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Acque reflue: la Provincia di Bolzano all’avanguardia

In Provincia di Bolzano sono presenti attualmente 50 impianti pubblici di depurazione delle acque; trattati complessivamente ogni anno circa 65 milioni di metri cubi di acque reflue; il 98,1% degli abitanti equivalenti risulta allacciato; oltre la metà dell’energia utilizzata per il funzionamento dei depuratori viene prodotta utilizzando il biogas derivante dagli impianti stessi o per mezzo di impianti fotovoltaici.











Elevato lo standard delle opere fognarie e degli impianti di depurazione delle acque reflue in Provincia di Bolzano, grazie anche agli sforzi economici e progettuali degli anni passati. Previsti vari interventi di ristrutturazione, risanamento ed ampliamento per mantenere anche in futuro elevati standard di qualità. Importante anche il contributo del singolo, soprattutto tra le mura domestiche. 

In Provincia di Bolzano la gestione delle acque reflue è all’avanguardia con un grado di allacciamento ai 50 impianti di depurazione pubblici pari al 98,1% di tutti gli abitanti equivalenti. Il grado di depurazione è molto elevato e i limiti di abbattimento imposti dalla normativa vigente per tutti i principali parametri indicatori del grado di inquinamento sono ampiamente rispettati. In futuro, altri 0,6% di abitanti equivalenti non ancora allacciati potranno essere collegati. Solo l’1,3% di abitanti equivalenti è considerato non allacciabile perché rientrante negli insediamenti sparsi. Tutti gli scarichi non allacciati e non allacciabili sono comunque trattati tramite sistemi individuali (fosse settiche) che soddisfano le esigenze minime di depurazione. Valori ottimali anche per quanto riguarda il consumo energetico riferito al funzionamento dei depuratori, che negli ultimi anni è in costante diminuzione. Oltre la metà di questa energia viene prodotta utilizzando il biogas derivante dagli impianti stessi o per mezzo di impianti fotovoltaici.

Impianti di depurazione centralizzati

La Provincia di Bolzano ha deciso di favorire la costruzione di impianti di depurazione centralizzati già con il Piano provinciale per la depurazione delle acque inquinate del 1981. “Il principio di centralizzazione“, spiega Robert Faes, direttore reggente dell’Ufficio tutela acque di Appa Bolzano, “è stato mantenuto anche nell’elaborazione del nuovo Piano di tutela delle acque che prevede la dismissione di alcuni impianti minori e l’allacciamento ad impianti di depurazione di maggiore capacità, come nel caso di Monticolo e Val d’Ega. Realizzando impianti di grandi dimensioni è possibile da un lato trattare in modo migliore gli scarichi urbani garantendo una maggiore tutela delle acque superficiali e dall’altro ridurre i costi di gestione.”
Dismesso il piccolo depuratore di Monticolo (Comune di S. Michele Appiano)





Ultimati i lavori di costruzione del nuovo collettore che collega le acque reflue urbane della frazione di Monticolo, nel Comune di Appiano, al collettore sovracomunale di fondovalle Lavason, nel Comune di Caldaro. Grazie a questa nuova opera è oggi possibile convogliare le acque reflue urbane di Monticolo al depuratore di Termeno e al contempo dismettere il piccolo depuratore di Monticolo.
Video realizzato da G.News su incarico dell’Agenzia di stampa della Provincia di BZ.
Versione del video in lingua tedesca
Dismesso il depuratore di Val d’Ega (Ponte Nova)

L’impianto di depurazione di Val d’Ega a Ponte Nova (13.000 a.e.) è stato dismesso alla fine del 2020, come previsto nel piano di riorganizzazione e razionalizzazione del servizio di depurazione delle acque reflue del bacino ATO2 (Ambito Territoriale Ottimale). Grazie alla costruzione del nuovo collettore, le acque reflue di Nova Ponente e Nova Levante vengono ora convogliate al depuratore di Bolzano, garantendo una standard elevato di depurazione delle acque. In aggiunta, è stato possibile allacciare tutte le utenze che si trovavano al di sotto dell’impianto dismettendo così decine di fosse settiche.


L’impianto di depurazione delle acque reflue Val d’Ega a Ponte Nova, dismesso nel 2020 (Foto: Appa Bolzano)
Prossimi interventi

Il Piano di tutela delle acque, elaborato da Appa Bolzano e in via di approvazione, definisce gli interventi ancora necessari al fine di completare, ampliare o risanare le reti fognarie e gli impianti di depurazione per assicurare anche un futuro rendimento ottimale. Nel prossimo futuro è previsto l’ampliamento di 15 impianti di depurazione, la costruzione di 3 nuovi e la dismissione di ulteriori 3 depuratori (Solda, Auna di Sotto e Meltina) con rispettivo collegamento agli impianti maggiori.

Pillole di sostenibilità tra le mura di casa

Per mantenere elevati gli standard di qualità degli impianti di depurazione è fondamentale anche il contributo di ciascuno cittadino, soprattutto tra le mura domestiche. Salviettine, cotton fioc, filo interdentale, capelli, oli vegetali, medicinali scaduti, rifiuti organici e altre sostanze solide o dannose, non vanno eliminate attraverso gli scarichi di lavandini, WC, lavastoviglie e lavatrici, perché entrano nel sistema fognario e possono portare alla completa disfunzione dell’impianto e quindi al blocco della depurazione delle acque.




Video realizzato da G.News su incarico dell’Agenzia di stampa della Provincia di BZ.
Versione del video in lingua tedesca

Ulteriori informazioni sulle acque reflue sono disponibili sul sito web di Appa Bolzano.

fonte: www.snpambiente.it


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Ricerca del virus SARS-CoV-2 nei reflui urbani: primi risultati in Valle d’Aosta

 

A giugno 2020 è stato avviato, in Italia, il progetto SARI, ovvero “Progetto di Sorveglianza Ambientale di SARS-CoV-2 attraverso i Reflui urbani in Italia: indicazioni sull’andamento epidemico e allerta precoce”. Il coordinamento tecnico-scientifico del progetto è a cura dell’Istituto Superiore di Sanità – ISS.


In sintesi lo scopo è quello di predisporre un sistema per tracciare la presenza del virus sul territorio nazionale, tramite l’analisi dei reflui urbani, analogamente a quello che già succede attualmente per altri virus. Anche ARPA Valle d’Aosta partecipa al progetto SARI, come struttura di livello ST3R, come struttura di coordinamento di tutte le attività analitiche eseguite nell’ambito del progetto per la Valle d’Aosta.

I siti di campionamento scelti, durante il periodo estivo, sono stati il depuratore di Brissogne, quello di La Salle e quello di Valtournenche. I prelievi sono stati effettuati con una cadenza settimanale nel periodo luglio-agosto 2020 in tutti e tre i siti, mentre a partire da metà settembre ci si è limitati a prelevare solo al depuratore di Brissogne.

Le analisi dei campioni sono iniziate a metà novembre. I risultati ottenuti fin qui sono molto interessanti in quanto sono state rilevate tracce del genoma virale di SARS-Cov-2 già a partire dai primi campioni, prelevati presso il depuratore di Valtournenche il 15 luglio 2020. Nella settimana successiva, tracce del virus sono state rilevate anche nel depuratore di La Salle, mentre in quello di Brissogne solo a partire dal 29 luglio 2020.

I protocolli analitici utilizzati sono ancora in fase di validazione, in quanto si tratta di metodiche molto complesse, di conseguenza i dati ottenuti in questa prima fase della ricerca possono essere considerati solo indicativi della presenza di tracce del virus nei campioni raccolti e quindi della sua circolazione nel territorio regionale.

In oltre 30 dei 40 campioni analizzati è stata rilevata almeno una delle due sequenze target del virus, ricercate tramite RT—Real Time PCR, cosa che indica la presenza, o meglio la presunta presenza, di RNA virale nei campioni.

Tuttavia bisogna specificare che rilevare tracce di RNA virale nei reflui non corrisponde a rilevare, in questa particolare matrice, virus vitale e infettivo: ciò significa soltanto che, molto presumibilmente, nella popolazione afferente a quel depuratore ci sono delle persone che hanno “incontrato” le particelle virali e le stanno eliminando tramite le loro deiezioni.

I risultati riportati, pur dovendo essere approfonditi con ulteriori prove di conferma, ci fanno supporre che questo sistema sia in grado di evidenziare la circolazione del virus in una determinata area geografica, anche in un momento in cui il numero di casi rilevati nella popolazione è molto basso, se non addirittura nullo, confermando quanto già riscontrato dagli altri studi citati.

I risultati ottenuti sono sicuramente molto interessanti e devono essere una base per indagini e approfondimenti ulteriori.

Scarica il documento completo in formato pdf Ricerca del virus SARS-CoV-2 nei reflui urbani: primi risultati in Valle d’Aosta



Foto 2 – Fase di concentrazione del campione

Foto 3 – Fase di estrazione degli acidi nucleici con metodo ISS

Foto 4 – Fase di estrazione degli acidi nucleici con metodo ARPA Valle d’Aosta

Foto 5 – Rilevazione sequenze target in RT Real Time PCR

fonte: www.snpambiente.it


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Depurazione acque reflue, a che punto è l’Italia di fronte alle 4 procedure d’infrazione Ue



















Circa l’11% dei cittadini italiani non è ancora raggiunto dal servizio di depurazione delle acque reflue, e per questo nel corso degli anni l’Ue ha attivato 4 procedure di infrazione (con relative infrazioni a carico della collettività) nei confronti del nostro Paese. Una situazione che ha dell’incredibile, per far fronte alla quale il ministero dell’Ambiente ha individuato a maggio un commissario unico – Maurizio Giugni, accompagnato dai sub commissari Stefano Vaccari e Riccardo Costanza – per farvi fronte. A che punto siamo?

La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (commissione Ecomafie) ha audito il trio e, secondo quanto riferito, gli agglomerati di competenza del commissario sono circa 950, e ad oggi sono stati spesi per lavori circa 33 milioni di euro.

È utile ricordare, al proposito, che in ottemperanza del DPCM 11 maggio 2020 il commissario straordinario unico effettua gli interventi necessari sui sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue negli agglomerati oggetto delle sentenze di condanna della Corte di Giustizia dell’Unione europea nell’ambito delle procedure di infrazione 2004/2034 e 2009/2034, e negli agglomerati interessati dalle altre due procedure di infrazione non ancora giunte a sentenza (2014/2059 e 2017/2181).

Rispetto alla Sicilia, la regione italiana maggiormente interessata dalle procedure di infrazione, gli auditi hanno riferito che il commissario sta attualmente gestendo 63 interventi su 50 agglomerati, compresi i grandi centri urbani di Palermo, Catania, Messina, Agrigento e Ragusa e i due grandi schemi idraulico-sanitari di Palermo e Misterbianco-Catania-Acireale. Secondo quanto riferito, il costo complessivo degli interventi per la Sicilia è di circa 1,6 miliardi di euro.

Gli auditi hanno inoltre riferito su una serie di criticità riscontrate in Sicilia, tra cui la progettazione assente o carente, il costo degli interventi spesso stimato in maniera imprecisa, i lunghi tempi di esame dei progetti, la mancanza a livello regionale di uno strumento informativo unico sugli agglomerati e i relativi abitanti equivalenti.

fonte: www.greenrport.it


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Smart-plant: quando i depuratori diventano fabbriche di nuovi materiali








Trasformare gli impianti di depurazione in autentiche fabbriche dei materiali, capaci di recuperare dalle acque fognarie elementi preziosi come cellulosa, fosforo e biopolimeri. Questo l'obiettivo del progetto Smart-Plant, finanziato dalla Commissione europea nell'ambito del programma Horizon 2020, e promosso dall'Università Politecnica delle Marche, dall'Università di Verona e da Alto Trevigiano Servizi, che insieme hanno trasformato il depuratore di Carbonera, a due passi da Treviso, in un laboratorio dove il trattamento delle acque reflue sposa i principi dell'economia circolare.

fonte: https://www.ricicla.tv

Oms: rafforzare la ricerca sugli impatti delle microplastiche sulla salute umana

«Secondo le informazioni limitate di cui disponiamo non sembrano presentare dei rischi, almeno ai livelli attuali. Ma dobbiamo approfondire»


In seguito alla pubblicazione di un’analisi dello stato della ricerca sulle microplastiche nell’acqua potabile, oggi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un appello per  «condurre una valutazione approfondita  delle microplastiche presenti nell’ambiente e delle loro potenziali conseguenze sulla salute umana e ha chiesto anche di «ridurre l’inquinamento da plastica per proteggere l’ambiente e ridurre l’esposizione umana».
Maria Neira, direttrice del dipartimento salute pubblica, ambiente e determinanti sociali della salute dell’Oms, ha sottolineato che «E’ urgente saperne di più sulle conseguenze delle microplastiche sulla salute, perché sono presenti dappertutto, compreso nell’acqua che beviamo. Secondo le informazioni limitate di cui disponiamo, le microplastiche presenti nell’acqua potabile non sembrano presentare dei rischi per la salute, almeno ai livelli attuali. Ma dobbiamo approfondire la questione. Dobbiamo anche ostacolare l’aumento dell’inquinamento da plastica in tutto il mondo».
Secondo l’analisi, che presenta una sintesi delle ultime conoscenze sulle microplastiche nell’acqua potabile, «Quelle con una dimensione superiore ai 150 micron non sono in principio assorbite dall’organismo umano e l’assorbimento dei particolati più piccoli dovrebbe essere limitato. L’assorbimento e la distribuzione di particolato microplastico molto piccolo, in particolare di nanoparticolato, dovrebbe però essere più elevato, anche se i dati al riguardo sono molto limitati».
Secondo l’Oms sono necessarie nuove ricerche «per valutare più esattamente l’esposizione alle microplastiche e le loro potenziali conseguenze sulla salute umana. Bisognerà in particolare mettere a punto dei metodi standardizzati per misurare il particolato di microplastica nell’acqua, realizzare nuovi studi sulle fonti e la presenza di microplastiche nell’acqua dolce e valutare l’efficacia delle diverse procedure di trattamento».
L’Oms raccomanda I fornitori di acqua potabile e alle autorità che regolamentano il settore idrico di  «Dare la priorità alla rimozione degli agenti patogeni microbici e dei prodotti chimici che presentano dei rischi comprovati per la salute umana, per esempio quelli  che provocano malattie diarrotiche mortali. Questo approccio ha un duplice  vantaggio: infatti, i sistemi di trattamento delle acque reflue e di acqua potabile che trattano feci e sostanze chimiche contribuiscono efficacemente alla rimozione delle microplastiche. Il trattamento delle acque reflue è un mezzo per rimuovere oltre il 90% delle microplastiche presenti in queste acque, il metodo più efficace in questo senso è il trattamento terziario (ad esempio la filtrazione). Il trattamento convenzionale dell’acqua potabile permette di rimuove le particelle di dimensioni inferiori al micron».
Ma l’Oms conclude ricordando che «Tuttavia, gran parte della popolazione mondiale non beneficia attualmente di sistemi adeguati per il trattamento delle acque e delle acque reflue. Affrontando il problema dell’esposizione umana all’acqua contaminata con le feci, le comunità possono agire simultaneamente su quello posto dalle microplastiche».

fonte: www.greenreport.it

Una miniera nelle acque reflue

Il progetto di Enea prevede non solo il riutilizzo di queste acque, ma anche il recupero di materie prime seconde e il trattamento di contaminanti



Riutilizzare acque reflue depurate per irrigare i campi è solo uno degli obiettivi del progetto Value Ce-In: si aggiungono il recupero e il reimpiego di materie prime seconde e il trattamento di contaminanti, per esempio le microplastiche.

Coordinato da Enea e finanziato dalla Regione Emilia Romagna, il progetto punta a utilizzare soluzioni hi-tech, biotecnologie innovative e nuovi modelli di business per valorizzare l’intera catena del trattamento depurativo delle acque reflue sia municipali che industriali, secondo i principi dell’economia circolare.

Al progetto parteciperanno anche Cnr, Università di Bologna e Ferrara, Politecnico di Milano e le aziende Hera, Caviro Distillerie, Agrosistemi, Irritec, Alga&Zyme Factory e Promosagri .

Proprio presso l’impianto Hera di Cesena– ha spiegato Luigi Petta dell’Enea – sarà implementato un prototipo per monitorare la qualità delle acque reflue trattate ad uso irriguo, che verranno fatte affluire, grazie a sistemi di irrigazione di precisione innovativi, verso un campo pilota sperimentale coltivato ad ortaggi, valutandone gli impatti agronomici ed ambientali.

Inoltre, in collaborazione con il Cnr, il progetto prevede la messa a punto di metodiche di monitoraggio e di tecnologie per il trattamento di contaminanti, tra cui le microplastiche. Value Ce-In punta anche a sviluppare sistemi smart in scala reale con elevato livello di maturità tecnologica per testare e validare biotecnologie innovative per il reimpiego delle materie prime seconde risultanti dal trattamento delle acque reflue, come alghe, carboni vegetali o bio-char e bio-oli.

I risultati ottenuti da Value Ce-In confluiranno nella banca dati della piattaforma di simbiosi industriale realizzata da Enea per sviluppare nuovi modelli di business riguardo la chiusura dei cicli e lo scambio di materie prime seconde con l’obiettivo di dar vita a nuovi mercati.

fonte: https://circulareconomynetwork.it

Rifiuti: Pagati 548 Milioni In Sanzioni Ue

Al 31 dicembre 2018 l'Italia risultava aver pagato oltre 548 milioni di euro in sanzioni per le procedure d'infrazione europee in materia di tutela dell'ambiente: discariche abusive, emergenza rifiuti in Campania e mancato trattamento delle acque reflue le tre voci principali del conto.












fonte: https://www.ricicla.tv