Sono perlopiù cotton fioc, oggetti e imballaggi sanitari, frammenti plastici, tappi e cannucce tra i rifiuti marini più presenti. A denunciarlo sono i risultati delle indagini sul “Beach litter” presentate a Ecomondo 2017 e promosse dall’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo in collaborazione con Legambiente ed ENEA. Nel documento viene inoltre evidenziato quanto in molti spesso non sanno, ovvero che tali materiali potrebbero essere avviati al riciclo con ripercussioni positive sia economiche che ambientali.
Come riportato nello studio i campioni raccolti rispecchiano le “specificità delle due spiagge”, che hanno caratteristiche differenti per: tipologia; flusso di bagnanti; vicinanza ad insediamenti urbani/industriali; facilità di accesso. Polipropilene (PP) e Polietilene (PE) i polimeri plastici maggiormente presenti, che insieme costituiscono rispettivamente il 79% (Coccia di morto) e il 66% del totale (Feniglia). Come ha dichiarato Angelo Bonsignori, presidente IPPR e direttore generale Federazione Gomma-Plastica:
Lo studio rappresenta solo il primo passo per affrontare il problema del beach litter. Abbiamo recentemente costituito il “Tavolo permanente per il riciclo di qualità” per analizzare, anche attraverso il coinvolgimento delle aziende di riciclo, la concreta fattibilità di recupero dei materiali presenti sulle nostre spiagge.A margine della presentazione è intervenuto anche Loris Pietrelli, ricercatore ENEA, che ha dichiarato:
Specialmente per quella frazione degradata o composta da diversi polimeri che non possono tornare tal quali nelle rispettive filiere. Intendiamo inoltre promuovere una prima campagna di raccolta del beach litter in alcuni Comuni costieri in accordo con le Amministrazioni e studiare la realizzazione di un impianto pilota per il riciclo di questi materiali.
Quelli che erano i punti di forza delle plastiche, leggerezza, durabilità e costi contenuti oggi rappresentano il limite di questi materiali che permangono nell’ambiente per decenni prima che si degradino. Comunque è importante ricordare che non si può demonizzare la plastica, perché con questo termine si identificano centinaia di materiali polimerici, con caratteristiche molto diverse, di cui non possiamo più fare a meno.Un invito a prendere in sempre maggiore considerazione il problema del beach litter arriva da Stefano Ciafani, direttore generale Legambiente, che sottolinea l’importanza assoluta di una corretta sensibilizzazione al riguardo:
Il risultato principale di questa prima ricerca riguarda la composizione dei materiali raccolti. La netta prevalenza di materiali termoplastici quali polietilene e polipropilene, facilita il recupero ed il riutilizzo del materiale spiaggiato.
È necessario inoltre ricordare che le plastiche arrivano da terra e quindi sono il risultato di una cattiva gestione dei rifiuti solidi urbani. Ad esempio, l’enorme quantità di cotton fioc rinvenuta lungo le spiagge rappresenta un “caso” emblematico soprattutto se si pensa che nei primi anni del 2000 la commercializzazione dei bastoncelli non biodegradabili era vietata.
Questo studio rappresenta una prima importante collaborazione tra istituti di ricerca, associazioni e imprese per affrontare il problema del marine litter. Un fenomeno che sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti come ha dimostrato anche la Conferenza mondiale sugli Oceani organizzata dall’ONU a cui abbiamo partecipato, raccontando la nostra esperienza di monitoraggi scientifici considerata come una delle esperienze più avanzate al mondo della citizen science.
Purtroppo la cattiva gestione dei rifiuti e l’abbandono consapevole restano le principali cause del fenomeno. Al tempo stesso i dati evidenziano come buona parte di questi rifiuti potrebbero essere riciclati.
I risultati, sebbene preliminari, mostrano dati incoraggianti circa la qualità del blend ottenuto mescolando i rifiuti spiaggiati. Una novità assoluta che dimostra come sia fondamentale sia prevenire il problema attuando campagne di sensibilizzazione, sia lavorando sull’innovazione di processo e di prodotto e sull’avvio di una filiera virtuosa del riciclo.
fonte: www.greenstyle.it




















