Visualizzazione post con etichetta #Cobat. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #Cobat. Mostra tutti i post

Percorso Cobat, un mega cervello contro l’illegalità nell’autodemolizione

Cobat Società Benefit ha sviluppato un software con cui tracciare tracciare ogni singolo componente delle autovetture giunte fine vita. Oggi lo offre liberamente a autodemolitori e case automobilistiche



Per l’autodemolizione inizia una vera e propria rivoluzione, fatta di trasparenza e intelligenza. È Percorso Cobat il nuovo progetto avviato dalla Cobat Società Benefit, piattaforma italiana di servizi per l’economia circolare. La società oggi garantisce un servizio efficiente di raccolta, stoccaggio e avvio al riciclo di un’ampia gamma di rifiuti: dalle batterie ai RAEE passando per gli pneumatici fuori uso. E aiuta le aziende italiane a gestire i rifiuti derivanti dalle proprie attività con una serie i prodotti e servizi ad ed esse dedicate. In questo contesto nasce Percorso Cobat, software certificato per il tracciamento di ogni singolo componente delle autovetture a fine vita. Un programma open, messo a disposizione gratuitamente di case automobilistiche e demolitori per aiutare a promuovere trasparenza e sicurezza.

La soluzione è stata presentata oggi a Roma alla presenza di rappresentati politici, ambientalisti e mondo delle associazioni. E assieme a Certiquality, organismo di certificazione specializzato nella certificazione dei sistemi di gestione aziendale, con cui Cobat collabora ormai da tempo.
Percorso Cobat, un mega cervello al servizio della legalità

La soluzione mira a rivoluzionare il concetto di autodemolizione. Come? Creando un sistema trasparente, affidabile e di qualità. Da un lato, infatti, il software permette agli autodemolitori di inserire i dati e i componenti di ogni veicolo in ingresso; dall’altro dà la possibilità all’industria automobilistica di avere accesso alle informazioni relative ai veicoli a fine vita. La piattaforma – certificata da Certiquality – consente di consultare report, statistiche e schede automezzi, e nel contempo di avere accesso immediato al magazzino, sia del singolo automezzo che all’intera lista ricambi.

L’idea è nata 3 anni fa, in concomitanza con i primi passi della Direttiva Europea 2018/849 sulla gestione dei veicoli fuori uso, pile e RAEE. Il provvedimento in questione, recepito nella legislazione italiana a settembre 2020, chiedeva tra le altre cose di riformare il sistema di gestione dei veicoli da demolire. Nello specifico di individuare forme di promozione e di semplificazione per il riutilizzo di alcuni parti come mezzi di ricambio; e di rafforzare l’efficacia e l’efficienza dei sistemi di tracciabilità e di contabilità dei mezzi e dei loro rifiuti, adeguando anche lo schema di responsabilità estesa del produttore. Per rispondere a queste esigenze Cobat ha deciso di dar vita a Percorso Cobat, trovando un sistema universale in grado di dialogare con la maggior parte dei software già utilizzati dagli autodemolitori.

“Un sistema aperto a tutti, offerto liberamente ad autodemolitori e case automobilistiche – spiega Giancarlo Morandi, presidente di Cobat – Attraverso un uso efficiente dei dati, è infatti possibile ridurre l’impatto sull’ambiente, generare un risparmio di energia e assicurare agli automobilisti un alto livello del servizio. È la creazione del valore condiviso, alla base della mission di Cobat in quanto Società Benefit. Un vantaggio per le aziende, un vantaggio per la società, un vantaggio per l’ambiente”.
Triplo audit per gli autodemolitori

Gli impianti di autodemolizione, per aderire alla piattaforma, vengono certificati da un triplo audit: in back office, sui dati dichiarati da tutti gli iscritti alla piattaforma; periodicamente, tramite un monitoraggio di tutta la documentazione e sul campo, con un’ulteriore verifica dei requisiti.

“Siamo molto lieti della lunga collaborazione tra Certiquality e Cobat – ha detto Cosimo Franco, direttore generale di Certiquality – e dell’importanza che Cobat ha sempre riconosciuto al sistema delle certificazioni quale strumento per valorizzare il proprio impegno per la qualità e la sostenibilità. Insieme alle certificazioni ambientali secondo lo standard internazionale ISO 14001 ed il Regolamento europeo EMAS, Certiquality ha certificato il sistema di gestione della sicurezza dei dati e delle informazioni di Cobat secondo lo standard ISO 27001. Business continuity, sicurezza informatica e sostenibilità, insieme a Industria 4.0, sono temi di assoluta attualità, anche alla luce del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che indirizza gli investimenti in queste direzioni. Il ruolo di CQY come organismo di certificazione indipendentemente – ha aggiunto Cosimo Franco – sarà una ulteriore garanzia per tutti gli stakeholder di trasparenza e qualità del dato della piattaforma”.

fonte: www.rinnovabili.it



#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

#Iscriviti QUI alla #Associazione COORDINAMENTO REGIONALE UMBRIA RIFIUTI ZERO (CRU-RZ) 


=> Seguici su Blogger 
https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram 
http://t.me/RifiutiZeroUmbria
=> Seguici su Youtube 

La mobilità elettrica cresce, ma la circolarità delle batterie è ancora a zero

Tra gli indicatori utilizzati per il monitoraggio dell’economia circolare in Europa c’è l’End-of-life recycling input rates (EOL-RIR), che non dà notizie confortanti per quanto riguarda una materia prima rara come il cobalto. Ma con il boom della mobilità elettrica, lo scenario deve cambiare il prima possibile











Metà delle emissioni totali di gas serra nel mondo derivano da attività di estrazione e trasformazione di risorse. Un dato da tenere in debito conto se si vuole raggiungere, confermato pochi giorni fa dal Consiglio Europeo, di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro dieci anni, per poi arrivare alla neutralità climatica nel 2050.

Riuso di pile e accumulatori, questo sconosciuto

È rivolto a questi obiettivi anche il Piano d’azione strategico per l’economia circolare, orientato a ridurre la produzione di rifiuti ma riconfigurare il mercato interno europeo delle materie prime seconde (mps) di alta qualità. La Commissione Europea, però, ha ritenuto necessario affiancare a strategie e piani d’azione anche un sistema di monitoraggio finalizzato a accelerare in maniera efficiente la transizione circolare. Tra questi ci sono gli End-of-life recycling input rates (in sigla EOL-RIR, Tassi di riciclaggio di input a fine vita), legati proprio alla misurazione dell’uso delle risorse. Questi indicatori promettono di monitorare accuratamente i progressi compiuti in termini di riutilizzo di materia nei processi produttivi. Dalle statistiche fornite da Eurostat su EOL-RIR, emerge che importanti materiali come cobalto e litio, principali elementi utilizzati nelle pile e accumulatori, riportano un tasso di riutilizzo pari a zero. Insomma, mentre la mobilità elettrica e l’industria degli accumulatori si fanno largo sullo scenario globale, anche a suon di incentivi di varia natura, non c’è praticamente traccia di circolarità nella filiera costruttiva delle batterie e dei suoi elementi costitutivi. Siamo ancora in alto mare nel riuso di queste materie prime così preziose e rare e al tempo stesso così intensamente utilizzate e presenti negli oggetti della nostra quotidianità.

L’iniziativa della Commissione Ue

Non a caso la Commissione Europea ha in programma una radicale revisione del quadro normativo in materia, che congiuntamente a una spinta verso il diritto alla riparazione potrebbe contribuire ad arginare il problema e le emissioni climalteranti che ne derivano. Qualche giorno fa la Commissione ha presentato la prima delle iniziativa annunciate nel nuovo Piano d’azione per l’economia circolare: un nuovo quadro normativo per le batterie che punta a rafforzare la sostenibilità dell’intera catena del valore degli accumulatori per la mobilità e incentivare la circolarità di tutte le batterie. Si intende infatti introdurre delle regole sul contenuto riciclato e su i tassi di raccolta e riciclaggio di tutte le batterie. Questo punto vuole incentivare il recupero di materiali ad alto valore aggiunto da poter reinserire nel mercato. Inoltre, il regolamento definisce dei requisiti di sostenibilità per quanto riguarda il processo di produzione, l’approvvigionamento etico delle materie prima e la sicurezza dell’approvvigionamento, tramite il riutilizzo, il riciclaggio e il cambio di destinazione. “Con questa proposta UE innovativa sulle pile e batterie sostenibili stiamo dando il primo grande impulso all’economia circolare nell’ambito del nostro nuovo piano d’azione per l’economia circolare – ha dichiarato Virginijus Sinkevičius, Commissario responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca – Questi prodotti sono pieni di materiali preziosi e vogliamo garantire che nulla vada sprecato: la sostenibilità delle pile e batterie deve crescere di pari passo con il loro numero sul mercato dell’UE.”

Il cobalto si ricicla, ma l’Europa non se n’è accorta

L’indicatore EOL-RIR misura per una data materia quanto del suo input nel sistema produttivo derivi dal riciclaggio di “rottami vecchi”, vale a dire rottami da prodotti a fine vita. Questo indicatore quindi raccoglie non solo l’aspetto del riciclo, ma anche le altre strategie attuabili per portare il sistema alla circolarità, come il riuso o la riduzione (in base al cosiddetto Paradigma delle R).

Per l’Europa, dove aumenta costantemente il numero degli accumulatori al litio in circolazione per la mobilità elettrica, avere un tasso di EOL-RIR pari a zero per il cobalto equivale a bloccare del tutto l’economia circolare nel settore. Ad oggi, in pratica, una batteria a fine vita non ha più niente da offrire al sistema economico, evidentemente perché quest’ultimo non ha messo in campo sistemi di recupero e riutilizzo dei materiali, tutt’altro che impossibili da realizzare. Ad oggi, dunque, nel Vecchio Continente una risorsa rara quanto strategica come il cobalto viene gettata via come se non avesse più alcun valore, mentre in altre parti del mondo questa preziosa materia prima continua ad essere estratta per ricoprire la stessa funzione. Un circolo vizioso in totale contrasto con il Piano d’azione europeo per l’economia circolare, per cui i materiali che si possono riciclare dovrebbe essere reinseriti nell’economia come nuove materie prime.

Verso un boom della domanda

Trovare una soluzione al recupero di cobalto, la cui estrazione quasi sempre coincide con casi estremi di sfruttamenti di lavoratrici e lavoratori, anche minori, è un tema sempre più attuale, proprio perché è ormai presente in quasi tutti gli oggetti tecnologici che utilizziamo quotidianamente. La batteria di uno smartphone contiene dai 5 ai 10 grammi di cobalto, mentre ne servono diversi chilogrammi per un’auto elettrica, che deve a questo metallo raro la capacità di estendere la durata della sua batteria agli ioni di litio e quindi la sua autonomia. Se ancora non è chiara quanto sia alta la domanda di cobalto nel mondo, gli analisti del Swisse Resource Capital AG (SRC), società svizzera di consulenza e analisi nel settore minerario, rendono noto come ci sarà un boom di domanda di cobalto nei prossimi anni che si attende salire oltre le 300mila tonnellate all’anno entro il 2025. Un segnale d’allarme che, anche grazie alle norme a cui sta lavorando l’Esecutivo comunitario, l’Europa potrebbe trasformare in opportunità. Per farlo però, dovrebbe immediatamente rendere operativa la possibilità di tramutare i cumuli di rifiuti elettrici ed elettronici in una vera e propria miniera di cobalto, creando quindi un mercato alternativo in grado di coprire la richiesta sempre maggiore dei grandi produttori asiatici di batterie per vetture elettriche e prodotti elettronici.

L’Italia alla guida del nuovo corso?

La tecnologia attualmente disponibile in Europa per il trattamento delle batterie di auto elettriche a fine vita prevede costi ancora molto alti, soprattutto di tipo energetico, ed è orientata al solo recupero di materie rare e ad alto valore aggiunto, come il cobalto e nichel. Al contrario, le alte temperature del processo danneggiano litio (anch’esso con EOL-RIR uguale a zero) e manganese, che quindi non si possono riutilizzare. Il processo quindi sembra adatto al recupero soltanto di alcune materie, ma non permette di “salvare” tutti gli elementi della cosiddetta black mass, la componente attiva delle batterie. Sul tema della gestione degli accumulatori al litio a fine vita Cobat, consorzio che si occupa anche della gestione dei rifiuti di pile e accumulatore, ha investito in ricerca e sviluppo per individuare insieme al CNR-ICCOM (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Chimica dei Composti Organo Metallici) di Firenze una tecnologia innovativa che non solo permetta un trattamento e riciclo a costi sostenibili ma che massimizzi il recupero di quei materiali, in modo da poterli nuovamente inserire nel mercato come materia prima seconda. Dai risultati incoraggianti dello studio, Cobat è attualmente in attesa di ottenere un brevetto per la realizzazione di un impianto di macinazione da cui recuperare la black mass degli accumulatori. Ma prendere un accumulatore a fine vita e scomporlo in tutte le sue componenti non è l’unica soluzione. Sempre Cobat sta analizzando la possibilità di dare seconda vita agli accumulatori nel settore delle rinnovabili. Le batterie dei veicoli elettrici dopo circa 8 anni hanno una capacità di carica insufficiente ad alimentare una macchina, ma conservano comunque una capacità di carica, sia pur ridotta. Da questa constatazione nasce l’idea di riutilizzare le batterie non più in grado di alimentare veicoli per riassemblarle e renderle adatte a stoccare energia da fonti rinnovabili. Luigi De Rocchi, responsabile ricerca e sviluppo di Cobat spiega come “le case automobilistiche sono fortemente interessate alla second life degli accumulatori utilizzati sulle proprie auto, dal momento che l’allungamento del loro ciclo di vita e la nascita di un business secondario può avere effetti positivi sui costi di gestione degli accumulatori, in questo modo agevolando l’affermazione del mercato dell’elettrico”.

Etica e profitto, una sfida

Recuperare materiali rari come il cobalto da li accumulatori non sarebbe solo un’opportunità economica ma avrebbe anche un valore etico. Da una parte abbiamo l’avvento della mobilità a bassissime emissioni con auto e moto elettriche, dall’altro però si deve fare i conti con una disponibilità limitata di materie prime e condizioni economiche e sociali sfavorevoli nei territori in cui queste materie prime critiche vengono estratte. Il caso del cobalto ne è un esempio, dal momento che le aree di estrazione sono poche e spesso instabili. La maggior parte delle riserve sono concentrate in regioni politicamente fragili, come la Repubblica democratica del Congo, fornitore del 55% del cobalto totale a livello globale. Questo mercato diventa così emblema dei danni dell’economia lineare: per fornire un materiale utile prevalentemente al mondo globalizzato si sottraggono risorse e diritti a popolazioni che vivono in estrema povertà, limitando i vantaggi a una élite spesso corrotta. Incentivare il recupero di materiali come il cobalto dalle batterie dismesse potrebbe portare ad allentare la presa nei confronti delle risorse “altrui”, creando una filiera domestica – la cosiddetta “miniera urbana” – in grado di dare valore ai cumuli di apparecchiature elettroniche e accumulatori esausti che invadono i punti di raccolta e le discariche di tutta Europa, Italia compresa. In questo modo ci si potrebbe aspettare un’impennata dell’indicatore EOL-RIR per cobalto, litio e molti altri materiali che costituiscono una batteria.

Potenzialità delle materie prime seconde

La Commissione Europea è al lavoro anche per aggiornare il quadro di monitoraggio dell’economia circolare, che fa già riferimento a numerosi indicatori basati su diversi aspetti del sistema economico, tra cui EOL-RIR per le materie prime seconde. C’è anche l’ulteriore obiettivo di creare nuovi indicatori che terranno conto di aspetti del Piano d’azione per l’economia circolare e delle relazioni tra circolarità, neutralità climatica e obiettivo “inquinamento zero”. Per quanto riguarda le materie prime seconde , il Piano d’azione per l’economia circolare prevede diverse misure a sostegno di una loro maggiore competitività in termini di costo e disponibilità, così da portare equilibrio tra domanda e offerta e permettere l’espansione del settore, per esempio con l’introduzione dell’obbligo di contenuto riciclato minimo nei prodotti. Spingere in questa direzione rafforzerebbe la crescita del mercato delle materie prime seconde e aumenterebbe la responsabilità nei produttori. Questi ultimi potrebbero così vedere rivalutati i loro magazzini, che in un’ottica circolare costituiscono un patrimonio non indifferente di materie utili e preziose.

L’Italia ha di fronte a sé una grande sfida, quella di sfruttare le sue grandi potenzialità nella raccolta e riciclo di rifiuti di pile e accumulatori per divenire un importante fornitore di materia prima seconda, valorizzando così ancora una volta la sua capacità di aggirare l’ostacolo della mancanza di materie prime puntando su recupero, riutilizzo e riciclo.

fonte: economiacircolare.com

#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Tesla Club Italy Revolution: a Bologna con COBAT sulla filiera delle batterie al litio

In occasione dell’evento organizzato dedicato (non soltanto) alla mobilità elettrica, Tuttogreen ha intervistato Luigi De Rocchi, responsabile Divisione studi e ricerche del consorzio per la raccolta e il riciclo di prodotti tecnologici Cobat











Anche per quest’anno La Stampa Tuttogreen sarà media partner di Tesla Club Italy Revolution, evento tra i più importanti dedicati in Italia non solo alla mobilità elettrica, ma alla tecnologia ed all’innovazione in generale. La conferenza, giunta alla sua quarta edizione, si terrà quest’anno presso FICO Eataly World a Bologna, il parco agroalimentare più grande del mondo, scelto per due motivi in particolare: la sua posizione facilmente raggiungibile da tutta Italia e il suo naturale orientamento verso l’eMobility – al suo esterno sono già presenti diverse colonnine per la ricarica di veicoli elettrici.
Oltre ai partecipanti, il cui numero anche quest’anno è limitato a 400 per non sacrificare, spiegano gli organizzatori, “la qualità degli interventi al numero di biglietti venduti”, è prevista quella di autorevoli esperti del settore, sia automotive che non, moderati dalla nota giornalista televisiva Maria Leitner. Obiettivo: approfondire le molte tematiche legate a mobilità elettrica, innovazione energetica ed affini, di cui Tesla è sicuramente pioniere. Fra i relatori ci sarà anche Luigi De Rocchi, responsabile Divisione studi e ricerche del consorzio per la raccolta e il riciclo di prodotti tecnologici Cobat, che parlerà di un tema particolarmente caldo: quello degli scenari futuri della filiera delle batterie al litio. In attesa di sentirlo il 19 ottobre a Bologna, lo abbiamo intervistato in esclusiva per i lettori de La Stampa Tuttogreen.
Dottor De Rocchi, che cosa dice la direttiva europea sulle filiere delle batterie?
La direttiva attuale è del 2006. Ha avuto un lungo periodo di gestazione, ma ormai è completamente obsoleta per andare a regolamentare la filiera di gestione del fine vita di batterie che, all’epoca, neanche esistevano. Per fare un esempio, nei target di riciclo e nelle performance da raggiungere il litio non era neanche nominato. Ciò che ci si attende dalla nuova direttiva è che regolamenti la progettazione e la fabbricazione delle batterie in litio, con specifici standard di sicurezza che agevolino anche il “second life”, quindi il loro riutilizzo.
Ad oggi mancano infatti specifici standard per il loro trattamento e recupero, e manca anche una regolamentazione – cosa un po’ complessa ma importante – per il trasferimento della responsabilità del produttore, ossia di chi immette una batteria sul mercato e che, di conseguenza, ha anche la responsabilità di gestirne il fine vita nel momento in cui si parla appunto di “second life”. Questo perché il secondo operatore che, utilizzando batterie esauste, costruisce nuovi pacchi, attualmente non si configura all’interno della norma.
Nel momento in cui devesse nascere un vero e proprio mercato del riutilizzo, quindi, non si saprebbe come andare a regolamentare la responsabilità di questo nuovo produttore. Sempre per quanto riguarda le batterie al litio, inoltre, mancano specifici elementi di standardizzazione per la gestione in sicurezza delle stesse. Queste sono in breve le cose più importanti su cui si sta aspettando una normativa. Ma si può dire che almeno il legislatore in Europa ha colto l’importanza e l’urgenza di tutto ciò.
Che cos’è la European Battery Alliance?
È un’iniziativa inaugurata alla fine del 2017 dal vice-presidente della Commissione europea e Commissario per l’unione energetica Šefčovič per la costituzione di una nuova value chain europea per la realizzazione di celle e pacchi batteria in Europa. Questo per due motivi fondamentali: il primo, ridimensionare un po’ la dipendenza dal mercato asiatico di celle per il settore automotive che, invece, ha un baricentro fortemente europeo; il secondo è che in Europa un modo per approvvigionarsi di litio e cobalto, materie prime indispensabili per la produzione di pacchi e celle ma distribuiti perlopiù in altre parti del mondo, è proprio il riciclo. Insomma la European Battery Alliance (EBA) punta a facilitare la costruzione di fabbriche di batterie in Europa, spingendo allo stesso tempo sul recupero dei materiali che le compongono.
L’Italia potrà avere un ruolo di rilievo in tutto ciò?
L’Italia, con il programma di FCA, ha in effetti la possibilità di giocare un ruolo importante in Europa, soprattutto con l’immissione sul mercato della 500 elettrica. Noi siamo molto in contatto con FCA, che è un socio di Cobat ed ultimamente ci ha chiesto di collaborare per coordinare un servizio di “take-back” delle batterie dall’Europa.
Quello che sta avvenendo, in realtà non solo nel campo delle batterie, è che sebbene l’Europa sia considerata nel mondo come un mercato unico al pari di Nord America, Sud America, Asia ecc., ha una caratteristica peculiare: il recepimento dei vari regolamenti e direttive segue anche un po’ delle tradizioni locali. Questo significa che quando una multinazionale deve avere la compliance, ossia l’adeguamento a determinate regole e norme, trova parecchie difficoltà a garantirla nell’Europa a 28. Si sta dunque cercando qualcuno che centralizzi questa interlocuzione sull’Europa, per poi garantire a cascata il rispetto di norme e regole nei vari Paesi.
Da questa esigenza sta nascendo un progetto, ancora in itinere, che è dato dalla volontà dei maggiori sistemi di raccolta delle batterie di Italia, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Norvegia, Lussemburgo e altri di creare una piattaforma condivisa affinché aziende come ad esempio Daimler, invece di impazzire per contattare le singole realtà locali, abbia appunto un unico interlocutore che possa avvalersi dei singoli sistemi nazionali e garantire il servizio nei singoli Paesi. Una soluzione non solo per il mercato dell’automotive, ma anche quello delle due ruote, che si sta velocemente elettrificando. O ancora quello dei veicoli elettrici “light”, dai monopattini alle biciclette elettriche.
Che fine fanno oggi come oggi le batterie che vengono buttate? Ed esiste già una filiera italiana del riciclo?
Le batterie non vengono buttate via, ma raccolte. E questo riguarda tutte le batterie, non solo quelle destinate all’automotive. Quelle per uso domestico vengono raccolte dai classici circuiti di raccolta differenziata urbana, mentre quelle industriali o per veicoli elettrici vengono raccolte attraverso canali professionali, come quelli di officine, dealer ed autodemolitori. Anche questi ultimi sono infatti tenuti a separare determinate componenti – come appunto la batteria, anche in caso di auto con motore endotermico – prima della demolizione di un veicolo.
Queste batterie vengono poi ritirate e stoccate da soggetti come ad esempio Cobat e consegnate agli impianti di trattamento. Attualmente di impianti di questo tipo in Italia non ce ne sono – sono tutti all’estero, prevalentemente in Germania. Ma attraverso Cobat anche il nostro Paese sta cercando di giocare una partita importante. È vero che noi, nel panorama europeo, difficilmente riusciremo a competere nella realizzazione di celle e moduli, anche perché non abbiamo partner industriali interessati in questo senso. Ma l’Italia è tutto sommato un Paese che sa difendere una sua legittimità a livello europeo nel campo del riciclo, un tema che ci è sempre appartenuto.
Cobat sta puntando fortemente sul tema del riciclo delle batterie al lito: abbiamo un brevetto sul recupero di queste batterie, e abbiamo anche dei partner industriali con cui avviare un progetto pilota. Insomma, se non potremo giocare un ruolo di primo piano nella produzione di batterie, di sicuro potremo farlo con tecnologie innovative legate appunto al loro riciclo. Nell’Unione europea, l’Italia potrebbe così non solo riciclare le sue batterie esauste, ma diventare uno dei poli europei maggiormente dedicati al riciclo.
Per ascoltare dal vivo al Tesla Club Italy Revolution 2019 Luigi De Rocchi e i molti altri esperti che interverranno a Bologna il prossimo 19 ottobre è possibile acquistare i biglietti direttamente sul sito dedicato alla conferenza.

Andrea Bertaglio

fonte: www.lastampa.it

Auto elettriche: dal riciclo delle batterie 70 mila posti di lavoro

In Italia manca una filiera per il riciclo delle batterie delle auto elettriche: un settore che potrebbe produrre migliaia di posti di lavoro.














Le batterie delle auto elettriche, una volta arrivate al loro termine utile di vita, non possono essere “buttate via” in quanto devono essere trattate in maniera adeguata. Queste batterie, per come sono costruite, sono molto infiammabili e quindi devono essere gestite con attenzione e con procedure ad hoc. In Italia manca però una filiera nazionale di aziende che si occupino di riciclo e dismissione delle batterie delle auto elettriche.
Una lacuna importante visto che si stima che questo settore potrebbe creare solamente in Italia ben 70 mila posti di lavoro. Una mancanza dovuta essenzialmente alla politica. La conseguenza più diretta è non solo la perdita di un importante business in termini di posti di lavoro e di ritorno economico, ma anche un maggiore rischio per l’ambiente.
Di questo tema se ne è parlato ieri durante il primo dei tre incontri organizzati dal Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo (Cobat) in vista di e_mob, il Festival dell’eMobility in calendario a Palazzo Lombardia di Milano dal 26 al 28 settembre 2019. Camillo Piazza, presidente di Class onlus, l’associazione di coordinamento di e_Mob, intervenendo al primo seminario organizzato a Palazzo Pirelli intitolato “La sfida italiana alla creazione di una filiera nazionale per il riutilizzo delle batterie di trazione delle auto elettriche”, ha spiegato che:
Oggi in Italia ancora non esiste un impianto per il trattamento delle batterie al litio, sebbene sia previsto dalla legislazione comunitaria. Le batterie che ad esempio raccoglie Cobat sono inviate a impianti esteri, primariamente in Europa, soprattutto in Germania, dove esistono delle tecnologie che sono in grado di garantire il riciclo di queste batterie o un loro corretto fine vita.
Piazza ha poi spiegato che il contributo governativo a questo settore lo scorso anno è stato di 60 milioni che però non sono stati spesi tutti in quanto i venditori stranieri come Nissan e Renault hanno preferito portare le auto elettriche all’estero visto che in Italia non c’è un mercato maturo. Per Piazza, dunque, il problema è prettamente politico:

Non è una questione di costi, è un problema di scelta industriale da parte della politica.
Da qui parte quindi l’impegno di e_Mob per poter disporre di una filiera nazionale per il riciclo e lo smaltimento delle batterie delle auto elettriche. Nonostante le lacune evidenziate sono in cantiere alcuni progetti di diverse realtà nazionali accomunati dalla finalità di rendere la filiera più economica e compatibile sul piano ambientale. Obiettivo quello di permettere all’Italia di diventare la guida in Europa in questo campo creando decine di migliaia di posti di lavoro.
Per raggiungere questo obiettivo è anche necessario riqualificare la forza di lavoro. Per esempio Piazza ha evidenziato come FCA abbia chiesto di formare i suoi dipendenti. Contestualmente il presidente di Class onlus ha anche espresso soddisfazione per l’adesione a e_Mob 2019 della casa automobilistica FCA, la cui strategia di elettrificazione comprenderà importanti investimenti in Italia. Un importante segnale, ma per arrivare pronti è necessario formare i dipendenti.
Sempre sul tema del riciclo e smaltimento delle batterie delle auto, Luigi De Rocchi, responsabile della divisione ricerca del consorzio, che collabora con Cnr e Università, spiega che Cobat ha sviluppato una tecnologia innovativa per il riciclo delle batterie al litio, attualmente in fase di ottenimento di brevetto.
Nello specifico questa tecnologia permette di trattare la parte chimica della batteria al litio, consentendo di riottenere i metalli all’interno contenuti come il cobalto e lo stesso litio, nickel, manganese, rame e alluminio. Trattasi di un processo molto importante in quanto consente di riottenere metalli che possono essere utilizzati per fabbricare nuove batterie.
Nel convegno si è parlato anche di sicurezza visto che le batterie sono altamente infiammabili come la benzina, ma presentano una particolarità. Le batterie, anche a ore dallo spegnimento di un eventuale incendio, possono riprendere fuoco. Questo significa che i trattamenti standard non sono più validi. Su questo tema Massimo Nazareno Bonfatti, dirigente del nucleo investigativo anti incendio dei Vigili del fuoco, ha citato risultati sia sull’intervento sia per la neutralizzazione degli effetti come risultato di vari anni di studi.

fonte: www.greenstyle.it

Raee, Cobat: "Ecco Come Cambiano Le Strategie Di Gestione"





















La sharing economy, la digitalizzazione e le logiche dell'economia circolare trasformano il volto delle strategie di gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici. Ecco i risultati emersi dalla ricerca “Scenari e strategie future di gestione dei rifiuti tecnologici” presentata da Althesys e il consorzio Cobat





fonte: https://www.ricicla.tv

Piattaforma Cobat-CAR, la fine vita dei veicoli è green

Presentato l’innovativo sistema gestionale per garantire massima trasparenza e tracciabilità nel settore dell’autodemolizione. Un marchio di qualità identificherà gli operatori green





Che fine fanno i veicoli a fine vita? Quanti rifiuti sono prodotti annualmente dalle auto demolite? Quanti materiali sono riciclati? Per rispondere a tutte queste domande nasce oggi la Piattaforma Cobat-Car, innovativo sistema gestionale dedicato al settore dell’autodemolizione, creato per l’appunto dal Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo e dalla Confederazione Autodemolitori Riuniti. La piattaforma permetterà infatti di monitorare e seguire il percorso di tutte le componenti auto, garantendo una fine vita in linea con i migliori standard europei

Progetto all’insegna di un’economia circolare garantita e trasparente, l’iniziativa è figlia di Easy Collect. Parliamo del servizio di raccolta rifiuti lanciato da Cobat nel 2016 e dedicato a impiantisti e installatori dell’associazione CNA-Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (di cui CAR fa parte). Grazie a Easy Collect oggi 30mila artigiani possono usufruire in maniera semplificata e diretta dei servizi integrati del Consorzio per la raccolta e il trattamento di RAEE, batterie esauste e altri tipi di rifiuti. Un successo che ha permesso di costruire le basi per un impegno aggiuntivo: la piattaforma Cobat-Car per le auto a fine vita.

Spiega Claudio De Persio, Direttore Operativo del Cosorzio “Abbiamo pensato e realizzato il sistema di gestione del fine vita dei veicoli per fornire alle case auto, di cui Cobat è partner storico per la gestione del fine vita delle batterie, uno strumento mai realizzato nel nostro paese, che permettesse ai vari attori della filiera, in primis le case automobilistiche per l’appunto, di monitorare in maniera dettagliata il flusso di entrata e uscita presso la rete degli autodemolitori autorizzati”.

I produttori auto sono, infatti, obbligati per legge a ritirare i veicoli fuori uso organizzando, direttamente o indirettamente, su base individuale o collettiva, una rete di centri di raccolta opportunamente distribuita sul territorio nazionale. Non solo: entro sei mesi dall’immissione di un dato veicolo sul mercato, le case devono mettere a disposizione degli impianti di trattamento autorizzati, tutte le informazioni per la sua demolizione, consentendo di identificare i diversi componenti e materiali e l’ubicazione delle sostanze pericolose. In Europa, dal 2015 c’è l’obiettivo di riutilizzare o recuperare il 95% del peso di un’auto (di cui il 10% può essere utilizzato per recuperare calore mediante incenerimento). Ma, fino ad oggi, è sempre mancato uno strumento, come la piattaforma Cobat, che fornisse una mappatura dettagliata e puntuale di questi dati.





Come funziona il sistema di gestione Cobat-CAR

Il cuore operativo del progetto è costituito da un registro virtuale di carico e scarico realizzato ad hoc e in grado di dialogare con tutti i gestionali utilizzati dagli autodemolitori. Tutti gli iscritti CAR potranno installarlo e ottenere così tutte le informazioni relative al fine vita delle componenti auto rottamate e seguire tutto il percorso dei rifiuti fino al riciclo. Il sistema permetterà di redigere rapporti specifici per marchi e modelli, relazioni sui rifiuti filtrati per codice di rifiuto e anno con una lettura dei rifiuti prodotti per ogni singola auto demolita e un report aggregato contenente un confronto tra le percentuali dei veicoli demoliti e i rifiuti prodotti.

Chi aderirà al progetto, avrà a disposizione a disposizione un marchio di garanzia e di qualità che gli permetterà di essere identificato come autodemolitore green dalle case automobilistiche. Per Alfonso Gifuni, Presidente di CAR la possibilità per gli operatori di sincronizzarsi con le case automobilistiche, “fornendo a esse, in tempo reale, i dati del destino dei veicoli da loro prodotti, il monitoraggio del mercato del rottame” e quella di accompagnare le aziende fino al conseguimento dell’Ecolabel, rappresenta “il punto di arrivo di una crescita della Categoria che la CAR ha fortemente voluto”.


Il sistema gestionale è stato pensato per fornire un aiuto anche a Istituzioni e forze dell’ordine che, accedendovi, avranno sempre disponibile una mappatura completa della gestione del fine vita dei veicoli con tutti i dati dettagliati relativi a ciascuna auto rottamata.


fonte: www.rinnovabili.it

La nuova normativa sulla raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche



Ad agosto entrerà in vigore la nuova normativa sulla raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Si stima che verranno creati almeno tredicimila nuovi posti di lavoro e che ci sarà un consistente calo di emissioni da CO2. A Vicenza c'è un'azienda già all'opera. 


Tg3

Riciclo: Presentazione del Rapporto 2017 di Cobat

























L’economia circolare dei prodotti tecnologici in Italia? Esiste almeno da 30 anni. Parola di Cobat, lo storico consorzio per la raccolta e il riciclo che nel 1988 ha iniziato a dare nuova vita a pile e batterie, per applicare il collaudato sistema successivamente ai rifiuti elettronici, i cosiddetti RAEE, inclusi i moduli fotovoltaici (leggi anche Riciclo fotovoltaico, cosa succede ai pannelli a fine vita?), e agli pneumatici fuori uso. Tutti i numeri del Consorzio verranno presentati alla stampa il pomeriggio di giovedì 17 maggio con il lancio del Rapporto annuale 2017, summa delle attività e dei risultati del consorzio. Il documento sarà presentato a Roma, presso il Grand Hotel de la Minerve della capitale.

Primo Sistema di raccolta e di riciclo di pile e accumulatori in Italia e in forte ascesa nel settore dei RAEE,  – si legge nella nota stampa – Cobat punta su sostenibilità, tracciabilità e responsabilità come parole chiave per dimostrare che l’Italia è pronta a recepire la sfida dell’Europa con la recente approvazione del Pacchetto sull’Economia Circolare”.


Le porte dell’evento saranno aperte alle 14.30 per  l’accredito dei partecipanti e alle 15 inizieranno i lavori con i saluti introduttivi di Giancarlo Morandi, Presidente Cobat. Michele Zilla, Direttore Generale Cobat farà, poi, il punto sui risultati raggiunti commentando e analizzando i dati del Sistema contenuti nel Rapporto e illustrerà gli obiettivi sempre più ambiziosi del Consorzio. Interverranno, poi, Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, e Salvatore Micillo, Membro della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati. È in attesa di conferma la presenza di Simona Bonafè, europarlamentare e relatrice del Pacchetto Europeo sull’Economia Circolare.

fonte: www.rinnovabili.it

Torna e_mob, la Conferenza Nazionale della Mobilità Elettrica

Dal 27 al 29 settembre Milano torna a essere palcoscenico di dibattiti, incontri e test drive sull’e-monility con l’evento organizzato, tra gli altri, dal Comune, la Regione Lombardia, Cobat e le principali utility energetiche italiane
























Secondo Terna nel 2030 in Italia circoleranno tra l’1,6 e i 4,5 milioni di auto elettriche. Si tratta di una delle previsioni più caute per il settore, ma anche con numeri così prudenti c’è da chiedersi oggi: come raggiungeremo l’obiettivo? Quali politiche sono efficaci per promuovere l’elettromobilità nazionale e quali i principali passi da compiere su scala locale? A ragionare sui temi della rivoluzione dei trasporti sarà, il prossimo settembre, e_mob, la Conferenza Nazionale della Mobilità Elettrica. Dopo il successo 2017, l’evento torna nel capoluogo lombardo per una nuova tre giorni dedicata al futuro della mobilità sostenibile.
Dal 27 al 29 settembre 2018 a Palazzo Lombardia, dove ha sede l’amministrazione regionale, i riflettori si accenderanno su una serie di dibatti e incontri dedicati alla mobilità elettrica per la movimentazione di persone e merci. L’evento, giunto alla sua seconda edizione, è organizzato sotto il patrocinio del Minambiente, dal Comune di Milano, la Regione Lombardia e la Camera di Commercio di Milano/Lodi/Monza, che si sono fatte affiancare ancora una volta da Enel, A2A, Hera, Cobat, Itas e Class Onlus.

Il dialogo riprenderà da uno dei principali risultati dell’e_mob 2017, ossia la firma della Carta metropolitana della mobilità elettrica. Il documento in questione è nato per offrire ai comuni una serie misure e provvedimenti da adottare a favore dell’elettromobilità. Si va dallo sviluppo di una capillare rete di ricarica alla diffusione dell’auto elettrica condivisa. Ad oggi la carta è già stata sottoscritta da Milano, Torino, Bologna, Firenze e Varese, i primi firmatari, e da altre 64 città, ed è stata inviata per essere condivisa a tutte le realtà italiane con popolazione superiore ai 20.000 abitanti. L’obiettivo? Raggiungere almeno 150 sottoscrizioni entro settembre 2018. Ecco perchè l’elemento principale del nuovo e_mob 2018 sarà la presentazione pubblica del network di Comuni che si sta aggregando intorno a questo impegno.

Accanto ad un ricco programma di dibattiti istituzionali, tecnico-scientifici e culturali – lo scorso anno hanno preso la parola oltre 120 relatori – l’evento darà modo di toccare con mano la rivoluzione elettrica. Negli spazi interni ed esterni del palazzo Lombardia sono previsti un’esposizione di auto elettriche e test drive dedicati, con la presentazione di modelli di mezzi presenti oggi sul mercato (privato, flotte aziendali, mezzi di lavoro, motori nautici e agricoli, mezzi di prossimità e adibiti ai servizi di pubblica utilità e mezzi adibiti al trasporto pubblico). Nel programma della tre giorni è stato inserito anche il Raduno Nazionale dei possessori di mezzi elettrici e la Carovana per le vie di Milano.

fonte: www.rinnovabili.it

COBAT, baricentro dell’economia circolare

Quali saranno i nuovi scenari del mercato del riciclo? Come affrontare la crescente sfida dell’economia circolare? Aumenterà il numero di prodotti obbligati dalla UE al riciclo? In un settore in continua espansione si muove da anni, con esperienza e flessibilità, il Cobat. Abbiamo incontrato il suo Presidente per conoscere i segreti ed i progetti futuri del Consorzio

















Come funzione il sistema italiano per la gestione del fine vita di pile, accumulatori, RAEE e moduli fotovoltaici? Lo scopriamo con un viaggio a 360° nel mondo COBAT, il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, guidati dal suo Presidente, Giancarlo Morandi.
Parliamo della vostra rete, ben nota in tutta Italia. Com’è organizzata?

Presidente, il Consorzio che lei rappresenta ha un’attività particolarmente differenziata. Esattamente in quali settori operate?
Ormai il Cobat ha scelto di essere, nell’ambito dell’economia circolare, un attore a tutto campo. Noi riteniamo importante applicare integralmente il paradigma di questo nuovo approccio al sistema produttivo e quindi vorremmo potenzialmente trattare tutti i materiali che arrivano a fine vita utile recuperando le materie prime di cui sono costituiti o, addirittura, avviandoli a nuova vita per un riuso. In altre parole: attualmente il Cobat non si pone limiti merceologici. E questo anche perché la tipologia di prodotti che, obbligatoriamente, debbono essere riciclati è in continua implementazione. Ad esempio, il primo gennaio 2018 aumenterà ulteriormente l’elenco di categorie merceologiche che obbligatoriamente necessitano di essere raccolte e riciclate, e non sarà l’ultimo passaggio: la Comunità Europea integra periodicamente l’elenco, e l’Italia si adegua.

Di quali prodotti maggiormente vi occupate?
Il Consorzio, tradizionalmente, raccoglie e avvia al riciclo ogni tipo di accumulatore elettrico, dalle batterie al nichel-cadmio a quelle al litio, oltre a tutti i tipi di accumulatori da noi denominati “pile”, cioè quelle dell’uso domestico e delle piccole apparecchiature. Oltre a questa famiglia di accumulatori, ci occupiamo di tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche, dall’asciugacapelli al frullatore, dal televisore al frigorifero e al computer. All’interno di questi prodotti vi sono materie prime importanti e costose, come l’oro, l’argento e il rame che, se vengono recuperate, possono essere di nuovo avviate sul mercato.

COBAT consorzio nazionale raccolta e riciclo
Molti anni fa abbiamo scelto di costruire il “modello Cobat” come – scusate il paragone pretenzioso – un cervello dotandolo di arti operativi costituiti da operatori terzi. Attraverso questo modello abbiamo selezionato, ormai quasi trent’anni fa con appositi bandi di gara, aziende che già operavano sul mercato con consolidata esperienza, aziende che nel tempo abbiamo aiutato a crescere dal punto di vista qualitativo, organizzativo e nei confronti dell’ambiente.

Da quante unità è composta la rete?
R: Le aziende che si occupano della raccolta e della parte logistica sono circa 70, disseminate su tutto il territorio nazionale. Poi vi sono altre 30 aziende che si occupano della parte del riciclo, cioè aziende che ricevono i prodotti raccolti, li smembrano, recuperano il materiale – se necessario attraverso processi industriali – e poi avviano alla vendita gli elementi recuperati.

Ho letto che il vostro sistema di raccolta è attualmente l’unico ad alta tracciabilità. Mi spiega cosa vuol dire?
Il nostro sistema di raccolta si basa su un modello organizzativo aggiornato in tempo reale. Gli operatori ed i partner Cobat sono “obbligati” ad informarci di ogni attività che riguarda la movimentazione di materiale. Quindi conosciamo in tempo reale, attraverso costanti comunicazioni, dove si trovano gli autocarri che trasportano il nostro materiale, le loro targhe quanto e cosa viene scaricato negli impianti di riciclo. Insomma abbiamo la tracciabilità costante di tutti i prodotti che trattiamo.

Nel 2018 si concluderà il progetto che avete commissionato al CNR, con il coordinamento del Politecnico di Milano, per la realizzazione di un impianto pilota con il quale sperimentare tecnologie di ultima generazione per il trattamento, ed il recupero, di accumulatori al litio. Di cosa si tratta?
Vale la pena fare una premessa: alla base dell’economia circolare è indispensabile porre sempre la progettazione del prodotto. E’ evidente che io posso avviare al riciclo, o recuperare, un prodotto solo se concepito e progettato per il riciclo dei suoi componenti. Diversamente diventa difficile e costoso. Mentre per le batterie al piombo, nonostante siano state progettate 150 anni fa, è stato sempre possibile recuperare il piombo, la plastica e l’acido solforico, nelle batterie al litio, ancor oggi e a livello mondiale, non esiste una tecnologia matura e testata su scala industriale che consenta il recupero del prezioso elemento presente nell’accumulatore.  Fino ad oggi le piccole batterie al litio che si recuperano dalle nostre apparecchiature elettroniche vengono portate in due grandi impianti in Francia e in Belgio dove vengono bruciate nei forni.

Noi stiamo studiando, insieme al CNR, un sistema per riuscire a recuperare il litio all’interno della batteria oltre, naturalmente, a tutti gli altri componenti. Siamo al secondo anno di attività e prevediamo, entro il 2018, di realizzare un impianto pilota per testare la nuova tecnologia per il recupero del litio e di altri materiali tra i quali anche il costosissimo cobalto. In particolare il recupero del  litio assume una grande importanza in quanto si prevede un’esplosione di questa tipologia di batterie con lo sviluppo del mercato dei veicoli elettrici.  L’attuale produzione di litio nel mondo difficilmente riuscirà a far fronte, a lungo, al suo fabbisogno per cui è indispensabile trovare il modo di recuperarlo. Credo che il Cobat e il CNR riusciranno presto a testare una tecnologia, per la prima volta al mondo, capace di recuperare questo preziosissimo materiale.

cobat riciclo pile accumulatori

A proposito delle auto elettriche. Energy storage è un altro vostro progetto che mira a sviluppare la fattibilità del riutilizzo degli accumulatori delle auto elettriche per sistemi di accumulo stazionario. E’ davvero possibile immaginare che una batteria da un’autovettura vada a finire in una centrale di accumulo?
Si tratta di una intuizione che abbiamo condiviso con Enel e Class Onlus per garantire agli automobilisti, che desidereranno acquistare un’auto elettrica, il riutilizzo della loro batteria. Debbo premettere che parliamo di batterie non giunte a fine vita, bensì quelle che hanno perso la potenza necessaria allo spunto richiesto per una autovettura, e che al contempo sono ancora in grado di funzionare per accumulare energia elettrica. Il progetto prevede un sistema di raccolta di queste batterie, di ricondizionamento e di inserimento in impianti ENEL di stoccaggio.

Il sistema è già operativo?
Questa procedura non è stata ancora resa operativa per un semplice motivo: manca il numero sufficiente di batterie recuperabili dalle autovetture elettriche. Un sistema analogo è stato lanciato negli USA dalla Tesla, noi presto lo faremo in Italia e, spero, in tutta Europa. Naturalmente sarà necessario realizzare un impianto produttivo, nell’ambito degli accordi con Enel e Class Onlus. Credo che nel momento in cui il sistema sarà reso operativo, si abbasserà di molto il prezzo della batteria dell’auto elettrica rendendo il costo di quest’ultima più competitivo rispetto a quello dell’auto termica.

COBAT

Nella vostra mission assume un ruolo molto importante la comunicazione nei confronti del cittadino. Con quali strumenti arrivate a sensibilizzare le persone sulle vostre attività?
Fin dall’inizio della nostra attività abbiamo ritenuto che il modo migliore per rendersi visibili agli utenti, e trasmettere loro i messaggi che appartengono al nostro DNA, è quello di creare e partecipare ad eventi importanti ed autorevoli. Inoltre negli anni abbiamo selezionato alcune piattaforme di comunicazione, editato la nostra rivista bimestrale, creato la nostra web tv ed attivato rapporti con organi di informazione di settore.

Infine Presidente, per migliorare il vostro servizio, cosa chiederebbe al Governo, alle Amministrazioni locali e ai cittadini?
Al Governo chiederei la possibilità di essere ascoltati. Troppo spesso i funzionari dei Ministeri stilano leggi e decreti senza ascoltare, preventivamente, gli operatori e i diretti interessati.
Alle Amministrazioni locali chiederei di imitare quelle virtuose, che iniziano a essere tante in Italia. Non possiamo vivere in un Paese dove si passa da un 60% a un 20% di raccolta differenziata.
Al cittadino chiederei di essere consapevole che per vivere in un territorio sano, dal punto di vista ambientale, sono indispensabili infrastrutture che rendano possibile proprio quelle condizioni di sostenibilità.
 E quegli impianti potrebbero essere realizzati anche nei pressi della propria casa.

fonte: www.rinnovabili.it