Visualizzazione post con etichetta #AbbigliamentoSostenibile. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #AbbigliamentoSostenibile. Mostra tutti i post

Fast fashion: il finto e-commerce con mega offerte che svela il prezzo “invisibile” della moda usa e getta




Un e-commerce che offre offerte per capi d’abbigliamento a prezzi stracciati, ma… al momento dell’acquisto la sorpresa: è un sito “fake”, che ha l’unico grande obiettivo di svelare il vero costo della moda “usa e getta” e le conseguenze provocate dalla fast fashion.

Anche nei periodi di crisi, le persone non riescono a rinunciare alla cosiddetta moda veloce (fast fashion). L’Ong Mani Tese ha lanciato la campagna Prezzi dell’altro mondo per sensibilizzare l’opinione pubblica sui molteplici problemi generati dal consumismo sfrenato nel settore dell’abbigliamento. Nei numerosi siti online specializzati possiamo infatti acquistare capi di abbigliamento a basso costo, che con un semplice click saranno spediti al nostro domicilio.

Sul negozio virtuale Prezzi dell’altro mondo, invece, quando acquisti un capo di abbigliamento, sul sito ti compare non solo il prezzo di listino, ma anche il vero prezzo di quell’indumento, che include tutti quei costi aggiuntivi “invisibili”, legati all’insostenibile impatto umano e ambientale del processo produttivo-industriale.

L’industria tessile genera rifiuti e contribuisce all’aumento delle emissioni di gas serra; ogni anno, infatti, produce circa 1,2 miliardi di tonnellate di gas serra e occupa 38 milioni di ettari di terra, destinati alla coltivazione e alla produzione di vestiti; poi, se i lavoratori e le lavoratrici del settore tessile, soprattutto nel sud del mondo e nei paesi asiatici, vengono sfruttati dai datori di lavoro e subiscono sistematici abusi di ogni genere, alcuni inderogabili diritti umani vengono inevitabilmente violati e nuove forme di schiavitù vengono più o meno apertamente tollerate.

Come funziona

Quando sceglie uno dei prodotti messi “in vendita” e lo mette nel carrello, invece di concludere un grande affare, l’utente viene informato di tutto ciò che quel capo nasconde. Le informazioni sono sia nel relativo video che appare che nella lista della descrizione del prodotto.


@Mani Tese

Per potere vendere a prezzi così bassi, infatti, oltre che sulla scarsa qualità dei materiali utilizzati, la fast fashion si regge sulle strategie di outsourcing e delocalizzazione dei grandi marchi globali, che basano larga parte della loro produzione in stabilimenti caratterizzati da bassissimi costi di manodopera, assenza di tutele efficaci dei lavoratori e scarso rispetto delle normative ambientali.

Il progetto dell’Ong è rivolto soprattutto ai giovani tra i 18 e i 35 anni, particolarmente attratti dalla moda usa e getta pubblicizzata su Internet. Figlia di un modello totalmente insostenibile sul piano sia sociale che ambientale, esaspera la portata delle problematiche già esistenti nella restante industria dell’abbigliamento.

Un vestito venduto a poco prezzo è spesso costituito da materiali di scarsa qualità, nocivi per gli esseri umani (bambini inclusi) e per l’ambiente, poiché attinge a risorse naturali scarse. Le principali marche di abbigliamento del mondo, non a caso, hanno delocalizzato la produzione in paesi dove la tutela legislativa dei lavoratori è meno stringente e/o dove non esiste una normativa ambientale.
Come abbandonare la moda usa e getta

Per modificare le proprie preferenze rispetto al mondo dell’abbigliamento e per diventare consumatori più responsabili e attenti alle implicazioni etiche dei propri comportamenti d’acquisto, puoi fare molte cose:
Compra meno cose e indossale molto di più.
Il tuo stile personale è come te: unico! Non devi per forza seguire le mode stagionali per esprimere la tua identità.
Evita l’acquisto d’impulso: nella maggioranza dei casi è destinato al fondo dell’armadio!
Impara a leggere le etichette e le certificazioni di qualità ambientale e sociale, pur sapendo che non potranno mai dire tutto del capo che stai per acquistare.
Informati sulle tue marche d’abbigliamento preferite e fai sapere loro che per te sostenibilità, rispetto dei diritti dei lavoratori e trasparenza sono importanti.
Scegli tessuti in fibre naturali e, se proprio devi comprare tessuti sintetici, preferisci quelli ottenuti dal riciclo di materiali plastici.
Evita lunghi spostamenti in auto da un negozio all’altro: muoviti a piedi o in bici quando devi fare un acquisto, oppure compra online in modo consapevole.
Scopri il fascino dei negozi dell’usato, vintage e del commercio equo e solidale.
Modifica i tuoi vecchi capi per reinventarli e dare loro una seconda vita (refashion).
Scegli se vuoi applicare uno o più di questi suggerimenti e ricorda che non esiste un modo unico di essere consumatori consapevoli. Proprio come non c’è un modo unico di vestirsi e di dare il proprio contributo per un mondo più equo e sostenibile

Fonti: Mani Tese/Prezzi dell’Altro Mondo


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Moda sostenibile: intervista a Silvia Gambi di solomodasostenibile

È tempo di saldi e allora abbiamo pensato di rivolgere qualche domanda a Silvia Gambi, giornalista esperta di moda sostenibile, per capire come sia possibile ridurre la nostra impronta sul Pianeta adottando nuove e diverse abitudini di acquisto di capi di abbigliamento e accessori


Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato la nostra "pillola di sostenibilità: vestirsi in modo sostenibile", una serie di eco-consigli per fare riflettere su come sia possibile, anche con semplici azioni, alleggerire la nostra impronta sul Pianeta dovuta ai nostri acquisti, talvolta continui, di capi di abbigliamento e accessori vari.

La "pillola di sostenibilità: vestirsi in modo sostenibile" è stata l'occasione per rivolgere alcune domande ad un'esperta di moda sostenibile, Silvia Gambi. Giornalista, da 15 anni lavora con le imprese tessili di Prato in numerosi progetti. È autrice del podcast e del sito "Solo Moda Sostenibile" e della newsletter gratuita, in uscita ogni sabato, con tutte le novità della settimana.

Ci stiamo avvicinando alla stagione dei saldi, le promozioni ci sono già, e complice anche la Pandemia che ci ha costretto a stare a casa per un lungo tempo, la voglia di acquistare, se possibile, non manca, ma possiamo trasformare il nostro acquisto da mero gesto commerciale in atto consapevole e rispettoso dell’ambiente e delle persone?

Questa è una stagione di saldi particolari, che arriva dopo un periodo in cui non solo non sappiamo nemmeno bene cosa ci serve, ma soprattutto abbiamo fatto i conti con il nostro armadio e con quello che ci è davvero utile. Io direi che è proprio questo che deve farci da guida negli acquisti che eventualmente faremo; comprare quello che ci serve. Il modo migliore è fare una lista e attenerci a quello che abbiamo indicato, resistendo alle tentazioni. I saldi sono spesso l’occasione per le aziende di svuotare i magazzini oppure di vendere capi di poco valore prodotti per rispondere alla richiesta del momento. In questa stagione, durante la quale si è prodotto anche meno, il rischio di fare acquisti poco convenienti è ancora più alto. I brand sostenibili spesso non mettono in saldo la propria merce, perché i loro prezzi sono costruiti con attenzione e non hanno una sovrapproduzione da mettere sul mercato a prezzo ridotto. Ogni capo che acquistiamo dà un impatto sociale e ambientale: il gesto più responsabile che possiamo fare è quello di acquistare solo ciò che ci serve davvero.

Possiamo veramente vivere con pochissimi capi nell’armadio, magari di qualità, oppure abbiamo bisogno di accumulare vestiti che utilizziamo poche volte e che gettiamo con estrema facilità, vista anche la loro scarsa qualità e il basso costo ?

C’è su Instagram una sfida molto interessante che si chiama #project333, che è stata lanciata da Courtney Carver, una ragazza americana che ha una storia molto interessante. La sfida è quella di creare un guardaroba composto da 33 pezzi, compresi scarpe e borse, da utilizzare per 3 mesi. In questo modo si acquistano meno cose, di migliore qualità e che sono coordinate tra loro. Naturalmente alcuni oggetti possono essere utilizzati per più stagioni Secondo Livia Firth, un capo di abbigliamento deve essere indossato almeno 30 volte, altrimenti vuol dire che non ci era utile. Indossare più a lungo un capo di abbigliamento significa anche valorizzare la qualità, scegliere con attenzione quello che indossiamo e liberarci anche dalla schiavitù del fast fashion, che cerca sempre di farci desiderare qualcosa di nuovo.

Comprare un capo d’abbigliamento riciclato o ancora meglio riciclabile, genera una sensazione di minore responsabilità rispetto alla grande quantità di rifiuti tessili che ogni anno produciamo. A che punto siamo, realmente, con il riciclo, in particolare delle fibre sintetiche che, ad oggi, rappresentano la materia prima di buona parte dei capi di abbigliamento in commercio ?

Secondo la Ellen Mac Arthur Foundation oggi al mondo vengono riciclati solo l’1% degli abiti usati, quindi c’è molta strada da fare. Gli abiti non vengono riciclati anche perché è difficile e poco conveniente farlo, se un capo non è progettato per essere riciclato: questo significa che deve essere facilmente smontabile nelle sue componenti, che deve essere a tinta unita e realizzato con materiale mono fibra. Quanti abiti oggi rispettano queste linee guida? L’abuso del termine “riciclato” ma soprattutto di “riciclabile” è al centro di numerose campagne di greenwashing: non basta l’utilizzo di un componente riciclato per definire così un capo. Per il riciclabile è ancora più complicato ed è una sfida che le giovani generazioni di designer dovranno affrontare.

Il riuso dei capi di abbigliamento sembra avere conquistato una parte di mercato, facilitato anche dalla nascita di molte piattaforme digitali, può essere una soluzione alla sovra-produzione e sovra-consumo di capi d’abbigliamento ?

C’è un vero e proprio boom del second-hand e per i prossimi anni si prevede che ci sarà una grossa crescita di questo mercato, soprattutto per i beni di lusso. Allo stesso tempo stiamo assistendo a progetti creativi che utilizzano i “deastock” per le proprie creazioni, ossia i tessuti che avanzano dalle produzioni e che così vengono riutilizzati. Lo scopo è quello di disincentivare la sovra-produzione, ma il fast fashion si basa proprio sulla capacità di innescare nuovi desideri e mandare in negozio collezioni nuove ogni settimana. Questo continuo desiderio di novità spesso lo incontriamo anche in coloro che acquistano capi vintage ogni settimana, causando emissioni per i trasporti, ad esempio. Penso che il mercato del riuso e l’upcycling siano realtà interessanti e che vanno incoraggiate, ma soprattutto dobbiamo educare i consumatori a creare un legame con quello che acquistano: un capo può essere riparato, usato, rinnovato. Prima di uscire dal nostro armadio deve superare questi step: ma di base deve trattarsi di un capo di qualità, altrimenti non potremo fare altro che gettarlo dopo il primo lavaggio.

fonte: www.arpat.toscana.it


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

VinoKilo, l'abbigliamento sostenibile arriva a Milano: si paga al chilo e cashless














Vintage, eco-friendly e innovativo: arriva a Milano - e per la prima volta in Italia - VinoKilo, il nuovo concept di shopping dedicato alla moda sostenibile. L'e-commerce tedesco si presenta con un evento di vendita che si svolgerà sabato 19 Ottobre (dalle 10 alle 18) presso lo SpazioVetro di SuperStudio Group (Via Tortona 27). 
Più di 4.000 capi vintage - per un totale di circa 3 tonnellate di pezzi unici - saranno esposti su cremagliere e presentati al pubblico in maniera innovativa: si potrà fare shopping degustando vino e accompagnati da musica live. VinoKilo rappresenta un'alternativa sostenibile ed eco-friendly alla Fast-Fashion: l'azienda con sede a Magonza, in Germania, recupera vecchi abiti in disuso e smantellati e dona loro nuova vita.I capi, dimenticati in vere e proprie discariche tessili in ogni lato del globo, vengono accuratamente selezionati e quindi inseriti in un meticoloso processo di riqualificazione: lavati, riparati e piegati a mano e solo alla fine reimmessi nel ciclo di consumo attraverso l'e-commerce online o con speciali eventi pop-up organizzati nelle maggiori città d'Europa.
Non si paga il singolo pezzo ma, naturalmente, si paga al chilo.
 In poco più di 4 anni di attività e 194 eventi, Vinokilo è riuscita ad ottenere notevoli risultati in fatto di vendite, con un impatto ambientale concreto e significativo dando nuova vita a oltre 150 tonnellate di vestiti. Significa che sono stati risparmiati più di 3,5 milioni di cicli di lavaggi, che tradotto in impatto idrico sono pari all'acqua necessaria per riempire 2,3 milioni di vasche da bagno, ed evitate emissioni di CO2 pari a quelle emesse percorrendo circa 30 milioni di km alla guida di un'automobile, praticamente 8 volte andata e ritorno verso la luna.
L'obiettivo è quello di stimolare un ciclo di vita infinito per questi indumenti, rendendoli accessibili al grande pubblico: non un "semplice" negozio vintage, ma un negozio in cui si mette in evidenza come la moda di seconda mano non sia né diversa né di minor valore rispetto alla moda di ultima tendenza.   
Per rendere l'esperienza della moda sostenibile il più semplice, innovativa e cool possibile, VinoKilo ha scelto inoltre di mettere a disposizione degli shopping addicted la possibilità di pagare senza contanti ma, più velocemente, con la carta, grazie ai lettori di carte SumUp Air, pensati per essere utilizzati in ogni luogo e situazione: realizzati dalla fintech britannica che sta rivoluzionando il mercato dei pagamenti elettronici, si collegano tramite bluetooth ad uno smartphone o un tablet con connessione 3G e permettono di accettare pagamenti ovunque, senza bisogno di contanti.
Senza dimenticare, anche in questo caso, la sostenibilità: secondo due studi olandesi commissionati dalla De Nederlandsche Bank ed analizzati per SumUp da Rete Clima, le transazioni in contanti sarebbero più inquinanti delle transazioni con carta di debito. Per quanto riguarda il pagamento in contanti, l'impatto ambientale di ogni transazione è infatti pari a 4,6 g di CO2 equivalenti (CO2e), mentre quello di ciascuna transazione con carta di debito è di 3,78 grammi di CO2e.


fonte: https://www.greencity.it

Maglie e felpe da bottiglie di plastica: con il crowdfunding arriva il progetto Q-Bottles














Secondo l'UNEP (United Nations Environment Programme) ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscono negli oceani, causando 8 miliardi di dollari di danni agli ecosistemi marini.Grazie allo sviluppo della tecnologia anche la moda può dare il suo contributo per cercare di ridurre la quantità di rifiuti che ogni anno finiscono in discarica o abbandonati sui litorali.
Per questo, 
Quagga, azienda italiana che realizza capi costituiti al 100% da fibre riciclate prive di sostanze nocive, ha lanciato sulla piattaforma di crowdfunding Ulule il progetto Q-Bottles, per trasformare semplici bottiglie di plastica in abbigliamento sostenibile, cruelty free e Made in Italy.
Con Q-Bottles infatti ogni giacca, felpa e polo è stata realizzata con la plastica di bottiglie rinnovate, che non vengono così abbandonate nell'ambiente: grazie alle tecniche oggi disponibili, dalle bottiglie si riescono infatti ad ottenere tessuti d'avanguardia come per esempio un jersey in poliestere leggero, traspirante e resistente che viene poi colorato con tinture eco-compatibili.
"Vogliamo dimostrare che è possibile ottenere il comfort e le caratteristiche del cotone utilizzando fibre ottenute dal riciclo di materie plastiche presenti sul territorio, con assoluti vantaggi in termini di ecocompatibilità: a fine vita i capi in poliestere possono essere nuovamente  riciclati", spiegano i progettisti di Quagga.Il progetto Q-Bottles di Quagga nasce interamente in Piemonte: la fibra riciclata Newlife è stata prodotta da Sinterama Spa (Biella) con certificazione Global Recycle Standard stabilita da ICEA e Confidence in Textiles (Oeko Tex Standard 100).
La trasformazione delle fibre in tessuto è invece opera di Alpimaglia, in provincia di Torino.
 L'obiettivo di 50 prevendite che Quagga intendeva raggiungere con il progetto Q-Bottles su Ulule è stato ampiamente superato: il crowdfunding si è infatti chiuso con 146 capi etici esostenibili prenotati, a dimostrazione che una moda responsabile e attenta all'ambiente, completamente Made in Italy, è possibile. 

fonte: http://www.greencity.it/