrico integrato", bisognerebbe secondo Grassi affidarsi a "società industriale serie" che investano e facciano i depuratori. Un esempio indicato come positivo è quello illustrato nell'incontro di oggi. Il gruppo Cap si è occupato della situazione dell'area metropolitana di Milano. "Oggi possiamo dire che la missione è compiuta e tutto il territorio servito da gruppo Cap non sarà soggetto alle sanzioni della comunità europea", ha commentato il presidente di Cap, Alessandro Russo, spiegando che sono stati investiti 134 milioni di euro per effettuare interventi su 60 comuni.

fonte: www.ansa.it