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Verdurashoes: Scarpe originali con rete da pesca

Il calzolaio Andrea Verdura trasforma le reti da pesca in scarpe di moda

La passione di Andrea per la creazione di scarpe con materiale riciclato è iniziata con un sandalo rotto in Australia; quando ha individuato un vecchio pneumatico abbandonato si è trasformato in un nuovo paio di sandali per riprendere il suo viaggio a piedi.



Quello che sembra essere l’inizio di un romanzo di viaggio è in realtà l’inizio dell’avventura di Andrea Verdura. Classe 1975, nato a Piombino da genitori isolani entrambi elbani, Andrea si è ritrovato improvvisamente scalzo nella lontana Australia

“Ognuno ha una storia. La mia è una storia “ambulante” da quando mi si sono rotti i sandali in Australia e ne ho ricavato un altro paio dal pneumatico di una vecchia Fiat 500. Sembrava uno scherzo del destino… è diventata la mia più grande passione ”.dal sito internet: https://www.verdurashoes.com/

Da allora, tornato a casa a Piombino, sulla costa della Toscana in Italia, Andrea ha visto una nuova opportunità creativa nelle reti da pesca spiaggiate vicino alla sua casa. Ben presto fu in grado di integrarlo come un elemento forte nella sua gamma di sandali e stivali alla moda per donne e uomini.

Le reti da pesca vengono tagliate e lavate più volte, per ammorbidire il tessuto per la vestibilità, e poi tinte con pigmenti naturali.

Le reti vengono poi combinate con sughero per il sottopiede, suola in gomma riciclata e scarti di pelle rimasti dalla produzione di scarpe. La suola stessa è disponibile in due versioni, una composta da suole in gomma Vibram riciclata e l’altra in pelle riciclata conciata al vegetale.

Tutte le scarpe sono prodotte localmente (a Fucecchio, Toscana) mantenendo i lavori e il processo di produzione vicino a casa con il minimo impatto ambientale creando economia circolare.

A causa del processo di tintura naturale e dell’assemblaggio artigianale, ogni paio di scarpe è unico.

Il progetto “Net collection” è decollato nel 2016 con l’aiuto del crowdfunding (Kickstarter).

info: https://www.verdurashoes.com/

fonte: www.economia-circolare.info


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Nell’ex paese delle scarpe le Re-Born Shoes riciclano anche i copertoni

Nel secondo Dopoguerra a Gonars, in provincia di Udine, la famiglia Masolini aveva deciso di riutilizzare i tessuti militari. Ora il pronipote Nicola avvia un’attività in linea con quella esperienza. “Girando per il mondo ho visto gli sprechi dell’economia lineare e ho voluto creare qualcosa di differente”




C’è un paese, nel basso Friuli, che ha una solidissima tradizione artigianale nel settore delle calzature. Gonars, in provincia di Udine, a lungo è stato il paese delle scarpe. “Ai tempi d’oro qui c’erano una trentina di imprese del settore che davano lavoro a più di duemila persone, e producevano calzature rivolte a tutta Europa” ricorda Nicola Masolini. A poco più di 40 anni, la sua impresa è una delle poche rimaste che ha superato la crisi degli anni ‘90. “Ci eravamo specializzati lavorando con un marchio tedesco che si occupa di scarpe da design” continua Masolini. Fino a quando la commessa tedesca si esaurisce, circa cinque anni fa, a causa della politica del governo tedesco che per le aziende nazionali preferisce il reimpiego della numerosissima comunità siriana, arrivata in Germania a causa degli orrori della guerra nei territori dell’Asia occidentale. Così le difficoltà arrivano anche per l’azienda Masolini. Che per superarle sceglie di guardare all’economia circolare e alla propria storia.

Già il bisnonno di Nicola, il signor Valentino Masolini, nel secondo Dopoguerra, aveva deciso di riciclare le scarpe e i tessuti delle divise militari rimasti dopo il conflitto mondiale appena terminato. Materiali di scarto che nella produzione Masolini diventano nuove calzature. Ed è proprio a quello spirito del riuso che il pronipote Nicola, dopo una vita errabonda in giro per il mondo, sceglie di ispirarsi nella progettazione delle Re-Born Shoes: una serie specifica di scarpe che riprende le antiche tecniche di lavorazione e la scelta del recupero dei materiali più disparati. In questo caso si va dalle vele agli asciugamani degli alberghi, dalle tele degli ombrelloni e dei lettini di spiaggia ai copertoni.

A far propendere verso questa scelta etica è l’esperienza. “Dagli anni Duemila fino a due anni fa io ho collaborato con tante aziende africane e con un marchio molto importante che si chiama SoleRebers (azienda calzaturiera internazionale con sede ad Addis Abeba, in Etiopia, ndr) – spiega Nicola Masolini – In questo modo ho avuto l’occasione di girare per il mondo tra fiere ed eventi, da Las Vegas al Vietnam. E ho visto le fabbriche che producevano scarpe seguendo i dettami dell’economia lineare. Così ho potuto constatare di persona consumi e sprechi a livello globale, e mi è venuta la nausea di quel mondo lì. Per questo, quando ho scelto di tornare a casa, ho voluto creare qualcosa di differente”.

La produzione ecosostenibile delle Re-Born Shoes si rivolge nuovamente al mercato europeo, e conta una decina di dipendenti, artigiani di alta formazione professionale che lavorano nel laboratorio di famiglia. Specie di questi tempi, è importante sottolineare che tutti i materiali di recupero vengono lavati e disinfettati con la massima cura. Inoltre ogni fase del processo produttivo – dalla progettazione della calzatura fino al taglio e all’assemblaggio di tutte le sue parti – è condotta manualmente. “A me piacerebbe creare poi una filiera, ma il progetto non è ancora sostenibile – osserva Masolini – perché è nato un anno fa e poi è arrivata la pandemia. Le cose stavano andando bene, a gennaio ero andato a visitare la fiera Neonyt, di Berlino, che è la fiera di moda sostenibile più importante al mondo. Tanti contatti e tante vendite non si sono potute materializzare, quindi ora l’obiettivo è rimanere a galla in attesa di tempi migliori. La nostra produzione si chiama Ideal Special, siamo tra i pochi al mondo a realizzarla e prevede una cucitura che riesce ad attaccare la tomaia alla parte inferiore della scarpa in una maniera più solida”. I modelli delle Re-Born Shoes sono in effetti molto flessibili e, viste le tante particolarità, difficilmente possono essere imitate. C’è però un dato che fa riflettere. A realizzare le scarpe friulane sono operai e operaie molto in là con gli anni.

“Nel mondo della calzatura, ma forse più in tutta l’industria in generale, si fa ancora fatica a recepire il cambiamento – dice Masolini – La mia generazione, ad esempio, guarda con scetticismo al mondo dell’industria tessile. Ecco perché ho voluto sopperire questa mancanza rivolgendomi ai lavoratori che magari sono in questo campo da un po’. Credo che dovremmo far comprendere agli italiani che bisogna privilegiare le aziende sostenibili e che realizzano un’economia circolare, anche se i loro prodotti hanno costi maggiori. Per le scarpe questo è ancora più evidente. La gente è abituata a consumare tanto e male, una scarpa che costa 30 euro vale in realtà 2 euro. Io ho visto la produzione dei più grandi marchi internazionali, che scelgono volutamente di realizzare i propri modelli in Cina: lì la produzione costa 10 euro a scarpa, poi te le ritrovi sul mercato a 150 euro e scegli ugualmente di comprarle. Quando magari noi abbiamo prezzi simili, pure più bassi, ma con costi di produzione molto più alti perché etici. Per questo dico che c’è bisogno di scelte più consapevoli da parte del consumatore”.

fonte: www.economiacircolare.it

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Moda sostenibile: Principe Carlo anti-spreco, fa riparare abiti e scarpe

Il Principe Carlo fa riparare scarpe e abiti, è contrario allo spreco e al fast-fashion e ha lanciato un nuovo progetto.




C’è un aspetto della vita del Principe Carlo che in pochi conoscono ma che è davvero importante: è un appassionato di moda sostenibile. Il Principe di Galles da anni combatte l’usa e getta sostenendo lo stile green.

La moda sostenibile del Principe Carlo

Il primogenito di Queen Elizabeth ha la reputazione di far rammendare e riparare le sue scarpe di cuoio fatte su misura e di far rattoppare vecchi abiti fatti a mano a Saville Row.

A Vogue ha raccontato: «Quando ero bambino, portavamo le nostre scarpe dal calzolaio in Scozia e guardavo affascinato il momento in cui strappavano le suole e poi mettevano le nuove». Pratica che ha mantenuto viva nel tempo. «Mi capita di essere una di quelle persone a cui far riparare le scarpe o qualsiasi capo di abbigliamento se posso, piuttosto che buttarle via».

Il Principe detesta buttare gli oggetti che ha acquistato: «Compra una volta, compra bene» è il suo mantra. «La difficoltà è che, invecchiando, si tende a cambiare forma e non è così facile vestirsi. Ma non sopporto alcuno spreco, compresi gli sprechi alimentari. Preferisco di gran lunga trovare un altro uso. Questo è il motivo per cui ho parlato così a lungo della necessità di un’economia circolare, piuttosto che lineare in cui devi solo fare, prendere e buttare via. Una tragedia, perché inevitabilmente sfruttiamo eccessivamente le risorse naturali che si stanno rapidamente esaurendo», ha raccontato alla rivista di moda.

Recentemente il Principe Carlo ha anche lanciato un progetto con Yoox. Si tratta di Modern Artisan. Esiste ora un file rouge che unisce alcuni studenti del Politecnico di Milano e alcuni studenti in Scozia che, grazie alla Fondazione del Principe Carlo, hanno avviato un progetto di formazione tessile in alta moda e abilità di cucito. L’obiettivo è unire in una collezione moda, lusso e sostenibilità. Un’opportunità interessante per il settore moda ma anche per quello della didattica in un momento così difficile per tutti.

fonte: www.greenstyle.it


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Una vera innovazione nel mondo del running: Adidas ha creato un modello di scarpe da corsa realizzate con un materiale 100% riciclabile.



















Impiegare solamente plastica riciclabile entro il 2024 : è con questa promessa (e premessa) che Adidas ha lanciato sul mercato una nuova scarpa da corsa realizzata con materiali riciclabili al 100%.
Stiamo parlando del Futurecraft Loop, una scarpa da running realizzata esclusivamente con poliuretano termoplastico (TPU). La scarpa è completamente realizzata con questo materiale, compresi elementi come linguetta, lacci, tomaia e intersuola con tecnologia di ammortizzazione Boost. 
Adidas aveva già dimostrato particolare attenzione nei confronti di questo tema, aderendo a diverse iniziative per ridurre il consumo di materiale plastico e salvaguardare gli oceani.
L’obiettivo del brand di abbigliamento è chiaro: lo sviluppo di questa scarpa è finalizzato al riciclo completo del materiale , così da essere riutilizzato per creare un nuovo paio di scarpe da ginnastica. Proprio per garantire la completa riciclabilità del prodotto e seguirlo in ogni fase del suo ciclo di vita, Adidas non ha potuto utilizzare colla per assemblare il Loop Futurecraft, che è esattamente l’elemento differenziale che permette di riciclare i materiali di cui è composto un paio di scarpe.

Secondo le dichiarazioni di Liedtke , membro del consiglio esecutivo di Adidas, l'azienda sportiva vorrebbe "porre fine al concetto di rifiuto". "Il nostro sogno è che tu possa continuare a indossare le stesse scarpe più e più volte", ha aggiunto.
Già nel 2015 Adidas e l'organizzazione ambientalista Parley for the Oceans hanno realizzato una linea di scarpe con rifiuti di plastica marina riciclata. Con Loop Futurecraft, Adidas fa ancora un passo avanti: la previsione è quella di produrre 11 milioni di paia di scarpe in materiali plastici raccolti nelle aree costiere. La nuova scarpa da running sarà distribuita per la prima volta da Adidas in "200 importanti punti vendita di tutte le principali città del mondo". Il lancio è previsto per la primavera/estate 2021.
Il “caso” Adidas non è il solo nel mondo del running. Ci sono diversi marchi che, più volte, hanno dichiarato di impegnarsi attivamente per ridurre il consumo di plastica e virare verso materiali sostenibili e riciclabili. Spesso questo impegno si è tradotto in vere e proprie attività sul territorio.
Ad esempio, nella Generali Milano Marathon di aprile 2019, Levissima, acqua ufficiale della manifestazione, si è impegnata a raccogliere, in collaborazione con AMSA, società del Gruppo A2A, tutte le bottiglie abbandonate lungo il percorso della gara. Con la plastica riciclata sosterrà il recupero e la riqualifica delle stazioni del Percorso Vitaall’interno di Parco Sempione, donandolo alla città.

fonte: https://www.nonsoloambiente.it

Le tue scarpe al centro

Intervista a Paolo Tamburini, dirigente dell'Agenzia per Ambiente dell’Emilia-Romagna, in merito alla campagna educativa sull’economia circolare




















Parliamo con Paolo Tamburini, dirigente dell'Agenzia per Ambiente dell’Emilia-Romagna (Arpae), della campagna educativa sull'economia circolare “Le tue scarpe al centro”.
Ci dice quali sono gli obiettivi e di cosa si tratta?
L'Agenzia ambiente ha visto fortemente ampliate le sue competenze negli ultimi anni. I suoi interlocutori non sono più solo gli addetti ai lavori ma tutta la cittadinanza, il nostro scopo è anche quello di accompagnare le organizzazioni e le famiglie nell'adozione di modelli di gestione e nei comportamenti sostenibili.
Con il progetto “Le tue scarpe al centro” coinvolgiamo i consumatori nella promozione dell'economia circolare, un’economia amica dell'ambiente che riduce i rifiuti e rigenera le risorse.
Vogliamo raccogliere 10.000 scarpe da ginnastica, rigenerare il materiale e farlo diventare una pavimentazione antitrauma e un parco giochi per bambini. Il ricavato sarà donato al Comune di Amandola (colpito dal sisma 2016).
In questa campagna c'è un grande gioco di squadra: ci sono 14 Centri di Educazione alla Sostenibilità punto di riferimento organizzativo, 49 Comuni dove di effettua la raccolta, 7 gestori dei rifiuti (a cominciare da Hera ed Iren) partner della gestione, 110 società sportive e decine di campioni dello sport testimonial su tutto il territorio regionale.
Sono stati predisposti 230 punti di raccolta e realizzate decine di feste ed eventi locali (tutt'ora in corso fino a settembre 2018), realizzati in questi mesi 200 laboratori didattici nelle scuole, prodotti materiali informativi (video, cartoline, pagina facebook, sito web, locandine, ecc).
Per ogni informazione utile e i materiali informativi è possibile visitare il sito Web del progetto, mentre nella pagina facebook c’è il diario in tempo reale degli eventi su tutto il territorio, corredato di immagini.
Una particolarità di questa iniziativa è il legame tra sport e ambiente. Perché? Chi ha coinvolto?
I valori dello sport nella nostra regione sono tradizionalmente vicini ai valori della salute e della vita sana, della solidarietà e collaborazione tra persone e organizzazioni. È naturale che anche l'ambiente sia parte di questo quadro di valori e lo testimoniano specifiche iniziative attivate gli anni scorsi. Con la campagna “Le tue scarpe al centro” abbiamo fatto un salto di qualità.
Gli sportivi sono consapevoli di essere i primi consumatori di scarpe da ginnastica e dell'importanza di un ambiente di qualità. Per questo ci hanno molto volentieri “messo la faccia” aderendo e impegnandosi con la campagna e facendo da testimonial in tante iniziative locali e regionali (la premiazione allo Stadio Dall'Ara del 24 aprile scorso con l'happening “Lo sport per l'ambiente”).
Hanno aderito due decine di grandi campioni dello sport di tutte le discipline. Tra i campioni di oggi: gli ori olimpici Marco Orsi (nuoto), Jessica Rossi (tiro al piattello) e Daigoro Timoncini (campione italiano lotta greco romana). Tra i campioni di ieri: Renato Villalta (basket), Andrea Giani (volley), Stefano Garzelli (ciclismo), Marco Di Vaio (calcio)... oltre 100 società sportive locali.
Che cosa fa Arpae per promuovere l'educazione alla sostenibilità e una nuova cultura dell'ambiente più in generale?
Arpae tradizionalmente monitora la qualità dell'ambiente e produce dati e Rapporti e trasforma quei dati in informazioni fruibili. Negli ultimi anni ha cominciato a promuovere anche percorsi di apprendimento, di esperienza e partecipativi per scuole e cittadini.
Arpae dal 2016 coordina il programma regionale dell'educazione alla sostenibilità e una rete di 38 Centri sul territorio. Stiamo quindi costruendo un sistema sempre più forte e coeso nel quale alle competenze educative e partecipative si associano alte competenze tecniche e scientifiche.
Tra le dieci aree di azione del programma ci sono educazione alla biodiversità, alla gestione delle risorse, mobilità sostenibile, alimentazione e salute, beni comuni ed economia circolare.
Sono altrettanti progetti educativi e partecipativi, occasioni di apprendimento e di esperienza particolarmente significative che accrescono in modo continuo le conoscenze e il saper fare di giovani e adulti.

Tra i partner del progetto “Le tue scarpe al centro” c’è anche Esosport, la cui esperienza abbiamo raccontato nella nostra Arpatnews Economia circolare: l'esperienza di ESO società benefit.
Per maggiori informazioni sul progetto, guarda anche questa video-intervista.



fonte: http://www.arpat.toscana.it

Scarpe dalla plastica: Adidas e Parley insieme per gli oceani
















Realizzare scarpe con rifiuti plastici prima che essi finiscano negli oceani. Questo l’obiettivo della collaborazione tra Adidas Running e l’organizzazione ambientalista Parley for the Oceans, che vede inoltre come testimonial d’eccezione il portiere del Barcellona Marc ter Stegen. Dalla partnership è nata la silhouette UltraBOOST Parley, con l’85% della tomaia Primeknit ottenuto riutilizzando i materiali provenienti da 11 bottiglie di plastica (per ciascun paio).



La UltraBOOST Parley risulta composta da tomaia realizzata per l’85% da plastica riciclata, da un’intersuola dotata di tecnologia BOOST e prodotta con materiali sostenibili, e una suola in gomma Continental da materiali naturali.
La scarpa destra è inoltre fornita di chip NFC integrato, per un’esperienza di apprendimento esclusiva sull’inquinamento da rifiuti plastici, fruibile mediante smartphone o mediante un semplice tocco. Per le donne è stata studiata appositamente la versione UltraBOOST X Parley, dotata di Adaptive Arch per adattarsi meglio al piede femminile. Entusiasta il commento del portiere del Barcellona Marc ter Stegen, che ha dichiarato:
Sono fiero di collaborare con Adidas Running e Parley per accendere i riflettori sulla bellezza degli oceani e lavorare a progetti che possono porre fine alla loro distruzione. Con ogni paio di scarpe UltraBOOST Parley in edizione limitata,recuperiamo circa 11 bottiglie di plastica che altrimenti rischierebbero di finire in mare. È un enorme passo in avanti per rendere il mondo un posto migliore.
Le UltraBOOST Parley sono disponibili, in quantità limitata, dal 16 aprile nei punti vendita Adidas al prezzo di circa 200 euro. Al commento dell’estremo difensore catalano si è aggiunto quello di Cyrill Gutsch, fondatore di Parley, che ha aggiunto:
Parley nasce per accelerare il cambiamento nel modo in cui le persone proteggono il pianeta. Mi piace lavorare con atleti appassionati come Marc, che amano gli oceani e invitano le persone a trovare soluzioni creative per proteggerne la fragilità e garantirne il futuro.

fonte: www.greenstyle.it 

Riciclare le scarpe da ginnastica, l’Emilia Romagna insegna

La Regione presenta le sue buone prassi di economia circolare in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti Settimana europea per la riduzione dei rifiuti 


















Quanto oggetti ormai inutili conserviamo in casa aspettando il momento giusto per buttarli? Per ognuno di loro esiste in realtà una seconda vita che aspetta solo di essere vissuta. Lo dimostra la nuova iniziativa avviata dall’Emilia Romagna e finalizzata a riciclare le scarpe da ginnastica. La Regione in collaborazione con l’Agenzia della protezione ambientale locale ARPAE e la rete dei Centri di educazioni alla sostenibilità (Ceas), ha lanciato “Le tue scarpe al Centro!”, progetto educativo e dimostrativo per la promozione dell’economia circolare. L’obiettivo ultimo è semplice: trasformare le vecchie calzature sportive in arredi per i parchi giochi, coinvolgendo Comuni, gestori dei servizi rifiuti e cittadini.

Il progetto si articola in due fasi. Nella prima – inverno 2017/18 – verranno realizzati materiali informativi in formato digitale e una capillare opera di sensibilizzazione rivolta a scuole, società sportive, quartieri sull’importanza di offrire una seconda vita agli oggetti e, in questo caso, di riciclare le scarpe da ginnastica vecchie.
Nella seconda fase – primavera 2018 – ragazzi, cittadini e sportivi saranno protagonisti, partecipando a decine di eventi nelle città nei quali porteranno le loro calzature usurate. Queste ultime saranno poi raccolte dai gestori e appositamente trattate per diventare un granulato di morbida gomma. Dai granuli si otterranno dei tappetini che saranno donati ai Comuni del Centro Italia devastati dal sisma dello scorso anno.


“Il progetto Le tue scarpe al Centro! – spiega l´assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo –  è figlio del Forum permanente dell’economia circolare attivato con la legge Regionale 16/2005 e del Programma educazione alla sostenibilità 2017/19, poiché l’economia circolare ha bisogno di un sistema integrato di azioni normative e di politiche industriali, di pianificazione e programmazione, di comunicazione e partecipazione attiva di tutti gli stakeholder”.

L’iniziativa è una delle due buone pratiche con cui la Regione partecipa alla Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, evento che quest’anno ha scelto ‘la seconda vita degli oggetti’ come tema portante. A far bella mostra di sé sono anche i Centri di Riuso, spazi attrezzati dove è possibile consegnare quello che non serve più e che può essere utile ad altri, allungando così il ciclo di vita dei beni con vantaggi per l’economia e l’ambiente. In Emilia Romagna ne sono stati aperti 28, e altri 12 sono stati finanziati di recente attraverso il fondo incentivante previsto dalla legge regionale sulla circular economy. “Le attività candidate alla Settimana europea dei rifiuti  – aggiunge Gazzolo -mettono in luce il contributo che ciascuno può dare, anche attraverso semplici azioni quotidiane, per costruire un futuro più green a vantaggio delle nuove generazioni”.

fonte: www.rinnovabili.it