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Con il progetto BeviMI, tre università di Milano si alleano per promuovere l’acqua del rubinetto














Tre università milanesi si alleano per promuove il consumo di acqua del rubinetto e combattere la plastica. È il progetto BeviMi, presentato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo da Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano e Università di Milano-Bicocca in collaborazione con il Comitato italiano contratto mondiale acqua (Cicma), che ha ideato e proposto l’iniziativa che, tra studenti, docenti e personale universitario, coinvolgerà potenzialmente 150 mila persone.

Il progetto, cofinanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito di “Plastic Challenge – Sfida alle plastiche monouso”, punta a sostenere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) dell’Onu promuovendo consumi responsabili e riducendo l’impatto ambientale nell’ambiente universitario, monitorando allo stesso tempo gli effetti degli interventi realizzati. L’iniziativa, inoltre, è stata proposta come progetto pilota replicabile in qualsiasi università italiana, ma anche scuole, enti pubblici e aziende.

In particolare, il progetto si propone di valorizzare i distributori d’acqua già presenti nelle università partecipanti per ridurre il ricorso a bottigliette di plastica. Per farlo, dal prossimo anno accademico (ad emergenza Covid-19 superata, si spera), sarà disponibile un’applicazione per smartphone attraverso cui ogni studente potrà misurare il proprio contributo alla riduzione CO2 e plastica prodotta, diventando così consapevole dell’impatto ambientale evitato.

Parallelamente, per promuovere il riciclo “bottle to bottle” delle bottiglie di Pet, nelle università saranno installati degli eco-compattatori, che saranno messi a disposizione da Coripet, il consorzio volontario per il riciclo del Pet. Inoltre, le università attiveranno un monitoraggio del consumo di acqua di rete, della riduzione del consumo di plastica e del riciclo, oltre a uno studio sull’impatto ambientale dei diversi materiali usati per la realizzazione delle borracce.

fonte: www.ilfattoalimentare.it


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Acqua da bere: le contraddizioni degli italiani

Il consumatore attribuisce all’acqua di rete pubblica il valore più alto, ma di fatto consuma quella imbottigliata. È quanto emerge dall’indagine “Splash”















Gli italiani predicano bene, ma razzolano male, visto che c’è incongruenza tra l’opinione dichiarata e il reale comportamento. Per lo meno in tema di acqua è così. Considerando le diverse filiere, il consumatore attribuisce all’acqua di rete pubblica il valore più alto, perché facilmente accessibile e sostenibile dal punto di vista ambientale, ma di fatto beve quella imbottigliata: un dipinto a tinte fosche, che però sembra destinato a qualche pennellata di colore. L’effetto delle pressioni dell’opinione pubblica internazionale, delle politiche comunitarie e la crescente attenzione alla sostenibilità ambientale, fanno pensare che ci sarà un progressivo incremento del consumo di acqua di rete pubblica.
È quanto emerge da Splash, l’indagine realizzata da The European House-Ambrosetti e Gruppo Celli – azienda leader nella produzione di erogatori per bevande – per ricostruire le fasi storiche e le cause che hanno portato l’Italia a essere “un Paese in bottiglia”.
Consumi e marketing
Il Belpaese è al primo posto in Europa per consumo pro capite di acqua in bottiglia, con 241 litri all’anno, mentre la media nel Vecchio Continente è di poco superiore ai 100 litri annui. Un insostenibile primato cui si è arrivati negli ultimi decenni: nel 1980 si consumavano 47 litri pro capite, quantitativo cresciuto di cinque volte in 35 anni. Fondamentale è stato il ruolo del marketing delle aziende che imbottigliano acqua minerale, che ha fatto leva sulla funzionalità del packaging e su insistenti promozioni pubblicitarie.
Sono state ideate bottiglie funzionali e quando negli anni ’70 c’è stata l’introduzione delle confezioni in plastica, comode e leggere da trasportare, il consumo si è esteso a tutto il fuori casa. Al resto hanno pensato i forti investimenti in campagne di comunicazione, per mettere in risalto le caratteristiche di salubrità e sicurezza dell’acqua minerale imbottigliata.

Sul fronte acqua pubblica, invece, ha predominato la totale assenza di comunicazione sulla filiera degli stringenti controlli che ne garantiscono la purezza.
Dettagli positivi
Secondo lo studio Splash, che ha coinvolto un campione rappresentativo di consumatori, il valore intrinseco dell’acqua è collegato a diversi fattori che condizionano la scelta di acquisto. Sicurezza, libertà di accesso e piacevolezza influenzano la sfera più personale, hanno poi una certa rilevanza le problematiche ambientali legate ai rifiuti che si generano e quelle della sostenibilità nell’uso delle risorse collegate al trasporto del prodotto. Nel complesso agli occhi del consumatore la soluzione a maggior valore intrinseco è la filiera dell’acqua da rete idrica con filtri, cui segue l’acqua da rete idrica, mentre quella minerale in bottiglia raccoglie meno consenso. Eppure è proprio quest’ultima a esser più bevuta. Probabilmente i fattori del basso impatto ambientale dell’acqua di rete sono molto importanti in teoria, tuttavia in pratica non hanno la forza di influenzare una decisione di acquisto.
In futuro le cose cambieranno. “Bere e utilizzare responsabilmente l’acqua, bene comune e risorsa insostituibile, significa fermarsi a riflettere sul suo valore e su come tutti noi siamo chiamati a gestirla e consumarla in modo consapevole. Gli attori del sistema paese, dalle istituzioni alle utilities, dai protagonisti delle diverse filiere alle associazioni dei consumatori e i media, dovranno giocare il proprio ruolo per assicurare un futuro green, al fine di orientare le scelte di consumo e far coincidere l’opinione all’azione”, commenta Mauro Gallavotti, ceo del gruppo Celli.
L’acqua di rete cui vengono applicati i filtri di affinamento - stando alle evidenze dello studio -  è quella a cui il consumatore attribuisce il valore più alto grazie ai benefici generati dalla facilità d’accesso, dal rispetto ambientale e dalla sostenibilità. È logico dedurre che se il consumatore italiano fosse disposto a riconoscere a questo prodotto un valore paragonabile al prezzo per litro dell’acqua in bottiglia, con le attuali tecnologie di filtri disponibili, circa 20 milioni di connazionali trarrebbero beneficio optando per il consumo dell’acqua di rete.
Una best practice in questo senso viene da Niko Romito, stellato cuoco abruzzese, che nei suoi ristoranti e nei locali dell’Accademia non si servirà più acqua minerale ma acqua microfiltrata con le soluzioni di Acqua Alma, brand di gruppo Celli.
fonte: www.lastampa.it

Tg3: L'Italia sostenibile



















Energia, edilizia, green economy. Parte il viaggio del Tg3 nell'Italia che punta allo sviluppo sostenibile. A Melpignano nel Salento, cooperativa di cittadini investe su solare, acqua e verde pubblico




fonte: http://www.rai.it/

Borough Market: il cuore di Londra presto senza bottiglie di plastica

Borough Market, noto mercato di Londra, abbandonerà in 6 mesi le bottigliette di plastica per diventare uno dei luoghi più green della capitale britannica 


















Nei prossimi sei mesi le bottiglie di plastica da Borough Market, il mercato all’ingrosso e al dettaglio di generi alimentari forse più famoso di Londra, proprio a due passi dal London Bridge, saranno eliminate del tutto. Il piano è quello di far diventare questo grande mercato indipendente della capitale britannica il più sostenibile di tutto il regno unito. Come? Prevedendo fontanelle per l’acqua potabile disseminate lungo le strade di tutta l’area, ampia oltre 50 mila metri quadrati, e imballaggi compostabili per i 114 negozianti che vi lavorano.


Borough market


Le fontanelle per l’acqua potabile consentiranno di eliminare le bottiglie di plastica dal mercato entro 6 mesi. © The Guardian
L’obiettivo di chi amministra Borough Market è quello di contribuire a ridurre il numero di bottiglie di plastica vendute nel paese, riducendo l’impatto che queste hanno sull’ambiente ogni giorno.
Ciascuna delle fontanelle avrà due flussi, uno per bere direttamente e l’atro per riempire le bottiglie d’acqua riutilizzabili, realizzate in plastica riciclata, fornite gratuitamente ai visitatori.

Troppe bottiglie di plastica nel Regno Unito

Una campagna del quotidiano britannico Guardian ha rivelato che ogni giorno, nel Regno Unito, vengono acquistate 38,5 milioni di bottiglie di plastica monouso; di queste, poco più della meta vengono ricilate, mentre 16 milioni di queste vengono conferite in discarica, oppure bruciate, o ancora disperse in mare o nei fiumi.

L’attentato di Borough Market

Borough Market è noto al pubblico non solo per la varietà di prodotti che qui si possono acquistare, ma anche per l’attentato terroristico verificatosi nella notte tra il 3 e i 4 giugno scorso nei pressi del London Bridge. Il mercato, dove i terroristi hanno abbandonato il furgone con cui hanno ucciso otto persone, ha riaperto 11 giorni dopo l’attentato, anche per dimostrare la volontà di Londra di non piegarsi alla strategia del terrore.

fonte: www.lifegate.it

10 consigli per eliminare la plastica dalla nostra vita

Un decalogo di azioni pratiche per eliminare la plastica dalla nostra quotidianità e preferire alternative intelligenti e sostenibili

10 consigli per eliminare la plastica
Alza lo sguardo dal monitor e prenditi un minuto per osservare attentamente cosa c’è nella tua stanza. Quasi sicuramente noterai tanti, troppi, oggetti in plastica. Ormai i derivati del petrolio hanno invaso la nostra vita e ridurre, per non dire eliminare la plastica dai nostri acquisti, ormai è un imperativo.

Ecco un decalogo di azioni pratiche da mettere subito in pratica per eliminare la plastica dalla nostra vita:


1 – Dite addio alle buste usa e getta. Una shopping bag di tela deve diventare parte integrante del vostro zaino o della vostra borsa. In cotone riciclato, colorate, fatte a mano o prodotte in paesi in via di sviluppo le sporte ecologiche devono sostituire  completamente le buste di plastica, che tra l’altro per legge i negozi non dovrebbero più proporvi.

2 – Preferisci il mercato al supermercato. I prodotti sono locali, gli imballaggi sono cassette di legno e buste di carta e acquistare prodotti direttamente dall’agricoltore aiuta a stimolare l’economia locale. I cibi pronti, i surgelati, le vaschette di verdure precotte sono futuri rifiuti in plastica da smaltire.

10 consigli per eliminare la plastica dalla nostra vita

3 – Fai un passo avanti, auto produci gli alimenti. L’orto in casa non è una moda, è un modo sostenibile di produrre cibo sano ed economico mentre ci si dedica ad un’attività rilassante e che vi farà capire quanto è importante il contatto con la natura.

4 – Fai attenzione ai cosmetici. Spesso contengono prodotti chimici che non fanno bene né alla pelle né all’ambiente. Uno dei prodotti più impattanti per l’ambiente sono gli esfolianti, per eliminare la plastica dal tuo beauty scegli quelli sostenibili che contengono pezzettini di nocciolo di albicocca, zucchero o gusci di mandorla.

5 – Elimina i piatti di plastica dalle tue feste. Puoi sostituirli con quelli di carta o i riutilizzabili in bioplastica, cellulosa o foglie di palma.

10 consigli per eliminare la plastica dalla nostra vita

6 – Smetti di comprare le bottiglie d’acqua. Non puoi fare a meno dell’acqua minerale? Falla in casa! Ci sono ottimi prodotti per depurare e rendere frizzante l’acqua del rubinetto, vedrai che si riveleranno una scelta vincente dal punto di vista economico e della sostenibilità. Oppure informati sulle Case dell’acqua presenti nella tua città.

7 – Scegli detersivi ecocompatibili. Ormai non abbiamo più scuse per acquistare prodotti chimici ed aggressivi: in ogni supermercato ci viene proposta una vasta gamma di detersivi green che fanno a meno delle sostanze nocive per l’ambiente.

8 – Rendi green il pranzo che porti al lavoro. Nella pausa pranzo non cedere ai cibi pronti, porta da casa il tuo pranzo in un contenitore riutilizzabile, vedrai che farà bene al fisico e all’ambiente.

9 – Compra a peso. In quasi tutte le città italiane c’è un negozio in cui si possono acquistare prodotti di tutti i tipi a peso, mettendoli in contenitori portati da casa e scegliendo la giusta quantità per eliminare la plastica e gli sprechi.

10 – Dì addio alle gomme da masticare. Non è altro che plastica, che impiega secoli prima di biodegradarsi e danneggia l’ambiente tanto quanto le shoppers o gli imballaggi.

10 consigli per eliminare la plastica dalla nostra vita

fonte: www.rinnovabili.it

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Acqua: Manifesto per la manifestazione del 28 novembre a Napoli


Coordinamento campano per la gestione pubblica dell'Acqua.

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Giovedì 26 novembre ore 17,30 presentazione libro L'ACQUA PUBBLICA E' IL FUTURO

Dopo le edizioni inglese, francese e catalana, esce in questi giorni l’edizione italiana di

L’acqua pubblica è il futuro

A cura di Satoko Shikimoto, Emanuele Lobina e Olivier Petitjean

 

Un panorama aggiornato delle trasformazioni di centinaia di aziende idriche di tutto il mondo in aziende a capitale e gestione pubblica, con particolari approfondimenti per gli Stati Uniti, Francia, Germania, Indonesia e Italia.

Tratta inoltre dei problemi sorti con i lavoratori coinvolti nelle trasformazioni aziendali e di quelli che incombono sull’acqua pubblica in caso di approvazione del TTIP.

 

Il giornalista Gianluca GOBBI di Radio Flash

 

e Mariangela ROSOLEN

del Comitato Acqua Pubblica Torino

 

lo presentano

Giovedì 26 novembre  - ore 17,30

Libreria Comunardi – via Bogino 2 Torino

 

 

Seguirà aperitivo delle Incursioni Saporite

 

 

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino

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Economia circolare, un atto di coraggio per ripensare il sistema

Cosa vuol dire “economia circolare”? Significa concretizzare un cambiamento nel modo di concepire la nostra presenza sulla Terra. Non si tratta solo di agire su singoli aspetti della produzione industriale, ma di ripensare totalmente l’organizzazione delle nostre comunità, economie e relazioni, nonché il nostro rapporto con il resto della Vita di questo Pianeta.
mondo circolare
Comincia a diventare “di moda” parlare di economia circolare: troverete in giro per la rete per lo più articoli che raccontano come creare nuovi prodotti riciclati da alcuni rifiuti urbani o come recuperare preziose materie prime (plastiche e carta in primis, ma anche metalli più o meno nobili) per ricominciare il ciclo produttivo di altri beni di consumo. Talvolta si spingono ancora più in là e citano il design industriale come il detentore dell’arduo (??) compito di creare oggetti che si possano facilmente smontare: a fine utilizzo si potrà facilmente ridurre l’oggetto in sottoparti in modo da consentirne il recupero e il riciclo dei vari componenti.

Ma economia circolare vuol dire solo riciclo dei rifiuti? Io dico di no e voglio spingermi veramente oltre. Perché è solo spingendoci oltre che la nostra capacità immaginifica potrà riprogettare un mondo davvero differente.

Cosa significa davvero “economia circolare”?
Significa concretizzare un cambiamento nel modo di concepire la nostra presenza in questo pianeta, anche e soprattutto economica. Non si tratta solo di agire su singoli aspetti della produzione industriale o di considerarne qualcuno separatamente dagli altri, ma si tratta di ripensare totalmente l’organizzazione delle nostre comunità, delle nostre economie e imprese, delle nostre relazioni in generale e del nostro rapporto con il resto della Vita di questo pianeta.

Significa ripensare al ruolo della nostra economia, che passerebbe da una realtà predatoria, quale è oggi, ad una realtà integrata con l’ambiente circostante. Ambiente inteso come totalità delle relazioni che abbiamo con il mondo, dal tempo atmosferico ai bisogni spirituali dell’Uomo, dalle piante e animali alle conseguenze delle nostre decisioni e comportamenti, dai batteri e componenti del suolo alle nostre nuove creazioni. Per una trasformazione di questo tipo dobbiamo fare dei passaggi intermedi, a piccoli passi, perché lo stato attuale dell’economia non è in grado di fare un cambiamento così intenso e repentino.

Idea

Economia circolare vuol dire che ad ogni passaggio produttivo si generano materie prime per un ulteriore e/o nuovo processo dal quale nascono nuove opportunità, nuove imprese, nuove utilità. Significa, da un lato, ripensare tutto il processo produttivo e, dall’altro, di saper vedere opportunità imprenditoriali dove i più vedono rifiuti e imbarazzo. Significa che nel “sistema del valore” (1) ciascuno ha la responsabilità e il compito di occuparsi delle implicazioni sui processi economici dei precedenti e dei successivi soggetti nella catena delle relazioni: si deve agire come un sistema, non come un singolo isolato dagli altri e in competizione; ogni azione distorta o egoistica ritornerebbe al proprietario tramite il meccanismo della ciclicità e retroazione.

Di conseguenza implica anche ripensare il sistema complessivamente: economia circolare vuol dire economia del necessario e sufficiente: nulla deve essere di troppo e ogni passaggio deve essere totalmente riassorbito nel sistema stesso. In un’economia dello spreco, l’economia circolare vuol dire ribaltare totalmente tutte le nostre impostazioni e ripensare il nostro vivere, in senso rispettoso e comunitario, dove vince sul mercato chi elimina piuttosto che chi ingombra, chi ha uno scopo integrato piuttosto che chi compete per la supremazia (o la sopravvivenza).

Sappiamo benissimo, da numerosi teorici economici che troviamo sui libri universitari, che i bisogni reali di un uomo, soddisfacibili tramite processi economici (o resi tali), sono pochissimi: mangiare, vestire, un tetto e pochi altri che potrebbero in realtà uscire dal processo produttivo economico. I veri bisogni di un uomo sono relazionali, sociali e spirituali, tutti aspetti che con l’economia, questa economia dello spreco e dei bisogni indotti, non c’entrano proprio nulla.

Per capire meglio possiamo ispirarci all’esempio di circolarità di successo per eccellenza: la Natura. In natura nulla va sprecato e niente viene generato per caso. Ogni elemento ha un suo senso e un suo scopo e ciò che è termine di un ciclo in un contesto, diventa materia prima in un contesto del tutto differente. In questo senso ha una sua logica evidente parlare di connessioni di utilità: ogni punto è un elemento di un sistema complesso che trova costantemente equilibrio e cambiamento come espressioni della sua stessa Vita. L’essere umano ha il compito di rientrare in questo sistema cercando soluzioni al suo modo di vivere: attualmente, soprattutto in chiave economica, l’uomo si trova pericolosamente al di fuori di questo senso di sé, di esistere e di operare nel suo stesso ambiente.

Ecco perché l’economia va ripensata: perché è il nostro atto di vita con il peggiore impatto su un equilibrio desiderabile e l’economia circolare, se pensata con una visione sistemica, è un’opportunità di cambiamento organizzativo delle imprese, del vivere comune e degli atti economici, verso un agire più intelligente, anche da un punto di vista imprenditoriale.

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È chiaro che usando l’economia circolare come pretesto per ripensare l’intero scopo dell’economia, il concetto di globalizzazione, consumismo, spreco, standardizzazione per una maggiore efficienza produttiva (per riciclare i rifiuti!) perdono di senso e di interesse. Il reintegro nel nostro ambiente di riferimento, ripensando le attività produttive in chiave ciclica, comporterà una modifica anche delle nostre comunità, che diventano piccole ma aperte, originali, creative, cooperative e resilienti, in un contesto in cui, lo dico provocatoriamente, il denaro non sarebbe neppure più necessario, esattamente come non esiste in Natura: il valore di scambio non sarebbe più considerato come singolo guadagno della singola azione, ma come contributo ad un sistema complesso di interazioni per le quali ciascuno contribuirebbe all’equilibrio e all’evoluzione e riceverebbe per quanto ha necessità.

Il concetto di dare-avere, tipico della contabilità, si sposta dal singolo individuo al complesso delle relazioni nella nostra comunità che vive in un ambiente ben preciso. Ciascuno darebbe come atto di Vita all’interno di processi integrati, ciclici e circolari che mirano ad un equilibrio desiderabile, soddisfacente per i bisogni essenziali concreti ma soprattutto liberando spazio, tempo ed energie per i bisogni di tipo sociale, relazionale, spirituale e di miglioramento delle nostre stesse nuove comunità.

Non limitiamoci a considerare l’economia circolare come una buona pratica di riciclo dei rifiuti perché sarebbe riduttivo. Economia circolare significa quindi un ampio atto di coraggio che i più accorti porteranno nelle proprie esperienze per trasformarle fermamente verso pratiche di cooperazione e relazione in cui l’obiettivo principale sarà quello di creare sistemi produttivi integrati con un vivere più sano e… meno rischioso per la nostra stessa vita. Riusciremo, con questa molla, a trasformare in modo definitivo, via via, i processi produttivi, far uscire spreco e consumismo dai nostri desideri, ricreare abitudini in cui i nostri veri bisogni immateriali verranno soddisfatti.

1. Termine tecnico che indica i vari soggetti che entrano nella filiera, dalla materia prima al rifiuto del consumatore finale, compresi tutti quelli che in un qualche modo partecipano al processo.

fonte: http://www.italiachecambia.org 

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