La pratica denunciata dall’associazione Zero Waste France riguarda stoviglie di plastica distribuite da catene della GDO.
Nei giorni scorsi, l’associazione ambientalista Zero Waste France ha criticato la catena della grande distribuzione Carrefour per aver messo in commercio, a proprio marchio, stoviglie monouso in plastica - vietate nel paese a partire dal 1°gennaio scorso - etichettate come "riutilizzabili, lavabili fino 20 volte in lavastoviglie". A seguito della segnalazione, Carrefour ha annunciato a stretto giro di social la decisione di togliere i prodottidagli scaffali in tutti i suoi punti vendita.
Prima di denunciare l’accaduto, Zero Waste France ha provato a lavare i piatti e le posate in lavastoviglie, con risultati facilmente intuibili. Come afferma l'associazione: “Già dal primo lavaggio i piatti sono usciti leggermente deformati e ammaccati. Dopo meno di 10 utilizzi, la maggior parte era lacerata o aveva assorbito il colore o tracce di grasso degli alimenti contenuti”.
I venti cicli in lavastoviglie sono quanto una circolare del Ministero dell’Ambiente francese pone come discriminante tra stoviglie monouso e riutilizzabili più volte.
Se Carrefour proponeva questi prodotti a proprio marchio, altre catene - secondo Zero Waste France - stanno ancora vendendo stoviglie di plastica usa e getta, spesso presentate come riutilizzabili.
Firmata l'ordinanza che vieta agli esercenti della località marchigiana di distribuire piatti, bicchieri, cannucce e sacchetti non compostabili.
È stata firmata lo scorso venerdì l’ordinanza del Comune di Senigallia che vieta a tutti gli esercenti della località - compresi gli stabilimenti balneari - di distribuire ai propri clienti piatti, bicchieri, cannucce e sacchetti per la spesa che non siano realizzati in materiale biodegradabile e compostabile. L’iniziativa, che rientra nell’ambito delle azioni pensate per la giornata di "M’illumino di meno", segue l’adesione data lo scorso anno dall’amministrazione comunale alla campagna "Ecocannucce" promossa da Marevivo, volta a ridurre il più possibile il consumo di plastica. «Abbiamo scelto di varare questo provvedimento proprio in occasione di "M’illumino di meno" – spiega il sindaco Maurizio Mangialardi – per sottolineare lo stretto legame esistente tra il tema del risparmio energetico e quello della salvaguardia dei nostri mari e dei nostri oceani. Mari e oceani che rischiano di essere letteralmente soffocati dalla plastica, con gravi ripercussioni anzitutto sulla salute del pianeta, e in particolare sulla difesa della biodiversità e sulla tutela degli ecosistemi». «Credo che una città come la nostra – aggiunge l’assessore Enzo Monachesi - che vive di turismo e soprattutto di turismo balneare, debba mostrarsi ancora più sensibile alla questione. L’ordinanza di oggi rappresenta un primo passo, ma l’obiettivo è quello di rendere Senigallia una città plastic free». «Aderiamo volentieri a questa iniziativa – concludono Giacomo Cicconi Massi (Confartigianato) e Riccardo Pasquini (Confcommercio) – perché la difesa dell’ambiente marino e delle spiaggia è fondamentale per la crescita e lo sviluppo di un’economia locale fondata su servizi di alta qualità capaci di rendere Senigallia sempre più attrattiva sul mercato turistico». Fonte: MondoBalneare.com
Secondo recenti comunicati di Pro.mo, il Gruppo produttori stoviglie monouso in plastica, le stoviglie sarebbero a tutti gli effetti una categoria di imballaggi riciclabile, da inserire nella raccolta differenziata. Queste dichiarazioni hanno lasciato perplessi molti consumatori, anche perché secondo Conai (Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi) le stoviglie monouso sono classificate tra gli “imballaggi non selezionabili/riciclabili allo stato delle tecnologie attuali” (Fascia C).
Per questo motivo, abbiamo deciso di vederci chiaro, ponendo alcuni quesiti direttamente a Pro.mo e al suo presidente Marco Omboni.
Come mai questa grande differenza di visione tra Pro.mo e Conai?
In effetti, le stoviglie monouso in plastica, come peraltro i vasetti da yogurt, i cestini per le uova e molte altre tipologie di imballaggi rigidi, sono stati inseriti da CoRePla (Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo ed il recupero degli imballaggi in plastica) in questa classe dal titolo molto (troppo!) punitivo. In realtà, il riciclo del polistirene e ancor più del polipropilene, materiali con cui sono fatte la gran parte delle stoviglie monouso e gli altri imballaggi citati, è una realtà in crescita, su cui CoRePla sta investendo anche in considerazione dell’incremento degli obiettivi di riciclo previsti dalla Comunità Europea.
Lo stoviglie monouso devono essere inserite nella differenziata?
Nei comuni che aderiscono all’accordo Anci-Conai (la maggioranza), le stoviglie monouso in plastica rientrano nella raccolta differenziata della frazione plastica (a eccezione delle posate, questo a causa di una astrusa norma europea di cui non ci stancheremo di chiedere il cambiamento).
Esistono eccezioni sulla base del polimero con cui sono realizzate?
Non ci sono eccezioni.
Una normativa europea impedisce il riciclo delle posate di plastica monouso
Una volta raccolte nella differenziata qual è il loro destino? Vengono effettivamente riciclate o smaltite in altro modo?
Le stoviglie in plastica seguono il destino di tutta la frazione plastica in cui sono inserite, con una quota a termovalorizzazione ed una – crescente – a riciclo meccanico, quest’ultimo via via affinato in parallelo alla crescita tecnologica dell’industria dedicata. Mi preme a questo proposito segnalare più di un progetto di riciclo dedicato specificatamente a questi prodotti: come per esempio quello realizzato a suo tempo nelle scuole milanesi, che ha portato al riciclo di 12 tonnellate di polipropilene, “tornate” nelle stesse scuole sotto forma di arredo scolastico per la realizzazione di orti didattici di classe; oppure, recentissimo, quello messo in atto durante l’Adunata Nazionale degli Alpini di Trento.
Purtroppo, al momento non è dato conoscere la dimensione di queste “quote” destinate alla termovalorizzazione e al riciclo meccanico, e non abbiamo ricevuto risposta alle richieste di chiarimento. Quello che è certo, è quanto la proposta della Commissione europea di bandire le stoviglie monouso stia mettendo sotto pressione l’intero settore di cui Pro.mo si fa portavoce e che, attraverso svariati comunicati ha espresso perplessità. Ed è anche per questo motivo che si insiste a sottolineare la possibilità di riciclare queste stoviglie, che rimangono tuttavia usa e getta.
Ricordiamo cheper essere correttamente differenziate, le stoviglie dovranno essere ripulite dai residui di cibo (almeno sommariamente), in modo da eliminarne il grosso e non inficiare la raccolta della plastica. Il riciclo delle stoviglie monouso, infatti, presenta oggettive difficoltà, essendo realizzate in polimeri poco pregiati dal punto di vista del riutilizzo, e il rischio che finiscano nei bidoni ancora sporche di cibo è particolarmente alto.
L’impatto della raccolta differenziata degli imballaggi nel 2017 (Fonte: CoRePla)
Secondo Conai,la riciclabilità degli imballaggi in polistirene rigido conferiti nella raccolta differenziata domestica è condizionata dalla scarsa resistenza agli urti di questo polimero. Difatti, a causa degli stress meccanici che subiscono durante le fasi di raccolta e selezione (vagliatura), gli imballaggi realizzati con questo materiale risultano spesso frammentati in parti troppo piccole e leggere per essere selezionate in un flusso sufficientemente omogeneo da poter essere avviato al riciclo.
Molto probabilmente i progressi nelle tecnologie di selezione renderanno possibile, in futuro, una maggiore precisione nella selezione in positivo di frammenti di piccole dimensioni, e quindi del loro riciclo. Sono in corso sperimentazioni in tal senso. Il problema non si pone, o si pone in misura molto minore, quando il polistirene viene raccolto pulito e in maniera separata a priori, per esempio mediante il conferimento di imballaggi non contaminati a un’isola ecologica.
In merito a questo tema, tre aziende e un’associazione di settore si sono alleate per avviare in Francia una piattaforma per il recupero e riciclo di imballaggi in polistirene, un’iniziativa volontaria in linea con le roadmap sull’economia circolare varate dal governo francese e dalle autorità europee. A promuovere il progetto sono il gruppo petrolchimico Total (produttore di polistirene), Saint-Gobain (sistemi isolanti in EPS), Citeo, una società no profit impegnata nello sviluppo di imballaggi sostenibili e, infine, l’associazione dei prodotti lattieri freschi Syndifrais. L’obiettivo è valutare la fattibilità di un sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi in polistirene ed eventualmente promuoverne l’avvio su scala industriale attivando un percorso circolare, individuando anche possibili applicazioni finali per i materiali rigenerati
La conclusione che si può trarre è che nella gestione corretta della plastica monouso, incluse le stoviglie, il consumatore gioca un ruolo fondamentale. In tal senso, alcuni utili consigli sono presenti nel decalogo di ecologia quotidiana #AllungaLaVita stilato dal Tavolo per il riciclo di qualità (un organismo formato da Federazione Gomma Plastica, IPPR-Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, Corepla, Enea, ISPRA e Legambiente):
1) Usa la plastica monouso solo quando è necessario
2) Quando puoi, riutilizza piatti, bicchieri e bottiglie prima di riciclarli
3) Riusa le vaschette per conservare alimenti e piccoli oggetti
4) Conserva i vassoi e riutilizzali per servire altre vivande
5) Utilizza i sacchetti biodegradabili e compostabili per la raccolta dell’umido
6) Nella differenziata, la plastica va con la plastica, i sacchetti compostabili con l’umido
7) Svuota, risciacqua e riduci il volume degli imballaggi; schiaccia se possibile le bottiglie per il lungo
8) Tieni un contenitore in cucina dedicato agli imballaggi in plastica da riciclare
9) Segui le istruzioni del tuo Comune per la differenziata; se hai dubbi sul materiale leggi l’etichetta
10) Non abbandonare la plastica, contribuirai a ridurre il marine littering
Lo stop riguarda enti pubblici e privati, ospedali, aziende e scuole.
Stop totale alle stoviglie e ai contenitori in plastica nella ristorazione collettiva. È la proposta contenuta in un disegno di legge presentato al Senato dalla parlamentare del M5S Vilma Moronese e che ora è pronto per l’esame dell’aula.
Il disegno di legge “Disposizioni per il divieto di utilizzo di stoviglie e contenitori di plastica destinati alla ristorazione collettiva” ha come obiettivo l’eliminazione di piatti, posate e bicchieri monouso in mense di enti pubblici e privati, ospedali, uffici pubblici e privati, aziende e istituti scolastici.
Secondo la senatrice del Movimento 5 Stelle è in questi luoghi che, nella maggior parte dei casi, si servono i pasti in stoviglie e posate di plastica usa e getta. Una modalità che ha come conseguenza la produzione di significativi quantitativi di rifiuti non riciclabili.
Il disegno di legge si compone di 3 articoli:
l’articolo 1 riguarda le finalità della legge, stabilendo il divieto di utilizzo di stoviglie di plastica non biodegradabili e riutilizzabili nella ristorazione collettiva anche in caso di manifestazioni di piazza, sagre ed eventi;
l’articolo 2 introduce un sistema sanzionatorio per il quale in caso di mancato rispetto delle disposizioni previste dal disegno di legge è prevista una sanzione pecuniaria da 5.000 a 10.000 euro;
l’articolo 3 introduce le disposizioni transitorie per consentire ai destinatari e utilizzatori dei prodotti su esposti di smaltire le scorte esistenti di stoviglie non conformi.
Nella relazione che accompagna il disegno di legge, viene citato il dossier “Plastic free sea” pubblicato da Legambiente nel novembre del 2015, secondo il quale ridurre l’impatto delle plastiche e dei rifiuti sull’ecosistema marino e costiero non solo gioverebbe all’ambiente ma consentirebbe di ridurre i costi ambientali che questo fenomeno comporta per la collettività, configurabili in 500 milioni di euro l’anno in Unione europea considerando solo i settori del turismo e della pesca.
L’obiettivo del disegno di legge è prevenire e ridurre la produzione di stoviglie usa e getta non biodegradabili per far fronte ad un problema serio legato alla gestione integrata dei rifiuti, prendendo spunto da quanto già fatto in Francia, dove è stato introdotto per la prima volta il divieto di produzione di materiale per la tavola usa e getta di plastica.
A tal proposito, Moronese cita i dati diffusi da Legambiente sul mercato italiano di prodotti usa e getta non biodegradabili di largo consumo, che varrebbe più di 4 miliardi di euro. Oggi si stima che in Italia il consumo di stoviglie di plastica sia di 115.000 tonnellate l’anno.
Il sindaco Antonio Fentini ha firmato l'ordinanza dopo la pubblicazione di una ricerca del Cnr di Genova, secondo cui alle Diomedee c'è una concentrazione di microplastiche fra le più alte d'Italia. "Il prossimo passo sarà vietare le bottiglie e i contenitori di polistirolo", ha dichiarato il primo cittadino
Il Cnr di Genova denuncia che nelle acque delle Isole Tremiti c’è una concentrazione di microplastiche fra le più alte d’Italia. E il sindaco dell’area protetta, Antonio Fentini, decide di metterle al bando. Dal 1 maggio residenti, turisti e commercianti delle Diomedee non potranno più utilizzare le stoviglie di plastica. Al loro posto potranno essere usati solo contenitori biodegradabili. Ai trasgressori, sanzioni che vanno dai 50 ai 500 euro.
L’ordinanza di Fentini è arrivata dopo che una settimana fa l’Istituto di scienze marine del Cnr di Genova, l’Università Politecnica delle Marche e Greenpeace Italia avevano pubblicato una ricerca sulla presenza di microplastiche nelle acque superficiali dei mari italiani. Dai risultati era emerso che le aree più inquinate sono quelle di Portici e delle Tremiti, con livelli comparabili a quelli “presenti nei vortici oceanici del nord Pacifico”, le cosiddette “zuppe di plastica“. In particolare, nelle isole a largo di Foggia sono stati ritrovati 2,2 frammenti per metro cubo. “Come nuotare in mezzo a 5.500 pezzi di plastica”, avevano spiegato i ricercatori.
“Stiamo vedendo il nostro mare ucciso giorno dopo giorno dall’uomo e dovevamo fare qualcosa subito”, ha dichiarato a Repubblica il primo cittadino delle Isole Tremiti, una riserva naturale marina dove vivono poco più di 500 abitanti. “Il prossimo passo sarà vietare le bottiglie di plastica e i contenitori di polistirolo, quelli che usano i pescatori per trasportare il pesce e che si ritrovano spesso in mare. Rivolgo un appello a tutti i sindaci delle isole e dei Comuni italiani che si affacciano sul mare a fare lo stesso”, continua Fentini. “Cerchiamo tutti insieme di fare del bene al nostro Pianeta“.