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ReStart in Green

Alcuni interventi nel SNPA nel ciclo di webinar nel quale ci si interroga se cambierà il tipo di sviluppo dopo il coronavirus





Alessandro Bratti (direttore generale di Ispra) e Luca Marchesi (direttore generale di Arpa Veneto) sono intervenuti nel ciclo di webinar in corso “ReStart in Green, Forum di saperi

Si tratta di una iniziativa nata dalla collaborazione fra la Camera Forense Ambientale (CFA), REMTECH e BitMAT, per offrire elementi di conoscenze trasversali indispensabili a comprendere ed anticipare gli scenari del futuro.



Alcuni paventano una marcia indietro delle attività produttive ed un cambiamento permanente degli stili di vita, secondo gli organizzatori, invece, la sfida vera, è invece opposta: continuare a crescere e produrre e, nel contempo, preservare la salute delle città e del pianeta. La sfida nella sfida diventa quella di approfittare delle necessità attuali per fare della green economy un veicolo di ripresa. Dalla tecnologia alle politiche incentivanti, dalla semplificazione amministrativa a nuove forme di governance efficiente, dalla salute circolare a modalità lavorative sicure.


fonte: https://www.snpambiente.it


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La tutela del paesaggio e il consumo di suolo dopo l’epidemia. Che cosa ci aspetta

In una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Forum Salviamo il Paesaggio invita a una riflessione sulle misure da prendere per evitare che nel post-emergenza “capitali e interessi soggettivi più o meno legittimi” prevalgano sul bene comune




Un rilancio economico che rispecchi i bisogni autentici della collettività. Passata la fase dell’emergenza sanitaria, la sfida sarà attuare una ricostruzione capace di tenere insieme, oltre all’economia e all’occupazione, il benessere sociale e la tutela dell’ambiente. Da qui la necessità di articolare una visione critica capace di mettere in discussione gli attuali sistemi di sviluppo, riflettendo sull’adozione di un modello di crescita giusto. Sono alcuni degli spunti di analisi rivolti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte dal Forum Salviamo il Paesaggio, la rete nazionale formata da oltre mille membri tra associazioni, comitati e singoli, promotrice di iniziative per tutelare il paesaggio italiano e di una proposta di legge contro il consumo di suolo, ora ferma al Senato. In una lettera aperta indirizzata a Palazzo Chigi, il Forum chiede di iniziare a pensare al dopo-emergenza, adottando da subito un piano strategico di azioni per evitare che, superata l’epidemia, “capitali e interessi soggettivi più o meno legittimi” prevalgano sul bene comune.

La necessità di superare “le rigidità strutturali che hanno impedito di dispiegare tutto il potenziale del Paese, ad esempio nel settore dell’edilizia e delle opere pubbliche”, cui Conte ha fatto riferimento negli interventi del 25 e del 26 marzo, scrive il Forum, deve tradursi nell’arresto del consumo di suolo e nella spinta “verso il riuso dei suoli urbanizzati” da parte del settore edile. In Italia, come sottolineato dall’Istituto superiore di protezione ambientale (Ispra), nell’ultimo ventennio il consumo di suolo non si è mai arrestato, nonostante abbia subito significativi rallentamenti nel periodo 2008-2013 a causa della crisi economica. Il suolo consumato è passato dal 2,7% degli anni 50 al 7,6% stimato per il 2017. In termini assoluti, il consumo di suolo si stima abbia intaccato ormai oltre 23.000 chilometri quadrati del nostro territorio: una superficie pari all’Emilia-Romagna.

Report Ispra del 2019 alla mano, la cementificazione è andata avanti senza sosta in aree già compromesse, dove il valore è stato dieci volte maggiore rispetto alle zone meno consumate. A Roma in un solo anno sono stati cancellati 57 ettari di aree verdi della città (su 75 ettari di consumo totale); a Milano il consumo di suolo ha spazzato via 11 ettari di aree verdi (su un totale di 11,5 ettari). Un fenomeno che, ha sottolinea l’Ispra, non segue la crescita demografica. Nel Paese ad ogni abitante corrispondono oltre 380 metri quadrati di superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali: il valore cresce di quasi 2 metri quadrati ogni anno, mentre la popolazione diminuisce.
Le conseguenze sull’ambiente sono notevoli: dalla perdita di servizi ecosistemici (come l’approvvigionamento di acqua, cibo, materiali o la capacità di resistere a eventi estremi e a variazioni climatiche) all’aumento delle temperature. Secondo Ispra, infatti, il consumo di suolo in città ha un forte legame anche con l’aumento delle temperature in quanto dalla maggiore presenza di superfici artificiali a scapito del verde urbano deriva anche un aumento dell’intensità del fenomeno delle isole di calore.

“Il contrasto al consumo di suolo deve essere considerato una priorità e diventare una delle massime urgenze dell’agenda parlamentare”, afferma il Forum, ricordando come la legge contro il consumo di suolo sia ancora ferma al Senato perché l’iter legislativo, come denunciato, ha subito “ritardi e rallentamenti gravi”. Da qui, alcune proposte di azione indirizzate al presidente del Consiglio. Linee programmatiche da potere attuare che vanno dalla messa in sicurezza e riqualificazione degli edifici degli anni Cinquanta e Sessanta alla bonifica di aree inquinate. Dall’avvio di un piano per il recupero delle migliaia di borghi e centri storici in via di abbandono o già deserti alla riconversione di aree industriali in nuovi quartieri urbanisticamente autonomi da destinare in modo prioritario alle classi sociali più deboli attraverso l’adozione di un grande “piano casa”. Dalla messa in sicurezza di strade, ponti e gallerie all’attuazione di un grande piano di cablaggio dei territori pedemontani e montani e al sostegno all’agricoltura ecocompatibile. Dalla sostituzione delle rete idriche “colabrodo” alla messa in sicurezza delle aree a rischio ideogeologico.

“Crediamo che la grande sfida della pandemia imponga il coraggio di mettere in discussione il nostro modello di sviluppo per attivare, sin d’ora, strumenti di rilancio economico basato sulle opere pubbliche realmente necessarie al nostro Paese”, si legge nella lettera. “Un new deal che rispecchi i veri bisogni della collettività. Dopo questa crisi epocale, non potremo più continuare a seguire dinamiche economiche voraci, spietate, distruttive, ma piuttosto abbracciare una visione etica, l’unica che -suggeriscono grandi economisti come il Premio Nobel Amartya Sen- potrebbe davvero garantirci un futuro dignitoso e pacifico”.

fonte: https://altreconomia.it


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Percorsi Sostenibili – Direttiva Single-use Plastics: pro e contro










Prosegue Percorsi Sostenibili, il ciclo dei convegni ideato e promosso da Nonsoloambiente.it. Dopo l’edizione sulla sostenibilità tenutasi lo scorso maggio (Percorsi Sostenibili – Direzione 2030), è la volta di Percorsi Sostenibili – Direttiva Single-use Plastics: pro e contro; un nuovo appuntamento dedicato al mondo della plastica e ai principali cambiamenti in atto nel settore.
Il convegno si svolgerà giovedì 26 settembre 2019 a Milano, presso la Sala delle Colonne di Banco BPM e col patrocinio di FISE Assoambiente.
Scopo della giornata, quello di fornire una panoramica sulla situazione attuale dell’industria della plastica, coinvolgendo diversi stakeholders della filiera al fine di stimolare un sano dibattito sulle conseguenze delle novità legislative, prima tra tutte la Direttiva 2019/904 (Direttiva SUP – Single-use Plastics) entrata in vigore il 02/07/2019.
Oltre ad aziende ed associazioni di categoria, il business format vedrà la partecipazione di due partner di Nonsoloambiente.it: Fabrizio Masia, Direttore Generale & Partner di EMG Acqua, che presenterà una ricerca effettuata su un campione di 2000 utenti – lato consumatori – sulla raccolta differenziata e sul riciclo della plastica; e Andrea Gallo, Publisher di FASI.biz, che condividerà l’overview dei finanziamenti italiani e internazionali disponibili per il settore.
fonte: www.nonsoloambiente.it/

Stop al consumo di suolo: la legge popolare arriva in Parlamento

La proposta elaborata dal Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio è stata depositata alla Camera. Rispetto all’originale, però, titolo e parte finale erano stati peggiorati. Un “disguido” poi risolto


















La proposta di legge costruita dal basso per fermare il consumo di suolo è arrivata in Parlamento. Il 23 marzo, infatti, il primo giorno dell’insediamento delle Camere, il Movimento 5 stelle ha depositato il testo di legge d’iniziativa dei deputati Daga, Micillo, Terzoni, Vignaroli, Zolezzi intitolato: “Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo e per il riuso dei suoli edificati” (AC 63).
“Si tratta della nostra proposta di legge”, spiega soddisfatto Alessandro Mortarino del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio (www.salviamoilpaesaggio.it). Un gruppo multidisciplinare ad hoc del Forum composto da 75 persone di diverse formazioni e provenienze (compresa la redazione di Altreconomia) ha lavorato alla stesura del testo per 13 mesi. E in piena campagna elettorale ha poi sottoposto quei 10 articoli all’analisi di tutte le forze politiche, chiedendo loro di farlo proprio per salvare il suolo, recuperare il patrimonio edilizio esistente, riconvertire le aree abbandonate e valorizzare i centri storici e le periferie da un punto di vista urbanistico, socioeconomico e culturale.
“Il consumo di suolo in Italia non conosce soste, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni -si legge nella relazione che accompagna la nuova proposta di legge-: tra il 2013 e il 2015 le nuove coperture artificiali hanno riguardato ulteriori 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero –in media– circa 35 ettari al giorno”. Il tutto a fronte di 7 milioni di abitazioni non utilizzate, 700.000 capannoni dismessi, 500.000 negozi definitivamente chiusi e 55.000 immobili confiscati alle mafie (dati Istat).
Mortarino è ottimista. “La proposta presentata è un atto molto importante che consente al nostro rigoroso documento normativo di uscire da un ambito puramente teorico per diventare ‘materia politica e legislativa concreta’ -spiega-. È indubbio, infatti, che la proposta di legge del Forum diventa ora punto di riferimento e di partenza per la discussione parlamentare: ci pare una ottima notizia e dimostra che il percorso che abbiamo iniziato nell’ottobre del 2012, pur lungo e faticoso, va nella direzione giusta”.
Tra la proposta del Forum e quella presentata in Parlamento c’erano alcune differenze. A partire dal titolo: nella prima era “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”. Nella seconda, invece, la parola “arresto” ha ceduto il passo a un più tiepido “contenimento”.
Si tratta di un cambiamento incomprensibile visto che nei contenuti della proposta -dalla dettagliata relazione accompagnatoria fino all’articolato di legge- il tema dell’arresto non è stato affatto messo in discussione. Anzi. L’articolo 3 (“Arresto del consumo di suolo”), ad esempio, prevede ancora che dall’entrata in vigore della legge “non è consentito consumo di suolo per qualsiasi destinazione” e che “le previsioni edificatorie degli strumenti urbanistici comunali su terreni liberi costituiscono indicazioni meramente programmatorie e pianificatorie che non determinano l’acquisizione di alcun diritto da parte dei proprietari degli stessi terreni”. E così non ci sono passi indietro sugli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate, sulla tutela dei boschi e delle foreste. O sugli oneri di urbanizzazione, che la proposta prevede debbano essere “destinati esclusivamente e senza vincoli temporali alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria che non comportano nuovo consumo di suolo, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, a interventi di riuso e di rigenerazione, a interventi di tutela e riqualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della prevenzione, mitigazione e messa in sicurezza delle aree esposte al rischio idrogeologico e sismico, attuati dai soggetti pubblici, nonché nel limite massimo del 30 per cento per le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio comunale” (dalla sintesi della relazione).
L’altra differenza “discutibile” secondo il Forum riguardava le disposizioni finali. “Salviamo il Paesaggio” aveva previsto due commi che avrebbero permesso a cittadini, comitati o associazioni di conoscere preventivamente (almeno 10 giorni prima dell’adozione o approvazione) gli schemi dei provvedimenti di pianificazione comunale e dei relativi allegati. Una regola già introdotta nel 2013 e poi abbandonata nel 2016 a causa dell’opposizione di “gran parte dei comuni” (le parole sono del Forum). La proposta depositata alla Camera aveva invece cancellato la previsione.
Interpellato sul punto, l’ufficio legislativo del M5s ha riconosciuto un “generico incidente di percorso nel passaggio dei testi tra il nostro ufficio quello responsabile dei testi normativi della Camera”. La segnalazione ha dato i suoi risultati. Lunedì 11 giugno, infatti, l’ufficio competente della Camera avrebbe garantito la correzione del disguido, riportando così la legge alla versione del Forum. “Ci sarà molto lavoro da sviluppare e, certamente, altrettante fatiche e delusioni da superare -riflette Mortarino-. Ma ora la situazione ci offre entusiasmo ed energie”.
fonte: https://altreconomia.it

Le esperienze di riciclo in Toscana





















Nella prima sessione del Forum, dedicata allo status e alle prospettive future del riciclo in Toscana, hanno portato la loro esperienza Alia, gestore unico dei servizi ambientali della Toscana centrale, e REVET, l’azienda toscana che raccoglie, seleziona e avvia al riciclo 5 materiali (plastiche, alluminio, acciaio, vetro, poliaccoppiati come il tetrapak) derivati dalle raccolte differenziate.
Alia interviene nelle filiere dei diversi materiali dalla raccolta fino alla valorizzazione finale, con l’obiettivo del massimo riciclo di materia e dell’utilizzo di materie prime seconde sostitutive su scala industriale. Livio Giannotti, amministratore delegato della società, si è augurato che la normativa comunitaria in tema di economia circolare venga recepita in Italia nel modo più semplice possibile, così da consentire investimenti efficaci e l’offerta di prodotti competitivi.
Alessandro Canovai di REVET ha posto l’accento sulla necessità di educare ed aiutare il cittadino a “produrre” un rifiuto differenziato sempre migliore: sul totale dei rifiuti conferiti nel multimateriale, infatti, lo 0,91% è ancora rappresentato da parti estranee; toscana-ricicla.jpgtra queste, la frazione organica è ancora tanta e questo rappresenta un costo notevole per gli impianti. La società è quindi impegnata con specifiche campagne di comunicazione sugli errori di conferimento e sui costi gestione di questi errori (vedi piattaforma Toscana ricicla).
Ricorda poi due nodi su cui occorre ancora lavorare e trovare soluzioni a livello normativo e tecnico:
  • il 45% di multimateriale nasce come non riciclabile all’origine;
  • ogni processo ed ogni impianto produce residuo (scarto) che deve essere per forza smaltito.
Nella seconda sessione è stata data la parola alle esperienze aziendali che operano sul territorio.
Tra le diverse iniziative di Unicoop Firenze in tema di riciclo, accanto ai punti di raccolta oli vegetali usati e all’offerta di prodotti sfusi (detersivi, vino, cibo animali, cereali, caffè), si ricordano in particolare:
  • la campagna Buon Fine, attraverso cui nei supermercati si riescono a recuperare e donare ad associazioni di volontariato ogni anno più di 2 milioni di prodotti alimentari buoni e non più vendibili, che altrimenti andrebbero nel cassonetto;
  • il 70% di chi fa la spesa in Unicoop Firenze usa borse o scatole riutilizzabili; anticipando la normativa nazionale, il supermercato ha inoltre introdotto già dal mese di giugno 2017 il Mater-bi di IV generazione che verrà utilizzato per i sacchetti dei reparti macelleria e pescheria e sostituirà il precedente Mater-bi già in uso per i sacchetti spesa e nel reparto ortofrutta;
acqua depurata da GIDA restituita alle aziende della città di PratoUna parte dell’acqua depurata da GIDA viene restituita alle aziende della città di Prato (tintorie, rifinizioni, autolavaggi, ecc.), che la impiegano nei loro processi industriali. L’acquedotto industriale di Prato consente così di preservare il consumo di acqua di falda; le industrie utilizzano l’acqua di riciclo e dopo avere effettuato le loro lavorazioni rinviano in fognatura l’acqua che ricomincia il ciclo completo della depurazione. L’azienda, tra il 1998 e il 2016, ha restituito quasi 80 milioni di m3 di acqua attraverso la sua rete di distribuzione; ma perché non pensare, come proposto dal DG dell’azienda Ferretti, all’uso di acqua di riciclo anche per usi sanitari?
L’unica esperienza fuori regione presentata è quella della start up veneta Riciclia. Al centro del suo sistema vi sono gli ecocompattatori che selezionano e compattano plastica e alluminio riducendone il volume fino all’80%. I cittadini che conferiscono bottiglie in plastica, flaconi e lattine in alluminio presso gli ecocompattatori (detti anche Riciclia Point) ricevono in cambio buoni sconto per fare la spesa o agevolazioni sulle tasse, in accordo con le pubbliche amministrazioni. Il sistema permette infatti di tracciare e registrare gli utenti e quindi le loro abitudini.
L’associazione AS.T.R.I (associazione tessile riciclato italiana) è nata nel distretto tessile pratese per tutelare il ciclo del tessile rigenerato, una pratica di economia circolare tra le più antiche del mondo.
Il procedimento di rigenerazione comincia con il recupero di tessuto o maglia dai ritagli di confezione e dagli indumenti usati (stracci) che vengono selezionati per colore, finezza e qualità e avviati al processo di lavorazione che li trasformerà da scarti in materia prima rigenerata. Quest’ultima viene utilizzata per avviare il processo produttivo che porterà ad un nuovo tessuto. Il processo del tessile rigenerato è raccontato in un interessante video.
Tra le varie attività di cui si occupa DIFE, nata come impresa per il recupero di carta da macero, scarti di plastica e rottami ferrosi, vi è anche il riciclo. Il core-business dell’azienda è rivolto al riutilizzo e smaltimento dei rifiuti industriali speciali, pericolosi e non pericolosi, gestiti nei suoi tre impianti di trattamento in Toscana.
Manifattura Maiano produce feltri, imbottiture e tessili tecnici per vari mercati ed applicazioni (arredamento, calzature, etc..), utilizzando lo scarto tessile che non è “buono” per produrre il cardato riciclato. I prodotti di riciclo, come è stato sollevato da Sara Casini dell’azienda fiorentina, rimangono purtroppo ancora prodotti di nicchia, poiché non esiste un vantaggio economico per chi li compra: si dovrebbe perciò monitorare e promuovere maggiormente il consumo di questi oggetti attraverso specifiche politiche e strategie (es. costo minore per un prodotto riciclato), dal momento che il consumatore è la vera leva dell’economia. Viene sollevato, infine, il problema della scarsa applicazione degli acquisti verdi nella pubblica amministrazione: difficilmente infatti si registrano acquisti di questi prodotti da parte della PA.
Green Evolution, azienda di scouting e networking sui temi della Green-Economy, si occupa di sviluppo e promozione di materie prime e semilavorati di origine vegetale e biodegradabili, progettazione e sviluppo industriale di prodotti monouso in particolare destinati alla salute e al benessere delle persone e dell’ambiente (imballaggi e tecnologie per la conservazione degli alimenti) e promozione di tecnologie innovative per la valorizzazione del fine vita dei prodotti e delle risorse naturali.
Infine, Bisbag è un’azienda fiorentina che produce pelle riciclata da scarti e Rifò, invece, una giovane start-up del distretto tessile pratese che trasforma gli scarti di lana cashmere in un filato che conserva la qualità di un filato vergine.
Nel pomeriggio, i rappresentanti di Autorità idrica Toscana (AIT), ARPAT, Confindustria, CGIL, Comune di Prato e Legambiente hanno discusso e analizzato “luci e ombre” dell’economia circolare.
Da parte sua l’amministrazione comunale ha lanciato l’appello per una norma nazionale che permetta e faciliti il riuso dello scarto, come quello proveniente dal distretto tessile. Su questa scia anche l’intervento di Confindustria che ha chiesto norme a supporto delle imprese impegnate nel riciclo e nell’economia circolare, perché possano essere competitive ed uscire così da un mercato ancora di nicchia.
Alessandro Mazzei, DG di AIT, ha introdotto la questione dei fanghi di depurazione, ovvero i prodotti della depurazione idrica che si prestano ad essere utilizzati in agricoltura, anche se la mancanza di norme aggiornate a livello nazionale rendono oggi difficile tale pratica in Toscana.
Il Direttore generale di ARPAT, ricordato come l'economia circolare sia ormai una necessità, piuttosto che un’opportunità, ha messo in evidenza come lo sviluppo della stessa dipenda fondamentalmente sia dalla credibilità del sistema del riuso/recupero (che deve garantire prestazioni ambientali sicure da parte degli operatori) sia dalla chiarezza delle norme, soprattutto in materia di rifiuti.
Si è soffermato, poi, sul ruolo del nuovo Sistema nazionale delle agenzie ambientali (SNPA), che può essere determinante nel contribuire, in tempi compatibili alle esigenze del sistema produttivo, a definire una lettura applicativa delle norme, condivisa a livello nazionale.

fonte: http://www.arpat.toscana.it

Eventi – A Bologna il 7 giugno il Primo Forum nazionale sull’economia circolare

















Il primo Primo Forum nazionale sull’economia circolare è uno degli eventi che accompagna il G7 Ambiente (11/12 giugno 2017) che si svolge a Bologna. tema del Forum “Ambiente, economia e territori. Fare rete al tempo dell’economia circolare

 “Ambiente, economia, territorio. Fare rete al tempo dell’economia circolare” è uno degli eventi che accompagnano il G7 Ambiente, che aprirà il dibattito sulla crescita sostenibile partendo dalle esperienze positive del nostro Paese. Al convegno, al quale parteciperà il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, si alterneranno testimonianze ed esperienze che raccontano come l’economia circolare in Italia sia non solo possibile, ma già realtà ed esempio per l’Europa.
Quattro le parole chiave: materiali, rete, green jobs, comunicazione, dunque potenzialità ambientali, sociali ed economiche dell’economia circolare applicata al ciclo dei materiali, lavori del futuro, opportunità delle economie di rete e distributive e ruolo della comunicazione.
L’evento è promosso da Città metropolitana di Bologna, Comune di Bologna, Ministero dell’Ambiente, Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Edizioni Ambiente.
  





fonte: http://ambienteinforma-snpa.it