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Forestami: stato dell’arte del progetto di forestazione urbana del Milanese

 

I risultati raggiunti, i prossimi passi e le future attività del Progetto che permetterà di piantare 3 Milioni di alberi entro il 2030 nell’area della Città Metropolitana di Milano.


Perfino il polmone verde più grande e importante del mondo è in crisi: le foreste dell’Amazzonia sono sempre meno in grado di riassorbire l’anidride carbonica dell’atmosfera. Il problema della deforestazione dell’Amazzonia è uno dei più chiari segnali di come non sia più possibile demandare a zone remote del Pianeta la responsabilità di neutralizzare gli effetti dell’inquinamento urbano. Ecco perché è importante, fin da ora, dotare le nostre città di aree verdi che rendano le città e il Pianeta intero più vivibili per tutti.

Stiamo parlando della forestazione urbana, azione che fa da motore al Progetto Forestami, promosso da Città Metropolitana di Milano, Comune di Milano e Regione Lombardia, affiancati da altre importanti istituzioni. Il Progetto ha l’obiettivo di realizzare aree verdi sempre più numerose e rigogliose nel territorio della Città Metropolitana di Milano, col fine ultimo di migliorare il benessere degli abitanti.

La promessa finale del Progetto è quella di piantare 3 milioni di alberi entro il 2030. I risultati raggiunti, da Novembre 2020 ad oggi, sono già molto soddisfacenti: 281.160 piante già messe a dimora e 633.826 euro di donazioni, raccolte grazie al contributo di privati ed aziende partner, tramite la piattaforma di crowdfunding di Intesa Sanpaolo For Funding e attraverso gli sportelli bancomat del Gruppo Intesa Sanpaolo, destinate alla piantumazione dei prossimi alberi. I mesi di Marzo e Aprile 2021 sono ricchi di attività per il Progetto Forestami e prevedono infatti:
La messa a terra di 18.410 alberi e arbusti dislocati su 13 ettari di territorio urbano
La partenza della nuova campagna di comunicazione del Progetto, che mira a diffondere la conoscenza dei benefici della forestazione urbana;
La pubblicazione degli importanti risultati dello studio che sta alla base del Progetto. Si tratta di una ricerca scientifica condotta, tra il 2018 e il 2020, dal Politecnico di Milano, focalizzata sull’analisi del territorio della Città Metropolitana di Milano, sotto l’aspetto del verde urbano. L’analisi, che ha evidenziato la percentuale di occupazione delle chiome arboree e la rilevanza dei vuoti urbani, ha dato stimolo alla partenza del Progetto e ora è consultabile da tutti in una sezione dedicata del sito, corredata da mappe georeferenziate.

Per il biennio 2021-2023, l’area del Progetto Forestami dedicata alla ricerca sarà impegnata nello studio scientifico dell’impatto delle nuove piantumazioni sulla salute fisica e psichica dei cittadini.

fonte: www.nonsoloambiente.it


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A due anni dalla tempesta Vaia, Ikea riqualifica un’area boschiva in Alto Adige

Grazie al progetto “Effetto VAIA” di Ikea Italia, oltre 4000 nuovi alberi saranno restituiti al territorio di Corvara (BZ), una delle aree più colpite dalla tempesta.









16 milioni di alberi e 41mila ettari di bosco che non esistono più: la tempesta VAIA che si è abbattuta sul territorio al confine fra Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia, nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018 ha messo in grave pericolo il patrimonio boschivo e la biodiversità del nostro Paese, modificando il paesaggio e l’immagine stessa del territorio.
A due anni da quell’evento drammatico che ha causato l’abbattimento di 1 milione e 500 mila metri cubi di legname solo in Alto Adige, IKEA dà vita ad “Effetto Vaia”, un circolo virtuoso che restituisce una nuova speranza al territorio colpito dalla tempesta. Il legno delle foreste di Corvara (BZ) è infatti stato utilizzato per realizzare 20.000 librerie BILLY e 5.000 ante TRÄARBETARE, in edizione limitata, il cui acquisto contribuisce a sostenere il progetto per la riqualificazione e il rimboschimento delle aree coinvolte.
Grazie al progetto “Effetto VAIA” IKEA Italia ha quindi avviato un progetto di riqualificazione e rimboschimento nel comune altoatesino: 3.000 nuovi alberi e 1.000 da rinnovazione naturale, una tecnica che mira a salvaguardare l’ecosistema del bosco, andranno a ricucire la ferita inferta ai boschi da Vaia. L’attività rientra nell'ambito della campagna “Mosaico Verde”, un grande progetto nazionale di forestazione ideato e promosso da AzzeroCO2 e Legambiente.
La piantumazione e la gestione dei nuovi alberi avverranno in aree boschive già certificate secondo i principi del Forest Stewardship Council (FSC), con cui IKEA Italia collabora da sempre per garantire i massimi standard in merito alla gestione responsabile delle foreste e della trasformazione del legno.

fonte: www.greencity.it


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Riapertura delle scuole: un’occasione per ripensarle dal punto di vista della tutela ambientale?

Le problematiche connesse alla qualità dell’aria all’interno degli ambienti scolastici costituiscono una tematica di grande rilevanza, ancora di più in questo post Coronavirus











È all’ordine del giorno di queste settimane e lo sarà per tutta l’estate il tema della predisposizione e preparazione delle scuole alla riapertura di settembre: quali e quanti spazi, vecchi e nuovi arredi, dispositivi di sicurezza, sanificazione ed areazione….

Per istituti scolastici e amministrazioni locali questa ri-progettazione e questo sforzo, in termini finanziari ma anche di idee, può diventare la leva di un cambiamento importante se si coglie l’occasione per ripensare le nostre scuole anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale.

Ante Covid il problema della scarsa qualità ambientale degli edifici scolastici era ben nota: si pensi in primis al problema dell’esposizione al particolato e agli altri inquinanti aero-dispersi che impatta negativamente sullo sviluppo cognitivo e quindi sul rendimento scolastico degli studenti.

È stato infatti dimostrato che nelle scuole con i più bassi livelli di polveri ultrafini da traffico veicolare, particelle di carbonio e biossido di azoto, gli indicatori dello sviluppo cognitivo segnano fino a un +13% (come attenzione e capacità di memorizzazione) rispetto alle scuole con una scarsa qualità dell’aria e presenza di più alte concentrazioni di inquinanti.


Ma come siamo messi in Italia dal punto di vista dell’inquinamento indoor delle scuole?

La campagna “Che aria tira?” condotta dal Comitato Torino Respira ha rilevato la qualità dell’aria presso 121 scuole torinesi attraverso l’installazione di provette per il monitoraggio del biossido di azoto. Quello che è emerso è che
il 99% delle scuole presenta valori superiori al valore di 20 µg/m3 al di sopra del quale si osservano effetti negativi sulla salute
il 40% delle 71 scuole dell’infanzia e primarie analizzate presenta valori oltre i limiti di legge
alcune scuole del centro e persino all’interno della ZTL sono fuori dai limiti di legge.

Il progetto di ricerca “Il cambiamento è nell’aria” promosso dalla Libera Università di Bolzano – con la collaborazione di ricercatori e dottorandi dell’Università Iuav di Venezia e delle Università di Trento e Padova – e dall’azienda Agorà, ha indagato la qualità dell’aria negli edifici scolastici italiani attraverso il monitoraggio continuo di temperatura, umidità, concentrazione di CO2 e illuminamento, mettendoli in relazione anche al comportamento degli studenti e alla normativa di riferimento (in particolare, la EN 16798-1: 2019).

Sono stati quindi rilevati valori di concentrazione di CO2 che superano per più dell’80% del tempo la soglia massima suggerita; per quanto riguarda la portata di ventilazione si è attestata sotto la soglia minima prescritta per oltre il 95% del tempo di esposizione. I dati indicano anche come un ricorso alla ventilazione naturale, anche se fosse più esteso di quanto già fatto nelle due settimane (le finestre sono risultate completamente chiuse per meno della metà del tempo), difficilmente potrebbe garantire i tassi di ricambio richiesti.

Quando si pensa all’inquinamento delle scuole non possiamo dimenticare anche i problemi di carattere acustico. Uno studio condotto nell’ambito del progetto Life Gioconda a Napoli, Taranto, Ravenna ed alcuni Comuni del Valdarno inferiore ha mostrato che la maggior parte dei rumori che interessano i plessi scolastici sono quelli causati o da vicini siti industriali o dal traffico veicolare. Inoltre anche gli edifici sono risultati deficitari dal punto di vista acustico, a causa di superfici esterne non riverberanti o in grado di assorbire e disperdere i rumori, una non adeguata acustica delle aule e la mancanza di infissi in grado di diminuire il propagarsi dei rumori.

Il caso studio ha confermato l’esistenza di una correlazione tra il fastidio percepito dagli studenti e le misure del rumore fuori e dentro le aule. Già precedenti indagini sull’argomento avevano mostrato una stretta correlazione tra il fastidio percepito dai ragazzi a causa dei rumori e le loro capacità di comprensione, uso dell’attenzione, memoria e abilità matematiche.

Cosa si può fare per limitare l’inquinamento negli edifici scolastici?
Le raccomandazioni per garantire un’adeguata qualità dell’aria nelle classi elaborate dalla Cattedra UNESCO per l’educazione alla salute e lo sviluppo sostenibile e dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) prevedono dallo stop al sovraffollamento delle classi all’importanza dell’igiene personale degli alunni fino all’ottimale ventilazione e pulizia delle aule; dall’installazione di termostati e dal monitoraggio continuo di Radon e PM10/PM2.5 alla piantumazione di barriere verdi intorno agli edifici scolastici, valutando anche l’opportunità di utilizzare per l’indoor piante in grado di assorbire inquinanti e l’uso di purificatori d’aria capaci di eliminare anche i virus.

Il documento Qualità dell’aria indoor negli ambienti scolastici: strategie di monitoraggio degli inquinanti chimici e biologici, elaborato dal Gruppo di Studio Nazionale Inquinamento Indoor, consiglia la corretta scelta dei processi di efficientamento energetico finalizzato ad ottimizzare il livello di benessere e la qualità dell’aria indoor, la necessità di effettuare un regolare ricambio dell’aria, l’ammodernamento di aule, laboratori didattici specialistici, palestre, uffici, ecc., la scelta di arredi sempre più adeguati alla didattica (e non scelti perché più convenienti o recuperati), la scelta di materiali didattici e di consumo tenendo conto dei livelli emissivi di sostanze inquinanti dei singoli materiali ed ancora l’attivazione e realizzazione di programmi di tipo educativo e formativo obbligatori per gli studenti e per il personale sui potenziali rischi per la salute provenienti dall’inquinamento.

Per quanto riguarda l’inquinamento acustico utili indicazioni giungono dal già citato progetto Life Gioconda: soluzioni semplici e a basso costo potrebbero infatti essere efficacemente implementate, come ad esempio una buona manutenzione di porte e finestre per migliorare l’isolamento o l’installazione di controsoffitti per contribuire all’abbassamento del riverbero. Gli stessi studenti coinvolti nel progetto hanno avanzato suggerimenti sulla riorganizzazione delle aule, dai semplici sistemi di contenimento come mezze palline da tennis sotto le sedie o pannelli alle pareti, alla riorganizzazione del traffico esterno come la chiusura delle strade che portano alle scuole.

Si potrebbe ancora pensare ad implementare una didattica all’aperto, valorizzando lo spazio esterno agli edifici scolastici, quale occasione alternativa di apprendimento. Da uno studio, condotto dall’Istituto regionale ricerca educativa del Lazio su ragazzi delle scuole medie, emerge che due studenti su tre non sanno eseguire una capriola in avanti, non sanno andare in bicicletta o saltare su un piede solo: si tratta di tutte quelle attività all’aria aperta che hanno caratterizzato lo sviluppo e la crescita delle generazioni di ieri e che sempre più sono state sostituite da sedentarietà e chiusura dentro le abitazioni.

Il cosiddetto “disturbo pediatrico da deficit di natura”, definito per la prima volta da Richard Louv, giornalista e scrittore americano nel 2005 e poi studiato e osservato da medici e ricercatori, coinvolge proprio i bambini che vivono in agglomerati urbani e che non hanno contatti frequenti con ambienti verdi. Stare in mezzo alla natura aiuterebbe invece a muoversi e socializzare in modo diretto e autentico, favorendo l’attività sportiva e la buona salute psicofisica, e la vegetazione, anche quella cittadina, migliorerebbe le qualità dell’aria respirata e anche solo la visione di un paesaggio verde costituirebbe un’immagine positiva a livello mentale.

È stato scientificamente dimostrato che nella vita dei bambini l’assenza di panorami naturali e di semplici attività rurali o campestri può favorire condizioni di difficoltà di attenzione e socializzazione, come l’ADHA (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), oppure facilitare la comparsa di asma, infezioni respiratorie e disordini metabolici come l’obesità.

L’educazione all’aperto, oltre ai benefici sopra descritti, potrebbe inoltre offrire un modello in grado di garantire il distanziamento sociale, tanto richiesto in questa fase post pandemia.

L’anno scolastico che si aprirà a settembre vedrà l’introduzione – nelle scuole di ogni ordine e grado – dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica, che comprende anche l’educazione ambientale. Che sia di auspicio per passare dalle parole ai fatti, dall’insegnamento alla pratica?

fonte: https://www.snpambiente.it/


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L’Olanda ricopre centinaia di fermate degli autobus con le piante, come regalo per le api

Nella città olandese di Utrecht le pensiline degli autobus sono state ricoperte di piante per attirare le api, ripulire l’aria dalle polveri sottili e rinfrescare la città nei mesi estivi.
Il Comune offre inoltre incentivi per chiunque voglia piantumare il tetto della propria abitazione.






Nella città olandese di Utrecht le pensiline degli autobus sono state ricoperte di piante per attirare le api, ripulire l’aria dalle polveri sottili e rinfrescare la città nei mesi estivi.
Il Comune offre inoltre incentivi per chiunque voglia piantumare il tetto della propria abitazione.

Pensiline ricoperte di piante per aiutare le api
A Utrecht, in Olanda, i tetti delle pensiline degli autobus sono stati ricoperti di piante e fiori.
Il progetto ha coinvolto 316 fermate dei pullman e ha l’obiettivo di attirare api e bombi, ma anche di migliorare la qualità dell’aria e di abbassare la temperatura.
I tetti verdi delle pensiline, infatti, offrono nettare prezioso per api, calabroni e altri impollinatori e contribuiscono a contrastare la diminuzione di questi utili e preziosi insetti, favorendo la biodiversità.
In più, le piante collocate sulle pensiline catturano le polveri sottili emesse dagli autoveicoli e immagazzinano in modo efficiente acqua piovana, ripulendo e rinfrescando l’aria.
I tetti delle pensiline sono ricoperti soprattutto da piante succulente del genere Sedumche richiedono poca manutenzione, affidata agli autisti degli autobus.
Autobus elettrici per migliorare la qualità dell’aria
Oltre a ricoprire le pensiline di piante, per migliorare la qualità dell’aria Utrecht ha deciso di sostituire gradualmente gli autobus diesel con mezzi elettrici, alimentati grazie all’energia prodotta dai mulini a vento olandesi.
Ad oggi sono già dieci i pullman elettrici introdotti ed entro il 2028 tutti i mezzi pubblici saranno a emissioni zero.
Per diminuire l’inquinamento, vengono anche offerti premi agli autisti che guidano in modo rispettoso per l’ambiente.
Incentivi per chi rende verde il proprio tetto
L’amministrazione di Utrecht offre incentivi per i cittadini che intendono piantumare i tetto delle loro abitazioni o che vogliono installare pannelli solari sulle coperture delle case.
Come si legge sul sito del Comune:

Un tetto verde fa bene a una città sana e vivibile, che può quindi affrontare meglio i problemi climatici.
I tetti verdi aiutano a prevenire le inondazioni e consentono di soffrire meno il caldo.
Un buon momento per installare un tetto verde è quando la vecchia copertura del tetto è usurata o quando è necessario bonificare tetti in amianto
Sul tetto si possono combinare piante e pannelli solari: questi ultimi sembrano funzionare meglio e durare può a lungo se installati su coperture in cui è presente della vegetazione.






fonte: www.greenme.it

Piccoli attivisti crescono: “Il mondo lo salveremo noi”

Dalla plastica al clima, scendono in campo i giovanissimi paladini dell’ambiente. Che accusano: “Voi adulti non avete scuse, noi non abbiamo più tempo”
















Loro non aspettano. Né di crescere né tanto meno che siano gli adulti a prendere in mano il loro futuro. Sono tutti giovanissimi, alcuni ancora bambini, ma hanno già le idee chiare su come salvare il mondo. Sono i piccoli grandi eco guerrieri del Pianeta, adolescenti di ogni latitudine che combattono con messaggi e idee concrete per proteggere l’ambiente, perché come ha detto una di loro, la quindicenne Greta Thunberg parlando davanti ai delegati Onu, «non si è mai troppo piccoli per fare la differenza».

Lo sa bene Nadia Sparkes, 13 anni, inglese della zona di Norfolk. Ogni mattina esce di casa un’ora prima della campanella e inforca la sua bici rossa pedalando lenta verso la scuola: a ogni rifiuto incontrato per terra si ferma per raccoglierlo nel suo cestino. Sta attenta soprattutto alla plastica, ai monouso, ai palloncini, che come scrive sui social «poi finiscono in mare e contribuiscono alla morte degli animali». Non è stato facile per lei: i compagni di scuola hanno iniziato a chiamarla trash girl (ragazza spazzatura), bullizzandola. Lei li ha vinti: ha trasformato quel soprannome nel suo simbolo, con tanto di fumetto, e creato una comunità di 4000 ambientalisti che la affianca. Oggi è ambasciatrice del Wwf.


Piccoli attivisti crescono: “Il mondo lo salveremo noi”
Josè Adolfo Quisocala

Anche il piccolo José Adolfo Quisocala, ora 13enne, era vittima delle prese in giro dei compagni. A sette anni il peruviano di Arequipa sognava in grande, preferendo lo sviluppo delle sue idee ai giochi di gruppo. Voleva trovare un sistema per aiutare gli altri bambini e anche l’ambiente: lo ha scovato a 10 anni quando ha fondato il Banco dell’Estudiante. La sua banca ha come moneta corrente i rifiuti riciclabili: i piccoli fra i 10 e i 18 anni raccolgono bottiglie di plastica e altro materiale e alla consegna in cambio vengono versati soldi sui loro conti correnti da usare per l’istruzione futura. «Noi bambini possiamo realizzare il grande cambiamento di cui l’ambiente necessita», ha detto Josè quando ha vinto il Children’s Climate Prize 2018.


Piccoli attivisti crescono: “Il mondo lo salveremo noi”
Felix Finkbeiner

Un cambiamento che è già visibile in 15 miliardi di alberi. Sono quelli nati grazie al progetto di Felix Finkbeiner, tedesco, oggi ventunenne. Quando aveva appena 9 anni rimase così affascinato dalla descrizione degli alberi e della fotosintesi che decise di piantarne uno nel giardino della scuola. Da allora non si è mai fermato, ha creato il movimento Plant for de Planet e incoraggiato i cittadini del mondo a piantare alberi in tutta la Terra. «Adesso puntiamo a piantarne 1000 miliardi. Sono convinto che entro il 2020 possiamo riuscirci. Se ognuno di noi ne piantasse uno al giorno grazie all’assorbimento di CO2 si aiuterebbe il Pianeta contro il global warming. Lo stiamo chiedendo ai cittadini, alle multinazionali, ma soprattutto lo insegniamo ai bambini: è da lì che parte la rivoluzione».

Carter e Olivia Ries invece volevano piantare il seme della speranza. Oggi sono quasi maggiorenni ma allora, nel 2009, ad appena otto anni, questi due fratelli americani fondarono l’associazione One More Generation per sensibilizzare i ragazzi (e non solo) a proteggere le specie a rischio estinzione. Ora la nuova attenzione è per i mari ostruiti dalla plastica e con “One Less Straw” cercano di convincere gli americani a trovare alternative ai 500 milioni di cannucce di plastica consumate ogni giorno negli States. In Italia sono i testimonial della campagna anti plastica dell’Area marina protetta di Gaiola, nel napoletano.


Piccoli attivisti crescono: “Il mondo lo salveremo noi”
Greta Thunberg

E poi c’è Greta Thunberg. Da settembre la quindicenne svedese fa lo sciopero della scuola contro le scarse politiche anti cambiamento climatico. Il suo discorso durante il Cop24 in Polonia oggi è virale, condiviso da milioni di persone e le sue parole, di una teenager che si rivolge agli adulti, sono il perfetto simbolo di tutti i piccoli eco guerrieri.
«Nel 2078 - dice - festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire... Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo».


fonte: www.repubblica.it

Smog: Agronomi, con piu' alberi meno polveri sottili

Sisti, riprogettare città più verdi è strategia di lungo periodo

  © ANSA 
«Lo smog nelle città italiane si combatte con una maggiore presenza di alberi. Più vegetazione e meno polveri sottili, non è uno slogan ma una strategia nel lungo periodo per ridurre un problema ormai annoso. Purtroppo il rapporto alberi-cemento è sbilanciato dalla parte di quest'ultimo, serve riprogettare città più verdi ed ecosostenibili, città a misura d'uomo, per migliorare la qualità della vita dei nostri figli». E' quanto sottolinea Andrea Sisti, presidente Conaf (Consiglio dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali), intervenendo nel dibattito sull'inquinamento delle principali città italiane. Alberi e piante, - sottolineano gli agronomi - svolgendo un'azione filtrante nei confronti delle principali sostanze inquinanti gassose e il particolato atmosferico, sono in grado di rimuoverne quantità consistenti, come nel caso delle polveri sottili. «Il verde urbano - aggiunge Sisti - è essenziale per la mitigazione dell'inquinamento atmosferico. Dobbiamo iniziare a parlare di agronomia urbana e di arboricoltura urbana nella progettazione della città del futuro». Ed in questo nuovo approccio culturale, la Legge 10 (del 14 gennaio 2013) sulle "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani" che ha portato al Comitato per lo sviluppo del verde pubblico istituito dal Ministero dell'Ambiente, di cui fa parte il presidente degli Agronomi, potrà avere un ruolo determinante. «Fino ad oggi - conclude Sisti - abbiamo avuto norme passive, oggi è il momento di gestire e riqualificare, bisogna avere il coraggio di intervenire in maniera attiva come professionisti, incidendo nella riqualificazione delle città».(ANSA).