Visualizzazione post con etichetta #StopPlastica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #StopPlastica. Mostra tutti i post

HubWater: acqua corrente contro il monouso



Hubwater è una startup torinese che fa della transizione green e della lotta alle bottigliette monouso il suo core business. Valorizzando l’acqua corrente, quella erogata quotidianamente dai nostri rubinetti, e creando reti di distributori pronti ad offrire un refill gratuito della borraccia degli utenti, punta alla minimizzazione della plastica utilizzata e troppo spesso dispersa in ambiente. Risultato? Nel primo anno di attività si stima una riduzione della plastica immessa sul mercato pari a 200 tonnellate.

Ne parliamo con Filippo Quercetti, CEO e founder di HUB

Buongiorno Filippo. Cos’è Hub e quando nasce?

Hub è un approccio differente al consumo di acqua.
L’Italia è al secondo posto mondiale nel consumo di consumo di acqua in bottiglia dopo il Messico. Eppure l’acqua corrente italiana ha una qualità mediamente molto elevata. Hub cerca di fare in modo che l’acqua corrente torni ad essere un bene godibile e gratuito, e che chi eroga gratuitamente questo bene (ad Hub aderiscono bar e ristoranti) possa avere una visibilità maggiore e maggiori flussi di persone all’interno dei propri esercizi. Il servizio offerto diventa dunque un mezzo promozionale, attira clienti nuovi, facendo in modo che, a fronte della perdita di quel poco di fatturato che deriva dalla vendita di acqua in bottiglia, si riesca a generare maggior un maggior flusso e maggior volume di affari nel locale spostando le vendite su beni a più alta marginalità.

Durante i miei sei mesi all’Università di Berkley, in California, ho notato come l’utilizzo di borracce fosse estremamente diffusi e trasversale a classi sociali e generazioni. Ho visto una grande opportunità per generare qualcosa di utile anche in Italia ed Europa.
Abbiamo pensato di creare un network di locali che potesse distribuire gratuitamente ai nostri utenti acqua depurata, refrigerata ed eventualmente gassata, così da coprire il più ampio ventaglio di opzioni possibili per poter essere sostenibili nel proprio consumo d’acqua.
Hub è innanzitutto una sfida culturale: l’acqua corrente ha una qualità molto alta, ma per decenni siamo stati bombardati da pubblicità e azioni di marketing che ci hanno fatto passare il messaggio che la qualità dell’acqua imbottigliata è molto migliore di quella dell’acqua corrente. Messaggio assolutamente non realistico. Siamo cresciuti col dogma che l’acqua imbottigliata abbia una qualità maggiore. La nostra sfida è quella di spostare il consumo verso l’acqua corrente che ha una qualità nella peggiore delle ipotesi, pari a quella imbottigliata, ma ci risparmia il consumo di quei dieci grammi di plastica rappresentati dalla bottiglietta, oltre a consentirci un risparmio notevole.

Come si può aderire ad HubWater?

È molto semplice: per accedere al servizio, ovvero per poter avere diritto al refill nel locali convenzionati, è necessario avere la nostra borraccia, acquistabile nei nostri e-commerce o presso i nostri vari distributori. Il servizio è del tutto gratuito. L’utente, dopo aver acquistato la nostra borraccia, potrà consultare la nostra applicazione dove sono segnalati tutti gli esercizi aderenti alla rete di HubWater che tra l’altro sono caratterizzati da una decalcomania sulla vetrina. Sarà sufficiente presentare la nostra borraccia, il ristoratore la riconoscerà e procederà al refill gratuito.

Ad oggi lavoriamo solo su Torino ed abbiamo circa una novantina di locali convenzionati.

Quando è partito operativamente il progetto hub?

Abbiamo cominciato a sviluppare a maggio 2020 e siamo entrati sul mercato ad ottobre.

Hai detto che al momento Hub è solo su Torino. È in previsione uno sviluppo oltre i confini sabaudi?

Certamente pensiamo a potenziare la rete torinese, ma anche ad allargarci ad altri territori.
Il prossimo step, che salvo brutte sorprese dovrebbe compiersi agli inizi del 2022, sarà Milano.

Dopodiché ci sarà Roma. Una volta completato il trittico Torino, Milano e Roma, procederemo con l’estensione privilegiando tutti i poli universitari italiani.

Quanta plastica ha evitato Hub?

All’interno dell’App abbiamo un contatore che permette ad ogni singolo utente di tenere traccia della plastica evitata e dei soldi risparmiati. Purtroppo al momento i contatori non sono ancora “in rete”, non ne esiste uno generale. Stiamo ancora costruendo il database che ci permetterà di leggere questi dati. Possiamo però fare una stima: circa 200 tonnellate di plastica/anno su Torino. (S.C.)

fonte: esper.it


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

#Iscriviti QUI alla #Associazione COORDINAMENTO REGIONALE UMBRIA RIFIUTI ZERO (CRU-RZ) 


=> Seguici su Blogger 
https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram 
http://t.me/RifiutiZeroUmbria
=> Seguici su Youtube 

Stop all'inquinamento da plastica, appello del Wwf ai capi di Stati per un accordo globale

Partita martedì 5 febbraio la petizione da tutti i siti dell’Associazione destinata ai capi di stato dei paesi delle Nazioni Unite #plasticfree #StopPlasticPollution















Una crisi globale come quella della plastica ha bisogno di una risposta globale ma al momento non esiste alcun trattato internazionale che affronti questo problema al livello mondiale e transfrontaliero. Per questo è partita oggi una Petizione promossa dal WWF in tutti i paesi dove è presente l’Associazione: l’invito è rivolto ai cittadini del mondo perché chiedano ai capi di stato di stipulare un Global Deal giuridicamente vincolante fra Paesi delle Nazioni Unite per fermare la dispersione di plastica in natura entro il 2030. E’ il primo passo di una campagna globale del WWF e in Italia sono in programma nel 2019 numerosi appuntamenti di sensibilizzazione, tutti sotto il segno di una Natura #PLASTICFREE.
 
 
Senza provvedimenti, entro il 2050, nei mari del mondo ci sarà più plastica che pesce e il Mediterraneo rappresenta un’area trappola con livelli record di inquinamento da microplastiche che minacciano la vita marina e la salute umana. 
Ecco alcuni numeri dell’emergenza: 95%, è la percentuale di plastica contenuta nei rifiuti del Mar Mediterraneo che soffoca habitat e specie; 1,25 milioni di frammenti per km2 è la concentrazione record di microplastiche nel Mediterraneo, quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’isola di plastica del Pacifico settentrionale; oltre il 90% dei danni provocati dai nostri rifiuti alla fauna selvatica è dovuto alla plastica; 134, sono le specie vittime di ingestione da plastica nel Mediterraneo (tra cui tutte le specie di tartaruga marina, che scambiano i sacchetti di plastica per prede); l’Europa è il secondo produttore di plastica al mondo; 2,1 sono i milioni di tonnellate di imballaggi di plastica consumati ogni anno dagli italiani.

La plastica in mare

“L’emergenza della plastica negli oceani è  fuori controllo , in 50 anni abbiamo compromesso l’ecosistema più  importante del pianeta, ignorandone le conseguenze . Ora sappiamo che è necessario agire rapidamente e concretamente per  fermare la silenziosa invasione di plastica che minaccia gli oceani e i mari di tutto il pianeta  – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia – Come associazione  abbiamo preso un impegno che ci vedrà coinvolti in maniera globale nei prossimi mesi : così come è accaduto per il clima, tutti i paesi che siedono in ambito ONU devono stringere un Accordo per porre fine alla dispersione di plastica in mare entro il 2030. L’ impatto drammatico sul benessere e la salute delle persone e sulla vita nei nostri mari è ormai conclamato: abbiamo inquinato con la plastica persino i mari più profondi nella Fossa delle Marianne. Non c’è tempo, tutti i Paesi sono responsabili di questa emergenza ambientale e ciascuno deve essere parte della soluzione”
 
Per il WWF l’Accordo globale dovrà definire obiettivi stringenti, per ogni singolo Paese, di riduzione dell’inquinamento da plastica e soprattutto vincolare i singoli paesi alla creazione di Piani d’azione nazionali per raggiungere gli obiettivi stabiliti.
 
L’Italia ha già fatto molto contro l’inquinamento da plastica: ha vietato l’utilizzo di shopper di plastica per la spesa dal 1° gennaio 2011, dall’inizio del 2018 ha vietato l’uso di sacchetti di plastica ultraleggeri per gli alimenti, dal 1° gennaio 2019 è vietato l’uso di bastoncini cotonati non biodegradabili e dal 1° gennaio 2020 l’uso di microplastiche nei cosmetici. Ma oggi il nostro Paese ha un’ulteriore occasione per mantenere e rafforzare la sua leadership su scala europea, sposando le richieste della petizione globale.
 
Nella petizione su change.org lanciata lo scorso anno e rivolta al governo italiano, che ha già raccolto oltre 600mila firme, il WWF ha infatti chiesto di anticipare nell'atteso provvedimento "salvamare" proposto dal Governo i contenuti della nuova direttiva comunitaria -  nella sua fase conclusiva di approvazione -  che  prevede la messa al bando di 10 prodotti di plastica monouso. Il WWF nella sua petizione italiana chiede, inoltre, che nella nostra nuova normativa : 
a) sia introdotta una cauzione sugli imballaggi monouso che stimoli i consumatori a riconsegnare i piccoli imballaggi di plastica a circuiti ben congegnati che favoriscano il loro riciclaggio - con l’obiettivo del 100% di imballaggi in plastica riciclabili o riutilizzabili entro il 2030 - ; 
b) siano messe fuori produzione in Italia le microplastiche da tutti i prodotti (a cominciare dai detergenti) entro il 2025, confermando il divieto delle microplastiche  nei cosmetici dal primo gennaio 2020, stabilito dalla Legge di Bilancio 2018.
 
Insieme alla Petizione, il WWF in Italia ha rilanciato anche la piattaforma digitale del TOUR SPIAGGE #PLASTICFREE che lo scorso anno ha coinvolto oltre 1.000 volontari in decine di eventi. Volontari, associazioni locali o singoli cittadini sono invitati a organizzare il proprio evento di pulizia della spiaggia prescelta. In questi giorni infatti le forti piogge e le mareggiate hanno creato un mix micidiale, con la plastica che ha invaso numerosi tratti di costa confermando l’analisi globale che indica nei fiumi una delle principali fonti di inquinamento da plastica (10 fiumi causano il 90% dell’inquinamento da plastica negli oceani). 
Il Tour, in versione invernale, ha già previsto appuntamenti il 17 febbraio e il 3 marzo lungo la spiaggia antistante l’Oasi WWF di Burano, in Toscana.
 
La produzione globale di plastica è aumentata negli ultimi 50 anni da 15 milioni di tonnellate nel 1964 a 311 milioni di tonnellate nel 2014 : poiché l’uso della plastica è presente in innumerevoli applicazioni ci si aspetta che entro i prossimi 20 anni la produzione di plastica raddoppierà. La plastica mono-uso rappresenta metà dei rifiuti di plastica marini : per questo il WWF ha in programma iniziative rivolte soprattutto a sensibilizzare i cittadini suggerendo comportamenti #plasticfree, e coinvolgere istituzioni, aziende, enti locali per ridurre il proprio impatto ‘di rifiuti plastici’ sull’ambiente naturale.

Stop alle stoviglie in plastica nelle mense, arriva un disegno di legge ad hoc















Lo stop riguarda enti pubblici e privati, ospedali, aziende e scuole.

Stop totale alle stoviglie e ai contenitori in plastica nella ristorazione collettiva. È la proposta contenuta in un disegno di legge presentato al Senato dalla parlamentare del M5S Vilma Moronese e che ora è pronto per l’esame dell’aula.
Il disegno di legge “Disposizioni per il divieto di utilizzo di stoviglie e contenitori di plastica destinati alla ristorazione collettiva” ha come obiettivo l’eliminazione di piatti, posate e bicchieri monouso in mense di enti pubblici e privati, ospedali, uffici pubblici e privati, aziende e istituti scolastici.
Secondo la senatrice del Movimento 5 Stelle è in questi luoghi che, nella maggior parte dei casi, si servono i pasti in stoviglie e posate di plastica usa e getta. Una modalità che ha come conseguenza la produzione di significativi quantitativi di rifiuti non riciclabili.
Il disegno di legge si compone di 3 articoli:
  • l’articolo 1 riguarda le finalità della legge, stabilendo il divieto di utilizzo di stoviglie di plastica non biodegradabili e riutilizzabili nella ristorazione collettiva anche in caso di manifestazioni di piazza, sagre ed eventi;
  • l’articolo 2 introduce un sistema sanzionatorio per il quale in caso di mancato rispetto delle disposizioni previste dal disegno di legge è prevista una sanzione pecuniaria da 5.000 a 10.000 euro;
  • l’articolo 3 introduce le disposizioni transitorie per consentire ai destinatari e utilizzatori dei prodotti su esposti di smaltire le scorte esistenti di stoviglie non conformi.
Nella relazione che accompagna il disegno di legge, viene citato il dossier “Plastic free sea” pubblicato da Legambiente nel novembre del 2015, secondo il quale ridurre l’impatto delle plastiche e dei rifiuti sull’ecosistema marino e costiero non solo gioverebbe all’ambiente ma consentirebbe di ridurre i costi ambientali che questo fenomeno comporta per la collettività, configurabili in 500 milioni di euro l’anno in Unione europea considerando solo i settori del turismo e della pesca.
L’obiettivo del disegno di legge è prevenire e ridurre la produzione di stoviglie usa e getta non biodegradabili per far fronte ad un problema serio legato alla gestione integrata dei rifiuti, prendendo spunto da quanto già fatto in Francia, dove è stato introdotto per la prima volta il divieto di produzione di materiale per la tavola usa e getta di plastica.
A tal proposito, Moronese cita i dati diffusi da Legambiente sul mercato italiano di prodotti usa e getta non biodegradabili di largo consumo, che varrebbe più di 4 miliardi di euro. Oggi si stima che in Italia il consumo di stoviglie di plastica sia di 115.000 tonnellate l’anno.
fonte: https://www.recyclingpoint.info/