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Corepla sostiene ricerca su batteri mangia-plastica

Il consorzio cofinanzierà il progetto ideato da un team tutto al femminile dell’Università di Milano-Bicocca.











Corepla ha deciso di sostenere il progetto Micro-Val (MICROrganismi per la VALorizzazione di rifiuti della plastica) ideato da un team tutto al femminile dell’Università di Milano-Bicocca.

Si tratta del quarto progetto lanciato quest’anno da Biunicrowd, il programma di finanza alternativa dell’Ateneo, promosso per consentire a studenti, ex studenti, docenti, ricercatori e dipendenti di realizzare progetti innovativi e idee imprenditoriali attraverso campagne di raccolta fondi. Se la campagna raggiungerà almeno la metà dell’obiettivo fissato (9.500 euro), scatterà il cofinanziamento da parte del Consorzio. Obiettivo molto vicino, dato che ad oggi la raccolta supera già i 4.000 euro.

I fondi serviranno per la messa a punto del primo trattamento italiano di trasformazione e degradazione microbiologica della plastica a base di polietilene applicabile negli impianti di gestione dei rifiuti.

Micro-Val si articolerà in due fasi. Grazie al primo finanziamento, saranno condotte prove in laboratorio per a studiare le proprietà dei batteri mangia-plastica e a valutarne la loro efficacia per liberare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) dalla componente di rifiuto indesiderato, costituita per lo più da polietilene (il 5% circa). Nella seconda fase, il team di ricerca verificherà la possibilità di applicare il trattamento biologico per uno scale-up in un impianto in collaborazione con un’azienda leader nel settore del recupero e il riciclo di rifiuti.
Il progetto prevede anche lo sviluppo di una APP per smartphone che fornirà consigli all’utente nello svolgimento della raccolta differenziata, permettendo a ogni cittadino di contribuire all’ambizioso obiettivo dei ricercatori.

Per sostenere il progetto: Micro-Val

VIDEO DI PRESENTAZIONE


fonte: www.polimerica.it


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Scuole dell'infanzia comunali, al via “ComposTiamo” campagna a sostegno del compostaggio

In collaborazione con Assovigreen. Partita la sperimentazione in cinque scuole, coinvolti circa 300 alunni



“I care: la terra, una grande casa di cui prenderci cura”. È questa la mission che caratterizzerà d'ora in avanti l'attività educativa e didattica delle scuole dell'infanzia comunali di Vicenza attraverso “ComposTiamo”, nuovo progetto avviato dall'assessorato all'istruzione in collaborazione con Assovigreen.

Questa mattina l'assessore all'istruzione ha illustrato l'iniziativa alla scuola dell'infanzia "Mariano Rumor". Era presente anche la vicepresidente di Assovigreen, referente del progetto.

“In linea con il principio di crescere cittadini nel rispetto dell'ambiente, a sostegno delle numerose iniziative di politica ambientale che il Comune sta già attuando – ha precisato l'assessore all'istruzione -, abbiamo deciso di coinvolgere le scuole dell'infanzia in un'iniziativa dall'alta valenza educativa e formativa. ComposTiamo è un progetto innovativo presentato ai bambini perché fortemente ricettivi e molto più attenti e disponibili degli adulti a comportamenti diversi dal solito”.

Il progetto “ComposTiamo” è rivolto alle scuole dell'infanzia comunali della città. Nei giorni scorsi è partita la sperimentazione con il coinvolgimento di cinque istituti, su 17 in totale, con l'obiettivo di attivarlo dal prossimo anno scolastico anche in tutte le scuole dell'infanzia comunali.

Le scuole che hanno aderito alla sperimentazione sono: Nerina Sasso (48 bambini), Mariano Rumor (57 bambini), Maria Nello Trevisan (42 bambini), Rossini (75 bambini) e Antonio Dal Sasso (73 bambini).

La ditta Assovigreen si è occupata della formazione di tutte le insegnanti coinvolte nel progetto con incontri specifici sull'utilizzo del compost kit.

Ogni giorno i 295 bambini interessati al progetto collaborano con le proprie maestre nella separazione dei cibi avanzati durante il pranzo (o il merendino) raccogliendo l'umido negli appositi bidoncini.

A settembre 2020 il progetto sarà esteso a tutte le scuole dell'infanzia comunali con relativa formazione delle rispettive insegnanti ed è inoltre prevista la realizzazione di una guida per maestre e genitori.
Compost kit

Agli istituti coinvolti è stato fornito un kit (“compost kit”), che comprende strumenti per ottenere terriccio a partire dai rifiuti organici della cucina: una compostiera, una cialda da 600 grammi di crusca biologica, un litro di miscela di microrganismi rigenerativi e un nebulizzatore da 500 millilitri.

La compostiera comprende due contenitori realizzati in plastica 100% riciclata dotati di un doppio fondo (che permette di far decantare e di separare la componente liquida dell’umido da quella solida), un rubinetto (per l’estrazione del liquido) e un coperchio a tenuta ermetica.

La cialda di crusca biologica (da 600 grammi) è arricchita di melassa e microrganismi probiotici, con il fine di attivare il processo di fermentazione. Va distribuita in piccole dosi (sfarinata) sopra il cumulo che si va componendo all’interno della compostiera. Quindi si procede alla sua nebulizzazione con il prodotto probiotico in dotazione, una miscela di microrganismi rigenerativi composta da lieviti, batteri dell’acido lattico e della fotosintesi che agiscono simbioticamente avviando un processo fermentativo anti-ossidativo, in grado di trasformare la sostanza organica in ottimo fertilizzante e, contemporaneamente, di evitare la formazione di cattivi odori e gas serra.
Compostaggio

Cos’è il compostaggio?

Il compostaggio è un metodo perfettamente naturale per riciclare. Compostando è possibile ricreare quotidianamente il miracolo dell’equilibrio naturale, dove nulla è “scarto” ma tutto diventa sapientemente risorsa “opportunità”.

Il compostaggio domestico è un metodo che, imitando il ciclo della natura (in maniera controllata e accelerata) permette di ottenere dalla decomposizione dei rifiuti un ottimo terriccio per l’orticoltura ed il giardinaggio. È una semplice pratica con cui ogni cittadino può autogestire il trattamento della frazione organica dai rifiuti che produce, trasformandoli in un ottimo terriccio fertile.

Cos’è il compost?

È il prodotto finale del processo di trasformazione biologica delle sostanze organiche, che dà vita ad un ottimo fertilizzante naturale, simile all’humus, utilizzabile per concimare i terreni o le piante in vaso.

Come si può controllare ed accelerare il processo di compostaggio?

Con l’ausilio combinato di una compostiera domestica e di una miscela di microrganismi probiotici, in grado di trasformare la sostanza organica in concime in tempi accelerati.

Cosa sono i microrganismi probiotici?

Si tratta di una miscela di microrganismi rigenerativi (Probio·Compost·Nutrient®), composta da lieviti, batteri dell’acido lattico e della fotosintesi che agiscono simbioticamente avviando un processo fermentativo anti-ossidativo, in grado di trasformare la sostanza organica in ottimo fertilizzante econtemporaneamentedi evitare la formazione di cattivi odori e gas serra.

Cos’è la compostiera domestica?

È un contenitore a chiusura ermetica in cui introdurre i rifiuti organici della cucina, per produrre il compost.

Galleria fotografica


     

fonte: www.comune.vicenza.it


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«Calcestruzzo vivente» e microrganismi: ecco il futuro delle case intelligenti

Come sarà la casa «geneticamente modificata»: il grafico illustra le diverse soluzioni tecnologiche, a partire dal «cemento ai batteri» che si autorigenera




















Le abitazioni in cui viviamo non sono molto diverse dal corpo umano. Possiedono una struttura di sostegno equiparabile al nostro scheletro e hanno una superficie esterna proprio come noi abbiamo la pelle. Non solo: le case respirano, utilizzano l’elettricità, consumano energia e producono rifiuti come fanno gli esseri viventi. In questi ultimi anni, spinti dai rischi di una crisi climatica che ci costringe a ripensare al modo in cui abiteremo l'ambiente, le frontiere della tecnologia stanno studiando nuove imprese ingegneristiche in grado di rendere gli edifici sempre più vivi.

In un futuro non lontano, saranno i microrganismi a fornirci la materia prima per costruire le nostre case in modo sostenibile, aiutandoci anche a limitare le emissioni di CO2. Le case respirano, utilizzano l’elettricità, consumano energia e producono rifiuti come fanno gli esseri viventi: nuove scoperte di ingegneria le renderanno più vive e meno inquinanti

Wil Srubar, della University of Colorado, è il responsabile del Living Materials Laboratory, dipartimento di ricerca che agli inizi di quest'anno ha pubblicato sulla rivista scientifica Matter i risultati di uno studio sul «calcestruzzo vivente», ovvero blocchi di mattoni di varie forme con all'interno cariche di batteri. A capo di un team composto da esperti in biochimica, microbiologia, scienza dei materiali e ingegneria strutturale, le ricerche di biologia sintetica di Srubar tentano di ingegnerizzare i batteri, di creare minerali e polimeri e trasformarli in blocchi viventi, gli stessi che in futuro potrebbero dare vita alle nostre abitazioni.

Il cemento si «rigenera» da solo: con il calore e la luce solare, i batteri producono cristalli di carbonato di calcio attorno alle particelle di sabbia, in un processo simile a quello della nascita delle conchiglie nell'oceano

Per ridurre l'impatto ambientale nel settore edile, Srubar ha usato il batterio Synechococcus: con il calore e la luce solare, i batteri hanno prodotto cristalli di carbonato di calcio attorno alle particelle di sabbia. Una volta raffreddata, la sostanza si è solidificata in un composto dalla consistenza simile al gel, che è stato disidratato e indurito. «Le proprietà meccaniche di questa sostanza sono però più simili alla malta, un materiale più debole di solito realizzato con sabbia e cemento, rintracciabile nei mattoni degli edifici», spiega Srubar, affermando che il materiale ottenuto non ha ancora la forza e la resistenza dei normali mattoni.
Edifici geneticamente modificati
Uno dei vantaggi che derivano dall'utilizzo dei batteri per creare il «calcestruzzo vivente» riguarda la loro quantità: se non sono completamente disidratati, i batteri continuano a crescere. Un mattone potrebbe quindi essere diviso per creare due mattoni, aggiungendo la giusta quantità di sabbia e soluzione nutritiva. «Il calcestruzzo è il secondo materiale più utilizzato sulla terra dopo l'acqua», afferma Srubar che, forte dei finanziamenti della Darpa (Agenzia per i progetti di ricerca avanzati della difesa degli Stati Uniti), è ora in trattativa con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per aumentare la produzione di questo straordinario materiale e iniziare a diffonderne l'uso nelle costruzioni. Anche secondo Martyn Dade-Robertson, a capo del team Living Architecture dell’Università di Newcastle, Inghilterra, tra qualche anno saremo in grado di costruire edifici geneticamente modificati totalmente autonomi. Niente più manutenzioni, consolidamenti o restauri, dunque, il cemento infatti si rigenererà da solo.
La biologia è capace di straordinarie imprese ingegneristiche e la prossima frontiera della tecnologia edile potrebbe essere quella di rendere gli edifici parte della natura 
Squadre di ricercatori di tutto il mondo stanno oggi dimostrando il  potenziale dei materiali ingegnerizzati su molte scale, inclusi biofilm capaci di condurre elettricità e cellule fotovoltaiche viventi. I progressi della biotecnologia e della stampa 3D hanno consentito anche la produzione commerciale di maschere che rilevano e comunicano l’esposizione a sostanze chimiche tossiche, rispondendo  in questo modo alle richieste della National Science Foundation americana che ha recentemente inserito i materiali viventi ingegnerizzati tra le principali priorità di ricerca del Paese. La biologia sintetica e i materiali viventi ingegnerizzati svolgeranno dunque un ruolo fondamentale nell’affrontare le sfide che ci attendono nei prossimi anni: cambiamenti climatici, resilienza alle catastrofi, invecchiamento e inquinamento. Saremo in grado di resistere all'interno di abitazioni sempre più intelligenti?

fonte: www.corriere.it

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EM: Ottenuto brevetto Bonifca Terreni



Buongiorno cari amici degli EM, condividiamo con Voi questo grande successo! Che i microrganismi fossero efficaci per la bonifica dei terreni (e non solo...) da sostanze inquinanti quali PCB, diossine, metalli pesanti (e non solo...) lo avevamo già verificato praticamente, con la bonifica di un terreno inquinato nei pressi della famigerata area ex-Caffaro nel bresciano.

Bene, quei risultati hanno portato all'ottenimento di un brevetto, che sancisce l'efficacia del nostro metodo di bonifica dei terreni inquinati!

Eccone l'attestato appena ricevuto!

Ora non ci resta... che continuare il nostro lavoro... grazie agli EM, ma con un riconoscimento in più!


fonte: http://www.italiaem.it



I batteri da nemici ad alleati

I microorganismi viventi sono in grado di detossificare in maniera naturale sia l’ambiente che il nostro organismo. Proviamo a conoscerli.

















L’inquinamento ambientale e alimentare a cui siamo sempre più sottoposti deve essere conosciuto e approfondito anche dal mondo dei medici, che sono il primo baluardo di difesa nella diagnostica di tutta una serie di patologie che hanno alla loro base tossici alimentari o ambientali. Devono essere conosciuti i meccanismi mediante i quali questi tossici producono il loro effetto biologico e si devono identificare, oltre ai modi di ridurli o eliminarli dalla catena ambientale o alimentare, anche i mezzi per ridurre il danno o la concentrazione a valle del loro uso.
In italiano non esisteva una parola che sinteticamente esprimesse questo concetto, parola che esiste in inglese da anni: bioremediation, tradotta con il termine biorisanamento che sta a indicare la soluzione di problemi di inquinamento ambientale attraverso l’uso di micro organismi viventi, ovvero di batteri.
In medicina l’uso di batteri o probiotici o fermenti è noto da anni soprattutto in pediatria, che li utilizza energicamente da tempo. Tutti abbiamo assunto fermenti nel corso di un episodio diarroico o dopo un trattamento antibiotico. La stessa cosa non si può dire per gli alimenti fermentati ottenuti sia con fermentazione guidata da culture starter che con fermentazione selvaggia. Qui la medicina è fortemente assente e ancora una strettissima minoranza di persone conosce le notevoli proprietà salutistiche del kefir artigianale, dell’aceto di mele non pastorizzato, delle olive non pastorizzate o delle verdure fermentate, solo per citare i più comuni alimenti fermentati.
È sempre più evidente che sia l’ambiente che il nostro intestino possono giovarsi di un biorisanamento a opera di batteri buoni che hanno la capacità di detossificare gli alimenti o il terreno, di predigerire gli alimenti assunti e di difendere e assistere il nostro sistema immunitario per proteggerci dagli aggressori.
Purtroppo la necessità di allungare la shelf life (la durata della vita sullo scaffale) dei prodotti alimentari ha portato a una graduale eliminazione dei cibi fermentati e a una grande diffusione della pastorizzazione, processo fisico che mediante il calore ha come obbiettivo l’eliminazione del maggior numero di batteri contenuti nei nostri alimenti, buoni o cattivi che siano. Ne deriva che le occasioni che abbiamo di introdurre batteri buoni nel nostro corpo è stata gravemente ridotta; ricorriamo ai probiotici come farmaci che non sono però sufficienti. In più la logica imperante di una sanificazione data da disinfettanti chimici nell’ambiente o da antibiotici nell’uomo ha gravemente rallentato lo sviluppo di metodiche di biorisanamento ambientale o umano.
I contadini sanno che alcune avversità sono controllabili attraverso l’uso di batteri; famoso è il bacillus turigensische uccide le larve delle zanzare e alcune malattie dei prodotti ortofrutticoli. Nel 1980 uno scienziato giapponese, il professor Teruo Higa, riunì un cocktail di 80 ceppi batterici costituiti da lattobacilli, lieviti e batteri della fotosintesi in grado di convivere e sopravvivere a lungo in soluzione acquosa e di essere riattivati al bisogno in qualunque ambiente. Inoltre in caso di bisogno di grandi quantità questi possono essere moltiplicati mediante una rapida fermentazione con costi molto ridotti. Il professor Higa registrò questo prodotto con il nome di Effective Microorganism (EM).
Nell’ambiente domestico e agricolo lo sviluppo dei microorganismi effettivi (EM) ha mostrato un’enorme potenzialità ancora non conosciuta e diffusa fra gli operatori del settore e tanto meno nella popolazione. Pochi sanno che gli EM, che si possono trovare a basso costo sul mercato anche se ancora non prodotti in Italia, hanno mostrato grande utilità nella pulizia della casa, nell’eliminazione degli odori sgradevoli nella bonifica degli scarichi fognari o nella pulizia degli animali domestici e negli allevamenti.
Questi EM hanno anche un enorme potere di colonizzare il terreno e aiutarlo, soprattutto se impoverito da anni di agricoltura chimica, a recuperare quella vita microbiologica necessaria per il mantenimento di una fertilità di lungo corso, essenziale per lo sviluppo e il mantenimento di un’agricoltura sostenibile. Possono essere usati anche sulle piante in fase vegetativa perché concorrono a ristabilire il mantenimento di un microbioma superficiale delle piante che altro non è che un analogo del nostro microbioma cutaneo, così come il microbioma radicale è l’equivalente per la pianta del nostro microbioma intestinale, e tutti questi microbiomi sono essenziali per difenderci dalle avversità.
Gli EM costituiti a loro volta da una miscela di lattobacilli, lieviti e batteri della fotosintesi sono in agricoltura quello che lattobacilli, bifidi e lieviti sono in terapia umana. Lo sviluppo di moderne tecniche di tipizzazione genica del materiale batterico attraverso il sequenziamento dell’RNA ribosomiale 16S rRNA sta consentendo inoltre di identificare e classificare nuove specie batteriche, soprattutto anaerobie, che non erano in passato coltivabili e analizzabili. Ci attendiamo enormi sviluppi di queste tecniche che già hanno dato un forte impulso al settore della terapia batterica in campo umano.
Quello che manca è il coraggio e la volontà di spingere su questo settore per l’inerzia del sistema economico che si attarda a utilizzare le vecchie tecniche di disinfezione e sanificazione chimica. Da sottolineare che i costi di questi processi microbiologici sono molto inferiori e questo sembra complicare anziché semplificare il processo.
Non rimane quindi che cercare di sensibilizzare gli utenti finali, e soprattutto gli operatori della sanità che possono svolgere un importante ruolo di stimolo. L’ISDE (International Society of Doctors for Environment), che ha un importante ramo italiano di medici attivi sui temi dell’inquinamento e della lotta ai veleni, ha deciso di promuovere tutti quei comportamenti volti a ridurre l’uso di una chimica inquinante e tossica.
Tra l’altro, recentemente è emerso il tema della resistenza agli antibiotici che sta mietendo vittime negli ospedali di tutto il mondo civilizzato. Si dice che anche in Italia nel 2018 vi siano stati oltre 15.000 casi di morte per sepsi ospedaliera intrattabile e il tema è sotto osservazione in questi mesi. La resistenza agli antibiotici ha fra le proprie cause un abuso di antibiotici oltre che in terapia umana anche in allevamento animale. Un contatto costante di ceppi batterici patogeni con antibiotici seleziona inevitabilmente dei ceppi resistenti che, quando prendono il sopravvento, non trovano più ostacoli sul loro percorso.
Ben vengano allora soluzioni più naturali per aumentare salute, biodiversità e robustezza della flora batterica intestinale la quale è in grado, da sola, di contrastare un grande numero di patogeni. Ben vengano soluzioni che mediante l’uso di un film batterico ambientale sono in grado di contrastare lo sviluppo e la crescita di ceppi patogeni ambientali o addirittura ospedalieri, come studi recenti hanno mostrato.
Occorre solo dare supporto scientifico e spingere in questa direzione cercando di sensibilizzare tutti coloro che sono animati dalla buona volontà di trovare soluzioni a problemi sempre più complessi e che richiedono un cambio radicale del modo di pensare.
Guido Balestra, medico ISDE
fonte: https://www.toscanachiantiambiente.it