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Riciclo in closed-loop nel fast food

In fase di sperimentazione in Francia presso i ristoranti della catena Cojean, con il supporto di Paccor.









Il produttore tedesco di imballaggi rigidi in plastica Paccor ha unito le forze con il riciclatore Tri.O & Greenwishes e la catena francese di fast food Cojean per avviare la sperimentazione del riciclo in circuito chiuso (closed-loop) di bicchieri, coppe e vaschette in poliestere utilizzati per il servizio ai tavoli.

Messo in cantiere all'inizio dell'anno, il progetto è partito alla fine di giugno con l'obiettivo di recuperare inizialmente tra 40 e 60 tonnellate di contenitori in PET, che una volta riciclati, torneranno a svolgere la loro funzione nei ristoranti della catena francese.
Paccor ha già sperimentato questo approccio con il programma "Circular Events", con il quale recupera bicchieri e contenitori in plastica dalle sedi di spettacoli, eventi sportivi e sagre; ha anche avviato uno schema di recupero nel settore del catering aeronautico.

fonte: www.polimerica.it


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Parte la sperimentazione di Rentri

Il nuovo sistema per la tracciabilità elettronica della circolazione dei rifiuti raccoglie l'eredità del Sistri, abortito prima ancora di partire.











Il Ministero della Transizione ecologica (MiTE) ha annunciato l'avvio del programma di sperimentazione di Rentri , il nuovo sistema per la tracciabilità della circolazione dei rifiuti destinato a prendere il posto del Sistri, progetto abortito due anni fa prima ancora di partire.

L’iniziativa - si legge in una nota - nasce dalla necessità di attuare le Direttive Comunitarie che indicano in un registro nazionale un tassello fondamentale per l’economia circolare.

La sperimentazione si basa su un prototipo semplificato, che dovrà verificare la funzionalità e la fruibilità di alcune delle funzioni del Registro elettronico nazionale e, in particolare, l’interoperabilità con i sistemi gestionali attualmente in uso alle aziende. In questo modo, le imprese tenute all’iscrizione al Registro potranno testare, per almeno quattro mesi, le procedure operative che con l’applicazione della nuova disciplina diventeranno prassi quotidiana per la gestione degli adempimenti.

A tale scopo, nel sito del R.E.N.T.Ri  (www.rentri.it) è stata attivata la sezione riservata al Laboratorio Sperimentale per la Prototipazione Funzionale, che con la firma del protocollo di adesione da parte delle Associazioni professionali farà partire la fase di sperimentazione.


fonte: www.polimerica.it


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Arera avvia la prima ricognizione sui sistemi di ricarica delle auto elettriche

Oltre 200 i dispositivi analizzati. Da maggio è possibile aderire alla sperimentazione ARERA per l’aumento di potenza gratuito (effettiva dal 1° luglio)



Sul mercato esistono ben 225 i modelli di dispositivi di ricarica per le auto elettriche, con potenze dai 2 kW ai 350 kW, prodotti da 24 aziende; gli apparati vanno dalle wallbox casalinghe alle colonnine stradali, dalla ricarica slow e quick (l’86% degli apparati) a quelle fast e ultra-fast. Sono alcuni degli elementi della prima ricognizione “Mercato e caratteristiche dei dispositivi di ricarica per veicoli elettrici”, appena pubblicato da ARERA.

Prezzi dai 700 euro a 80mila
I prezzi spaziano dai 700 euro dei dispositivi ideati per le famiglie agli oltre 80mila per le ricariche ultra-veloci ad uso degli operatori professionali di ricarica, con un prezzo unitario per ogni kW installato che va da 36 a 580 euro, in relazione alla velocità di ricarica (quindi alla potenza elettrica in gioco). Grazie anche all’attività dei Focus group sulla mobilità elettrica, istituiti dall’Autorità a inizio 2021, sono stati individuati i termini della sperimentazione definita dall’Autorità - al via dal 1° luglio, con adesioni aperte dal 3 maggio - per favorire la ricarica domestica in fasce orarie notturne e festive, con aumento di potenza gratuito.

Caratteristiche tecniche
Dotati di funzionalità in continua evoluzione e interessanti sia per l’automobilista sia per il sistema elettrico, le infrastrutture di ricarica rappresentano il punto di snodo essenziale per consentire una benefica interazione tra veicoli e reti elettriche. Ma ci sono anche elementi da approfondire sulla sostenibilità dei consumi in stand-by. Una ricognizione che, per distribuzione, taglie e tipologie degli apparati analizzati, consente di descrivere in modo esauriente l’offerta attualmente disponibile sul mercato e di valutare i riflessi sul funzionamento dei mercati elettrici e delle reti. La ricerca ha riguardato le caratteristiche tecniche ed economiche dei sistemi di ricarica disponibili sul mercato per l’acquisto da parte di consumatori, aziende, amministrazioni pubbliche o gestori di punti di ricarica. Per la ricerca non è stata posta alcuna limitazione né sulla potenza, né sulla tipologia di corrente elettrica erogata al veicolo (alternata o continua). Le informazioni della ricognizione sono state raccolte da ARERA con la collaborazione di RSE (Ricerca Sistema Energetico), contattando le aziende costruttrici dei dispositivi, direttamente o tramite l’intermediazione operata da alcune delle associazioni di categoria partecipanti ai Focus group.

fonte: www.e-gazette.it/


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Riciclo delle mascherine, in Australia diventano strade

Riciclo delle mascherine monouso in una nuova tipologia di asfalto, più elastico, resistente e stabile: la sperimentazione australiana.



Una nuova idea per il riciclo delle mascherine usa e getta che da più di un anno sono entrare a far parte del quotidiano, protagoniste della protezione della salute contro l’azione del Covid19.

L’incredibile produzione imposta dagli eventi e il relativo utilizzo di massa hanno favorito una presenza spropositata di articoli monouso, spesso abbandonati per strada e non adeguatamente gettati. Un team di esperti della Royal Melbourne Institute of Technology ha deciso di riutilizzarle mescolandole a un altro elemento di scarto, ovvero l’aggregato di calcestruzzo riciclato.

Un’idea davvero singolare nata da una continua sperimentazione e che presto potrebbe trasformarsi in una nuova forma di asfalto stradale. Una soluzione che potrebbe contenere e prevenire tonnellate di rifiuti, al contempo favorire la realizzazione di una tipologia di manto stradale più forte, flessibile e conforme agli standard di sicurezza.

Mascherine monouso, una presenza inquinante

La diffusione del Covid-19 ha prodotto una problematica collaterale non di poco conto, ovvero la presenza delle mascherine monouso difficilmente riciclabili. Se abbandonate nell’ambiente possono impiegare anche 450 anni a decomporsi, un’enormità preoccupate. Intaccando gli ecosistemi con la loro presenza, in particolare se non adeguatamente stoccate o gettate nell’immondizia.

Tanto da trasformarsi in parte attiva dei rifiuti che drammaticamente ogni anno finiscono in mare, interferendo con l’esistenza degli abitanti marini. Molti rimangono imprigionati all’interno delle stesse mascherine altri li scambiano per meduse finendo per inghiottirle, aumentando così la quantità di microplastiche nei nostri piatti.

Riciclo delle mascherine, l’idea australiana

L’idea vincente di riciclo della RMIT University potrebbe cambiare le sorti del Pianeta grazie a questa nuova tipologia di asfalto, composto da mascherine triturate e macerie di calcestruzzo demolito.

La sperimentazione è ancora in corso ed è portata avanti dal miglior polo universitario australiano di arte e design, che ha così verificato l’efficacia del singolare mix in grado di rendere il manto stradale più elastico e resistente agli agenti esterni quali acqua e acidi. Lo studio verrà pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment. Queste le parole di Mohammad Saberian, autore della sperimentazione:

Questo studio iniziale ha esaminato la fattibilità del riciclaggio di maschere facciali monouso nelle strade e siamo stati entusiasti di scoprire che non solo funziona, ma offre anche vantaggi ingegneristici reali.

Ci auguriamo che questo apra la porta per ulteriori ricerche, per elaborare modi di gestire i rischi per la salute e la sicurezza su larga scala e indagare se altri tipi di DPI [dispositivi di protezione individuale] siano adatti al riciclaggio.

Fonte: World Highways


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Borealis dal monouso al closed-loop

In quattro impianti del gruppo i bicchierini sostituiti da tazze riutilizzabili in plastica, poi riciclate in circuito chiuso.















Il produttore austriaco di poliolefine Borealis ha avviato in quattro impianti belgi un programma pilota per la sostituzione dei bicchieri monouso utilizzati per la somministrazione di caffè e bevande con tazze EcoCore riutilizzabili più volte, sempre in plastica, che alla fine della vita utile entrano in un circuito chiuso di riciclo meccanico per trasformarsi in nuove tazze.

Il progetto rientra nel programma di sostenibilità ambientale EverMinds introdotto dal gruppo austriaco. L'obiettivo è rimpiazzare, nei quattro centri europei, 1,5 milioni di bicchieri utilizzati ogni anno con 30mila tazze leggere in materiale espanso a base di polipropilene prodotti da Miko Pac con tecnologia EcoCore della britannica Bockatech (leggi articolo), ognuna del peso di 15 grammi, con un risparmio potenziale di 4,2 tonnellate di plastica vergine.

COME FUNZIONA. Utilizzando le macchine Miko Coffee Services, i dipendenti dei quattro stabilimenti Borealis impiegano la stessa tazza per tutto il giorno, eliminando in media quattro bicchierini monouso. Al termine della giornata, le tazze vengono raccolte e lavate dalla società di servizi Goodless: ogni tazza è etichettata con un chip RFID (Radio Frequency Identification) in modo da poterne tracciare il ciclo d'uso al fine di ottimizzare il sistema, ad esempio analizzando quante tazze sono state utilizzate e, potenzialmente, riducendone il numero in circolazione. Quando le tazze non possono più essere riutilizzate a causa di usura o danni, vengono ritirate e riciclate per via meccanica in un materiale approvato per contatto con alimenti, che può essere reimpiegato per produrre nuove tazze, chiudendo così il ciclo.
Al termine della sperimentazione, i risultati del progetto pilota verranno acquisiti, analizzati e pubblicati per dimostrare la validità del circuito.


fonte: www.polimerica.it


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