Responsabilità estesa del produttore sugli indumenti, Rete ONU: riutilizzo e prevenzione indispensabili
Presentato il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021
Mercoledì 30 giugno si è svolta in occasione dell’evento “Spritz For Future Day”, promosso dal Tavolo del Riuso di Torino e Piemonte e sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, la presentazione del “Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021”.
Rete ONU ha sostenuto e arricchito con le esperienze di molti suoi soci la realizzazione di questa edizione del Rapporto insieme a Labelab: mai come quest’anno il Rapporto, da sempre strumento di conoscenza, riflessione e promozione del settore del riutilizzo in Italia, diventa non solo utile ma indispensabile, in una situazione complessa come mai prima.
La pandemia e i conseguenti lockdown hanno inciso profondamente sulle attività di riuso di fiere, mercati, operatori informali, esercenti, conto terzisti, ambulanti, cooperative, aziende: le attività sono rimaste chiuse a lungo, i settori strettamente connessi con la raccolta rifiuti, ad esempio la raccolta del tessile hanno dovuto affrontare problematiche complesse, i ristori hanno sostenuto solo alcune categorie di riutilizzatori e, per contro, ogni qual volta l’allentamento delle misure anti Covid-19 lo permetteva, abbiamo visto una ritrovata vitalità degli operatori e un’attenzione crescente del pubblico dei consumatori.
La crisi economica e l’attenzione crescente alla sostenibilità e in genere alle tematiche di salvaguardia dell’ambiente spingono ogni giorno gli italiani ad acquisti consapevoli, più economici e più responsabili, e l’usato svolge un ruolo fondamentale.
La promozione ed espansione del riutilizzo è una sfida innanzi tutto culturale, lanciata all’opinione pubblica, che dimostra ogni giorno di riconoscere e sostenere il settore attraverso i suoi consumi consapevoli, e contemporaneamente è un pungolo alle istituzioni nazionali e locali, ai decisori politici, a tutti coloro che con provvedimenti, delibere, decreti attuativi, leggi, possono e devono accompagnare le pratiche di riutilizzo e di end of waste perché si diffondano maggiormente e si rafforzino dove già presenti.
E’ il grido di dolore di un settore in espansione, che rappresenta la R più importante (dopo la Riduzione) nella gerarchia conclamata dell’Unione Europea e ancor di più della sostenibilità globale: abbiamo bisogno di una legge di riordino del settore, di cui giacciono in Parlamento almeno tre versioni ugualmente interessanti e ricomponibili senza grandi sforzi, di decreti attuativi delle Direttive europee assorbite dalla nostra legislazione, non ultima la Legge 116 dello scorso anno dedicata alla Responsabilità Estesa del Produttore, di chiare procedure per l’end of waste.
Il Rapporto Nazionale ci presenta un quadro del settore variegato e positivo, in grande e veloce movimento, in cui si moltiplicano esperienze innovative e sperimentali in campi che vanno dall’abitare al trattamento del tessile, dalla raccolta dei libri usati alla solidarietà e che vedono in campo giovani professionisti in tutta Italia.
Le imprese e in modo particolare le imprese sociali esplorano svariati terreni e opportunità di investimento e sviluppo, il corto circuito con le esperienze e le pratiche solidali allarga e rafforza la reputazione del riuso nel nostro paese, restituendoci la rappresentazione di un settore importante, in crescita, in linea con le aspettative e le richieste di uno sviluppo sostenibile, con mille idee e opportunità.
Alessandro Stillo, Presidente di Rete ONU (Operatori Nazionali dell’Usato)
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“L’usato sconta un problema culturale che la politica deve affrontare”. Conversazione con Alessandro Stillo di Rete Onu
Il mondo dell’usato e i centri del riuso scontano un problema culturale, che fa affrontato a livello politico se vogliamo veramente dar vita ad una transizione ecologica. Cosa serve per liberare le potenzialità ambientali ed economiche di questa filiera? I centri dell’usato, poi, come abbiamo visto, ad oggi fanno riferimento a modelli diversi: questa diversità è un limite? Ne parliamo con Alessandro Stillo, presidente di Rete ONU che – dai mercatini delle pulci ai negozi conto terzi – raccoglie circa 13 mila operatori dell’usato.
Gravitano tutti intorno all’allungamento della vita dei beni, siete insomma dalla stessa parte della barricata: che rapporto c’è tra i centri del riuso e gli operatori usato?
I centri del riuso sono iniziative che noi operatori dell’usato guardiamo con estrema attenzione, anche perché alcune cooperative sociali dentro Rete ONU li praticano e lo hanno praticati. Seguiamo i centri del riuso con molta attenzione anche se hanno evidentemente dei nodi irrisolti.
Ce ne parli.
Dal mio osservatorio non posso non notare l’enorme sproporzione quantitativa tra operatori dell’usato nei mercatini, nei negozi di robivecchi, in quelli dei contoterzisti, e i centri del riuso. Qualsiasi mercatino dell’usato, per capirci, tratta alcune decine di tonnellate di merce ogni anno. A Torino, per fare un esempio, se guardiamo solo a chi vende usato conto terzi, ci sono alcune decine di negozi, mentre di centri del riuso ce ne sono due. Il confronto ci dice che ricoprono un ruolo fondamentale per la valorizzazione dell’usato, fondamentale ma per ora marginale.
Qual è secondo lei il problema dei centri del riuso?
Mi sembra che oggi siano in difficoltà, come peraltro ha evidenziato dal progetto Prisca, per motivi in parte legati alla normativa: che non ha mai approfondito l’end of waste e che è ancora un po’ in bilico su vari decreti attuativi. Ma i centri del riuso sono in bilico in particolare dal punto di vista del modello: si va da quelli solidaristici, di volontariato, in cui le merci vengono donate, fino a modelli in cui si cerca una sostenibilità economica con la vendita delle merci.
La diversità di modelli secondo lei è un limite?
La diversità è sempre ricchezza, per noi. Dall’altra parte è evidente che senza abbracciare un modello tutto è più complesso. I centri del riuso che vivono con la solidarietà hanno il nodo da sciogliere della sostenibilità economica, se a monte non c’è chi garantisce. Questa mi pare che oggi, in tempi di vacche magre, sia una difficoltà da tenere in assoluta considerazione. Soprattutto per i centri del riuso, che hanno bisogno di spazi per lo stoccaggio, la cernita e la vendita. Se questa questione fosse risolta, in Italia sarebbero nati tanti altri centri. Il problema, credo, non è tanto la raccolta ma lo sbocco.
Dice che i centri del riuso non riescono a raggiungere il pubblico, come invece gli operatori dell’usato?
La vera difficoltà, nonostante i lodevoli sforzi, è proprio che manca il contatto col pubblico, che invece in altre situazioni c’è. Bisognerebbe fare in modo che i centri del riuso fossero luogo di raccolta e poi luogo di approvvigionamento non solo del cittadino ma anche degli operatori dell’usato, ovviamente attraverso il rispetto di regole precise. Insomma il mondo dei centri del riuso dovrebbe interfacciarsi molto di più con gli operatori dell’usato.
Ci parlava anche di limiti normativi.
Il settore del riutilizzo in Italia non è regolamentato nel suo complesso, questo fa sì che ci siano enormi zone grigie. Le faccio un esempio. Nel milanese, chi ha negozi di vendita dell’usato in conto terzi viene assimilato alle agenzie immobiliari. Per cui chi vuole aprire un negozio dell’usato deve fare il corso da agente immobiliare. Basta pensare al Pnrr: nel Piano di ripresa e resilienza il riuso è negletto, eppure è essenziale per la riduzione dei rifiuti, lo dicono anche le direttive europee.
La causa di questa sottovalutazione?
I motivi sono tanti. Fondamentalmente c’è un tema culturale. Alcune ricerche di Mercatopoli e Università di Padova ci dicono che se da un lato utilizziamo continuamente cose usate – dalle auto, a letti e lenzuola in hotel, alle tazzine nei bar – dall’altro acquistare nuovo è “in”, acquistare usato no – a meno che non sia vintage. Una cultura figlia del boom economico per cui si fa fatica ad avvicinarsi all’usato. Ma il problema culturale deve trasformarsi in una questione politica: non esiste economia circolare senza riuso, lo dice la Ue. E, a parole, lo dicono tutti, ma nei fatti nel Pnrr non ci sono poste destinate al riutilizzo.
Cosa vorreste leggere nel Pnrr quando il governo lo avrà aggiornato?
Come Rete Onu stiamo costruendo una serie di proposte. Dall’esenzione dell’Iva, per evitare di ri-pagarla per beni usati per i quali è stata già pagata alla fonte; all’esenzione del pagamento raccolta dei rifiuti per negozi che i rifiuti li distraggono e non li producono: i negozi del riuso sono parametrati ai supermercati. E poi la possibilità da parte enti locali di aprire quante più possibili aree di libero scambio dove i cittadini possano mettere in vendita i propri beni usati: in Italia ce ne sono solo due, a Torino e Palermo.
fonte: economiacircolare.com/
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Nadia e Mercato Circolare al Tavolo del Riuso-Spritz del Riuso - Torino Mercoledi 23 settembre 2020
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Alessandro Stillo al Tavolo del Riuso - Spritz del Riuso - Torino - Casa del Quartiere - San Salvario - Mercoledi 23 settembre 2020
Alessandro Stillo, presidente di #ReteOnu e vice di #ViviBalon, ci spiega cosa è, cosa fa e che intenzioni ha l'evento #SpritzdelRiuso a #Torino - #CasadelQuartiere - #SanSalvario
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PierAndrea Moiso al Tavolo del Riuso - Spritz del Riuso - Torino - Casa del Quartiere - San Salvario - Mercoledi 23 settembre 2020
PierAndrea Moiso, coordinatore del #TavolodelRiuso, ci spiega cosa è, cosa fa e che intenzioni ha l'evento #SpritzdelRiuso a #Torino - #CasadelQuartiere - #SanSalvario
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La Responsabilità Estesa del Produttore: questione chiave per il futuro del riutilizzo e dell’usato in Italia

La scorsa estate il Ministero per l'Ambiente ha iniziato una serie di incontri con gli stakeholder, destinati a proseguire, dedicati alla Responsabilità Estesa del Produttore. L'ordinamento italiano deve infatti recepire le indicazioni della Direttiva Europea 851/2018 con alcuni cambiamenti nell’articolo 178 bis del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n.152.
Le conseguenze di questa modifica della norma sui rifiuti saranno molto rilevanti per il mondo del riutilizzo e della preparazione per il riutilizzo, cioè per tutti quelli che a vario titolo possono essere considerati operatori dell'usato.
La REP (in inglese EPR), acronimo con cui si definisce la Responsabilità Estesa del Produttore, è un principio, etico e fondamentale, che stabilisce che il produttore o distributore di un bene è corresponsabile del suo fine vita.
Gli oneri della gestione dei rifiuti, in base a questa filosofia, non sono quindi più sostenuti solo grazie alle tariffe pagate dai cittadini che producono il rifiuto urbano ma anche da chi ha prodotto e distribuito il bene che poi è diventato un rifiuto. Le aziende che immettono i beni sul mercato diventano responsabili, in particolare, della sostenibilità delle filiere del recupero: in questo modo dovrebbero, tra le altre cose, essere incentivate a progettare beni che abbiano una durata di vita adeguata e che abbiano caratteristiche idonee per poter essere recuperati.
Nel caso degli imballaggi e di alcune altre frazioni, esiste una pluralità di schemi REP, obbligatori o meno, dove il Ministero e le aziende che producono e distribuiscono beni mettono in sinergia e applicano equilibri in grado di sostenere le filiere del recupero. Ma la nuova Direttiva Europea, giustamente, stabilisce che la REP debba essere applicata anche ai beni durevoli, ossia ai prodotti che si prestano a essere riutilizzati prolungando la propria utilità con una seconda vita. E qui le cose si complicano, perché occorre verificare se la gerarchia di priorità che per motivi ambientali e sanitari vede Riutilizzo e Preparazione per il riutilizzo davanti alle altre opzioni di recupero, è compatibile con gli interessi di chi produce e distribuisce il nuovo. I recenti mega-processi sull’obsolescenza programma mostrano con chiarezza che esiste un conflitto di interessi, perché chi produce e distribuisce il nuovo è interessato a una rotazione di consumo rapida che mal si adatta con un design che dà priorità alla durevolezza.
Al tempo stesso è indiscutibile che il consumo di usato toglie fette di mercato al consumo del nuovo.
Alla luce di questo, è importante sottolineare chi è veramente interessato a promuovere riutilizzo e preparazione per il riutilizzo: da un lato gli operatori dell’usato perché il riutilizzo è il loro “core business” e dall'altro l’istituzione pubblica perché rappresenta l’interesse collettivo.
Se tutto questo è vero è difficile immaginare che il controllo della filiera possa essere affidato a soggetti che potrebbero avere interesse ad inibire, invece che sviluppare, le filiere del riutilizzo. D’altronde la Direttiva Europea da ratificare chiarisce che negli schemi REP le aziende responsabili dell’immissione dei beni sul mercato possono non solo organizzare e finanziare le filiere del recupero ma anche solo finanziarle.
Anche la tendenza alla cosiddetta “reverse logistic” che incarica i distributori del nuovo di ritirare i propri prodotti una volta che il consumatore voglia disfarsene, va vista con estrema preoccupazione. Fino a oggi tal pratica è stata oggetto di accordi spontanei e virtuosi tra aziende e operatori dell’usato: ma se diventasse la base del sistema, l’unico effetto sicuro sarebbe l’accaparramento delle merci usate da parte di soggetti che non hanno interesse economico a fare riuso. Anche oggi, tolte alcune lodevoli eccezioni, il riutilizzo degli elettrodomestici non passa per gli schemi di reverse logistic ma direttamente per le filiere dell’usato.
Se si vuole massimizzare il recupero dei beni durevoli, la reverse logistic non è affatto necessaria.
Guardando fuori dal nostro paese in cerca di esempi REP di riferimento, molto interessante appare lo schema ECOTLC applicato in Francia per gli indumenti usati, che prevede un ente leggero governato dall’istituzione pubblica, il quale garantisce un’erogazione di contributi economici a tutte le filiere del riutilizzo che rientrino in ragionevoli standard. In questo modo si sostiene il recupero senza rischiare di offrire leve di potere improprie a governance ristrette. Gli schemi REP dovrebbero essere disegnati e applicati da cabine di regie democratiche dove l’istituzione pubblica abbia il ruolo più forte e dove, tra le parti sociali, agli operatori del riutilizzo venga concesso il maggior peso.
I policy maker della REP dovrebbero, innanzitutto, prendere atto che considerare il settore del riutilizzo dei beni durevoli un ambito separato da quello del fine vita dei beni durevoli stessi è un grave errore. In realtà è sufficiente osservare la strutturazione e la dinamica del mercato per rendersi conto che, nelle nuove politiche sui rifiuti, al settore dell’usato non potrà essere attribuito solo un ruolo di mera “prevenzione”. Le filiere dell’usato esistenti sono infatti l’unico sbocco possibile della preparazione per il riutilizzo dei beni durevoli che saranno interessati dagli schemi REP. Quale addetto di settore riuscirebbe a immaginare un mercato della materia prima seconda che prescinde dalle filiere industriali in grado di assorbirla?
Oggi il settore dell’usato garantisce in Italia il riuso di oltre 500.000 tonnellate annue di beni che altrimenti sarebbero destinati a smaltimento ed è l’unico punto di riferimento possibile per reimmettere in circolazione le ulteriori almeno 600.000 tonnellate annue di beni durevoli che si stima essere presenti nel flusso dei rifiuti urbani.
Tali beni debbono essere intercettati nelle raccolte organizzate dai Comuni e dalle Aziende di Igiene Urbana da essi delegate, e poi preparati per il riutilizzo in impianti autorizzati al trattamento dei rifiuti.
Ma perché le filiere della preparazione per il riutilizzo siano sane e sostenibili, è importante che le aziende di igiene urbane non appaltino la cessione dei rifiuti riutilizzabili chiedendo contributi economici e/o facendo aste al massimo rialzo, così come sta accadendo con le raccolte degli indumenti usati: questo tipo di richieste economiche genera infatti competizioni sfrenate tra gli operatori dell’usato che, pur di sopravvivere, tendono a offrire alla stazione appaltante ogni loro margine economico.
Inoltre, in uno scenario di gare al massimo rialzo in cui gli operatori ricevano benefici economici grazie alla REP, tali benefici diventerebbero un’elargizione indiretta alle Aziende di Igiene Urbana.
Un’altra azione sulla quale la normativa ambientale pone un’enfasi crescente è l’educazione al riuso. Anche in questo caso coinvolgere gli operatori dell’usato potrebbe essere la carta vincente: negozianti dell’usato, ambulanti, cooperative del riuso, preparatori per il riutilizzo, mercatini delle pulci, aree di libero scambio non solo sono i più interessati a promuovere la pratica del riuso presso la comunità, ma hanno anche un enorme e capillare capacità di raggiungere le persone grazie al feedback diretto con milioni di consumatori, donatori, fruitori di servizi di sgombero locali e “clienti venditori” dei negozi dell’usato in conto terzi.
Il prossimo 6 novembre a Ecomondo, in occasione del convegno: “Il boom del riutilizzo nella politica ambientale: scenari, analisi, proposte normative” avremo un confronto sul tema REP tra Ilde Gaudiello, Dirigente del Ministero dell’Ambiente, e Rete ONU.
Il boom del riutilizzo nella politica ambientale. Scenari, analisi, proposte normative
Mercoledì 6 Novembre 2019
14:00 - 18:00
Ecomondo - Fiera di Rimini
Sala Rovere 1° piano Pad C6
Rete ONU, l'associazione che rappresenta gli operatori del riutilizzo in Italia, propone un confronto sulle proposte e le innovazioni normative del settore in Italia ed Europa. Il riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo sono in cima alla gerarchia dei rifiuti ma, nonostante questo, nel nostro paese non hanno un quadro normativo sufficientemente definito, a fronte anche della necessità di adeguarsi alle Direttive dell'Unione Europea.
Presidenti di Sessione
Augusto Lacala e Averamo Virgili – Vicepresidenti di Rete ONU
Programma
14.00 Introduzione e benvenuto
Alessandro Stillo – Presidente di Rete ONU
14:10 Normativa ambientale: il punto di vista degli operatori del riutilizzo e della preparazione per il riutilizzo
Pietro Luppi – Portavoce di Rete ONU
14:30 Lavorare per sé, per la comunità, per la Terra
Guido Viale
14:50 Legge di riordino del settore dell’usato: contenuti e stato dell’arte
In attesa di conferma: On. Alberto Manca, On. Chiara Braga, On. Rossella Muroni
15:20 Tariffe rifiuti dei negozi dell'usato: paradossi e opportunità
Alessandro Giuliani – Vicepresidente di Rete ONU e Sebastiano Marinaccio – Consigliere istituzionale Rete ONU
15:30 I vantaggi ambientali di riutilizzo e preparazione per il riutilizzo nei nuovi scenari di tariffazione puntuale
Andrea Valentini – Direttore Comitato Scientifico Rete ONU
15:45 L’EOW e la preparazione per il riutilizzo
Giorgio Bertolino – Vicepresidente di Rete ONU
16:00 Filiere del riutilizzo: espellere i criminali e sostenere gli onesti
On. Stefano Vignaroli – Presidente Commissione Bicamerale Ecomafie
16: 20 La grande sfida dell’EPR per i beni durevoli, rischi ed opportunità
Ilde Gaudiello – Dirigente MATTM; Alessandro Stillo – Presidente di Rete ONU;
16:40 Filiere del riuso internazionali e politica europea
In attesa di conferma: Sevdalin Spasov – Association of Recyclers and Traders of Second Hand Clothes, Bulgaria
17:00 I Biffins parigini e la raccolta differenziata
Samuel Lecoeur – Presidente Amelior, Francia
17:20 Processi organizzativi del settore del riuso informale, il caso di Skopje
Arijan Toska – MTDCI.net, Macedonia
17:40 Discussione e chiusura Alessandro Stillo – Rete ONU.
fonte: www.ecodallecitta.it
Libero scambio a Palermo. Stillo (Rete Onu): ‘C’è una richiesta di regolamentazione da parte dei partecipanti’
Gli “svuota cantine”: a Milano un tavolo per integrarli nella raccolta formale dei rifiuti
La seconda vita delle cose, tema fondamentale per l’economia circolare
Il punto sul riuso e il riutilizzo. Lo scorso 22 novembre 2018, nell’ambito della 24 Ore del Riuso, si sono anche svolti gli Stati Generali sul Riuso. “La seconda vita delle cose oggi è un tema fondamentale nell’ambito dell’economia circolare: riutilizzare le cose prima che vengano a far parte dei rifiuti” ha sottolineato Alessandro Stillo, presidente di Rete ONU. Oggi ci sono tantissimi enti, cooperative, associazioni, commercianti, contoterzisti che operano in questo settore. “Noi li abbiamo radunati insieme e abbiamo anche radunato esperienze in campo italiano e internazionale sia sul riuso, sul riciclo che sulla raccolta differenziata. Oggi infatti – ha sottolineato Stillo – deve esserci un sistema integrato”. E’ la prima volta si trovavano insieme tutti questi soggetti per uno scambio di buone pratiche e anche delle difficoltà che si incontrano. “Per il settore, questo secondo noi, è assolutamente fondamentale per il futuro” ha concluso il presidente di Rete ONU.
fonte: http://tavolodelriuso.it/
ReteOnu: Roma, 4 Aprile: Convegno sul futuro raccolta materiali ferrosi
Il futuro della raccolta dei materiali ferrosi nell’ottica del riutilizzo e dell’economia circolare
Economia circolare: il riuso crea occupazione e ha un importante impatto ambientale
Il riuso crea inclusione sociale - Le esperienze e le analisi presentate negli “Stati Generali del Riuso” organizzati insieme a Rete ONU dimostrano che il riuso è un settore che crea opportunità di lavoro e di reinserimento sociale attraverso organizzazioni e prodotti molto diversificati, che compongono nel loro insieme una vera e propria filiera del post-consumo. La cooperazione sociale impegnata in attività di riutilizzo impiega, nel solo Piemonte, diverse centinaia di addetti con lo scopo principale di costituire occasioni di lavoro e di inclusione sociale per soggetti altrimenti in difficoltà. Ha la specificità di abbinare attività di recupero e rivendita di beni scartati alla riparazione ed alla produzione di nuovi oggetti derivati dal riassemblaggio del materiale recuperato. Il Tavolo del Riuso dedicherà il prossimo anno a realizzare una ricerca con l’obiettivo di favorire l’ulteriore sviluppo delle imprese cooperative: appuntamento a novembre 2019 per i risultati. I raccoglitori definiti informali stanno cercando, ed in certi casi hanno realizzato, sistemi e modalità adeguate di organizzazione e riconoscibilità, che rispondano al giusto livello di dignità e di interlocuzione sociale. Contribuiscono a rimettere in circolazione centinaia di tonnellate di beni altrimenti destinati alle discariche e costruiscono così anche occasioni di lavoro che favoriscono percorsi di integrazione e di emersione dalla povertà. L’esperienza del mercato di Libero Scambio di Torino, nel frattempo, è diventata un modello per la Città di Palermo dove, al mercato di Ballarò, operano un migliaio di operatori informali, ribadiscono l’obiettivo di dare un’organizzazione al fenomeno e inserirlo in un percorso di legalità. I negozi dell’usato hanno messo in evidenza come i clienti del riuso non siano più semplicemente le persone con basso potere d’acquisto, ma come la clientela sia sempre più varia e attenta ad affermare, anche con gli acquisti, un peculiare stile di vita.
La proposta di legge sul riordino del settore - Nel corso della 24 Ore del Riuso è stato anche fatto il punto dei lavori in Parlamento sul PdL 1065, legge di riordino del settore che è stata incardinata in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. L’obiettivo della legge è innanzitutto quello di riconoscere la valenza ambientale e occupazionale del settore e di consentire agli operatori di agire in piena legittimità e legalità. Ricordiamo che al momento mancano anche i codici Ateco che consentono di operare nel settore del commercio di beni usati con pieno riconoscimento legale.
Dai vantaggi ambientali a quelli occupazionali - Le pratiche organizzate di riuso rappresentano un vantaggio ambientale enorme, che sottrae dallo smaltimento almeno mezzo milione di tonnellate di materiali ogni anno. Le ricerche presentate hanno messo in evidenza che almeno altre 600.000 tonnellate di materiali potrebbero essere riutilizzati se venisse praticata la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti urbani. Dal punto di vista economico, il mondo del riuso coinvolge almeno 50.000 attività, 80.000 persone impiegate e un volume di scambi che cresce di anno in anno (dati Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2018).
fonte: http://www.e-gazette.it
24 ore per raccontare il valore e le potenzialità del Riuso nell'economia circolare
“I rifiuti sono il simbolo delle disfunzioni del sistema che abbiamo costruito: un sistema che sottrae risorse al pianeta, le trasforma e le getta via a ritmi sempre maggiori. Questo meccanismo di economia lineare crea da un lato un consumo di materie prime molto superiore alla capacità rigenerativa del Pianeta, dall’altro un accumulo di materiale indistinto e inutilizzabile, difficile da smaltire.
In un ecosistema che funziona i rifiuti non esistono: gli scarti di un soggetto diventano materia prima e nutrimento di un altro soggetto. Gli escrementi, ovvero i rifiuti del nostro corpo (come quelli di tutti gli animali), diventano nutrimento per le piante. L’ossigeno, il “rifiuto” delle piante nel processo di fotosintesi clorofilliana, diventa un elemento indispensabile per la vita animale. E così via.
Cicli produttivi e rifiuti sono temi quanto mai intrecciati: perché non è più immaginabile creare qualcosa senza porsi il problema di come questo qualcosa si integrerà all’interno dell’ecosistema una volta svolta la sua funzione primaria.”
È con queste considerazioni che inizia il documento 2040 su “Cicli produttivi e rifiuti” realizzato da Italia che Cambia insieme agli attori italiani del cambiamento in questo settore.
Una considerazione essenziale che troviamo anche alla base del “Tavolo del Riuso”, nato nel 2016, su stimolo della Compagnia di Sanpaolo, per aggregare alcune tra le esperienze più significative dell’area metropolitana torinese (associazioni culturali, cooperative sociali, testate giornalistiche), che si occupano di ambiente o che svolgono funzioni preziose nel contesto dell’economia circolare.
Sappiamo bene, infatti, che il riciclo è, non a caso, l'ultima delle “tre R” (Riduci, Riusa, Ricicla) da mettere in campo in una gestione virtuosa dei prodotti di consumo. Prima di tutto è necessario un cambio di paradigma che orienti in modo più etico e sostenibile i nostri acquisti.
Delle “tre R” il Tavolo – come riportato sul sito dedicato - ha scelto dunque di lavorare sulla seconda, quella del Riuso, troppo spesso confuso, per errore o semplificazione, con il Riciclo. Il riuso è invece superiore nella “gerarchia dei rifiuti” europea e, grazie alle tecnologie digitali e a nuovi modelli culturali di socialità e di condivisione, è diventato oggi un settore economicamente rilevante, che può generare valore e posti di lavoro. Il riuso va prima capito e inquadrato, in tutte le sue forme: un universo di esperienze talmente vasto e variegato da rendere difficile una sistematizzazione organica e coerente, che possa aiutare a svilupparne le potenzialità.
L’obiettivo del Tavolo del Riuso è creare conoscenza, coordinamento e maggiori sinergie tra gli operatori dei diversi ambiti del riuso, oltre che diffondere buone pratiche di questa attività ecologica, economica e sociale.
Lo scorso anno il Tavolo ha proposto un incontro dal titolo “I volti del riuso”, nel quale ha messo in evidenza quanti e quali siano le opportunità del riuso e il valore che esse hanno per l’economia, l’inclusione sociale e per comunicare uno stile di vita sostenibile.
Quest’anno la “24 ore del riuso” è dedicata a mettere in evidenza il valore del riuso nell’ambito dell’economia circolare e a rappresentare le potenzialità del riuso in Piemonte e in Italia. Un programma di una notte e un giorno, una fashion night e un dibattito; 24 ore per approfondire in modo inedito il riuso. Una maratona dedicata all’aggiornamento, ma anche a scoprire l’evoluzione di questo mondo, sia dal punto di vista organizzativo, che economico e legislativo.
Programma
21 novembre 2018 – Cooperativa sociale Triciclo Via Regaldi 7/11, Torino
HUB ECONOMIA CIRCOLARE presenta Alla scoperta della circolarità
Ore 16-18 Workshop. Riparare per recuperare: la bicicletta
Ore 18,30-19,30 Dibattito. Le 5 R. Scopriamo l’alfabeto della circolarità (riusa, ripara, rigenera, riduci, ricicla).
– Benvenuto da Hub Circolare e da Tavolo del Riuso – Pier Andrea Moiso
– Design e prodotti circolari?- Professor Fabrizio Valpreda, Politecnico di Torino
– Normativa rifiuti e loro recuperabilità – Dott.sa Stefania Alemani, Città Metropolitana di Torino
– Esperienza di impresa La cooperativa sociale Triciclo – Lucia Mason
– Esperienza di impresa Astelav – Giorgio Bertolino
– Esperienza in Francia Assomelior di Parigi-Montreuil – Samuel Le Coeur
Ore 19,30/22
IL TAVOLO DEL RIUSO presenta LA NOTTE DEL RIUSO
Aperitivo di recupero dall’ortofrutta di Porta Palazzo, a cura della Cooperativa Sumisura e delle Sentinelle dei rifiuti. Torino (Eco Dalle Città)
Dj set con vinili provenienti dal Balon. DJ Boogaluke
FASHION NIGHT
Second hands outfit, abiti e accessori usati provenienti dalla raccolta di ViviBalon, Triciclo e Humana People to People Italia Onlus, indossati da personalità del mondo della cultura, della creazione artistica e dell’ecologia.
Con la partecipazione di Collettivo Occasionale Promiscuo
22 novembre 2018 – Collegio Carlo Alberto , Piazza Arbarello 8 Torino
TAVOLO DEL RIUSO e Rete Onu presentano gli STATI GENERALI DEL RIUSO
Ore 10 Accoglienza
Ore 10,30 Saluti introduttivi: Pier Andrea Moiso, Coordinatore Tavolo del Riuso Piemonte; Alessandro Stillo, Presidente Rete Onu (Operatori Nazionali dell’Usato)
Ore 10,45 Le sfide della cooperazione sociale piemontese sul Riuso, Antonio Castagna, Tavolo del Riuso
Ore 11,15 Waste Pickers in Italia e nel mondo/Alessandro Stillo, Presidente Rete Onu; Massimo Castiglia – Presidente I Circoscrizione Ballarò, Palermo; Aleramo Virgili, Rete di Sostegno ai Mercatini Rom, Roma; Mauro Fedele, Consorzio Equo, Piemonte-Italia; Sonja Barbul, Papusza, Austria
Ore 12,00 Coffee Break
Ore 12,15 Presentazione Progetto di Legge sul Riutilizzo (PdL1065/2018), Onorevole Stefano Vignaroli, Commissione Ambiente Camera dei deputati
Ore 12,45 Domande dal pubblico
Ore 13,00 Conclusione di Pier Andrea Moiso
Pranzo
Ore 15,00 Presentazione del Rapporto nazionale sul riutilizzo, Pietro Luppi, Occhio del Riciclone
Ore 15,30 Riuso e vita quotidiana. Alessandro Giuliani, Mercatopoli
Ore 15,45 L’impronta ambientale del riuso. Sebastiano Marinaccio, Mercatino srl. Case history dell’usato
Ore 16,15 Riconvertire l’economia con il riuso. Giorgio Bertolino, Astelav
Ore 16,45 Riuso e solidarietà. Renato Conca, Cooperativa ManiTese Onlus; Alessandro Strada, Humana People to People Italia Onlus
Ore 17,15 Discussione e approfondimenti con il pubblico
Ore 18,00 Conclusioni Alessandro Stillo e PierAndrea Moiso
fonte: http://piemonte.checambia.org