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Responsabilità estesa del produttore sugli indumenti, Rete ONU: riutilizzo e prevenzione indispensabili

 

Con la legge 116 del 3 settembre 2020 è stata introdotta in Italia la Responsabilità estesa del produttore anche sugli indumenti obbligando produttori e distributori del nuovo a farsi carico finanziariamente, e/o operativamente, del recupero dei

Presentato il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021

Mercoledì 30 giugno si è svolto in occasione dell’evento “Spritz For Future Day”, promosso dal Tavolo del Riuso di Torino e Piemonte e sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, il “Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021”

















Mercoledì 30 giugno si è svolta in occasione dell’evento “Spritz For Future Day”, promosso dal Tavolo del Riuso di Torino e Piemonte e sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, la presentazione del “Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021”.

Rete ONU ha sostenuto e arricchito con le esperienze di molti suoi soci la realizzazione di questa edizione del Rapporto insieme a Labelab: mai come quest’anno il Rapporto, da sempre strumento di conoscenza, riflessione e promozione del settore del riutilizzo in Italia, diventa non solo utile ma indispensabile, in una situazione complessa come mai prima.

La pandemia e i conseguenti lockdown hanno inciso profondamente sulle attività di riuso di fiere, mercati, operatori informali, esercenti, conto terzisti, ambulanti, cooperative, aziende: le attività sono rimaste chiuse a lungo, i settori strettamente connessi con la raccolta rifiuti, ad esempio la raccolta del tessile hanno dovuto affrontare problematiche complesse, i ristori hanno sostenuto solo alcune categorie di riutilizzatori e, per contro, ogni qual volta l’allentamento delle misure anti Covid-19 lo permetteva, abbiamo visto una ritrovata vitalità degli operatori e un’attenzione crescente del pubblico dei consumatori.

La crisi economica e l’attenzione crescente alla sostenibilità e in genere alle tematiche di salvaguardia dell’ambiente spingono ogni giorno gli italiani ad acquisti consapevoli, più economici e più responsabili, e l’usato svolge un ruolo fondamentale.

La promozione ed espansione del riutilizzo è una sfida innanzi tutto culturale, lanciata all’opinione pubblica, che dimostra ogni giorno di riconoscere e sostenere il settore attraverso i suoi consumi consapevoli, e contemporaneamente è un pungolo alle istituzioni nazionali e locali, ai decisori politici, a tutti coloro che con provvedimenti, delibere, decreti attuativi, leggi, possono e devono accompagnare le pratiche di riutilizzo e di end of waste perché si diffondano maggiormente e si rafforzino dove già presenti.

E’ il grido di dolore di un settore in espansione, che rappresenta la R più importante (dopo la Riduzione) nella gerarchia conclamata dell’Unione Europea e ancor di più della sostenibilità globale: abbiamo bisogno di una legge di riordino del settore, di cui giacciono in Parlamento almeno tre versioni ugualmente interessanti e ricomponibili senza grandi sforzi, di decreti attuativi delle Direttive europee assorbite dalla nostra legislazione, non ultima la Legge 116 dello scorso anno dedicata alla Responsabilità Estesa del Produttore, di chiare procedure per l’end of waste.

Il Rapporto Nazionale ci presenta un quadro del settore variegato e positivo, in grande e veloce movimento, in cui si moltiplicano esperienze innovative e sperimentali in campi che vanno dall’abitare al trattamento del tessile, dalla raccolta dei libri usati alla solidarietà e che vedono in campo giovani professionisti in tutta Italia.

Le imprese e in modo particolare le imprese sociali esplorano svariati terreni e opportunità di investimento e sviluppo, il corto circuito con le esperienze e le pratiche solidali allarga e rafforza la reputazione del riuso nel nostro paese, restituendoci la rappresentazione di un settore importante, in crescita, in linea con le aspettative e le richieste di uno sviluppo sostenibile, con mille idee e opportunità.

Alessandro Stillo, Presidente di Rete ONU (Operatori Nazionali dell’Usato)

Scarica il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021







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“L’usato sconta un problema culturale che la politica deve affrontare”. Conversazione con Alessandro Stillo di Rete Onu

L'usato vive un problema culturale che deve diventare un problema politico, per realizzare fino in fondo la transizione ecologica di cui tanto si parla.














Il mondo dell’usato e i centri del riuso scontano un problema culturale, che fa affrontato a livello politico se vogliamo veramente dar vita ad una transizione ecologica. Cosa serve per liberare le potenzialità ambientali ed economiche di questa filiera? I centri dell’usato, poi, come abbiamo visto, ad oggi fanno riferimento a modelli diversi: questa diversità è un limite? Ne parliamo con Alessandro Stillo, presidente di Rete ONU che – dai mercatini delle pulci ai negozi conto terzi – raccoglie circa 13 mila operatori dell’usato.

Gravitano tutti intorno all’allungamento della vita dei beni, siete insomma dalla stessa parte della barricata: che rapporto c’è tra i centri del riuso e gli operatori usato?

I centri del riuso sono iniziative che noi operatori dell’usato guardiamo con estrema attenzione, anche perché alcune cooperative sociali dentro Rete ONU li praticano e lo hanno praticati. Seguiamo i centri del riuso con molta attenzione anche se hanno evidentemente dei nodi irrisolti.

Ce ne parli.

Dal mio osservatorio non posso non notare l’enorme sproporzione quantitativa tra operatori dell’usato nei mercatini, nei negozi di robivecchi, in quelli dei contoterzisti, e i centri del riuso. Qualsiasi mercatino dell’usato, per capirci, tratta alcune decine di tonnellate di merce ogni anno. A Torino, per fare un esempio, se guardiamo solo a chi vende usato conto terzi, ci sono alcune decine di negozi, mentre di centri del riuso ce ne sono due. Il confronto ci dice che ricoprono un ruolo fondamentale per la valorizzazione dell’usato, fondamentale ma per ora marginale.

Qual è secondo lei il problema dei centri del riuso?

Mi sembra che oggi siano in difficoltà, come peraltro ha evidenziato dal progetto Prisca, per motivi in parte legati alla normativa: che non ha mai approfondito l’end of waste e che è ancora un po’ in bilico su vari decreti attuativi. Ma i centri del riuso sono in bilico in particolare dal punto di vista del modello: si va da quelli solidaristici, di volontariato, in cui le merci vengono donate, fino a modelli in cui si cerca una sostenibilità economica con la vendita delle merci.

La diversità di modelli secondo lei è un limite?

La diversità è sempre ricchezza, per noi. Dall’altra parte è evidente che senza abbracciare un modello tutto è più complesso. I centri del riuso che vivono con la solidarietà hanno il nodo da sciogliere della sostenibilità economica, se a monte non c’è chi garantisce. Questa mi pare che oggi, in tempi di vacche magre, sia una difficoltà da tenere in assoluta considerazione. Soprattutto per i centri del riuso, che hanno bisogno di spazi per lo stoccaggio, la cernita e la vendita. Se questa questione fosse risolta, in Italia sarebbero nati tanti altri centri. Il problema, credo, non è tanto la raccolta ma lo sbocco.

Dice che i centri del riuso non riescono a raggiungere il pubblico, come invece gli operatori dell’usato?

La vera difficoltà, nonostante i lodevoli sforzi, è proprio che manca il contatto col pubblico, che invece in altre situazioni c’è. Bisognerebbe fare in modo che i centri del riuso fossero luogo di raccolta e poi luogo di approvvigionamento non solo del cittadino ma anche degli operatori dell’usato, ovviamente attraverso il rispetto di regole precise. Insomma il mondo dei centri del riuso dovrebbe interfacciarsi molto di più con gli operatori dell’usato.

Ci parlava anche di limiti normativi.

Il settore del riutilizzo in Italia non è regolamentato nel suo complesso, questo fa sì che ci siano enormi zone grigie. Le faccio un esempio. Nel milanese, chi ha negozi di vendita dell’usato in conto terzi viene assimilato alle agenzie immobiliari. Per cui chi vuole aprire un negozio dell’usato deve fare il corso da agente immobiliare. Basta pensare al Pnrr: nel Piano di ripresa e resilienza il riuso è negletto, eppure è essenziale per la riduzione dei rifiuti, lo dicono anche le direttive europee.

La causa di questa sottovalutazione?

I motivi sono tanti. Fondamentalmente c’è un tema culturale. Alcune ricerche di Mercatopoli e Università di Padova ci dicono che se da un lato utilizziamo continuamente cose usate – dalle auto, a letti e lenzuola in hotel, alle tazzine nei bar – dall’altro acquistare nuovo è “in”, acquistare usato no – a meno che non sia vintage. Una cultura figlia del boom economico per cui si fa fatica ad avvicinarsi all’usato. Ma il problema culturale deve trasformarsi in una questione politica: non esiste economia circolare senza riuso, lo dice la Ue. E, a parole, lo dicono tutti, ma nei fatti nel Pnrr non ci sono poste destinate al riutilizzo.

Cosa vorreste leggere nel Pnrr quando il governo lo avrà aggiornato?

Come Rete Onu stiamo costruendo una serie di proposte. Dall’esenzione dell’Iva, per evitare di ri-pagarla per beni usati per i quali è stata già pagata alla fonte; all’esenzione del pagamento raccolta dei rifiuti per negozi che i rifiuti li distraggono e non li producono: i negozi del riuso sono parametrati ai supermercati. E poi la possibilità da parte enti locali di aprire quante più possibili aree di libero scambio dove i cittadini possano mettere in vendita i propri beni usati: in Italia ce ne sono solo due, a Torino e Palermo.

fonte: economiacircolare.com/


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Nadia e Mercato Circolare al Tavolo del Riuso-Spritz del Riuso - Torino Mercoledi 23 settembre 2020

Nadia ci spiega cosa è Mercato Circolare al Tavolo del Riuso - Spritz del Riuso - Torino - Mercoledi 23 settembre 2020










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Alessandro Stillo al Tavolo del Riuso - Spritz del Riuso - Torino - Casa del Quartiere - San Salvario - Mercoledi 23 settembre 2020

Alessandro Stillo, presidente di #ReteOnu e vice di #ViviBalon, ci spiega cosa è, cosa fa e che intenzioni ha l'evento #SpritzdelRiuso a #Torino - #CasadelQuartiere - #SanSalvario










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PierAndrea Moiso al Tavolo del Riuso - Spritz del Riuso - Torino - Casa del Quartiere - San Salvario - Mercoledi 23 settembre 2020

PierAndrea Moiso, coordinatore del #TavolodelRiuso, ci spiega cosa è, cosa fa e che intenzioni ha l'evento #SpritzdelRiuso a #Torino - #CasadelQuartiere - #SanSalvario




 






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La Responsabilità Estesa del Produttore: questione chiave per il futuro del riutilizzo e dell’usato in Italia

Pubblichiamo un contributo di Alessandro Stillo e Pietro Luppi (Presidente e Portavoce di Rete ONU)



La scorsa estate il Ministero per l'Ambiente ha iniziato una serie di incontri con gli stakeholder, destinati a proseguire, dedicati alla Responsabilità Estesa del Produttore. L'ordinamento italiano deve infatti recepire le indicazioni della Direttiva Europea 851/2018 con alcuni cambiamenti nell’articolo 178 bis del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n.152.

Le conseguenze di questa modifica della norma sui rifiuti saranno molto rilevanti per il mondo del riutilizzo e della preparazione per il riutilizzo, cioè per tutti quelli che a vario titolo possono essere considerati operatori dell'usato.

La REP (in inglese EPR), acronimo con cui si definisce la Responsabilità Estesa del Produttore, è un principio, etico e fondamentale, che stabilisce che il produttore o distributore di un bene è corresponsabile del suo fine vita.

Gli oneri della gestione dei rifiuti, in base a questa filosofia, non sono quindi più sostenuti solo grazie alle tariffe pagate dai cittadini che producono il rifiuto urbano ma anche da chi ha prodotto e distribuito il bene che poi è diventato un rifiuto. Le aziende che immettono i beni sul mercato diventano responsabili, in particolare, della sostenibilità delle filiere del recupero: in questo modo dovrebbero, tra le altre cose, essere incentivate a progettare beni che abbiano una durata di vita adeguata e che abbiano caratteristiche idonee per poter essere recuperati.

Nel caso degli imballaggi e di alcune altre frazioni, esiste una pluralità di schemi REP, obbligatori o meno, dove il Ministero e le aziende che producono e distribuiscono beni mettono in sinergia e applicano equilibri in grado di sostenere le filiere del recupero. Ma la nuova Direttiva Europea, giustamente, stabilisce che la REP debba essere applicata anche ai beni durevoli, ossia ai prodotti che si prestano a essere riutilizzati prolungando la propria utilità con una seconda vita. E qui le cose si complicano, perché occorre verificare se la gerarchia di priorità che per motivi ambientali e sanitari vede Riutilizzo e Preparazione per il riutilizzo davanti alle altre opzioni di recupero, è compatibile con gli interessi di chi produce e distribuisce il nuovo. I recenti mega-processi sull’obsolescenza programma mostrano con chiarezza che esiste un conflitto di interessi, perché chi produce e distribuisce il nuovo è interessato a una rotazione di consumo rapida che mal si adatta con un design che dà priorità alla durevolezza.

Al tempo stesso è indiscutibile che il consumo di usato toglie fette di mercato al consumo del nuovo.

Alla luce di questo, è importante sottolineare chi è veramente interessato a promuovere riutilizzo e preparazione per il riutilizzo: da un lato gli operatori dell’usato perché il riutilizzo è il loro “core business” e dall'altro l’istituzione pubblica perché rappresenta l’interesse collettivo.

Se tutto questo è vero è difficile immaginare che il controllo della filiera possa essere affidato a soggetti che potrebbero avere interesse ad inibire, invece che sviluppare, le filiere del riutilizzo. D’altronde la Direttiva Europea da ratificare chiarisce che negli schemi REP le aziende responsabili dell’immissione dei beni sul mercato possono non solo organizzare e finanziare le filiere del recupero ma anche solo finanziarle.

Anche la tendenza alla cosiddetta “reverse logistic” che incarica i distributori del nuovo di ritirare i propri prodotti una volta che il consumatore voglia disfarsene, va vista con estrema preoccupazione. Fino a oggi tal pratica è stata oggetto di accordi spontanei e virtuosi tra aziende e operatori dell’usato: ma se diventasse la base del sistema, l’unico effetto sicuro sarebbe l’accaparramento delle merci usate da parte di soggetti che non hanno interesse economico a fare riuso. Anche oggi, tolte alcune lodevoli eccezioni, il riutilizzo degli elettrodomestici non passa per gli schemi di reverse logistic ma direttamente per le filiere dell’usato.

Se si vuole massimizzare il recupero dei beni durevoli, la reverse logistic non è affatto necessaria.

Guardando fuori dal nostro paese in cerca di esempi REP di riferimento, molto interessante appare lo schema ECOTLC applicato in Francia per gli indumenti usati, che prevede un ente leggero governato dall’istituzione pubblica, il quale garantisce un’erogazione di contributi economici a tutte le filiere del riutilizzo che rientrino in ragionevoli standard. In questo modo si sostiene il recupero senza rischiare di offrire leve di potere improprie a governance ristrette. Gli schemi REP dovrebbero essere disegnati e applicati da cabine di regie democratiche dove l’istituzione pubblica abbia il ruolo più forte e dove, tra le parti sociali, agli operatori del riutilizzo venga concesso il maggior peso.

I policy maker della REP dovrebbero, innanzitutto, prendere atto che considerare il settore del riutilizzo dei beni durevoli un ambito separato da quello del fine vita dei beni durevoli stessi è un grave errore. In realtà è sufficiente osservare la strutturazione e la dinamica del mercato per rendersi conto che, nelle nuove politiche sui rifiuti, al settore dell’usato non potrà essere attribuito solo un ruolo di mera “prevenzione”. Le filiere dell’usato esistenti sono infatti l’unico sbocco possibile della preparazione per il riutilizzo dei beni durevoli che saranno interessati dagli schemi REP. Quale addetto di settore riuscirebbe a immaginare un mercato della materia prima seconda che prescinde dalle filiere industriali in grado di assorbirla?

Oggi il settore dell’usato garantisce in Italia il riuso di oltre 500.000 tonnellate annue di beni che altrimenti sarebbero destinati a smaltimento ed è l’unico punto di riferimento possibile per reimmettere in circolazione le ulteriori almeno 600.000 tonnellate annue di beni durevoli che si stima essere presenti nel flusso dei rifiuti urbani.

Tali beni debbono essere intercettati nelle raccolte organizzate dai Comuni e dalle Aziende di Igiene Urbana da essi delegate, e poi preparati per il riutilizzo in impianti autorizzati al trattamento dei rifiuti.

Ma perché le filiere della preparazione per il riutilizzo siano sane e sostenibili, è importante che le aziende di igiene urbane non appaltino la cessione dei rifiuti riutilizzabili chiedendo contributi economici e/o facendo aste al massimo rialzo, così come sta accadendo con le raccolte degli indumenti usati: questo tipo di richieste economiche genera infatti competizioni sfrenate tra gli operatori dell’usato che, pur di sopravvivere, tendono a offrire alla stazione appaltante ogni loro margine economico.

Inoltre, in uno scenario di gare al massimo rialzo in cui gli operatori ricevano benefici economici grazie alla REP, tali benefici diventerebbero un’elargizione indiretta alle Aziende di Igiene Urbana.

Un’altra azione sulla quale la normativa ambientale pone un’enfasi crescente è l’educazione al riuso. Anche in questo caso coinvolgere gli operatori dell’usato potrebbe essere la carta vincente: negozianti dell’usato, ambulanti, cooperative del riuso, preparatori per il riutilizzo, mercatini delle pulci, aree di libero scambio non solo sono i più interessati a promuovere la pratica del riuso presso la comunità, ma hanno anche un enorme e capillare capacità di raggiungere le persone grazie al feedback diretto con milioni di consumatori, donatori, fruitori di servizi di sgombero locali e “clienti venditori” dei negozi dell’usato in conto terzi.

Il prossimo 6 novembre a Ecomondo, in occasione del convegno: “Il boom del riutilizzo nella politica ambientale: scenari, analisi, proposte normative” avremo un confronto sul tema REP tra Ilde Gaudiello, Dirigente del Ministero dell’Ambiente, e Rete ONU.

Il boom del riutilizzo nella politica ambientale. Scenari, analisi, proposte normative

Mercoledì 6 Novembre 2019
14:00 - 18:00
Ecomondo - Fiera di Rimini
Sala Rovere 1° piano Pad C6

Rete ONU, l'associazione che rappresenta gli operatori del riutilizzo in Italia, propone un confronto sulle proposte e le innovazioni normative del settore in Italia ed Europa. Il riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo sono in cima alla gerarchia dei rifiuti ma, nonostante questo, nel nostro paese non hanno un quadro normativo sufficientemente definito, a fronte anche della necessità di adeguarsi alle Direttive dell'Unione Europea.

Presidenti di Sessione

Augusto Lacala e Averamo Virgili – Vicepresidenti di Rete ONU

Programma

14.00 Introduzione e benvenuto

Alessandro Stillo – Presidente di Rete ONU

14:10 Normativa ambientale: il punto di vista degli operatori del riutilizzo e della preparazione per il riutilizzo

Pietro Luppi – Portavoce di Rete ONU

14:30 Lavorare per sé, per la comunità, per la Terra

Guido Viale

14:50 Legge di riordino del settore dell’usato: contenuti e stato dell’arte

In attesa di conferma: On. Alberto Manca, On. Chiara Braga, On. Rossella Muroni

15:20 Tariffe rifiuti dei negozi dell'usato: paradossi e opportunità

Alessandro Giuliani – Vicepresidente di Rete ONU e Sebastiano Marinaccio – Consigliere istituzionale Rete ONU

15:30 I vantaggi ambientali di riutilizzo e preparazione per il riutilizzo nei nuovi scenari di tariffazione puntuale

Andrea Valentini – Direttore Comitato Scientifico Rete ONU

15:45 L’EOW e la preparazione per il riutilizzo

Giorgio Bertolino – Vicepresidente di Rete ONU

16:00 Filiere del riutilizzo: espellere i criminali e sostenere gli onesti

On. Stefano Vignaroli – Presidente Commissione Bicamerale Ecomafie

16: 20 La grande sfida dell’EPR per i beni durevoli, rischi ed opportunità

Ilde Gaudiello – Dirigente MATTM; Alessandro Stillo – Presidente di Rete ONU;

16:40 Filiere del riuso internazionali e politica europea

In attesa di conferma: Sevdalin Spasov – Association of Recyclers and Traders of Second Hand Clothes, Bulgaria

17:00 I Biffins parigini e la raccolta differenziata

Samuel Lecoeur – Presidente Amelior, Francia

17:20 Processi organizzativi del settore del riuso informale, il caso di Skopje

Arijan Toska – MTDCI.net, Macedonia

17:40 Discussione e chiusura Alessandro Stillo – Rete ONU.

fonte: www.ecodallecitta.it

Libero scambio a Palermo. Stillo (Rete Onu): ‘C’è una richiesta di regolamentazione da parte dei partecipanti’














Alessandro Stillo, presidente di Rete Onu, commenta così l’inizio della sperimentazione di un “Mercato dell’usato e del libero scambio nel quartiere Albergheria” a Palermo
05 luglio, 2019
“È il segno della necessita di una regolamentazione che dia modo di far emergere, a certe condizioni, i protagonisti di questo settore”. Alessandro Stillo, presidente di Rete Onu, commenta così l’inizio della sperimentazione di un “Mercato dell’usato e del libero scambio nel quartiere Albergheria” a Palermo.
“L’iniziativa – prosegue Stillo – è il segno che se si vuole governare un territorio bisogna cercare di far emergere in modo positivo queste esperienze, che dal punto di vista ambientale sono sicuramente positive. Un mercato come quello di Palermo, rispetto ad esempio a quello di Torino, si traduce in alcune migliaia di tonnellate annue di merce sottratte ai rifiuti” (il mercato palermitano si svolge tutti i giorni mentre quello di Torino si svolge sabato e domenica NdA).
“Da un altro lato, si tratta di sistematizzare un’esperienza storica, quella del mercato di Ballarò, per quanto riguarda l’usato. Un’esperienza da sempre esistita che viene in qualche modo riconosciuta, regolamentata. Una testimonianza del fatto che in questo settore è chiaro ed evidente che c’è una richiesta di regolamentazione da parte dei partecipanti” ha concluso il presidente di Rete Onu.
fonte: http://www.reteonu.it

Gli “svuota cantine”: a Milano un tavolo per integrarli nella raccolta formale dei rifiuti

L’assessore all'ambiente Granelli apre al confronto con gli operatori informali: “Amsa fa tanto e non si può chiedere di più, ma bisogna evitare il degrado quindi lavoriamo insieme osservando le regole”



















Quale futuro per gli attori dell'economia informale dei rifiuti che dà da mangiare a tante persone e limita disagio e povertà? I cosiddetti “svuota cantine”, gli operatori non professionaliche su chiamata passano a ritirare gli ingombranti oppure girano nei quartieri alla ricerca di oggetti e materiali abbandonati, non sono più ignorati dai comuni come qualche tempo fa.
Si tratta di persone che con il loro lavoro evitano lo smaltimento di centinaia di tonnellate di rifiuti e, se regolarizzati, oltre a lavorare con maggiore dignità e tutele potrebbero garantire introiti consistenti alle casse delle pubbliche amministrazioni. A Milano sarà finalmente avviato un tavolo di lavoro sulla questione, che vedrà confrontarsi operatori informali, il comune e l'Amsa. L'annuncio è stato dato qualche settimana fa al quartiere Giambellino, nel corso del dibattito “Dai rifiuti nascono idee” insieme ad Amsa e all’assessore all'Ambiente, Marco Granelli.
Il mercato dell’usato in Italia è fonte di sostentamento per diverse famiglie, che oltre a garantirsi un reddito onesto riescono a riscattarsi da situazioni di degrado e marginalità. Sono circa 50.000 le micro-attività coinvolte e 80.000 le persone che si adoperano per ridare una nuova vita agli oggetti inserendoli nel circuito del riutilizzo. La stima, tra regolari e non, è stata fatta dalla Rete ONU (Operatori Nazionali dell’Usato) che da tempo denuncia la necessità che le amministrazioni comunali regolarizzino gli operatori informali a fronte di un sistema normativo che negli anni è diventato sempre più rigido.
Quelli che non riescono a formalizzare l’attività continuano comunque a lavorare e spesso utilizzano mezzi di fortuna; non hanno accesso alle isole ecologiche e abbandonano il materiale scartato. L’anno scorso aveva fatto notizia il caso di uno “svuota cantine” a Roma, che era stato denunciato per trasporto e sversamento non autorizzato di rifiuti speciali e al quale era stata comminata una multa di 3.700 euro, oltre al sequestro del mezzo.
 “Il problema non si combatte con le sanzioni. Bisogna offrire delle alternative a chi riesce a vivere di questo lavoro e vuole mettersi in regola”. Lo sostengono Pietro Luppi, direttore del Centro di Ricerca Occhio del Riciclone, e Mario Fedele, presidente del Consorzio Equo.
Le procedure di accesso per diventare operatori professionali sono rigide e i costi da sostenere sono troppo alti rispetto ai guadagni. Ma sempre più amministrazioni comunali riconoscono un ruolo agli informali considerando la situazione di disagio in cui vivono e l’utilità del loro lavoro che sottrae alle discariche e agli inceneritori quantitativi di rifiuti non indifferenti.   
Torino, città pioniera su questo fronte anche se oggi sembra voler tornare sui propri passi, il comune consente a circa 500 operatori di vendere e scambiare oggetti al secolare mercato del Balon, dietro la presentazione di un’istanza e il pagamento di  un contributo per la copertura del canone di occupazione del suolo pubblico, della tassa giornaliera per la raccolta dei rifiuti e di eventuali costi aggiuntivi per la pulizia dell’area. Nel capoluogo piemontese l’economia informale evita centinaia di tonnellate di rifiuti e versa nelle casse della pubblica amministrazione più di 120 mila euro all’anno. (Cfr. Rete ONU e Rapporto Nazionale sul riutilizzo 2018).  
 “Chi raccoglie ferro riesce a viverci e a uscire dalla devianza. Quando un rom ottiene l’autorizzazione la mostra con orgoglio agli altri del gruppo”, dice Mario Fedele, presidente del Consorzio Equo che conta 600 soci91 punti di raccolta autorizzati in tutta Italia e ha all’attivo ben 400 tonnellate di ferro recuperate. “Seguiamo i nostri soci in tutto, dalle pratiche per l’iscrizione all’Albo dei gestori alla tenuta dei formulari e diamo lavoro a tante persone”.
Bisogna abbassare le barriere di accesso per chi vuole svolgere questi mestieri” - dice Pietro Luppi-“la repressione non risolverà il problema degli abbandoni, bisogna, invece, offrire alternative e facilitare l’accesso degli sgombratori ai centri di raccolta comunale”.
Sono tutte questioni aperte che troverebbero le giuste risposte nelle quattro proposte di legge, in esame alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, con contenuti assimilabili che vanno dall’istituzione del Consorzio nazionale del riuso  alla regolamentazione e incentivazione della compravendita dell’usato e un percorso di formazione per gli operatori.
Nell’Unione Europea nel 2014 – spiega Luppi - è stata avviata una riflessione sugli operatori informali. In Serbia nel 2018 l’87% del recuperabile è stato raccolto dagli operatori informali. In America latina gli informali vengono coinvolti nella raccolta dei rifiuti ed è anche previsto un sistema di ricompensa con la formalizzazione delle mance e il “micro-franchising” come sostegno. In particolare in Brasile per fare la raccolta differenziata bisogna necessariamente rivolgersi ai riciclatori informali”. 

La seconda vita delle cose, tema fondamentale per l’economia circolare



Il punto sul riuso e il riutilizzo. Lo scorso 22 novembre 2018, nell’ambito della 24 Ore del Riuso, si sono anche svolti gli Stati Generali sul Riuso. “La seconda vita delle cose oggi è un tema fondamentale nell’ambito dell’economia circolare: riutilizzare le cose prima che vengano a far parte dei rifiuti” ha sottolineato Alessandro Stillo, presidente di Rete ONU. Oggi ci sono tantissimi enti, cooperative, associazioni, commercianti, contoterzisti che operano in questo settore. “Noi li abbiamo radunati insieme e abbiamo anche radunato esperienze in campo italiano e internazionale sia sul riuso, sul riciclo che sulla raccolta differenziata. Oggi infatti – ha sottolineato Stillo – deve esserci un sistema integrato”. E’ la prima volta si trovavano insieme tutti questi soggetti per uno scambio di buone pratiche e anche delle difficoltà che si incontrano. “Per il settore, questo secondo noi, è assolutamente fondamentale per il futuro” ha concluso il presidente di Rete ONU.









fonte: http://tavolodelriuso.it/

ReteOnu: Roma, 4 Aprile: Convegno sul futuro raccolta materiali ferrosi


Il futuro della raccolta dei materiali ferrosi nell’ottica del riutilizzo e dell’economia circolare

4 aprile 2019 – ore 10.00 – 17.00
Presso Comune di Roma – Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute
Viale Manzoni, 16 – Roma
Si terrà il prossimo 4 Aprile 2o19 a Roma, il convegno Il futuro della raccolta dei materiali ferrosi nell’ottica del riutilizzo e dell’economia circolare” promosso dal CONSORZIO EQUO insieme all’ Ufficio Speciale Rom, Sinti e Caminanti, Rete ONU, Croce Rossa Italiana – Comitato Area Metropolitana Roma Capitale, Associazione Italiana Recuperatori Metalli.
L’incontro ha lo scopo di evidenziare il percorso virtuoso di rispetto delle norme e della legalità nella raccolta di rottami ferrosi effettuati dalla comunità Rom.
La giornata vivrà di 2 momenti principali:
Parte prima: la realtà dei conferimenti di rifiuti speciali in impianti di recupero da parte di privati  – Assetto normativo e prospettive di riforma – Stato attuale e possibile evoluzione secondo il modello e la proposta  del consorzio Equo.
Parte seconda: il futuro della raccolta nell’ottica dell’economia circolare, del riuso e del riutilizzo
Per consultare il programma completo cliccare su: Locandina 4 aprile 2019 Il futuro della raccolta materiali ferrosi

fonte: http://www.reteonu.it

Economia circolare: il riuso crea occupazione e ha un importante impatto ambientale

La 24 ore organizzata dal Tavolo del Riuso il 21 e 22 novembre scorso ha registrato un ottimo successo



















Evidenziare il valore economico e sociale e le possibilità di sviluppo del riuso in Piemonte e in Italia nell’ambito dell’economia circolare. Era l’obiettivo della 24 ore organizzata dal Tavolo del Riuso che, il 21 e 22 novembre scorso, ha registrato un ottimo successo di partecipazione.

Il riuso crea inclusione sociale - Le esperienze e le analisi presentate negli “Stati Generali del Riuso” organizzati insieme a Rete ONU dimostrano che il riuso è un settore che crea opportunità di lavoro e di reinserimento sociale attraverso organizzazioni e prodotti molto diversificati, che compongono nel loro insieme una vera e propria filiera del post-consumo. La cooperazione sociale impegnata in attività di riutilizzo impiega, nel solo Piemonte, diverse centinaia di addetti con lo scopo principale di costituire occasioni di lavoro e di inclusione sociale per soggetti altrimenti in difficoltà. Ha la specificità di abbinare attività di recupero e rivendita di beni scartati alla riparazione ed alla produzione di nuovi oggetti derivati dal riassemblaggio del materiale recuperato. Il Tavolo del Riuso dedicherà il prossimo anno a realizzare una ricerca con l’obiettivo di favorire l’ulteriore sviluppo delle imprese cooperative: appuntamento a novembre 2019 per i risultati. I raccoglitori definiti informali stanno cercando, ed in certi casi hanno realizzato, sistemi e modalità adeguate di organizzazione e riconoscibilità, che rispondano al giusto livello di dignità e di interlocuzione sociale. Contribuiscono a rimettere in circolazione centinaia di tonnellate di beni altrimenti destinati alle discariche e costruiscono così anche occasioni di lavoro che favoriscono percorsi di integrazione e di emersione dalla povertà. L’esperienza del mercato di Libero Scambio di Torino, nel frattempo, è diventata un modello per la Città di Palermo dove, al mercato di Ballarò, operano un migliaio di operatori informali, ribadiscono l’obiettivo di dare un’organizzazione al fenomeno e inserirlo in un percorso di legalità. I negozi dell’usato hanno messo in evidenza come i clienti del riuso non siano più semplicemente le persone con basso potere d’acquisto, ma come la clientela sia sempre più varia e attenta ad affermare, anche con gli acquisti, un peculiare stile di vita.

La proposta di legge sul riordino del settore - Nel corso della 24 Ore del Riuso è stato anche fatto il punto dei lavori in Parlamento sul PdL 1065, legge di riordino del settore che è stata incardinata in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. L’obiettivo della legge è innanzitutto quello di riconoscere la valenza ambientale e occupazionale del settore e di consentire agli operatori di agire in piena legittimità e legalità. Ricordiamo che al momento mancano anche i codici Ateco che consentono di operare nel settore del commercio di beni usati con pieno riconoscimento legale.

Dai vantaggi ambientali a quelli occupazionali - Le pratiche organizzate di riuso rappresentano un vantaggio ambientale enorme, che sottrae dallo smaltimento almeno mezzo milione di tonnellate di materiali ogni anno. Le ricerche presentate hanno messo in evidenza che almeno altre 600.000 tonnellate di materiali potrebbero essere riutilizzati se venisse praticata la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti urbani. Dal punto di vista economico, il mondo del riuso coinvolge almeno 50.000 attività, 80.000 persone impiegate e un volume di scambi che cresce di anno in anno (dati Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2018).

fonte: http://www.e-gazette.it

24 ore per raccontare il valore e le potenzialità del Riuso nell'economia circolare

24 ore per raccontare il valore e le potenzialità del Riuso nell'economia circolare















“I rifiuti sono il simbolo delle disfunzioni del sistema che abbiamo costruito: un sistema che sottrae risorse al pianeta, le trasforma e le getta via a ritmi sempre maggiori. Questo meccanismo di economia lineare crea da un lato un consumo di materie prime molto superiore alla capacità rigenerativa del Pianeta, dall’altro un accumulo di materiale indistinto e inutilizzabile, difficile da smaltire.

In un ecosistema che funziona i rifiuti non esistono: gli scarti di un soggetto diventano materia prima e nutrimento di un altro soggetto. Gli escrementi, ovvero i rifiuti del nostro corpo (come quelli di tutti gli animali), diventano nutrimento per le piante. L’ossigeno, il “rifiuto” delle piante nel processo di fotosintesi clorofilliana, diventa un elemento indispensabile per la vita animale. E così via.

Cicli produttivi e rifiuti sono temi quanto mai intrecciati: perché non è più immaginabile creare qualcosa senza porsi il problema di come questo qualcosa si integrerà all’interno dell’ecosistema una volta svolta la sua funzione primaria.”

È con queste considerazioni che inizia il documento 2040 su “Cicli produttivi e rifiuti” realizzato da Italia che Cambia insieme agli attori italiani del cambiamento in questo settore.

Una considerazione essenziale che troviamo anche alla base del “Tavolo del Riuso”, nato nel 2016, su stimolo della Compagnia di Sanpaolo, per aggregare alcune tra le esperienze più significative dell’area metropolitana torinese (associazioni culturali, cooperative sociali, testate giornalistiche), che si occupano di ambiente o che svolgono funzioni preziose nel contesto dell’economia circolare.

Sappiamo bene, infatti, che il riciclo è, non a caso, l'ultima delle “tre R” (Riduci, Riusa, Ricicla) da mettere in campo in una gestione virtuosa dei prodotti di consumo. Prima di tutto è necessario un cambio di paradigma che orienti in modo più etico e sostenibile i nostri acquisti.

Delle “tre R” il Tavolo – come riportato sul sito dedicato - ha scelto dunque di lavorare sulla seconda, quella del Riuso, troppo spesso confuso, per errore o semplificazione, con il Riciclo. Il riuso è invece superiore nella “gerarchia dei rifiuti” europea e, grazie alle tecnologie digitali e a nuovi modelli culturali di socialità e di condivisione, è diventato oggi un settore economicamente rilevante, che può generare valore e posti di lavoro. Il riuso va prima capito e inquadrato, in tutte le sue forme: un universo di esperienze talmente vasto e variegato da rendere difficile una sistematizzazione organica e coerente, che possa aiutare a svilupparne le potenzialità.

L’obiettivo del Tavolo del Riuso è creare conoscenza, coordinamento e maggiori sinergie tra gli operatori dei diversi ambiti del riuso, oltre che diffondere buone pratiche di questa attività ecologica, economica e sociale.



Lo scorso anno il Tavolo ha proposto un incontro dal titolo “I volti del riuso”, nel quale ha messo in evidenza quanti e quali siano le opportunità del riuso e il valore che esse hanno per l’economia, l’inclusione sociale e per comunicare uno stile di vita sostenibile.
Quest’anno la “24 ore del riuso” è dedicata a mettere in evidenza il valore del riuso nell’ambito dell’economia circolare e a rappresentare le potenzialità del riuso in Piemonte e in Italia. Un programma di una notte e un giorno, una fashion night e un dibattito; 24 ore per approfondire in modo inedito il riuso. Una maratona dedicata all’aggiornamento, ma anche a scoprire l’evoluzione di questo mondo, sia dal punto di vista organizzativo, che economico e legislativo.



Programma
21 novembre 2018 – Cooperativa sociale Triciclo Via Regaldi 7/11, Torino

HUB ECONOMIA CIRCOLARE presenta Alla scoperta della circolarità
Ore 16-18 Workshop. Riparare per recuperare: la bicicletta
Ore 18,30-19,30 Dibattito. Le 5 R. Scopriamo l’alfabeto della circolarità (riusa, ripara, rigenera, riduci, ricicla).
– Benvenuto da Hub Circolare e da Tavolo del Riuso – Pier Andrea Moiso
– Design e prodotti circolari?- Professor Fabrizio Valpreda, Politecnico di Torino
– Normativa rifiuti e loro recuperabilità – Dott.sa Stefania Alemani, Città Metropolitana di Torino
– Esperienza di impresa La cooperativa sociale Triciclo – Lucia Mason
– Esperienza di impresa Astelav – Giorgio Bertolino
– Esperienza in Francia Assomelior di Parigi-Montreuil – Samuel Le Coeur

Ore 19,30/22
IL TAVOLO DEL RIUSO presenta LA NOTTE DEL RIUSO
Aperitivo di recupero dall’ortofrutta di Porta Palazzo, a cura della Cooperativa Sumisura e delle Sentinelle dei rifiuti. Torino (Eco Dalle Città)
Dj set con vinili provenienti dal Balon. DJ Boogaluke

FASHION NIGHT
Second hands outfit, abiti e accessori usati provenienti dalla raccolta di ViviBalon, Triciclo e Humana People to People Italia Onlus, indossati da personalità del mondo della cultura, della creazione artistica e dell’ecologia.
Con la partecipazione di Collettivo Occasionale Promiscuo

22 novembre 2018 – Collegio Carlo Alberto , Piazza Arbarello 8 Torino

TAVOLO DEL RIUSO e Rete Onu presentano gli STATI GENERALI DEL RIUSO
Ore 10 Accoglienza
Ore 10,30 Saluti introduttivi: Pier Andrea Moiso, Coordinatore Tavolo del Riuso Piemonte; Alessandro Stillo, Presidente Rete Onu (Operatori Nazionali dell’Usato)
Ore 10,45 Le sfide della cooperazione sociale piemontese sul Riuso, Antonio Castagna, Tavolo del Riuso
Ore 11,15 Waste Pickers in Italia e nel mondo/Alessandro Stillo, Presidente Rete Onu; Massimo Castiglia – Presidente I Circoscrizione Ballarò, Palermo; Aleramo Virgili, Rete di Sostegno ai Mercatini Rom, Roma; Mauro Fedele, Consorzio Equo, Piemonte-Italia; Sonja Barbul, Papusza, Austria
Ore 12,00 Coffee Break
Ore 12,15 Presentazione Progetto di Legge sul Riutilizzo (PdL1065/2018), Onorevole Stefano Vignaroli, Commissione Ambiente Camera dei deputati
Ore 12,45 Domande dal pubblico
Ore 13,00 Conclusione di Pier Andrea Moiso
Pranzo
Ore 15,00 Presentazione del Rapporto nazionale sul riutilizzo, Pietro Luppi, Occhio del Riciclone
Ore 15,30 Riuso e vita quotidiana. Alessandro Giuliani, Mercatopoli
Ore 15,45 L’impronta ambientale del riuso. Sebastiano Marinaccio, Mercatino srl. Case history dell’usato
Ore 16,15 Riconvertire l’economia con il riuso. Giorgio Bertolino, Astelav
Ore 16,45 Riuso e solidarietà. Renato Conca, Cooperativa ManiTese Onlus; Alessandro Strada, Humana People to People Italia Onlus
Ore 17,15 Discussione e approfondimenti con il pubblico
Ore 18,00 Conclusioni Alessandro Stillo e PierAndrea Moiso



fonte: http://piemonte.checambia.org