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Siamo saliti in montagna

Il libro di Luca Mercalli, Salire in montagna. Prendere quota per sfuggire al riscaldamento globale, si può leggere prima di tutto come atto di amore per la montagna. Oppure per ragionare di clima o, più semplicemente, per misurarsi con l’impresa di recuperare una casa in qualche angolo delle Alpi o dell’Appennino, mettendo in pratica scelte di risparmio energetico. O ancora, per saperne di più, magari in quanto amministratore o amministratrice locale, su come facilitare la protezione del paesaggio e dell’ambiente. Abbiamo chiesto a uno dei massimi esperti in Italia di economia ambientale, Alberto Castagnola, di leggere l’ultimo libro di uno dei più bravi meteorologi e divulgatori sui temi ambientali, Luca Mercalli 



La nuova fatica letteraria – Salire in montagna. Prendere quota per sfuggire al riscaldamento globale (Einaudi) – di Luca Mercalli, tra i più preparati dei nostri ambientalisti, ha una forma antica, il diario personale su un arco di tre anni, ma si rivela subito essere qualcosa di più, una specie di manuale familiare per reagire ai meccanismi di danno ambientale e per assumere un ruolo attivo che consenta di sfuggire, almeno in parte, a un futuro non certo piacevole. 



Lo scienziato ha certamente scelto un periodo particolarmente significativo della sua vita, ma poi hanno dato libero spazio al suo spirito montanaro, alle sue conoscenze geologiche e meteorologiche, alle sue molteplici letture, alla sua visione di un mondo alternativo che stenta molto ad emergere. In ogni pagina del libro si possono incontrare descrizioni di paesaggi, analisi climatiche, ricordi dettagliati di eventi storici, tante citazioni di testi letterari e di brani di musica classica, e insieme proposte di interventi pubblici e di politiche nazionali diretti a proteggere e a migliorare la vita sulle montagne più alte. È quindi molto difficile, direi praticamente impossibile, fare sintesi e selezionare argomenti: in questa armonica mescolanza sta il fascino del volume e spetta ad ogni potenziale lettore affrontare la sfida di una affascinante scoperta. Il recensore può solo indicare percorsi, segnalare attrattive particolari, invidiare una esistenza così vitale e multiforme.

Il motivo di fondo che sostiene tutto il libro è apparentemente la ricerca, l’acquisto e la ristrutturazione di una casa del 1700, semi distrutta dal tempo ma collocata molto più in alto rispetto alla sua attuale abitazione. È collocata a Vazon, nelle vicinanze di Oulx, in Valle di Susa. La spinta per questa scelta, oltre all’amore per le montagne condiviso con la moglie, viene subito indicata nella necessità per tutti di abitare, nei prossimi anni, in fasce climatiche che risentano meno del progredire del riscaldamento climatico. La scelta di acquisto si rivela subito molto costosa, volendo salvaguardare la struttura originale e adottare metodi di ricostruzione molto rispettosi del manufatto e dell’ambiente circostante, e in un primo momento porta alla dolorosa decisione di rinunciare all’acquisto. Ma poi la bellezza della struttura e del monte che la ospita hanno il sopravvento sulla pura razionalità della disponibilità di denaro.

Comincia così un frenetico periodo di progetti, contatti con architetti e artigiani, preventivi e piani di lavoro (il definitivo comprende 47 allegati tecnici!), che occupa oltre un anno ma che permette anche all’autore di sperimentare di persona tutti gli ostacoli che le burocrazie e i regolamenti frappongono ai tentati di recupero e restauro di preziosi edifici antichi, perché in realtà sono stati concepiti per favorire i nuovi edifici moderni, basati sul cemento, ma che non tengono in alcun conto il rispetto dell’ambiente sociale e del contesto naturale. Anche la fase dell’inizio dei lavori, che occuperanno più del secondo anno, si presenta subito difficile, perché gli artigiani e gli operai più esperti e che sanno applicare le regole antiche, sono in realtà difficilmente reperibili e chiedono continuamente di rispettare i loro tempi. Verso la fine del libro, però, comincia la fase più bella, perché marito e moglie salgono continuamente per vivere le parti già rese abitabili e anche se non tutti gli impianti (luce, acqua, riscaldamento) sono già completamente operativi, cominciano a godersi tramonti favolosi, l’evolversi delle stagioni, e la possibilità di arrivare alla nuova casa anche durante i periodi invernali, lasciando l’auto a qualche chilometro di distanza e percorrendoli con ciaspole e scarponi chiodati, con le provviste sulle spalle. Si moltiplicano quindi le descrizioni dei fenomeni naturali, goduti profondamente e accompagnati da ogni genere di spiegazione scientifica e climatica. Negli ultimi mesi, poi, aumentano i viaggi e le escursioni che, partendo dalla nuova casa, portano gli amanti della montagna in nuove valli e su nuove cime delle Alpi Cozie.

Nel libro diario vi è poi un secondo filone di informazioni che attrae il lettore, relativo a eventi di portata storica e ad approfondimenti culturali che fanno emergere molti altri aspetti della vita sulle montagne. Vi sono inserti che descrivono le guerre che hanno marchiato certe località montane in epoca romana e negli ultimi secoli, episodi di lotte partigiane contro gli eserciti invasori, ma anche due pagine stupende di una storia delle stufe, che spiega le loro scelte tecnologiche e una durissima analisi degli effetti dannosi di vari manifestazioni sportive di alto livello, che hanno comportato spese ingenti, mentre gli impianti costruiti per ogni occasione sono in larga parte abbandonati.

Si può individuare, inoltre, un terzo livello di interesse che occupa diverse pagine e una apposita appendice. Si parte da una esperienza molto concreta, cioè dal tentativo di Mercalli di guadagnarsi la qualifica di Casa Clima per la sua nuova abitazione, ma ciò comporta una invasione di tecnici esterni che effettuano una molteplicità di test relativi alla tenuta della casa rispetto ai venti e alle infiltrazioni d’acqua e di fumo. Per ben due volte spuntano fuori spifferi e perdite, e il titolo viene conferito solo dopo il terzo test, cioè dopo aver effettuato numerose modifiche agli infissi e alle tubature. Ma questa esperienza conferma l’opinione di Mercalli che si debba adottare una politica edilizia specifica per tutte le aree abitate di montagna, per salvaguardare le preesistenze senza deturpare il paesaggio e per conservare atmosfere e tradizioni senza arrecare disagi ad abitanti e visitatori. Il libro sarebbe quindi di grande utilità anche per enti locali e regionali e per i legislatori nazionali.

Infine, una nota personale. Mi sono innamorato dell’economia a ventitré anni, dopo una università insulsa, mentre il mio profondo amore per il mare risale a molti anni prima e il mio impegno per l’ambiente è sempre filtrato dalle conoscenze economiche. Mercalli invece sembra aver realizzato una fusione profonda tra la sua figura di scienziato e di attivista esperto e il suo amore profondo per la montagna: oggi interrompe i suoi soggiorni nel paradiso delle cime più alte solo per tenere un corso o intervenire a un convegno. Guarderò ormai con occhi diversi i suoi testi base che ho tante volte letto e utilizzato, inserendoli in tramonti invernali indimenticabili.

fonte: comune-info.net

 

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Case in canapa e calce per un abitare davvero sostenibile

È possibile costruire rispettando la natura? Come si può creare armonia tra attività umane e ambiente naturale? Messapia Style, Emilio e i suoi collaboratori cercano di darci una risposta diffondendo teoria e pratica di un modello di edilizia naturale fondato sull'utilizzo di materiali ecologici, tradizionali e anche economici: canapa e calce.








Oggi più che mai l’ambiente ha bisogno di aiuto. L’emergenza climatica sta diventando un problema sempre più rilevante e la necessità di promuovere in ogni campo l’eco-sostenibilità è uno degli obiettivi cardine del ventunesimo secolo. Anche l’edilizia può svolgere un ruolo significativo in questo ambito, cercando di non arrecare danno a ciò che ci circonda. Ed è proprio qui che entra in gioco Messapia Style, una realtà salentina pioniera in Italia dell’edilizia naturale per la realizzazione di case in canapa e calce.

«Nel 2015 ho deciso di costruire per me e mia moglie questa abitazione a Supersano, nella quale tuttora viviamo, con l’uso di materiali ecosostenibili», racconta l’imprenditore bioedile Emilio Sanapo, fondatore dell’azienda. «Ho voluto sperimentare su di me per primo questo sistema innovativo fondato sull’uso della calce/canapa. Il mio obiettivo è proprio quello di non rimanere una goccia nel mare, ma di portare quante più persone possibile a seguire il mio esempio. Se tutti ci impegnassimo sarebbe un vero e proprio toccasana per l’ambiente, anche perché la canapa è un materiale rinnovabile e biodegradabile, cresce in cento giorni e con un ettaro si può costruire una casa».

Emilio Sanapo

L’intento di Emilio e dei suoi collaboratori è quello di promuovere un modo di vivere salutare attraverso la costruzione e la ristrutturazione delle abitazioni facendo uso di materiali naturali che non siano nocivi all’ambiente. La natura è infatti capace di fornirci tutti i mezzi necessari per realizzare case ed edifici che possano durare nel tempo e che siano in grado di fare del bene tanto all’uomo quanto alla natura stessa.

In tutto ciò la canapa riveste un ruolo di primaria importanza. Si tratta di una pianta erbacea a ciclo annuale dalla quale si ricavano semi e fibre. Lo stelo legnoso invece contiene una buona quantità di silice e questo la rende resistente al fuoco e alla decomposizione. La miscela che viene utilizzata per la bioedilizia si realizza impastando con acqua la canapa, la calce idrata (un legante) e un eccipiente naturale che ha la funzione di far indurire quest’ultima in un tempo adeguato.

I materiali edili a base di canapa e calce presentano numerose proprietà, positive sia per l’uomo che per l’ambiente. Innanzitutto, le pareti costituite da questi elementi permettono di gestire in maniera naturale l’umidità, che viene mantenuta a un livello stabile intorno al 50-60%. Inoltre, si tratta di materiali isolanti che permettono di creare una barriera contro il calore, isolando sia dal freddo invernale sia dal caldo estivo. Questi fattori garantiscono costi di climatizzazione particolarmente bassi, per quanto riguarda sia i consumi energetici che la manutenzione degli impianti. La miscela di calce e canapa è del tutto traspirante ed esente da condense e muffe poiché, assorbendo la CO2, si viene a creare un clima interno all’abitazione salubre che tende all’alcalino. Inoltre, essa costituisce un materiale da costruzione ideale sia per il basso consumo di energia, sia per il bassissimo inquinamento in fase di produzione, di installazione e a fine vita. È, infine, un prodotto molto durevole nel tempo, a differenza dei materiali da costruzione sintetici che iniziano a presentare fenomeni di degrado dopo pochi anni.

Emilio e i suoi collaboratori lavorano principalmente in Puglia, ma piano piano stanno esportando la filosofia della bioedilizia in tutta Italia, per insegnare a imprese o a persone normalissime come auto-costruirsi e costruire per altri abitazioni in calce/canapa. «Si tratta però – ci spiega Emilio – di una tecnica che solo parzialmente siamo riusciti a diffondere. Un grosso ostacolo è quello culturale: si è poco propensi a mettersi in gioco e a imparare nuovi modi di costruire anche se, nolenti o dolenti, saremo costretti a reinventarci, perché è l’ambiente a imporcelo. La mia speranza è che a livello politico qualcosa si possa muovere, per favorire innanzitutto lo sviluppo di questo tipo di materiali e penalizzare quelli derivanti dal petrolio e, soprattutto, per agevolare la filiera della bioedilizia, costruendo degli impianti di trasformazione della canapa».








I mattoni, i blocchetti in laterizio e il calcestruzzo utilizzati nelle costruzioni moderne vengono prodotti da impianti industriali che emettono grandi quantità di CO2, inquinanti per l’atmosfera. Per giunta, il cemento stesso contiene molto spesso alcune sostanze che sono tossiche sia per i lavoratori che per gli abitanti delle abitazioni. Messapia Style, Emilio e tutti i collaboratori di questa azienda si battono ormai da anni per cambiare la situazione attuale e per far fronte alle problematiche ambientali e della salute del singolo. Passo dopo passo, stanno diffondendo il loro ideale di edilizia naturale in calce/canapa, mettendosi al servizio dell’ambiente e dimostrando che anche una goccia d’acqua può far sentire la propria presenza in un mare, soprattutto se questa goccia ne ispira molte altre al cambiamento.

fonte: www.italiachecambia.org


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Ecologica, economica e a km0: la biocasa del futuro è già qua

Sarotto Group lavora per far sì che sempre più persone possano abitare in modo ecologico e naturale e anche a basso costo. Per questo ha ideato, progettato e brevettato un modello di casa prefabbricata passiva. Si può cambiare il mondo partendo dalla propria abitazione!




Oggi sono sempre più numerose le persone che, spinte dal desiderio di una ripartenza ecologica e di un mondo diverso, con le loro scelte di vita stanno diventando parte di una vera e propria rivoluzione sostenibile. Non avremmo potuto raccontare questa storia in un momento migliore: tra una pandemia in corso e il risveglio di una nuova consapevolezza ambientale, quale posto vogliamo occupare in questo momento di profonda trasformazione?

E a partire da questo grande interrogativo, c’è chi la sua risposta ce l’ha già da un bel pezzo. Sarotto Group è un’azienda piemontese che da lungo tempo si sta impegnando per diffondere nuove e concrete soluzioni verso quella transizione ecologica di cui tanto ormai si parla. Lo fa partendo da quel luogo che ben conosciamo e che in qualche modo ci accomuna un po’ tutti: la casa.



Dagli anni ’60 Sarotto costruisce case per un mondo migliore. Tutti i giorni si occupa di ideare, disegnare, organizzare e creare abitazioni che sono replicabili ma anche a basso costo e con caratteristiche ecosostenibili. Tra queste troviamo le biocase, le case passive e le case prefabbricate. In questo momento ci troviamo a Narzole insieme a Mauro Sarotto, il cui amore per un abitare naturale gli è stato tramandato da padre in figlio.



«Il comune di Narzole, di cui mio padre era assessore, negli anni ’80 organizzò una equipe di volontari per andare in soccorso alla popolazione di un paese terremotato dell’Irpinia con lo scopo di realizzare una casa prefabbricata. Al ritorno da quella forte esperienza decise di intraprendere la strada della costruzione di case prefabbricate. Così, appena un anno dopo, realizzò la sua prima casa, a cui seguirono tante esperienze diversificate e sempre più evolute verso una maggior efficienza energetica».



Oggi Mauro con il suo gruppo di lavoro, si occupa di “biocase”, proprio come quella in cui ci troviamo in questo momento. Si tratta di case prefabbricate in cemento naturale e in legno. La caratteristica di queste costruzioni è che sono realizzate seguendo il sistema costruttivo Klimasismico, una tecnica edilizia ecosostenibile e antisimica ideata e brevettata da Sarotto. I vantaggi di questo tipo di abitazioni sono tantissimi: pensiamo a una costruzione riciclabile, resistente al fuoco, ben coibentata e che fa uso di energie rinnovabili. Il tutto, ovviamente, a un bassissimo consumo energetico.



Come ci viene raccontato, «il progetto della biocasa nacque da un’esperienza che feci nel 2005 in una vacanza in Germania, dove il fotovoltaico era largamente in uso. Presentammo il nostro progetto a un bando regionale che fu accolto positivamente e la nostra biocasa divenne un luogo espositivo, che lasciammo a disposizione della Regione come testimonial di casa ad alta efficienza energetica. Fu proprio questo passaggio di innovazione a darci la spinta per realizzare nuovi progetti».

Già durante la crisi del 2008, Sarotto ha dato vita ad alcuni progetti coraggiosi come simbolo di un desiderio verso una ripartenza il più possibile collettiva e consapevole. Uno tra questi si chiama 98€CO e, attraverso tecniche costruttive innovative, rappresenta un’unità abitativa ad alta efficienza energetica pensata per quattro abitanti. Come ci viene raccontato, sua forza risiede nei suoi bassi costi di costruzione e di gestione, oltre che nell’utilizzo di materiali ecosostenibili e fonti rinnovabili.


Come illustrato nel video, uno degli aspetti che più caratterizza il lavoro di Sarotto Group è la ricerca di una filiera corta. Mauro ci spiega che, «in un’ottica di sostenibilità, operare localmente è essenziale». L’azienda si impegna ad acquisire i materiali e a costruire il più possibile a livello locale e nel farlo sceglie di delimitare un’area che non superi i 200 km. Inoltre, per distanze maggiori si affida a partner che si trovano in Liguria, Toscana e Lombardia. «Pensiamo che nella distanza sia importante far circolare le idee e il know how. Il progetto che vorremmo sviluppare è approcciarci sempre più con aziende del nostro settore per proporre la nostra tecnologia».

Per la Sarotto Group l’entusiasmo legato alla ricerca di nuovi metodi sostenibili è praticamente inarrestabile. Inizialmente l’azienda era partita con la progettazione di case ibride, a metà tra quelle tradizionali e precostruite, e poi nel tempo si è specializzata verso nuovi e diversificati sistemi innovativi per una maggior riduzione degli impatti.

«In collaborazione con il Politecnico di Torino stiamo avviando una progetto che vede l’utilizzo di materiali di origine esclusivamente naturale per le nostre murature, che ad oggi sono composte da parti sintetiche». Ad esempio, il progetto “Icoffee” consiste nel creare pareti con fibre vegetali provenienti dagli scarti agricoli, unite a un legante naturale. Inoltre, Sarotto Group ha recentemente siglato un accordo con l’università per una collaborazione di cinque anni su progetti di ricerca che riguardano filiere locali e basate sull’economia circolare. Tutto questo insieme agli studenti, per avvicinarli a nuovi modi e mondi dell’abitare.


Arrivati a questo punto, viene naturale chiederci: che ne sarà di questa crescente rivoluzione sostenibile dopo la pandemia mondiale? A seguito degli Ecobonus istituiti recentemente, Sarotto Group si è posta questo interrogativo e così ha deciso, in collaborazione con altre aziende e professionisti, di creare una rete di imprese denominata Ede (dall’acronomo “efficientamento degli edifici”) finalizzata a gestire gli ecobonus a 360 gradi, creando una filiera che garantisca una sostituzione edilizia completa, dalle ristrutturazioni all’efficientamento energetico e sul sito dell’azienda è possibile trovare tutte le informazioni necessarie.

Come ci racconta nel video, per la sua personale rivoluzione sostenibile Mauro si ispira agli insegnamenti della Decrescita Felice, che da sempre lo accompagnano sul suo percorso. «Una volta parlai con Maurizio Pallante, fondatore del Movimento, che mi disse “io ho semplicemente cercato di mettere in ordine ciò che le persone avevano nel loro animo”». Questo pensiero mi ha ispirato e mi ispira tutti i giorni, alla ricerca di nuovi modi per portare la sostenibilità in questo mondo.


fonte: www.italiachecambia.org


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Edilizia sostenibile: il manifesto del Green Building Council Italia

Il documento del Green Building Council Italia analizza punto per punto strategie e strumenti da mettere in campo nel settore delle costruzioni per ridurre le emissioni di CO2 entro il 2050.




Un futuro sostenibile e a "emissioni zero" nel settore delle costruzioni, che rispetti una serie di parametri e di temi cardine. È quanto contenuto nel manifesto GBC Italia, un documento che traccia un chiaro piano programmatico con il quale invita il governo a riconoscere il ruolo centrale del settore delle costruzioni.

Il lavoro del Green Building Council Italia pone l’attenzione non solo su attività e strumenti da mettere in campo ma anche necessità normative per allinearsi ad un piano d’azione completo, monitorando le prestazioni degli edifici attraverso piattaforme pubbliche nazionali e promuovendo l’adozione dei protocolli energetico-ambientali in coerenza con gli obiettivi europei. L’obiettivo è ridurre al minimo le emissioni di CO2 entro il 2050. L’intero settore è infatti responsabile del 36% di tutte le emissioni, del 40% dei consumi di energia, del 50% dell’estrazione di materie prime nell’Ue, del 21% del consumo di acqua.

“In ciascuno dei punti citati nel documento – interviene Giuliano Dall'Ò, presidente GBC Italia - GBC Italia porta la conoscenza che deriva da esperienze maturate negli anni, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale attraverso il World Green Building Council, la rete internazionale di cui GBC Italia è socio stabile, oppure attraverso le esperienze maturate nei progetti europei ai quali GBC Italia partecipa da sempre”. Le azioni necessarie, elencate nel documento, riguardano la decarbonizzazione, l’economia circolare, l’efficienza idrica, l’uso del suolo e biodiversità, la resilienza, il benessere e salubrità, la giustizia nella transizione.

Per GBC Italia, decarbonizzare il settore dell’edilizia significa passare della definizione di edificio a energia zero a edificio a "Zero Emissioni di CO2", rivedere il piano di riqualificazione del 3% annuo degli edifici pubblici e delle amministrazioni locali con una priorità agli edifici scolastici. Va incentivata la produzione e condivisione dell’energia rinnovabile all'interno dei distretti urbani e sviluppata una mobilità sostenibile. La deep renovation, ovvero riqualificazione profonda di edifici e condomini diventa uno strumento necessario, da gestire anche attraverso campagne di incentivi dedicati.

Di conseguenza diventa necessario il monitoraggio delle prestazioni degli edifici attraverso piattaforme pubbliche nazionali che rispondano ai protocolli energetico ambientali. Sul fronte dell’economia circolare la proposta è il reimpiego di componenti della decostruzione selettiva e la scelta di materiali ad alta percentuale di riciclato, implementando anche il riutilizzo del suolo destinato ad aree già edificate. Attraverso la tecnologia sarà poi possibile monitorare facilmente l’utilizzo e gli sprechi idrici ed evitarne i consumi eccessivi. Infine, tra le misure finanziarie proposte c’è quella di abilitare gli istituto di credito quali beneficiari della cessione del credito di imposta e la diffusione di Mutui verdi riservati alla deep renovation a nuovi edifici con una sostenibilità energetico-ambientale certificata.

Tra gli strumenti del cambiamento è analizzato il framework Level(s), sviluppato dalla Commissione europea: l'obiettivo è quello di arricchire il sistema di metriche di valutazione dell'edilizia sostenibile creando un approccio comune basato sull'integrazione degli attuali strumenti di certificazione e trasformando il settore dell’edilizia verso un approccio che consideri il ciclo di vita con riferimento all'agenda dell’UE sull'economia circolare. Level(s) utilizza indicatori affidabili basati su norme e strumenti relativi ad energia, materiali, acqua, salute e benessere, cambiamento climatico e valore del ciclo di vita. La portata totale degli impatti ambientali, sociali ed economici rende strategico il ruolo dell’edilizia all'interno del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030.



fonte: www.nonsoloambiente.it

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Municipio di Stühlinger, il più grande edificio a energia zero d’Europa

Dopo 2 anni di operatività, uno dei progetti più interessanti dell’amministrazione comunale di Friburgo, presenta i primi risultati: grazie ad un mix di tecnologie e progettazione sostenibile, il Rathaus produce in un anno quasi la stessa quantità di energia che consuma
















Il più grande edificio a energia zero d’Europa? Il Rathaus di Stühlinger, una delle tre costruzioni in cui è suddiviso il municipio di Friburgo. Vera e propria perla del moderno greenbuilding, l’edificio è stato inaugurato nel 2017, dopo tre anni di cantiere, con una precisa speranza: riuscire ad avere un luogo di lavoro che fosse anche bandiera dell’impegno climatico ed ambientale della città. Ormai da tempo, infatti, Friburgo, centro urbano della Germania sud occidentale, ha avviato ambiziose politiche verdi che ne hanno fatto una sorta di mecca sostenibile del Vecchio Continente. L’amministrazione comunale ha puntato soprattutto su energie rinnovabili (qui, ad esempio, sorge uno dei primi e più grandi distretti solari d’Europa, il quartiere Vaubau) e verde pubblico, e negli anni le auto private hanno lasciato spazio a bici, percorsi pedonali e trasporto pubblico. .
Un impegno che ha fatto guadagnare al comune più di un riconoscimento. Quale simbolo migliore di un edificio municipale a zero energia poteva rappresentare gli sforzi dell’amministrazione?

Oggi Rathaus di Stühlinger ospita 840 dipendenti su una superficie netta di 22.650 metri quadrati. Sul fronte impiantistico, gli architetti hanno optato per un mix di soluzioni “rinnovabili”: la costruzione possiede facciate fotovoltaiche integrate, pannelli solari e collettori ibridi (termo-fotovoltaico) sul tetto, pompe di calore sotterranee, un impianto geotermico a bassa entalpia e sistemi di ventilazione con recupero di calore“Per edifici di queste dimensioni, un bilancio energetico annuale equilibrato – o positivo – rappresenta una sfida, in quanto l’immobile è grande e compatto”, spiega il Dr. Peter Engelmann del Fraunhofer ISE. “Di conseguenza, l’area dell’involucro disponibile per la generazione di energia locale tramite il fotovoltaico diminuisce rispetto all’area totale. Ma il municipio di Friburgo dimostra che raggiungere l’obiettivo è ancora possibile”.
Engelmann è a capo del progetto incaricato di monitorare le prestazioni del nuovo edificio a energia zero. L’Istituto tedesco, assieme ai partner Stadt Freiburg, badenova e DS-Plan, ha realizzato strumenti ad hoc per la pianificazione e il controllo delle prestazioni energetiche, che permettono anche di ottimizzare i profili di carico dinamico della domanda e della produzione energetica. Nel primo anno intero di attività, ossia nel 2018, l’obiettivo energetico è stato quasi raggiunto raggiunto. Gli esperti sono convinti che intervenendo ulteriormente su deficit e potenziali di ottimizzazione, identificati durante le fasi di monitoraggio, la missione sarebbe completata al 100%.

fonte: www.rinnovabili.it

Milano Green Forum: condivisione di idee, progetti e soluzioni




















Dal 12 al 14 settembre, al MiCo - Milano Congressi, si svolgerà la prima edizione del Milano Green Forum, una tre giorni fatta di incontri, approfondimenti, workshop e appuntamenti culturali all'insegna della sostenibilità.
Settembre è arrivato e con esso il primissimo appuntamento green della stagione. Il Milano Green Forum si presenta, nella sua prima edizione, al capoluogo lombardo con un folto programma costituito da incontri di approfondimento, workshop e appuntamenti culturali, che dal 12 al 14 settembre, tingeranno di verde gli spazi del MiCo – Milano Congressi e le strade della città, grazie agli eventi del “Fuori Green”.
Al fine di informare, ma anche educare e sensibilizzare, il grande pubblico ai temi ambientali più caldi e importanti, la manifestazione è stata organizzata in ben 16 aree tematiche. Dunque gli incontri sono tanti e spesso in contemporanea: il suggerimento è quello di consultare preventivamente il programma completo del Milano Green Forum e segnarsi gli appuntamenti da non perdere in base al tema di interesse e ai relatori che interverranno ogni giorno. Ecco le plenarie che vi consigliamo di non perdere:            

Giovedì 12 settembre

Ore 11 - Sala 1, Plastic Strategy
Occhi puntati sull’inquinamento da plastica e microplastiche, in particolar modo negli ultimi mesi dopo l’approvazione della direttiva europea sulle Plastiche Monouso (SUP) che bandisce i prodotti in plastica “usa & getta”. Il tema interessa quindi le aziende produttrici di plastica, quelle che commerciano e utilizzano prodotti in plastica ma anche le amministrazioni e ovviamente i cittadini che sono i consumatori finali. Ad affrontare la questione ci saranno Cristina Tajani del Comune di Milano, Fondazione Cariplo e, a dare un respiro internazionale, Plastics Recyclers Europe e European Plastic Converter, associazioni che promuovono il riciclo efficiente della plastica in Europa; modera il giornalista ambientale Rudi Bressa.   


Ore 15 – Sala 3, Edilizia sostenibile
Considerando l’impatto ambientale del settore dell’edilizia, un tema fondamentale per uno sviluppo sostenibile delle nostre città è senz’altro quello delle costruzioni a basso impatto ambientale. Bisogna conoscere e applicare soluzioni volte alla riqualificazione e all’efficientamento energetico, puntando sul rinnovamento della progettazione, sull’impiego di materiali e tecnologie innovative, e sulle nuove opportunità di sharing economy. Giovedì pomeriggio ne parleranno professionisti e associazioni di settore internazionali come ARUP, Fondazione Housing Sociale e Lendlease.

 Venerdì 13 settembre

Ore 9,30 – Sala 3, La certificazione è un’etichetta
Perché i consumatori possano essere sempre più responsabili e reali “consum-attori” del mercato, è necessario che acquisiscano la consapevolezza di ciò che acquistano attraverso la comprensione e conoscenza delle certificazioni nazionali ed internazionali esistenti. Maria Grazia Persico, direttrice editoriale di Nonsoloambiente.it, modera la sessione che ospita alcuni enti certificatori come Accredia, UNI – Ente Italiano di Normazione e Kiwa Cermet Italia.
Ore 14,30 – Sala 2, Moda
Il settore della moda è uno dei più inquinanti ma sembra che la tendenza sia quella di seguire delle politiche produttive sempre più responsabili e sostenibili: dai materiali impiegati, alla promozione del riciclo e del riuso, senza tralasciare l’attenzione alle condizioni lavorative. Il panel dedicato al fashion sostenibile ospiterà player dell’industria tessile e i brand che condivideranno le proprie case histories. 

Sabato 14 settembre

Ore 14,30 – Sala 4, Dalla città resiliente al quartiere resiliente
Altro tema fondamentale è quello della riqualificazione dei quartieri delle grandi città, i quali rappresentano il maggior punto di ricaduta delle criticità urbane, ambientali e socio-economiche della comunità. Vale la pena approfondire la questione con chi amministra la città e ne progetta, realizza e governa le politiche relative alla mobilità e più in generale allo sviluppo urbanistico.
La partecipazione è gratuita previa iscrizione QUI.
Per scoprire tutti gli altri appuntamenti, i workshop e gli eventi del “Fuori Green” scaricare il programma completo.
Nonsoloambiente.it è media partner di Milano Green Forum e vi aspetta al Milano Congressi. Chi non potrà esserci, potrà seguiteci sui social per avere gli aggiornamenti in tempo reale e vedere le videointerviste ad aziende e relatori.   

fonte: https://www.nonsoloambiente.it/


Klimahouse 2019, dai pannelli acustici in lana riciclata al primo tetto solare modulare, i premi all’innovazione

Si chiude Klimahouse 2019 a Fiera Bolzano con protagoniste centinaia di aziende e startup. Premiati i prodotti e sistemi che stanno rivoluzionando l’edilizia sostenibile, sempre più rinnovabile e circolare.















Le realtà più innovative nei campi dell’efficienza energetica e del risanamento in edilizia sono state protagoniste di Klimahouse 2019, la fiera internazionale dedicata alla progettazione sostenibile che si è tenuta a Fiera Bolzano dal 23 al 26 gennaio. 450 aziende e 25 startup – queste ultime riunite nello Startup village, vera e propria cittadella dell’innovazione – si sono confrontate per presentare materiali innovativi, tecniche di costruzione all’avanguardia, progetti di edilizia, architettura e mobilità sostenibile, e di smart city. Alcune si sono distinte per i loro prodotti e sistemi, vincendo i premi assegnati nel corso di Klimahouse per un montepremi complessivo di 30mila euro in servizi.
















Klimahouse Startup Award, chi ha vinto

Partendo da pannelli acustici realizzati riciclando la lana delle pecore tirolesi. Il prodotto Whisperwool della startup austriaca, più precisamente di Innsbruck, Tante Lotte Design è un’applicazione nuova e ingegnosa che usa materiali di scarto in ottica di economia circolare. Per questo è stata scelta come vincitrice del Klimahouse Startup Award, promosso da Fiera Bolzano, dal parco scientifico Noi Techpark e da Blum, realtà specializzata nella comunicazione dell’innovazione. La finale si è tenuta il 25 gennaio proprio al Noi Techpark, il nuovo distretto dell’innovazione altoatesino che mette insieme centri di ricerca, laboratori e imprese innovative. “Le green technologies rappresentano uno dei settori chiave su cui Noi Techpark investe nella convinzione che siano centrali sia per il futuro dell’Alto Adige che per quello del Pianeta”, ha commentato il direttore servizi, Hubert Hofer.









I vincitori di Klimahouse Trend e dei premi speciali

Oltre a una forte presenza di startup, centinaia di altre imprese impegnate a rendere il comparto dell’edilizia sempre più efficiente e sostenibile hanno animato Klimahouse. Di queste, 53 si sono candidate per i premi di Klimahouse Trend, promossi da Fiera Bolzano e dal Politecnico di Milano, e assegnati da una giuria di esperti presieduta da Niccolò Aste, professore ordinario del Politecnico. A vincere il premio assoluto e quello della categoria Innovation, dedicata alla ricerca industriale e tecnologica, è stata l’azienda Ecosism per il Geniale cappotto sismico, prodotto che abbina la sicurezza sismica e l’isolamento termico ottimizzando i costi. Per mettere in risalto sistemi capaci di rispondere tempestivamente a esigenze particolarmente attuali, nella categoria Timely è stata scelta Wood Beton con Be three, nuovo sistema costruttivo che prevede l’uso del legno abbinato al cemento e rende le strutture smontabili. Infine, è stato Powerwall 2 di Tesla, la batteria domestica che permette di accumulare energia rinnovabile diventata punto di riferimento del settore, ad aggiudicarsi il primo posto nella categoria Widespread, dedicata a prodotti e sistemi altamente competitivi.









Per dare ancora più spazio e visibilità alle eccellenze nei campi della progettazione e dell’edilizia green sono stati assegnati anche tre premi speciali. Quello promosso dall’Agenzia Casa Clima, ente della provincia di Bolzano per l’efficienza energetica e la qualità costruttiva, è andato a My Warm, azienda austrica che ha creato un sistema che bilancia le spese del riscaldamento e le emissioni di CO2. Di nuovo protagonista una realtà emergente con il premio speciale di Bim Object, impresa leader nello sviluppo di software per l’edilizia, assegnato a Mas Roof, startup di Oderzo, in provincia di Treviso, incubata al Noi Techpark e autrice del primo tetto modulare con pannelli solari integrati.

Klimahouse 2019, il voto del pubblico

Infine, la voce dei visitatori è stata messa al centro con il premio del pubblico. Tra le oltre 500 preferenze espresse, è stata votata Cool Roof Company, realtà di Modena specializzata in vernici che, riflettendo la luce solare, riducono il surriscaldamento degli edifici. Un chiaro segnale che la filosofia cardine dell’edilizia sostenibile e di questa fiera – costruire bene per vivere bene – è un’esigenza concreta a cui sempre più cittadini decidono di rispondere quando fanno scelte che riguardano il loro ambiente più intimo, la casa.
fonte: https://www.lifegate.it