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Crociate green. La Commissione Ue registra una raccolta di firme per lo stop alla pubblicità dei combustibili fossili

Il divieto proposto dovrebbe applicarsi alla pubblicità e alla sponsorizzazione di eventi sportivi istruzionali ed eventi pubblici


La Commissione Europea ha deciso di registrare un'Iniziativa dei Cittadini Europei denominata “Ban Fossil Fuel Advertising and Sponsorships”.

Stop a tutte le sponsorizzazioni
Gli organizzatori dell'iniziativa chiedono alla Commissione di proporre una normativa che vieti la pubblicità e la sponsorizzazione dei combustibili fossili, di tutti i tipi di veicoli che utilizzano tali combustibili (esclusi i veicoli destinati a servizi di trasporto di interesse economico generale) e di tutte le aziende che estraggono, raffinano, producono, forniscono, distribuiscono o vendono combustibili fossili. Il divieto proposto dovrebbe applicarsi sia online che offline e riguardare la pubblicità e la sponsorizzazione, anche nel contesto di sport, istruzione, scienza, eventi pubblici ed eventi mediatici di terzi.

Soddisfatte le condizioni
Secondo gli organizzatori, i combustibili fossili coinvolti includono petrolio, gas fossile e carbone. La Commissione, considerando legalmente ammissibile l’iniziativa, ha deciso di registrarla.

fonte: www.e-gazette.it



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Sovvenzioni alle fonti fossili, Bruxelles ha sprecato 440 milioni nel gas

Il rapporto dell’ong Global Witness passa al setaccio tutti i 41 progetti definiti di interesse comunitario che dal 2014 hanno ricevuto sostegno da parte dell’UE




Bruxelles ha sprecato almeno 440 milioni di euro in gasdotti inutili. Negli ultimi 10 anni è questa la somma che l’Unione Europea ha investito in progetti infrastrutturali sulle fonti fossili che o sono stati bloccati o è probabile che riceveranno presto lo stop definitivo. Lo rivela in un dossier pubblicato oggi la ong Global Witness, che ha fatto le pulci agli oltre 5 miliardi di investimenti spesi dal 2013 su 41 progetti, tra gasdotti e terminal, tutti legati all’industria del gas.

“Per gran parte dell’ultimo decennio, l’UE è stata uno sportello automatico per le società del gas europee”, scrive Global Witness. L’ong punta il dito contro la facilità con cui queste società avrebbero accesso ai piani alti di Bruxelles, convincendo i funzionari a garantire finanziamenti. Ma anche a rimodulare leggi e regolamenti in modo tale da favorire, o non ostacolare, queste fossili. Global Witness mette sotto la lente soprattutto il regolamento TEN-E (Trans-European Networks-Energy), in base al quale progetti come i gasdotti riescono a rientrare tra i progetti di interesse comunitario – i PIC – e ricevere abbondanti sovvenzioni.

In tutto sono 7 i progetti inutili. Il principale, che pesa per 430 milioni, è il gasdotto BRUA in cantiere dal 2014. Avrebbe dovuto portare in Austria il gas offshore della Romania, passando anche per Bulgaria e Ungheria. A novembre 2020 ne è stato completato solo un piccolo tratto, tutto in Romania, che non arriva nemmeno ai pozzi. Gli investitori stanno fuggendo, primo tra tutto Exxon, e così il progetto si avvia al naufragio.

Altri progetti che hanno contribuito allo sperpero di denaro pubblico, rileva Global Witness, sono la terza interconnessione gasiera tra Spagna e Portogallo e il gasdotto Midcat tra Francia e Spagna, entrambi cancellati. Poi l’interconnessione tra Polonia e Repubblica Ceca, congelata. Il gasdotto Pince-Lendava-Kidričevo non ha fatto passi avanti dal 2014 (cioè subito dopo aver ricevuto le sovvenzioni UE). Stop anche all’interconnettore tra Praga e Vienna, mentre rinviato sine die il progetto Eastring che doveva collegare la Slovacchia al confine tra Bulgaria e turchia attraverso Romania e Ungheria.

“Questo può cambiare ed è responsabilità dell’UE assicurarsi che lo faccia”, scrive l’ong. “La Commissione dovrebbe eliminare tutti i progetti sul gas dal quinto elenco dei PIC e impedire loro di ricevere sovvenzioni aggiuntive, reindirizzando i fondi verso progetti di energia rinnovabile”. L’UE sta raccogliendo fino all’8 aprile i pareri sulla lista dei prossimi progetti di interesse comunitario da approvare e sovvenzionare.

fonte: www.rinnovabili.it


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Programma LIFE. L'UE investe 121 milioni in progetti per ambiente, natura e azione per il clima. L’Italia presenta un solo progetto

Sono dodici i progetti avviati in diversi Paesi che riguarderanno natura, qualità dell’acqua gestione rifiuti e decarbonizzazione. In Italia, l’Umbria punterà sulla conservazione dei suoi habitat e della sua fauna












La Commissione europea ha annunciato investimenti per 121 milioni di € in nuovi progetti integrati nell'ambito del programma LIFE per l'ambiente e l'azione per il clima. Questa somma – aumentata del 20 % rispetto allo scorso anno – stimolerà la ripresa verde e aiuterà Belgio, Germania, Irlanda, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Slovacchia a raggiungere i loro obiettivi ambientali. Si prevede che nei progetti integrati confluiranno ingenti fondi supplementari: gli Stati membri potranno quindi contare anche su altre fonti di finanziamento dell'UE, compresi i fondi agricoli, strutturali, regionali e per la ricerca, oltre ai fondi nazionali e agli investimenti del settore privato.

I nuovi finanziamenti LIFE, più cospicui, sosterranno 12 progetti su larga scala connessi all'ambiente e al clima in undici Stati membri. I progetti integrati migliorano la qualità della vita dei cittadini aiutando gli Stati membri a conformarsi alla normativa dell'UE in sei settori: natura, acqua, aria, rifiuti, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento ai cambiamenti climatici. Sostengono i piani necessari per attuare la legislazione in materia di ambiente e clima in modo coordinato e su vasta scala territoriale. Gli investimenti annunciati nel quadro del programma LIFE saranno in grado di mobilitare importanti finanziamenti complementari provenienti da altre fonti UE, compresi i fondi agricoli, regionali e strutturali e Orizzonte 2020, oltre ai contributi di attori nazionali e regionali e di investitori privati.

Cosa prevedono i progetti
Conservazione della natura: cinque progetti naturalistici in Lettonia, Slovacchia, Italia, Paesi Bassi e Germania favoriranno il ripristino degli ecosistemi naturali, in linea con la strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030, migliorando la gestione della rete Natura 2000 e i collegamenti fra aree protette. Ne beneficeranno vari habitat e specie, tra cui foreste, fiumi, terreni agricoli, pascoli, torbiere, specie acquatiche e avicole. Acqua: un progetto introdurrà misure per migliorare la qualità dell'acqua nella regione francese dei Paesi della Loira, mentre un altro contribuirà a ripulire il bacino idrografico del fiume Pilica, in Polonia, attraverso azioni pilota incentrare sulle infrastrutture blu e verdi e altre iniziative, il tutto a sostegno della direttiva quadro dell'UE sulle acque. Gestione dei rifiuti: un progetto belga ridurrà i rifiuti di plastica promuovendo la sostenibilità – dal miglioramento della durata di vita dei prodotti alla prevenzione, al riutilizzo e al riciclaggio dei rifiuti – nell'intento di sostenere il piano d'azione dell'UE per l'economia circolare.
Mitigazione dei cambiamenti climatici: un progetto affronterà la dipendenza dell'Ungheria dalla lignite, sfruttando i finanziamenti LIFE per aiutare le autorità a decarbonizzare progressivamente la centrale elettrica di Mátra mediante la sostituzione dei generatori alimentati a lignite con soluzioni tecnologiche a basse emissioni di carbonio. Il programma LIFE favorirà anche l'attuazione del piano d'azione regionale per il clima e l'energia nella regione polacca di Małopolska al fine di garantire una transizione giusta. Infine, un progetto in Irlanda ripristinerà circa 10.000 ettari di torbiere, che vantano grandi capacità di stoccaggio del carbonio: si tratta di una superficie equivalente all'incirca a quella della città di Dublino. Adattamento ai cambiamenti climatici: i fondi del programma LIFE aiuteranno l'arcipelago portoghese delle Azzorre a diventare più resiliente ai cambiamenti climatici. Il gruppo responsabile del progetto contribuirà infatti ad attuare il programma regionale di adattamento ai cambiamenti climatici sulle nove isole. I progetti sono illustrati nell'allegato del presente comunicato stampa.

Il progetto italiano
In Umbria sono presenti 102 siti Natura 2000 con una superficie complessiva di circa 140 000 ettari, approssimativamente venti volte le dimensioni di San Marino. La regione dispone già di un piano strategico, frutto di un precedente progetto LIFE, che definisce le misure necessarie per gestire la rete Natura 2000: è proprio attuando queste misure che la Regione Umbria, capofila del progetto https://ec.europa.eu/environment/lif...
, mira a conseguire gli obiettivi di conservazione fissati dall'UE nella direttiva Habitat e nella direttiva Uccelli. Le attività includeranno l'armonizzazione della legislazione regionale in materia di protezione della natura e il miglioramento dello stato di conservazione di vari habitat e specie.

Le dichiarazioni
"Per realizzare il Green Deal europeo – dice Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea - dobbiamo iniziare a mobilitare le risorse senza precedenti messe a disposizione per la transizione verde in Europa dal bilancio a lungo termine dell'UE e dal fondo per la ripresa. I progetti integrati LIFE promuovono interventi concreti che contribuiscono a proteggere l'ambiente, ripristinare la natura e rafforzare la biodiversità. Con questi investimenti aiutiamo paesi e regioni a reagire alle crisi sul fronte del clima e della biodiversità e a costruire un futuro giusto e sostenibile."
Il Commissario responsabile per l'Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, ha aggiunto: "Sono impaziente di vedere come questo nuovo investimento contribuirà a rendere più verde l'economia, a dare nuovo vigore alla natura e alla biodiversità e a migliorare la resilienza di questi 11 paesi di fronte ai cambiamenti climatici. I progetti integrati LIFE permettono agli Stati membri di introdurre veri cambiamenti a favore dell'ambiente e della vita delle persone: rispetto ai progetti LIFE tradizionali rendono infatti disponibili ben più fondi e capacità da destinare a strategie a lungo termine."

Il programma LIFE è lo strumento finanziario dell'UE per l'ambiente e l'azione per il clima. Attivo dal 1992, ha cofinanziato più di 5 500 progetti nell'UE e oltre; il numero di progetti in corso si attesta costantemente sui 1 100. La dotazione per il periodo 2014-2020 era pari a 3,4 miliardi di € a prezzi correnti, mentre l'accordo politico sul bilancio a lungo termine dell'UE per il periodo 2021-2027 prevede una dotazione di 5,4 miliardi di € a prezzi correnti, con un aumento di quasi il 60 %.

LINK https://ec.europa.eu/commission/pres...

fonte: www.e-gazette.it/

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Economia circolare UE: Bruxelles studia target vincolanti per l’uso di materiali riciclati

La commissione vuole obiettivi vincolanti per l’uso di qualsiasi materiale riciclato, e non solo per la plastica come nella proposta originale dell’esecutivo UE










Obiettivi vincolanti per l’uso di materiali riciclati nei nuovi prodotti. E target per la riduzione dell’utilizzo di materie prime. Sono i punti cardine su cui si è soffermata la commissione Ambiente dell’Europarlamento. Il 26 gennaio ha detto la sua sul piano d’azione per l’economia circolare UE proposto dalla Commissione.

I membri della commissione hanno sottoscritto in generale l’approccio dell’esecutivo UE. Bisogna convertire il modello produttivo, abbandonando quello incardinato sui principi “take-make-dispose”, preleva-produci-getta, in favore di un’economia circolare matura che mette al centro la prevenzione dei rifiuti e la riduzione dell’uso di materia e di energia.

I deputati chiedono obiettivi UE vincolanti per il 2030 per l’impronta ambientale dell’uso e del consumo dei materiali, che coprano l’intero ciclo di vita di ciascuna categoria di prodotto immessa sul mercato europeo. In più, la richiesta è di inserire anche degli obiettivi vincolanti per il contenuto di materiale riciclato in specifiche tipologie di prodotti. Infine, i membri della commissione ambiente chiedono di fissare degli obiettivi verdi anche per quanto riguarda le forniture nei settori pubblici.

L’obiettivo di queste misure è sostenere e rendere conveniente l’uso maggiore di materiali riciclati. In alcuni casi, infatti, come quello cruciale della plastica, la versione riciclata costa di più di quella nuova. E quindi fatica ad avere un suo mercato. Anche per questa ragione la proposta vuole fare leva sul potere d’acquisto delle amministrazioni pubbliche europee, che nel complesso esprimono il 14% del PIL del continente.

Di fatto, la commissione ambiente dell’europarlamento non ha solo sposato la linea della Commissione, ma l’ha approfondita e allargata. L’esecutivo UE, infatti, aveva proposto inizialmente di fissare dei volumi minimi di uso di materiali da riciclo solo per la plastica. Resta ancora da vedere se le ambizioni della commissione tematica riusciranno a fare breccia nell’aula di Strasburgo, che deve ancora votare la proposta. Che finora sembra godere di una maggioranza larga, visto che ha raccolto 66 voti a favore, solo 6 contrari e 7 astenuti.

Per Jan Huitema (Renew Europe), relatore della proposta, la transizione verso un’economia circolare UE è un’opportunità visto che l’Europa “non è un continente ricco di risorse, ma abbiamo le competenze e la capacità di innovare e sviluppare le tecnologie necessarie per chiudere il cerchio e costruire una società senza sprechi. Questo creerà posti di lavoro e crescita economica e ci avvicinerà al raggiungimento dei nostri obiettivi climatici: è un vantaggio per tutti”.

fonte: www.rinnovabili.it


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Workshop conclusivo del progetto INDICIT. Presentazione del documentario ISPRA





















Il 17 e 18 gennaio si è svolto a Bruxelles il workshop conclusivo del progetto INDICIT, durante il quale sono stati presentati i risultati finali di ricerca e i requisiti per l'implementazione degli indicatori sull’impatto del marine litter a supporto della Marine Strategy Framework Directive. Con l'occasione è stato presentato il documentario INDICIT- Marine litter impact on sea turtles, realizzato da ISPRA.




fonte: http://www.isprambiente.gov.it

A Bruxelles è vietato impacchettare frutta e verdura in sacchetti non degradabili

Il divieto di confezionare frutta e verdura in sacchetti di plastica non degradabili è entrato in vigore oggi a Bruxelles. I clienti di supermercati e negozi dovranno portarsi dietro sacchetti di carta o di tela.














Su ordine delle autorità di Bruxelles, dal primo settembre in tutti i negozi della città, le merci vendute a peso non potranno più essere confezionate in sacchetti di plastica usa e getta. I cambiamenti riguardano non solo i prodotti alimentari, come verdure, frutta, carne, pesce, ma anche i beni di qualsiasi categoria venduti a peso.
Tuttavia, fino al 2020, come misura transitoria, i negozi metteranno a disposizione degli acquirenti dei sacchetti di plastica completamente riciclabili.
Un anno fa, i negozi di Bruxelles hanno smesso di fornire buste di plastica alle casse. Le misure sono state prese su iniziativa delle autorità cittadine per ridurre il volume di rifiuti di plastica e ridurre l'impatto sull'ambiente.
"Ogni anno in Europa si utilizzato fino a 800 tonnellate di sacchetti di plastica usa e getta. Dato che la durata di tali sacchetti è spesso di un paio di minuti, mentre il periodo di decomposizione vanno dai 100 ai 400 anni, essi rappresentano un'enorme porzione dei rifiuti, per non parlare del danno ambientale alla flora e la fauna", si legge in una dichiarazione della Bruxelles Environnement.
I negozi di Bruxelles hanno iniziato a prepararsi per soddisfare i requisiti del decreto alcuni mesi prima dell'entrata in vigore del medesimo. La catena Delhaize ha sostituito i sacchetti di plastica con sacchetti di carta, mentre la catena Colryut ha fornito i reparti frutta e verdura di sacchetti di plastica biodegradabili. Sono anche in vendita dei sacchetti di tela.
"Mi sembra che adesso bisogna porsi un'altra domanda, ovvero qual'è l'esatta composizione dei sacchetti di plastica biodegradabili e il loro impatto sull'agricoltura, nonché i rischi per la salute associati", ha detto a Sputnik un esperto dell'istituto di ecologia belga Urban Ecology.
L'organizzazione no-profit Zero Waste Europe spiega che il processo di decomposizione del sacchetto biodegradabile in realtà può richiedere fino a un anno, quindi il problema può essere risolto solo promuovendo tra i consumatori l'utilizzo di materiali riutilizzabili per il confezionamento.    
fonte: https://it.sputniknews.com