L’arrivo della nuova tecnologia di trasmissione 5G porta con sé notevoli prospettive per lo sviluppo digitale di tutto il Paese, tuttavia è accompagnato da molte preoccupazioni e allarmismi legati agli effetti dannosi sia sulla salute che sull’ambiente. Nonostante le numerose rassicurazioni da parte degli organismi internazionali e nazionali deputati al controllo e alla regolamentazione, i timori suscitati dalla nuova tecnologia trovano sempre nuovo sostegno nelle notizie che circolano in rete.
Si inserisce in questo contesto il nuovo progetto avviato da Arpa FVG, su indicazione della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, denominato “5G e Campi elettromagnetici”. Le attività si concentreranno su due elementi principali: il potenziamento delle attività volte a monitorare i livelli di campo elettromagnetico presenti sul territorio, con specifica attenzione alle trasmissioni in tecnologia 5G, e l’incremento delle iniziative di informazione alla popolazione.
La Regione ha stabilito di integrare la dotazione organica di Arpa FVG dedicata alle attività di rilevazione dei campi elettromagnetici (CEM) con due unità di personale al fine di garantire una maggiore copertura del territorio rispetto all’attuale, già comunque ampiamente soddisfacente. Anche la dotazione strumentale verrà potenziata e in particolare per le frequenze più elevate del 5G. Arpa si doterà, infatti, di ulteriori sonde per la misura fino a 26.5 GHz.
Oltre al monitoraggio del territorio verranno incrementate le attività di comunicazione, informazione, formazione, educazione ambientale rivolte alle amministrazioni, ai cittadini e ai giovani. Si prevedono iniziative rivolte specificatamente agli enti locali, come ad esempio dei Webinar dedicati. Inoltre, da oggi, sul sito web di Arpa FVG è possibile consultare una sezione dedicata ai “Campi elettromagnetici e 5G” dove vengono riportati i dati dei monitoraggi dei CEM sul territorio regionale (anche in formato open), i bollettini mensili sulle attività di monitoraggio ed emissione pareri di Arpa, informazioni e riferimenti alla nuova tecnologia 5G, alla normativa e ai limiti che la regolano. Inoltre l’Agenzia cerca di fare chiarezza sulle “fake news” che circolano in rete sul 5G, veicolo di informazioni spesso allarmanti, amplificate enormemente dai social-media.
Tra le tante attività, lei si occupa di smontare la pseudoscienza che circola sul clima: in che modo?
«Una quindicina di anni fa mi sono reso conto che c'era un abisso tra quello che si raccontava ai convegni o che si leggeva sulle riviste scientifiche e quello che invece compariva sui giornali o in televisione. Gli scienziati erano sicuri già da anni che il pianeta si stava scaldando e che l'uomo era responsabile della stragrande maggioranza dell'incremento delle temperature, e che questo era un problema serio. Sui giornali invece un articolo su due smontava questa tesi. Girano molte leggende sui cambiamenti climatici, diffuse da pseudoscienziati che non appartengono al mondo della climatologia. Con altri colleghi abbiamo poi fondato il blog climalteranti.it, abbiamo pubblicato 500 post in cui smontiamo le stupidaggini dette in campo scientifico. Il negazionismo praticamente non esiste più, solo in alcune riviste a pagamento si pubblicano anche articoli che sostengono che la terra sia quadrata».
Già solo ospitare sui media uno scienziato e uno pseudoscienziato significa fare cattiva informazione...
«Certo, ci sono testate televisive che hanno l'idea che si debba sempre fare la par condicio perché dando spazio a tutti c'è democrazia. Ma la democrazia non dà diritto alla disinformazione. Se una tesi non esiste in campo scientifico non ha senso invitare uno che la propone. Tutti hanno diritto di fare proposte su come risolvere un problema, però solo se si mette la scienza di fronte alla scienza. Non si può dire che il problema non esiste se la comunità scientifica dice il contrario, bisogna fare informazione su quello che la comunità scientifica riconosce. La BBC ha dichiarato che si impegnerà a non invitare più in tv i negazionisti del clima. In questo momento storico bisogna fare delle scelte importanti per non confondere l'opinione pubblica». Cosa si può fare per rimediare?
Non mi dica che non c'è più tempo... «Non si sta facendo abbastanza sul fronte dell'adattamento al cambiamento climatico, cioè la gestione degli impatti inevitabili già in corso. Sul lato della mitigazione del problema, quindi ridurre i gas serra e cambiare il sistema energetico, qualcosa si sta facendo ma dobbiamo essere molto più rapidi. L'obiettivo è l'accordo di Parigi: in 30 anni dobbiamo rottamare l'attuale sistema energetico. Questo è l'obiettivo della politica, cambiare in pochi anni il paradigma economico a partire da un maggiore sviluppo delle energie rinnovabili, l'aumento dell'efficienza energetica, togliere i sussidi ai combustibili fossili, una mobilità più sostenibile e politiche per il trasporto pubblico volte a disincentivare le auto e molto altro. Nel mio libro Il clima è già cambiato c'è un'appendice con le 101 azioni che possono fare i cittadini individualmente, fino alla mobilitazione come quella che c'è in questi tempi».
La nuova campagna Corepla, con protagonista Diego Abatantuono, invita all’azione
Parlare di plastica risulta sempre più difficile. Non c’è probabilmente argomento che non sia più di scottante attualità e accenda il dibattuto pubblico ma anche privato e personale, nelle case di tutti gli italiani, incrociandosi con altri temi, quali il confronto tra generazioni, tra generi, tra stili di vita. In questo contesto, anche Corepla invita a riflettere, ma soprattutto ad agire.
La nuova campagna “Cena delle Feste”, firmata da Isobar, agenzia creativa del Gruppo Dentsu Aegis Network, mette in scena un dibattito ambientato nella realtà di tutti i giorni, durante una cena in famiglia per le feste natalizie, a casa di Diego Abatantuono, protagonista.
Il dibattito mette in discussione il comportamento “usa e getta” che abbiamo nei confronti di tutti gli oggetti di consumo, buttandoli prima che abbiano terminato le loro potenzialità. Una questione di attitudine, dunque - non legata al materiale.
L’unico modo per cambiare la realtà è agire, facendo la differenza tra un’attitudine e un materiale, e trasformare l’”usa e getta” in “usa e ricicla”.
E questo diventa possibile facendo la raccolta differenziata, un gesto semplice che se entra a far parte della quotidianità di ognuno di noi, può fare dell’economia circolare una realtà. La campagna si inserisce nella piattaforma strategica Ecologia dell’Informazione, ideata da Corepla per stimolare un dibattito all’altezza della complessità dei temi. Pianificata da Vizeum su Facebook, Instagram, e YouTube oltre che nei cinema di tutta Italia, sfrutta la potenza scenica di Diego Abatantuono. A supporto del cortometraggio infatti, sono stati realizzati diversi trailer dal tono ironico che rispecchiano tutti i canoni del linguaggio cinematografico.
Una serata di riflessione sulle problematiche dell’informazione ambientale e non solo, accompagnata da un gustoso menù a chilometro zero in un prestigioso contesto d’arte e cultura
Una serata di riflessione sulle problematiche dell’informazione ambientale e non solo, accompagnata da un gustoso menù a chilometro zero in un prestigioso contesto d’arte e cultura. Torna a Rimini, in occasione della fiera Ecomondo, la green night della Federazione Italiana Media Ambientali (Fima): l’associazione che raccoglie giornalisti, comunicatori, blogger, formatori e operatori del social network impegnati sul fronte della sostenibilità.
Quest’anno l’ormai tradizionale appuntamento della Fima si terrà mercoledì 6 novembre (ore 20.30) nella cornice di Augeo Art Space (Corso d'Augusto 217, all'interno di Palazzo Spina) al fianco di Amref, la più grande organizzazione sanitaria no-profit presente in Africa e ruoterà intorno alla comune esigenza di garantire un’informazione libera dai cliché e capace di leggere i fenomeni della nostra epoca con rigore, autonomia e originalità.
In apertura dell’evento si discuteranno, infatti, i dati contenuti in “L’Africa mediata”, il dossier appena presentato da Amref che evidenzia gli stereotipi e le distorsioni che caratterizzano il racconto del continente in tv, sulla stampa, nei social e nella fiction. L’incontro, introdotto da Marco Fratoddi, segretario generale della Fima, vedrà la partecipazione di Paola Barretta dell’Osservatorio di Pavia che ha curato il rapporto, Serena Gentile e Chiara Natalini di Amref che si confronteranno con il giornalista Sergio Ferraris e il comunicatore Sergio Vazzoler, entrambi dell’Ufficio di presidenza della Fima.
La serata, organizzata per tavoli e isole di confronto, con buffet locale, vino biologico del territorio offerto dall’Azienda agricola Terre di fiume e servizio rigorosamente low carbon e plastic free, permetterà quindi ai presenti di approfondire e mettere in comune valori, aspettative e strumenti di lavoro utili a promuovere una narrazione giornalistica più equa e responsabile, libera da condizionamenti e adeguata alla sfida sociale e ambientale che abbiamo davanti, quella contro i cambiamenti climatici che gravano innanzitutto sulle fasce più povere della popolazione globale. Infine sarà possibile conoscere da vicino il progetto Africa Classic 2020, una gara in mountain bike alla scoperta dell’Africa vera, oltre gli stereotipi.
La prenotazione per la cena (al prezzo di 30 euro, comprensivi d’iscrizione alla Fima per il 2020) è obbligatoria tramite l’indirizzo info@fimaonline.it (info al numero 3886410723). I partecipanti potranno inoltre ammirare alle pareti le opere della mostra “Due Strade” degli artisti Lola Schnabel (Usa) e Luca Giovagnoli (Italia). Mentre nella corte di Augeo Art Space sarà a disposizione dei partecipanti una spillatrice di Birra Amarcord, produttore riminese che utilizza bottiglie in vetro con tappo in ceramica riutilizzabile, partner durante tutta l’estate della campagna lanciata dall’associazione “Basta plastica in mare”.
Ma questo non sarà l’unico appuntamento con la Fima a Ecomondo. Il presidente della Fima, Roberto Giovannini, parteciperà infatti al convegno organizzato dall’Asvis “Comunicare il valore della sostenibilità ambientale, sociale ed economica all’epoca delle fake news” (venerdì 8 novembre, ore 10.00, Sala Ravezzi 1, Hall Sud).
Sarà inoltre aperto durante tutti e quattro i giorni della fiera lo stand della Fima (Padiglione B5, stand n. 202) con incontri e momenti di confronto che saranno comunicati via social.
Una filiera tessile sostenibile e consumatori consapevoli: sulla piattaforma online Change.org è stata lanciata una petizione mirata all'approvazione, in Italia, di una legge volta alla protezione dei mari della penisola. L'iniziativa, partita da due imprenditori della città laniera, conta attualmente oltre 14mila firmatari.
“Attiviamoci affinché in Italia venga approvata una legge a protezione dei nostri mari, che darebbe un forte impulso economico alla nostra filiera tessile, notoriamente legata alla produzione di capi in fibre naturali come il cotone, la lana e la seta e che quindi crei nuovi posti di lavoro”: è questo quanto si legge nella petizione Basta microplastiche nelle nostre acque, lanciata su Change.org da Giovanni Schneider, amministratore delegato del Gruppo Schneider(e della Pettinatura di Verrone).
Cambiare il mondo a partire dagli abiti che indossiamo e dalla produzione, quindi, innestando una sensibilizzazione sociale sui temi ambientali e sugli strumenti che possano ovviare alle problematiche green. Una delle via per contrastare, ad esempio, l’inquinamento dei mari passa dall’acquisto e dalla produzione di capi non sintetici: a questo proposito, nella petizione, viene spiegato come la plastica arrivi negli oceani anche attraverso le lavatrici, in quanto i vestiti composti da tessuti sintetici rilasciano nei cestelli centinaia di migliaia di microfibre plastiche. In ogni lavaggio, quindi, si fa un potenziale danno ai mari, con le particelle inquinanti che passano dalle fogne ai corsi d’acqua nostrani. Il danno, come intuibile, è all’intero ecosistema, salute dell’uomo compresa. La plastica, infatti, viene ingerita da molti organismi e animali marini, entrando così anche nella catena alimentare.
In quest’ottica, segnali concreti sono arrivati dall’America: in California è in dirittura d’arrivo la legge che renderà obbligatoria l’etichettatura dei capi d’abbigliamento che contengono oltre il 50% di fibre sintetiche; lo Stato di New York ha presentato il disegno di legge AB 1549 (se approvato entrerà in vigore a gennaio 2021) che prevede come nessuna persona, azienda o associazione possa vendere in negozio alcun capo di abbigliamento – scarpe e cappelli esclusi – realizzato con tessuto composto per più del 50% di materiale sintetico senza un’apposita etichetta informativa.
Il disegno di legge in questione, come si legge nella petizione, fornisce anche una chiara definizione di microfibra plastica, ovvero ‘una piccola particella sintetica di forma fibrosa, lunga meno di cinque millimetri, che viene rilasciata nell’acqua attraverso il normale lavaggio di tessuti in materiale sintetico’. Oltre alle istruzioni previste per la cura del capo, l’etichetta – in forma di cartellino o adesivo – dovrà riportare ben in vista, a beneficio del consumatore, delle informazioni di carattere divulgativo sui possibili danni dati dal lavaggio in lavatrice, consigliando quello manuale.
Elena Schneider, che insieme al fratello sostiene la petizione, è intervenuta ai nostri microfoni e ha messo in luce la battaglia pro-ambiente intrapresa con "Basta microplastiche nelle nostre acque": “Come in California e a New York – esordisce – il nostro obiettivo è che venga approvata una legge a riguardo anche in Italia. Per questo vogliamo dare più risonanza possibile alla petizione, che attualmente conta oltre 14mila firmatari. Quando i numeri saranno ancor più elevati, la rivolgeremo a Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Con la petizione vogliamo anche sensibilizzare il consumatore a guardare l’etichetta dei vestiti, non soltanto per vederne la composizione (spesso sintetica), ma per capire come trattare il capo di abbigliamento nel lavaggio”.
Per limitare l’impatto ambientale, informazione e consapevolezza viaggiano verso la sostenibilità su binari paralleli e trovano la stazione di partenza proprio a Biella, città laniera per antonomasia. Un segnale forte, arrivato dalla provincia piemontese che ha il tessile nel suo DNA, in una tradizione nel segno della continuità. Elena e Giovanni, che hanno lanciato la petizione, sono entrambi imprenditori biellesi impegnati nell’azienda tessile di famiglia.
Le loro ragioni non sono solo di natura ‘territoriale’, ma sono principalmente legate a topic come ambiente e sostenibilità, ai quali l’imprenditrice è sempre stata sensibile. “Mio fratello e io – argomenta – siamo sempre stati toccati da questi temi. Io, ad esempio, ho lavorato con Slow Foode la nostra azienda, già undici anni fa, partecipò a Terra Madre – Salone del Gusto presentando un manifesto per le fibre naturali, firmato da Petrini nel 2008. Carlìn è stato il mio mentore e ho anche scritto la mia tesi di laurea su Slow Food”.
Il legame tra Elena Schneider e Petrini non finisce qui: “Ho sentito – racconta – per la prima volta da lui il termine co-produttore, in sostituzione a quello di consumatore. Si farebbero dei passi avanti se si ragionasse in termine di co-produzione invece che di consumo.
Come le etichette che informano sugli ingredienti degli alimenti, anche quelle nei vestiti avrebbero la funzione di far comprendere l’impatto ambientale e sociale che ha un determinato capo di abbigliamento. Non bisogna far finta che il problema non ci tocchi: siamo tutti co-produttori di ciò che mangiamo e vestiamo. La tracciabilità e la relativa attenzione – conclude – non devono esserci solo sul cibo, ma vanno rivolte anche ai vestiti; bisogna andare al di là della griffe e capire cosa c’è dietro a un marchio. La consapevolezza è fondamentale: estetica ed etica possono coesistere”.
Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa in visita alla redazione napoletana di Ricicla.tv. “Siamo nel pieno di una transizione verso un modello di sviluppo sostenibile – ha detto – in questa fase così delicata è fondamentale il ruolo del giornalismo ambientale”.
Il Rapporto Ambiente – SNPA nasce nell’ambito del SNPA per un’ampia ed efficace divulgazione dei dati e dell’informazione ambientale prodotta da ISPRA e dalle ARPA/APPA. La base dati è l’Annuario dei dati ambientali ISPRA. Il Rapporto è realizzato in un unico volume strutturato in tre parti. La prima descrive le realtà regionali attraverso l’analisi di 16 indicatori; la seconda è composta da brevi articoli che riguardano attività SNPA particolarmente rilevanti e di interesse per la collettività; la terza consiste in brevi articoli riguardanti specificità regionali.