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OGM in Italia? Protesta delle associazioni

Rischio introduzione OGM in Italia: in un comunicato, le associazioni si oppongono ad alcuni Decreti Legge in discussione in questi giorni.









Gli OGM potrebbero fare il loro ritorno in Italia, nonostante l’opinione pubblica si sia più volte espressa contro il ricorso a organismi geneticamente modificati in agricoltura. È quanto denunciano diverse associazioni, tra cui l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (AIAB) e Greenpeace. In un recente comunicato, i gruppi in questione hanno sottolineato come il Governo potrebbe “far rientrare gli OGM dalla finestra” e, per questa ragione, si chiede uno stop immediato.

Tutto nasce dalla discussione di tre proposte di Decreto Legge – la 208, la 211 e la 212 – su cui Camera e Senato starebbero discutendo in materia di sementi e materiale di propagazione.

OGM in futuro in Italia, la protesta

La questione nasce da un recente tentativo di approvazione di alcune tecniche di ricombinazione genetica (NTB), nonostante la Corte di Giustizia europea abbia già stabilito debba essere equiparata ai tradizionali OGM. Su una questione analoga proprio in questi giorni si era espressa anche l’EFSA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, chiedendo all’UE di aggiornare le linee guida sulla valutazione del rischio dell’ingegneria genetica per le piante, poiché “non più pericolose della selezione vegetare tradizionale e delle tecniche transgeniche“.

Le tre proposte di legge sono al vaglio delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato e sarebbero relative alla gestione delle sementi in Italia e agli altri materiali di propagazione – come viti e piante da frutto – anche in presenza di ricombinazione genetica. Secondo le associazioni, si tratterebbe di un tentativo per reintrodurre gli organismi geneticamente modificati in Italia, proprio poiché la Corte di Giustizia ha stabilito che gli NTB sono equiparabili agli OGM, nonostante una legge già esistente che ne vieta la coltivazione e la commercializzazione.

Parole dure sono state espresse da AIAB in un recente comunicato, anche poiché il parere delle parti impegnate nella produzione agricola tricolore non sarebbe stato vagliato:


Siccome è semplicemente offensivo pensare che al Mipaaf e nel Governo ci siano persone ingenue che ignorano non solo il parere contrario, più volte espresso dai cittadini e dal mondo del biologico e dell’ambientalismo, ma leggi in vigore, sorge immediatamente il sospetto che ci sia in atto un nuovo tentativo fraudolento di sdoganamento di OGM travestiti da NBT.

Ancora, l’associazione sottolinea come i provvedimenti in corso di dibattimento non prendano invece in considerazione la protezione delle sementi contadine, essenziali per la conservazione della biodiversità:


Totalmente dimenticate le sementi contadine evidentemente di scarso interesse commerciale ma di altissimo valore per tipicità, biodiversità e capacità di adattamento. Così come non si tiene conto dei materiali evolutivi, meglio conosciuti come miscugli, che rientrano a pieno titolo nella normativa europea sul bio.

Infine, AIAB e Greenpeace denunciano come le bozze non includano ora nessun riferimento sulla tracciabilità di questi prodotti e, peraltro, come le multe per la mancata identificazione di vegetali OGM siano esigue. Si parla infatti dai 1.000 ai 6.000 euro.


Ci preme sottolineare con forza che nelle proposte di Decreto sono assenti tutte le tematiche relative alla tracciabilità e ai protocolli di laboratorio per verificare il tipo di modifica genetica effettuato e la verifica che non ci siano modifiche accidentali disseminate nel genoma; l’obbligo di dare atto del processo seguito per l’ottenimento delle varietà OGM con ogni riferimento alle tecniche utilizzate; test per la tracciabilità di eventuale materiale accidentale in campo; riferimenti su come eseguire le prove sperimentali in campo aperto visto che in Italia non potranno essere effettuate né potranno essere moltiplicati materiali in vitro senza strutture quali serre e laboratori di contenimento.

Fonte: ANSA


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Report EFSA: per le associazioni ambientaliste e del biologico è un maldestro tentativo di assoluzione dei pesticidi e dell’attuale modello di agricoltura non più sostenibile




















Dichiarazione di ISDE, WWF, Legambiente, FederBio, Slow Food, Apab, Aiab, Lipu, Pro Natura

Le scorse settimane è stato pubblicato un rapporto di EFSA (l’agenzia europea che si occupa della sicurezza alimentare) dal titolo “Cumulative dietary risk characterisation of pesticides that have chronic effects on the thyroid”.

Il report, riguardante i risultati di due studi pilota retrospettivi su rischi per la salute umana da esposizione cumulativa a multiresiduo di pesticidi per via alimentare, è giunto alla rassicurante conclusione che da tale esposizione non vi sarebbero conseguenze negative per alcuni effetti cronici sulla tiroide e per due effetti acuti sul Sistema Nervoso Centrale (gli unici indagati)

Lo studio affronta un problema di cruciale importanza per la salute pubblica, data la presenza di residui di uno o più pesticidi nel 40.6% degli alimenti, come riportato da EFSA in un report del 2018, in cui però non si faceva distinzione fra multiresiduo e singolo residuo. Dagli ultimi controlli eseguiti in Italia il multiresiduo è in aumento, sono presenti più di un pesticida nel 40% dei campioni di frutta e nel 15% delle verdure, con un massimo di 9 diversi pesticidi nelle fragole e 6 nell’uva da tavola.

Le associazioni ISDE, WWF, Legambiente, FederBio, Slow Food, Apab, Aiab, Lipu e Pro Natura ritengono che questo report dell’EFSA sia solo un esercizio di tipo matematico-statistico, costruito su un modello gravemente lacunoso, in cui si è ricercato solo quello che a priori era prevedibile non trovare, senza invece indagare su ciò che la comunità scientifica da tempo segnala. Per le Associazioni il report di EFSA è un grande “castello di carta”, le cui rassicuranti conclusioni non possono essere in alcun modo condivise. Esistono, infatti, numerose criticità sia di ordine generale che metodologico bene evidenziate nel documento di analisi prodotto dalle stesse Associazioni ambientaliste: Considerazioni sul report EFSA “Cumulative dietary risk characterisation of pesticides that have chronic effects on the thyroid”.

“Il report appare, più che uno studio finalizzato a tutelare la salute pubblica, un maldestro tentativo di assoluzione dei pesticidi e dell’attuale modello agricolo dipendente dalle sostanze chimiche di sintesi – dichiarano le Associazioni – la presenza di multiresiduo negli alimenti rappresenta un problema di grande rilievo per la salute pubblica ed è fonte di preoccupazione nella comunità scientifica e nella società civile, specie per gli effetti sulle componenti più sensibili della popolazione come i bambini, anche perché si assiste ad un aumento della percentuale di campioni con multiresiduo e del numero dei pesticidi presenti”.

Le Associazioni evidenziano inoltre che “la letteratura dispone ormai di consolidate conoscenze che attestano i vantaggi per la salute derivanti da una alimentazione biologica il cui incremento comporta riduzione nella incidenza di infertilità, malformazioni, allergie, otite media, ipertensione in gravidanza, sindrome metabolica, elevato indice di massa corporea, linfomi non Hodgkin. La salute dell’uomo non si può disgiungere da quella degli ecosistemi del Pianeta e sempre più si afferma, anche nel mondo accademico un modello agricolo che rigetta l’uso della chimica e si fonda su un paradigma completamente diverso, quello dell’agricoltura biologica che è l’implementazione pratica dei principi dell’Agroecologia”

In definitiva con questo report, l’EFSA, ha perso una buona occasione per recuperare credibilità e riconquistare la fiducia dei cittadini europei, valori già pesantemente offuscati dalla vicenda glifosate e dai pesanti conflitti d’interesse che hanno caratterizzato il percorso autorizzativo dell’erbicida per il suo utilizzo fino al 2022.


CLICCA QUA PER SCARICARE IL DOCUMENTO COMPLETO 

fonte: www.isde.it


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Puntata pro OGM a Presa Diretta. Perché l’agricoltura biologica è stata ignorata?

OGM PresaDiretta

Una inaspettata puntata pro OGM. E' quella andata in onda a Presa Diretta, con l’inchiesta ‘Chi ha paura degli OGM?’, lo scorso 28 febbraio su Rai 3, in cui è stata messa in luce soprattutto la normativa italiana che ne vieta la ricerca in pieno campo (ma non in laboratorio).
Il problema, secondo noi, consiste nel fatto che, all'interno della puntata, l’agricoltura biologica come alternativa alla coltivazione di varietà geneticamente modificate e le posizioni anti-OGM, seppur autorevoli, sono state del tutto ignorate. Ne è emersa una visione parziale e oseremmo dire 'di parte' sul tema degli Ogm. 
FederBio, AIAB e Associazione per l’Agricoltura Biodinamica avevano già manifestato il loro dissenso in un comunicato congiunto pubblicato prima della puntata, sulla base dei post pubblicati sulla pagina Facebook, dove attualmente compare quella che appare come una “difesa” dal titolo ‘Per la Precisione’, che riporta i documenti e i materiali usati per costruire i reportage. Ammesso e non  concesso che siano tutti quelli accreditati sulla difficile tematica.
Ora, a puntata avvenuta, possiamo parlare davvero di un vero e proprio spot pro-OGM. Ma quali sono state le omissioni e le contraddizioni più evidenti? Abbiamo contattato le associazioni del bio per farcelo spiegare.
Vincenzo Vizioli, Presidente di AIAB, che ha anche indirizzato una lettera a Presa Diretta, commenta:
[…] siamo davvero rimasti sconcertati guardando la puntata di Presa Diretta di ieri sera dal titolo’Chi ha paura degli OGM?’ […] Uno spot  pro OGM,  senza  se  e  senza ma. Nonostante  avessimo  chiesto  con  largo anticipo e attraverso varie forme di essere ascoltati. Nella  puntata  di  ieri  si  è  giocato  inoltre  molto  sulla  confusione.  Accettando affermazioni che nulla hanno a vedere con la scienza, come quella che gli OGM sono stati  prodotti  dalla  naturale  evoluzione  delle  specie,  e  anche  cadendo  in  continue contraddizioni.  
Ma  sono  tutti  matti  allora  i  cittadini/consumatori,  ambientalisti  e  produttori,  rappresentati  da  oltre  40  associazioni,    tra  cui  Coldiretti,  CIA, Slow  Food, Legambiente,  Wwf  ecc…  che  sono  contrari  agli  Ogm?  
Sono  tutti  “traditori  della scienza” i ricercatori che non  credono negli  organismi  geneticamente  modificati come  soluzione  per  sfamare  il mondo?  Sono  tutti  incoscienti  e  “affossatori”  della libera  ricerca  scientifica  i  politici  che  hanno  vietato  la  coltivazione  di OGM?  Sono tutti autolesionisti gli agricoltori che vogliono salvaguardare i loro terreni praticando metodi biologici e di tutela della biodiversità? É contro la scienza chi ricorda che il polline vola e contamina chi per norma non deve contenere OGM?
Come mai nessuno di questi agricoltori è stato interpellato? Eppure non è difficile trovarli. Come mai l’unico agricoltore biologico intervistato era americano? Gli USA, sul  biologico, si sa, non  hanno  le  nostre  garanzie e  le  nostre  tutele,  anzi  fanno saltare gli accordi commerciali se qualcuno osa chiedere l’inserimento dell’obbligo di dichiarazione in etichetta.
[…] il  biologico  e  l’agricoltura  sostenibile possono sfamare il mondo,  salvaguardando  l’ambiente  e  contrastando  i  cambiamenti  climatici senza aggredire  la  salute dei  consumatori. Perché  non ha  intervistato nessuno di questi scienziati? Anche  loro  sono  facili  da  trovare,  il  loro  indirizzo  email  è  su  internet  e rispondono subito. 
Lo sapete  che  la  fame non  è  causata dalla  scarsità di  cibo ma dalla difficoltà per  i poveri  di  accedervi,  proprio  perché  poche  multinazionali  controllano  tutto  il mercato mondiale? Insomma, i buchi di informazione e le contraddizioni sono stati davvero troppi. […].
OGM PresaDiretta1
Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, ci ha detto:
É stata una puntata a senso unico, che ha ignorato il fatto che se esistono normative stringenti di coesistenza e 19 Paesi UE che vietano la coltivazione a livello europeo non si tratta di preoccupazioni di tipo “oscurantista”, ma di evidenza di rischi per la biodiversità naturale e agricola per le coltivazioni che devono essere esenti da OGM per legge (biologico e tipico) con una coesistenza non gestibile nel contesto territoriale e produttivo tipico di un’agricoltura come quella italiana (piccole aziende e molto diversificate).
Gli OGM sono stati indicati come l’unica soluzione per ridurre l’utilizzo dei pesticidi, salvaguardare le produzioni tipiche e sfamare il Pianeta, non tenendo in alcun conto l’alternativa del modello agricolo e alimentare biologico, definito una “industria” al pari di quella alimentare convenzionale. Tutto questo non tenendo conto di quanto dicono le istituzioni internazionali come la FAO e del dibattito che si è tenuto in EXPO a Milano fino a pochi mesi fa.
La puntata ha evidenziato l’assurdità della situazione italiana: se è vero che è stata impedita la ricerca in pieno campo degli OGM (ma non in laboratorio, come si è visto anche nel servizio) non si può certo dire che nel contempo i Governi nazionali e regionali abbiano dirottato i fondi verso la ricerca in agroecologia e produzione biologica.
Non avere evidenziato questa follia, che ha bloccato il Paese su entrambi i versanti, anzichè porre  la politica di fronte alle sue vere “non scelte” ha trasformato la puntata solo in uno spot pro OGM, privo di contraddittorio e di utilità, ma solo finalizzato a attaccare il ministro Martina e il vasto fronte di organizzazioni e imprese che fanno ricerca e economia senza OGM.
La puntata di Presa Diretta del 28 febbraio è disponibile a questo link

Roberta De Carolis 

fonte: http://www.greenbiz.it/