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Zero Waste Italy, lettera aperta a Conte: 'Mascherine usa e getta a scuola decisione scellerata e diseducativa'

Scrive l'organizzazione ambientalista: "Che la scuola venga inondata di 11 milioni di mascherine usa e getta al giorno, è quanto di più scellerato, inquinante, malsano, diseducativo che si potesse leggere"




Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che Zero Waste Italy ha scritto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in merito alla decisione del governo di imporre l'uso di mascherine chirurgiche usa e getta ai ragazzi che ritorneranno sui banchi di scuola.

Da quest'anno l'obbligo scolastico si accompagnerà all'obbligo per docenti, personale ed alunni di indossare le mascherine a partire dall'età di sei anni.
Come era prevedibile, in assenza di soluzioni per debellare il virus, il rischio contagio rimane alto per cui l'uso delle mascherine si prefigura come una di quelle precauzioni a cui non potremo rinunciare almeno nel breve periodo.

Che la scuola si faccia carico della tutela della Salute e della responsabilità giornaliera di consegnare la mascherina perfettamente pulita e ritirare la mascherina usata, riteniamo che sia la cosa più saggia e sicura da fare, evitando di delegare una questione così delicata alla gestione famigliare e mettere a repentaglio la sicurezza.
Che la scuola venga inondata di 11 milioni di mascherine usa e getta al giorno, è quanto di più scellerato, inquinante, malsano, diseducativo che si potesse leggere.
Il punto non è la tipologia della mascherina - chirurgica o di stoffa ? - ma la salvaguardia della Salute.

A questo proposito, appare semplicemente inconcepibile come la migliore pensata per tutelare la Salute, nella fattispecie del Covid-19 che aggredisce i polmoni, sia un boom di produzione di migliaia di tonnellate di rifiuti indifferenziati da bruciare negli inceneritori.

Lo scorso Giugno come Zero Waste Italy abbiamo siglato un Protocollo di intesa con una cooperativa Bolognese che offre l'alternativa concreta sotto ogni punto di vista:
"Eta Beta cooperativa sociale"
Ci sono voluti mesi di ricerche ma ad oggi il sistema industriale è pronto ed Eta Beta è in grado di offrire un servizio improntato alla sostenibilità ed al tanto citato 'green deal' che invochiamo in nome di un urgente cambio di passo:
- noleggio di mascherine certificate e prodotte in Italia (Eta Beta noleggia e lava sia DM che DPI compresi camici, copricapo e copriscarpe)
- lavaggio con procedura certificata con uso di detersivi ecolabel e con lavatrici attente al consumo di acqua
- consegna e ritiro a cura della cooperativa, garantendo sacchi ed ambienti sterili
Un progetto che coniuga creazione di occupazione ed economia locale, una modalità di azione tracciabile, certificata ed a garanzia di tutti i soggetti coinvolti, il risparmio di quegli 11 milioni di mascherine usa e getta al giorno e che finalmente trasmette alle nuove generazione una visione rispettosa e compatibile con il Pianeta.

Non stiamo parlando di utopie ma di realtà già attiva, visitabile e disponibile a mettere a disposizione il proprio know-how affinchè il lava-nolo si possa replicare in ogni Regione.
In questo momento la facoltà di ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali di Bologna, nelle persone di Francesco Violante e Cristiana Boi, in collaborazione con la medicina del lavoro all'interno dell'ospedale del S.Orsola di Bologna, con la finalità di pubblicare uno studio scientifico stanno eseguendo ulteriori ricerche per dimostrare come la carica virale del virus venga abbattuta tramite il lavaggio.

Come "Zero Waste Italy" il nostro impegno nella diffusione di buone pratiche per un mondo senza rifiuti possibile se aboliamo l'usa e getta e ci decidiamo ad accettare che le alternative stanno proprio sotto il nostro naso, invitiamo il Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina ed a tutto il Governo, ad un netto ravvedimento ed auspichiamo un confronto responsabile e chirificatore mettendo sul tavolo benefici e costi, non solo economici ma anche ambientali e sociali.

Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy
Laura Lo Presti, coordinatrice del progetto Europeo "transitioning to a wero waste Europe"



fonte: www.ecodallecitta.it

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Mascherine. Cavallo (ad ERICA): a scuola si possono usare quelle lavabili. Una proposta per il loro avvio a riciclo

Roberto Cavallo, amministratore delegato di ERICA, intervistato da Eco dalle Città: “C'è chi ha iniziato a produrre mascherine in monomateriale biodegradabile compostabile. Ma non possono essere riciclate”. L'amministratore delegato di ERICA ha avanzato una proposta al Ministero dell'Ambiente per superare questa criticità



“La mascherina è uno strumento fondamentale di protezione e di prevenzione. Così come lo sono il casco e la cintura di sicurezza in ambito stradale. Detto questo, occorre ricordare che ci sono diversi tipi di mascherine”. E' quanto sottolinea Roberto Cavallo, amministratore delegato di ERICA, interpellato da Eco dalle Città sul tema “mascherine”.

In questi giorni il dibattito sull'utilizzo di questi dispositivi è legato in modo particolare alla ripresa delle scuole, prevista per il 14 settembre 2020. A questo proposito Roberto Cavallo sottolinea: “Visto che stiamo parlando di scuola, dove i soggetti in questione, i bambini, più che per il rischio di ammalarsi, sono ritenuti potenziali vettori del virus, possono indossare mascherine lavabili e riutilizzabili, piuttosto che quelle chirurgiche usa e getta (queste invece sarebbero da utilizzare in casa laddove i bambini stiano insieme ai nonni). I ragazzi sono a scuola per imparare, se gli spieghiamo che le mascherine si possono lavare e sterilizzare possono imparare ad usare correttamente questi dispositivi. Con le dovute accortezze e un serio protocollo, la mascherina lavabile è quindi da preferire sia per la tipologia di popolazione che per il tipo di luogo”.

Un secondo aspetto invece è più tecnico e riguarda il conferimento di questi dispositivi. Non esiste un codice CER specifico per questi rifiuti. “Allo stato attuale se butto una mascherina nell'indifferenziato, questa non può essere avviata a riciclo” ha spiegato Roberto Cavallo. “C'è chi ha iniziato a produrre mascherine in monomateriale biodegradabile compostabile. Ma non possono essere riciclate. Ci sono anche gli impianti di selezione della plastica che si ritrovano le mascherine all'interno dei loro flussi. Ma sono uno scarto che non sanno come gestire perché manca il codice di rifiuto per questi dispositivi”.

L'amministratore delegato di ERICA ha avanzato una proposta al Ministero dell'Ambiente per superare questa criticità: “Raccogliamo separatamente questa frazione, come avviene con l'indifferenziato. Portiamo poi questi materiali ad un impianto di selezione autorizzato per trattare RUR, dove viene riclassificato così come avviene con altre frazioni riciclabili conferite nell'indifferenziato. La mascherine potrebbero così uscire da un impianto di selezione con un nuovo codice CER per essere avviato a riciclo. Occorre - ha concluso Roberto Cavallo - che i ministeri interessati (Ambiente, Sanità e anche Istruzione) si mettano d'accordo per avviare una procedura che permetta di avviare a riciclo le mascherine dando così uno sbocco alle raccolte differenziate di questi dispositivi”.

fonte: www.ecodallecitta.it


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Presentata la campagna del Ministero dell'Ambiente sullo smaltimento corretto di mascherine e guanti

Protagonista dello spot l’attore Brignano. Il ministro Costa: “Oggi è il momento di agire, non possiamo stare a guardare”




Gettare mascherine e guanti nell’indifferenziato, servirsi il più possibile di quelli riutilizzabili, non buttarli a terra per evitare gravi danni all’ambiente. Si concentra su questi tre punti la campagna di comunicazione del ministero dell’Ambiente, in collaborazione con la Guardia Costiera, Ispra, Iss, Enea e la commissione Colao, presentata il 30 giugno 2020 in conferenza stampa – la prima in presenza post-Covid – dal ministro Sergio Costa, a Roma nella sede del Comando generale della Guardia Costiera.

“Ricordati: mascherine e guanti vanno nell’indifferenziata. Oh, lo faccio anche io, eh!” – dice l’attore Enrico Brignano nello spot video realizzato dal ministero insieme con la Guardia Costiera. Disponibile da oggi, sarà trasmesso anche dalla Rai. Si ispira a quello realizzato da Nino Manfredi: Brignano eredita la sua empatia mostrando le conseguenze dell’abbandono di guanti e mascherine.

Oltre a questo spot, parte una campagna social “Alla natura non serve”, con meme e video emozionali dall’hastag #buttalibene. Il concept muove da una delle foto simbolo della pandemia: un uccellino trovato intrappolato in una mascherina, che ovviamente agli animali non serve, così come non serve alle strade, alla natura, ai mari. Un messaggio per tutti, soprattutto per chi abbandona questi rifiuti, forse inconsapevole del danno ambientale che sta causando.

“Mascherine e guanti monouso – ha osservato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – sono diventati un problema per l’ambiente, in Italia e nel resto del mondo. Da qui è nata la campagna istituzionale del ministero, affidata al carisma di Enrico Brignano, che con il suo potere di persuasione orienterà i comportamenti dei cittadini italiani nell’ottica di prestare attenzione all’ambiente. Anche tramite i social vogliamo raggiungere un pubblico vasto, soprattutto i più giovani. Perché oggi è il momento di agire per difendere la natura e il nostro pianeta dall’inquinamento. Non possiamo stare a guardare”.

“Una collaborazione, quella tra il Comando generale della Guardia costiera e il ministero dell’Ambiente, iniziata già lo scorso anno con il progetto di comunicazione e di educazione ambientale plasticfree, voluto per contrastare la dispersione delle microplastiche in mare e proseguita con la campagna ‘reti fantasma’ che vede impegnati i nostri nuclei subacquei nel recupero delle reti da pesca abbandonate nei fondali, che rappresentano un pericolo per la vita dell’ecosistema marino e per la sicurezza di bagnanti e subacquei” - ha dichiarato il Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, l’ammiraglio Giovanni Pettorino. “Quest’anno il nostro impegno a fianco del Ministro Costa si è rinnovato attraverso un’intensa attività di monitoraggio ambientale volta a ‘fotografare’ lo stato de mare durante il periodo di lockdown e nella fase immediatamente successiva e oggi, in particolare, per sostenere questa importante campagna del ministero dell’Ambiente e lanciare un messaggio a coloro che sceglieranno le coste italiane per loro vacanze”.

“L’Ispra e il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente” – ha affermato il presidente Ispra e Snpa, Stefano Laporta – aderiscono a questa campagna che si appella principalmente al senso civico di ciascuno di noi. I numeri parlano chiaro: in Italia si ha una produzione giornaliera di rifiuti da mascherine pari a circa 410 tonnellate, con un valore medio per la fine del 2020 di 100.000 tonnellate di rifiuti; la produzione di rifiuti da guanti sino a fine anno sarà di un valore medio di 200.000 tonnellate. Questi numeri devono necessariamente indurci a comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente”.

“Questa iniziativa – ha scritto in un messaggio istituzionale il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro – è un ottimo esempio di come il contrasto alla pandemia coinvolga tutti gli aspetti della nostra convivenza e richieda uno sforzo comune e coordinato. Anche in questa fase della pandemia è importante che tutti agiamo nelle prospettive dell’agenda per lo sviluppo sostenibile dove il tema ambiente, insieme a quello della salute, siano centrali”.

Inoltre, sul sito del ministero dell’Ambiente è stata creata una pagina ad hoc, “All’ambiente non servono”, nella quale ci sono alcune domande e risposte sullo smaltimento corretto di guanti e mascherine e sulle modalità di uso delle mascherine riutilizzabili: https://www.minambiente.it/all-ambiente-non-servono

fonte: www.ecodallecitta.it




fonte video: www.ansa.it



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Arrivano le mascherine di canapa: riutilizzabili, lavabili e senza l’uso di sostanze chimiche

















Le mascherine sono indubbiamente utili a limitare i contagi da coronavirus ma, quelle usa e getta, sono molto inquinanti e stanno creando non pochi problemi a livello ambientale. Un’azienda italiana specializzata in tessuti naturali ha pensato allora di realizzare mascherine riutilizzabili in canapa.

Le mascherine, che sembra dovremo utilizzare a livello planetario ancora per molto, in versione usa e getta devono essere smaltite correttamente, altrimenti rischiano di aumentare il già pesante livello di inquinamento sostituendosi (o peggio unendosi) a quello derivato dalla plastica.

A questo proposito, vi avevamo segnalato i modi corretti per smaltire mascherine usa e getta ma anche guanti.

Esiste però un’altra possibilità, quella di dotarsi di mascherine in tessuto che si possono lavare e riutilizzare in modo da non pesare sull’ambiente. Tanti le propongono in cotone (si possono anche realizzare fai da te), ma c’è chi ha avuto l’idea di produrle utilizzando la canapa.

Si tratta di un’azienda italiana, la Maeko, specializzata in filati e tessuti naturali (non solo canapa ma anche soia, ortica e bamboo). Le mascherine da loro realizzate in fibra di canapa hanno un effetto naturalmente battericida (contro i batteri, non contro i virus) e sono state anche inviate in dono al policlinico di Cagliari.



Come specifica l’azienda, le mascherine che produce sono artigianali e made in Italy, realizzate esclusivamente con tessuti in fibre naturali e senza l’uso di alcuna sostanza chimica impermeabilizzante. Si possono utilizzare fino a che non si rompono e hanno la stessa valenza di quelle fatte in casa o chirurgiche in tessuto. Sono prodotte ai sensi dell’art. 16, comma 2, del D.L. 18/2020 “Cura Italia” del 17/03/2020.

Le possono usare tutte le persone a contatto con il pubblico, gli addetti alla vendita di alimentari e, in ogni caso, tutti i cittadini. Ma, ovviamente, non sono un presidio medico sanitario ma solo una protezione realizzata su più strati, che sfrutta in più anche le qualità antibatteriche delle fibre naturali.

Ve ne sono di varie tipologie, come è possibile vedere dal sito dell’azienda e dalla pagina Facebook.

Un modello è realizzato 100% Canapa con un interno 100% Nylon, un altro è 100% canapa e poi ve ne sono altre ancora in bamboo.

Le mascherine in canapa, realizzate da sarte nel numero di 200 al giorno, vanno letteralmente a ruba e spesso non sono disponibili sul sito dell’azienda che cerca comunque di rifornirle il più velocemente possibile.

Fonte di riferimento: Maeko tessuti/ Facebook

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Gestione rifiuti e Covid19: l'audizione del Ministro dell'Ambiente Sergio Costa in Commissione Ecomafie

Secondo il Ministro l'impiego mensile delle mascherine protettive si ridurrà a un terzo di quanto previsto grazie a quelle riutilizzabili. Costa ha anche fatto riferimento all'ipotesi di installare nelle aree urbane appositi contenitori per la raccolta di mascherine e guanti


















La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) ha audito oggi il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa. L'audizione rientra nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione dei rifiuti collegata all'emergenza COVID-19.
L'audito ha fatto una panoramica dei diversi atti di Istituto Superiore di sanità (Iss), Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), Ministero dell'Ambiente e Commissione Europea concernenti la gestione dei rifiuti nell'emergenza COVID-19. Il Ministro ha inoltre richiamato le modifiche introdotte dalla legge di conversione del decreto legge «Cura Italia», che all'articolo 113-bis consente il deposito temporaneo di rifiuti fino ad un quantitativo massimo doppio rispetto a quanto previsto dal Testo unico ambientale, e con un limite temporale massimo di durata non superiore a 18 mesi.
Il Ministro ha riferito che negli impianti di incenerimento per rifiuti sanitari è al momento presente una capacità inutilizzata di 200mila tonnellate annue, mentre alcune aziende italiane avrebbero già messo a punto metodi di sanificazione per l'avvio al riciclo dei dispositivi di protezione individuale. Sempre secondo quanto riferito, l'impiego mensile delle mascherine si ridurrà a un terzo di quanto previsto grazie a quelle riutilizzabili. L’audito ha anche fatto riferimento all'ipotesi di installare nelle aree urbane appositi contenitori per la raccolta di mascherine e guanti.
Sempre sul fronte della gestione dei rifiuti collegata all’emergenza COVID-19, secondo quanto riferito dall'audito, il Ministero dell'Ambiente all'inizio dell'epidemia ha segnalato alla Commissione europea la chiusura delle frontiere da parte di alcuni Paesi membri a rifiuti italiani già trattati e pronti per l'avvio al riciclo. Il Ministro ha dichiarato che in risposta alla segnalazione la Commissione ha equiparato i rifiuti pronti per il riciclo a merci e ribadito l'impossibilità per gli stati europei di chiudere le frontiere ai flussi italiani. L’audito ha inoltre espresso la volontà di istituire un tavolo con rappresentanti di Ministero dell'Ambiente, Iss, Ispra e operatori del settore rifiuti, con l'obiettivo di monitorare i flussi di rifiuti indifferenziati, rifiuti da raccolta differenziata e rifiuti sanitari, elaborare eventuali nuove linee guida e attuare azioni di comunicazione.
L’audito ha inoltre riferito di aver attivato Ispra, le Arpa e le forze di polizia per i controlli di rispettiva competenza sulla gestione delle acque reflue e dei fanghi di depurazione. Sulle possibili correlazioni tra inquinamento atmosferico e contagi da COVID-19, il Ministro ha dichiarato di aver dato mandato all’Ispra di approfondire la questione.
«L’audizione del Ministro Costa rientra nell’inchiesta che la Commissione Ecomafie sta conducendo sulla gestione dei rifiuti correlata all’emergenza coronavirus. Il lavoro prosegue con altre audizioni e l’acquisizione di documenti. Vorrei intanto sottolineare l’importanza di una ripartenza sostenibile, a cominciare dai rifiuti. È auspicabile che la raccolta differenziata ricominci il prima possibile anche per gli italiani positivi al COVID-19: la stessa Commissione europea, nelle sue linee guida, non ne raccomanda infatti la sospensione come invece si è fatto in Italia», dichiara il Presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli. «Ancora più importante è il futuro: pur rispettando tutte le norme igieniche necessarie a evitare ogni possibile contagio, non dobbiamo esasperarle, altrimenti ci ritroveremo sommersi di rifiuti. Significa trovare soluzioni che, pur garantendo la massima protezione delle persone, evitino un proliferare senza criterio dell’usa e getta, visto che nella maggior parte dei casi non dà maggiori garanzie dei prodotti riutilizzabili. Questi ultimi rimangono sempre, ove possibile, da privilegiare, e la loro produzione va incentivata senza troppa burocrazia», conclude il Presidente Vignaroli.
Qui link alla registrazione: https://webtv.camera.it/evento/16158#
fonte: www.ecodallecitta.it


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Mascherine in mare, è già allarme

Per ridurre al minimo quello che si prospetta come un inevitabile aumento dell’usa e getta, NaturaSì, l’azienda leader del bio in Italia, rende disponibili alla vendita le mascherine in cotone lavabili fino a 15 volte, realizzate dalla Cooperativa sociale Quid















Tutto il mondo è a caccia delle mascherine chirurgiche, aziende di ogni tipo stanno convertendo la loro produzione e si stanno preparando a sfornarne un numero sempre maggiore, i Comuni e la Protezione civile a distribuirle gratuitamente laddove mancano. Un dispositivo indispensabile per ridurre il rischio di contagio da Covid-19 che però rischia di tramutarsi in una vera e propria tragedia ambientale per i nostri mari e le specie che li abitano.

A lanciare l’allarme è Silvio Greco, biologo marino e dirigente di ricerca della Stazione Zoologica Anton Dohrn: “ci segnalano già adesso che siamo in un periodo di quarantena – afferma lo scienziato – la presenza di centinaia di mascherine sulle spiagge, così come sappiamo che altrettante ne vengono pescate in mare. Non oso immaginare cosa succederà quando, finita la quarantena, di mascherine ne circoleranno miliardi”.

Greco parla di una vera e propria tragedia per le tartarughe e i mammiferi marini che, scambiando le mascherine e i guanti per cibo, finiranno per mangiarli come già succede con gli altri rifiuti in plastica che arrivano in mare. “Da non sottovalutare il fatto – aggiunge- che si tratta di plastiche che, una volta sfaldate, si tramutano in micro e nano plastiche e vengono ingerite anche dai pesci fino a risalire la catena alimentare e arrivare all’uomo”. Già oggi nei nostri mari finiscono ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica, se a questo dato aggiungiamo uno scorretto smaltimento delle mascherine, così come dei guanti e degli altri dispositivi di sicurezza necessari per proteggere la nostra salute, arriviamo a numeri stratosferici. Ma tutto ciò evitabile? Ovviamente sì, partendo innanzitutto da comportamenti individuali responsabili fino ad arrivare a un corretto riciclo e smaltimento del rifiuto. Ancora meglio “sarebbe se mettessero in mercato mascherine e guanti mono-materiali e non, come oggi, poliaccoppiati (come la plastica utilizzata, fatta di polietilene e polipropilene) impossibili da differenziare e riciclare, o se si riducesse a monte il problema, eliminando il monouso e ricorrendo, per esempio, a mascherine in tessuto”, spiega il ricercatore del Dohrn.

Sono in molti che stanno comunque cercando di capire come orientarsi in quella che sembra essere una lunga fase di transizione in cui le mascherine e i guanti saranno obbligatori o almeno consigliati. Le multiutility si cominciano a interrogare sul come gestire 1 miliardo e 200 milioni di mascherine che si calcola verranno gettate da qui alla fine del 2020, assieme a un numero ancora non definitivo di guanti usa e getta che rischiano, appunto, di finire nella catena alimentare marina, aggravando la situazione di sofferenza già alta delle popolazioni di delfini, balene e tartarughe. La più grande azienda del biologico in Italia, NaturaSì, ha annunciato che nei propri punti vendita saranno disponibili mascherine in cotone lavabili fino a 15 volte, realizzate dalla Cooperativa sociale Quid di Verona. A certificarle è l’Istituto Superiore di Sanità che le classifica come maschera a uso medico di Tipo I. Le confezioni di mascherine lavabili saranno messe a disposizione di tutto il personale del Gruppo, compresi gli addetti ai negozi, oltre che vendute al pubblico.

''Le mascherine in cotone garantiscono la protezione richiesta ma con un impatto sull'ambiente ridotto di 15 volte. Una scelta in linea con quanto abbiamo fatto fino ad ora per ridurre il più possibile il ricorso all'usa e getta, e quindi la produzione di rifiuti, a partire dalla spesa'', spiega Fausto Jori, amministratore delegato di NaturaSì. L'azienda è più volte intervenuta, negli ultimi due anni, per la riduzione dell’usa e getta, eliminando le bottiglie in plastica in quasi 60 negozi, dove sono stati installati degli erogatori per l'acqua, e introducendo la vendita di 22 prodotti secchi sfusi che prima venivano venduti solo in confezioni di plastica. Il lavaggio delle mascherine – fanno sapere dalla Cooperativa Quid - è semplice: basta immergerle in 1 litro di acqua con 5 grammi di candeggina, sciacquare con acqua corrente e fare asciugare all'aria per poi stirare a massima temperatura fino al quindicesimo utilizzo. Ma la strada per arginare le centinaia di milioni di presidi sanitari dispersi nell’ambiente è ancora in buona parte da esplorare.




fonte: www.lastampa.it


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