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Presentato il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021

Mercoledì 30 giugno si è svolto in occasione dell’evento “Spritz For Future Day”, promosso dal Tavolo del Riuso di Torino e Piemonte e sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, il “Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021”

















Mercoledì 30 giugno si è svolta in occasione dell’evento “Spritz For Future Day”, promosso dal Tavolo del Riuso di Torino e Piemonte e sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, la presentazione del “Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021”.

Rete ONU ha sostenuto e arricchito con le esperienze di molti suoi soci la realizzazione di questa edizione del Rapporto insieme a Labelab: mai come quest’anno il Rapporto, da sempre strumento di conoscenza, riflessione e promozione del settore del riutilizzo in Italia, diventa non solo utile ma indispensabile, in una situazione complessa come mai prima.

La pandemia e i conseguenti lockdown hanno inciso profondamente sulle attività di riuso di fiere, mercati, operatori informali, esercenti, conto terzisti, ambulanti, cooperative, aziende: le attività sono rimaste chiuse a lungo, i settori strettamente connessi con la raccolta rifiuti, ad esempio la raccolta del tessile hanno dovuto affrontare problematiche complesse, i ristori hanno sostenuto solo alcune categorie di riutilizzatori e, per contro, ogni qual volta l’allentamento delle misure anti Covid-19 lo permetteva, abbiamo visto una ritrovata vitalità degli operatori e un’attenzione crescente del pubblico dei consumatori.

La crisi economica e l’attenzione crescente alla sostenibilità e in genere alle tematiche di salvaguardia dell’ambiente spingono ogni giorno gli italiani ad acquisti consapevoli, più economici e più responsabili, e l’usato svolge un ruolo fondamentale.

La promozione ed espansione del riutilizzo è una sfida innanzi tutto culturale, lanciata all’opinione pubblica, che dimostra ogni giorno di riconoscere e sostenere il settore attraverso i suoi consumi consapevoli, e contemporaneamente è un pungolo alle istituzioni nazionali e locali, ai decisori politici, a tutti coloro che con provvedimenti, delibere, decreti attuativi, leggi, possono e devono accompagnare le pratiche di riutilizzo e di end of waste perché si diffondano maggiormente e si rafforzino dove già presenti.

E’ il grido di dolore di un settore in espansione, che rappresenta la R più importante (dopo la Riduzione) nella gerarchia conclamata dell’Unione Europea e ancor di più della sostenibilità globale: abbiamo bisogno di una legge di riordino del settore, di cui giacciono in Parlamento almeno tre versioni ugualmente interessanti e ricomponibili senza grandi sforzi, di decreti attuativi delle Direttive europee assorbite dalla nostra legislazione, non ultima la Legge 116 dello scorso anno dedicata alla Responsabilità Estesa del Produttore, di chiare procedure per l’end of waste.

Il Rapporto Nazionale ci presenta un quadro del settore variegato e positivo, in grande e veloce movimento, in cui si moltiplicano esperienze innovative e sperimentali in campi che vanno dall’abitare al trattamento del tessile, dalla raccolta dei libri usati alla solidarietà e che vedono in campo giovani professionisti in tutta Italia.

Le imprese e in modo particolare le imprese sociali esplorano svariati terreni e opportunità di investimento e sviluppo, il corto circuito con le esperienze e le pratiche solidali allarga e rafforza la reputazione del riuso nel nostro paese, restituendoci la rappresentazione di un settore importante, in crescita, in linea con le aspettative e le richieste di uno sviluppo sostenibile, con mille idee e opportunità.

Alessandro Stillo, Presidente di Rete ONU (Operatori Nazionali dell’Usato)

Scarica il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021







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I materiali di scarto? Sono gioielli preziosi

Tonnellate di oggetti gettati via ogni anno in Italia hanno ancora grandi potenzialità per una seconda vita. Con creatività e tecniche artigianali, alcune realtà italiane recuperano materiali di scarto per la creazione di gioelli e accessori unici e personalizzabili. Nuova utilità a RAEE, carta e cartone, e piccola oggettistica inutilizzata. Le storie dell'Atlante Italiano dell'Economia Circolare.










Le case di tutti noi sono piene di oggetti inutilizzati, o inutili, che occupano cassetti, mensole e armadi. Li teniamo lì ma sappiamo bene che molto probabilmente avranno come destinazione il cassonetto che, secondo il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2018 di Occhio del Riciclone e Utilitalia, accoglie ogni anno 600 mila tonnellate di oggetti potenzialmente riutilizzabili. Per alcuni beni si prova la vendita presso mercatini dell’usato o piattaforme online, ma non tutto ha un valore se venduto così com’è. C’è chi per competenza e creatività riesce a dare seconda vita a molti degli oggetti che definiamo inutili. L’Atlante Italiano dell’Economia Circolare raccoglie alcune realtà che da scarti di oggetti della nostra quotidianità riescono a trarre nuovo valore e utilità trasformandoli in accessori e gioielli unici. La produzione artigianale valorizza i materiali di scarto rendendo ogni creazione diversa dall’altra: l’artigiano in questo contesto può non seguire uno schema di progettazione standard ma può personalizzare l’accessorio in base a quello che ha a disposizione e alle richieste del cliente, utilizzando la propria creatività per dare forma a un prodotto unico che riduca a zero gli sprechi.
Dal computer o frullatore che hai buttato un accessorio che completa il tuo outfit

A promuovere una seconda vita degli oggetti di scarto l’ingegno nei prodotti Midorj, realtà classificabile tra quelle dedite al riuso creativo di ciò che è destinato a discarica. In questo caso parliamo di rifiuti speciali elettrici e elettronici (RAEE) le cui componenti rappresentano il fulcro dei gioielli del laboratorio. Secondo il Centro di Coordinamento RAEE (CDCRAEE) in Italia la raccolta dei RAEE domestici ha toccato le 365 mila tonnellate nel 2020, un dato che supera la soglia del 2019 (+6,4%). Parliamo di un tipo di rifiuto che spesso racchiude ancora grandi potenzialità per un secondo riutilizzo nei settori più affini, come ad esempio l’elettronica, e in chiave di right to repair potranno essere centrali nel permettere a tutti i cittadini europei di avere a disposizione componenti sostitutive per riparare i propri apparecchi elettronici malfunzionanti. Con Midorj le piccoli componenti delle apparecchiature elettroniche trovano un’altra destinazione che comunque conferisce loro una vita più lunga e valorizza in maniera creativa il loro aspetto originale. Le capacità artigianali dell’artista si uniscono ai principi dell’economia circolare in un progetto dove parti elettroniche obsolete o di scarto vengono incastonate in modo creativo all’interno di una resina certificata che impedisce il loro deterioramento e la fuoriuscita di liquido dannoso. Questi piccoli elementi elettronici sono poi assemblati e abbelliti da profilati metallici industriali di recupero in ottone e acciaio che Midorj raccoglie da piccoli artigiani locali. La realtà ha infatti l’ambizione di creare una rete con gli artigiani locali e con chi si occupa del recupero di RAEE. Oltre alla progettazione di creazioni in cui si estende la vita di componenti elettroniche di scarto, Midorj riflette sull’importanza di prendersi cura dei prodotti che acquistiamo tramite una manutenzione costante che permetta di conservare intatta la loro bellezza nel tempo. Lo fa offrendo consigli su come trattare e pulire l’accessorio e mettendo a disposizione per ogni acquisto un panno dedicato alla manutenzione.

Da un borgo unico come Calcata, Lazio, arriva la storia di La Cartonera. Dalla creatività di un grafico nascono gioielli e accessori fatti a mano utilizzando carta e il cartone usato che comunemente troviamo nelle nostre case. Parliamo quindi di buste, cartoni delle uova, rotoli finiti di carta da cucina e carta igienica: questo specifico materiale che butteremmo nella raccolta differenziata della carta offre infatti infinite possibilità di lavorazione. Però invece di finire nel cassonetto, tutti gli scarti trovati dall’artista vengono messi da parte. La raccolta differenziata di carta e cartone ha toccato i 3,5 milioni di tonnellate nel 2019 in Italia, la seconda frazione più raccolta dopo l’organico, ma il settore stesso rappresenta un caso positivo sul territorio con un tasso di circolarità, ovvero l’utilizzo di fibre da riciclo nella produzione cartaria, pari al 60%. Dei buoni traguardi, ma se si vuole seguire la gerarchia dei rifiuti stabilita dalla Direttiva 2008/98/CE al riciclaggio si dovrebbe preferire la prevenzione del rifiuto o il suo riutilizzo, e nel suo piccolo l’attività della realtà di Calcata segue questo schema. Il materiale di scarto è impreziosito con vernici ad acqua e impermeabilizzato con un prodotto per il legno atossico, quindi gli accessorio puntano a essere totalmente sostenibili. Altra caratteristica circolare a cui l’artigiano ha pensato sin dal tavolo di progettazione è la scomponibilità degli accessori: il 95% del materiale è carta e cartone, il restante sono colla, metallo e corde sintetiche che sono assemblati in modo tale che sia facile il conferimento dei diversi materiali nella raccolta differenziata quando si deciderà di non utilizzare più la creazione.

Caccia al tesoro tra mercatini e oggetti dimenticati

Le tecniche artigianali più svariate sono utilizzate da Davanti agli Elefanti, atelier creativo nella città di Bologna. Il laboratorio crea pezzi unici di design e gioielli costituiti da materiali di recupero e oggetti inutilizzati, a cui viene dato nuovo valore e utilità in maniera creativa. Gli oggetti scovati e ricercati in mercatini dell’usato, mercerie dismesse o dimenticati nelle soffitte, vengono assemblati e lavorati in maniera armonica tramite la lavorazione dei metalli, la decorazione pittorica e il ricamo, in modo tale da creare prodotti unici che diano dignità a materiali scartati. Le creazioni sono costituite per il 90% da questi materiali che vengono recuperati prevalentemente localmente, per portare avanti un’attività che sia il più possibile attenta a ridurre il proprio impatto sull’ambiente. L’elemento che sicuramente accomuna le tre realtà sono le storie di tre donne che son riuscite a fare di qualcosa che tutti comunemente consideriamo senza valore, quindi un rifiuto, la base per un’attività lavorativa in cui possano valorizzare non solo i materiali di scarto ma anche le capacità e la creatività unica che le caratterizza.

fonte: economiacircolare.com

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Studenti e sarte si incontrano e ridanno vita ai vecchi jeans

Rigenerazione tessile e rafforzamento del tessuto sociale, attraverso il coinvolgimento di una rete di attori locali. Sono queste le caratteristiche del progetto RicuciTò che ha visto gli studenti del Politecnico di Torino lavorare insieme alle donne della Sartoria Sociale Gelso per ridare vita a vecchi jeans realizzando ciabatte e presine.















Da quello che era uno scarto può nascere qualcosa di nuovo, utile e capace di dare un valore aggiunto ad un'intera comunità. È da questo presupposto che ha preso vita il progetto RicuciTò promosso da HUMANA People to People ItaliaSartoria Sociale Gelso e Occhio del Riciclone. L'iniziativa ha coinvolto gli studenti del Politecnico di Torino ed è stata finanziata grazie al bando AxTò – Azioni per le periferie torinesi sostenuto dal Comune di Torino.
Grazie alla progettazione creativa degli studenti del corso di Design II del Politecnico di Torino, le sarte della Sartoria Sociale Gelso (Cooperativa Patchanka) con il loro laboratorio presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno hanno ridato vita a vecchi jeans realizzando ciabatte e presine da cucina comode, pratiche ed ecosostenibili. Due originali prodotti realizzati anche grazie al supporto tecnico offerto dalla Cooperativa Sociale Occhio del Riciclone.


«Un “rigenerare vita” che ben si coniuga con il desiderio di chi cerca di rinascere attraverso un lavoro giusto e dignitoso. Le donne della Sartoria Gelso in questo ci credono e dalle loro mani escono manufatti ricchi della loro esperienza e di valore umano», afferma Elisabetta De Leo della Sartoria Sociale Gelso.
«Il progetto – ha spiegato Laura Di Fluri di HUMANA People to People Italia - nasce dal desiderio di applicare un modello innovativo di economia circolare e collaborativa nell’attività di recupero del denim, il materiale di cui sono fatti i jeans. Un’iniziativa che declina il valore della rigenerazione a tutto tondo: il rafforzamento del tessuto sociale che passa da un nuovo esempio virtuoso di economia circolare. Un processo e un’esperienza che assumono un significato ancora più preciso se si considera il microcosmo del quartiere di San Salvario, vero e proprio ecosistema in cui si incontrano culture, stili di vita e professionalità diverse, così come esigenze sociali e approcci differenti: un luogo multiculturale per natura».
L’obiettivo di RicuciTò non è dunque solo quello di allungare la vita di un materiale tessile non più utilizzabile ma anche quello di creare nuove sinergie tra diverse realtà del torinese, attraverso l’ideazione e la creazione di un nuovo prodotto di riciclo.
«Dal jeans che si credeva non più riutilizzabile inizia una storia tutta da scrivere che, partendo dall’armadio, arriva e (ri)torna nelle periferie della città… ricucendone il tessuto sociale», scrive HUMANA People to People Italia.


Il progetto, svoltosi da gennaio a settembre, si è articolato in tre fasi:
1. Workshop sulla trasformazione dei materiali e sviluppo di concept creativi
In questa prima fase sono stati coinvolti gli studenti del corso di Laurea in Design e Comunicazione Visiva del Politecnico di Torino: invitati a riflettere sui benefici ambientali e sociali connessi al riutilizzo e riciclo del tessile e alle potenzialità dell’economia circolare, hanno poi elaborato 48 spunti creativi per la successiva realizzazione del prototipo.
2. Realizzazione del prototipo e produzione del prodotto
La Sartoria Sociale Il Gelso, con il supporto tecnico della Cooperativa Sociale Occhio del Riciclone, si è occupata della fase di prototipazione dei due progetti selezionati e di quella di produzione nel laboratorio che gestisce all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, dove sono impiegate tre detenute. Gli studenti del Politecnico durante questa fase hanno incontrato le sarte della Casa Circondariale per un importante momento di scambio e condivisione: creatività e mani, idee e macchine da cucire.
3. Evento di presentazione aperto alla cittadinanza, lancio comunicativo e commercializzazione
L’evento ha l'obiettivo di raccontare il progetto, i partner coinvolti e presentare i prodotti realizzati alla cittadinanza. Contestualmente è prevista la commercializzazione attraverso i due negozi di HUMANA People to People Italia presenti a Torino e la rete di esercizi commerciali individuata nel corso del progetto.


E proprio alcuni giorni fa, domenica 6 ottobre, dalle 11 alle 20 presso il mercato coperto San Salvario Emporium di Torino si è tenuta la mostra di RicuciTò che ha ospitato il confronto aperto tra artisti, illustratori, artigiani e designer provenienti da tutta Italia. “L’occasione ideale per parlare al pubblico di riuso, lotta allo spreco, ciclo virtuoso dei prodotti tessili e solidarietà”, ha commentato Laura Di Fluri.

fonte: http://piemonte.checambia.org/

Ecomondo: Il futuro di vestiti usati e riutilizzo: come governare la transizione


Mercoledì 7 Novembre 2018 - 14:00  - Sala Abete Hall Ovest


Il settore dell'usato e del riutilizzo si appresta a vivere trasformazioni radicali che cambieranno per sempre il volto del mercato. Esperti, stakeholder e player del settore spiegheranno il processo di cambiamento fornendo aggiornamenti sulle ultime novità normative e operative.


Programma
14.00 Introduzione e benvenuto
Pietro Luppi, Occhio del Riciclone
L'usato tra presente e futuro, questioni e scenari
Josep Maria Tost y Borras, Direttore Agenzia Rifiuti della Catalogna e Vicepresidente ACR+
Riorganizzare le raccolte indumenti in vista degli obiettivi 2025
Claudia Strasserra, Bureau Veritas
Evoluzioni dello strumento ESET per la tracciabilità delle filiere dell’usato
Aretha Dotta, Contarina
Un modello integrato per massimizzare il riutilizzo
On. Stefano Vignaroli
Una nuova legge per l’usato e il riutilizzo
Alessandro Strada, Humana People to People Italia
Vestiti usati, mercato mondiale e punti di equilibrio
Mirko Regazzi, Utilitalia
Linee Guida per le gare di raccolta e recupero abiti usati
Andrea Fluttero, Fise-Unicircular
Verso una democrazia dei consorzi di filiera
Alessandro Stillo, Rete ONU
Informalità ed emersione, da soggetti vulnerabili a soggetti protagonisti

17.30 Ulla Carina Bolin, Humana People to People Italia
Discussione e chiusura
fonte: Ecomondo

Riutilizzo dei rifiuti urbani, un tesoro da 600.000 tonnellate (e da 60 milioni di euro)

Presentato a Roma il Rapporto Nazionale dell’Occhio del Riciclone: il 2% dei beni durevoli e in buono stato potrebbe avere una seconda vita, ma è necessario un quadro normativo che favorisca lo sviluppo delle filiere
















Il 2% della produzione nazionale dei rifiuti urbani potrebbe essere riutilizzato, se solo si trovassero modalità adeguate per reimmetterlo in circolazione. Parliamo di oltre 600.000 tonnellate annue di beni durevoli - mobili, elettrodomestici, libri, giocattoli e oggettistica - in buono stato e facilmente collocabili sul mercato, che invece troppo spesso finiscono in discarica. Lo evidenzia il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo, presentato a Roma e realizzato dal Centro di Ricerca Economica e Sociale “Occhio del Riciclone” in collaborazione con Utilitalia, la Federazione delle imprese italiane dei servizi idrici, energetici e ambientali.  

Uno studio dal quale emerge l’assenza di un quadro normativo chiaro che favorisca la strutturazione di vere e proprie filiere del riuso, così come avviene per tante altre tipologie di rifiuti; andrebbe infatti incentivata la nascita di impianti di “preparazione per il riutilizzo” in grado di funzionare su scala industriale: attraverso un’autorizzazione al trattamento, un impianto potrebbe ricevere rifiuti provenienti dai centri di raccolta comunali e dalle raccolte domiciliari degli ingombranti, per poi reimmetterli in circolazione dopo l’igienizzazione, il controllo e l’eventuale riparazione.  

E invece la mancanza dei Decreti Ministeriali che mettano in chiaro le procedure semplificate per compiere questo tipo di trattamento, comporta svantaggi non solo dal punto di vista etico e ambientale, ma anche economico: parliamo di circa 60 milioni di euro l’anno per lo smaltimento, senza considerare il valore potenziale degli oggetti di seconda mano. “In Italia - spiega Pietro Luppi, Direttore del Centro di Ricerca Occhio del Riciclone - già da tempo si parla di integrare il settore del riutilizzo alle politiche ambientali, e i tempi sembrano maturi perché si arrivi a un punto di svolta a partire dal quale le filiere si articoleranno, struttureranno e regolarizzeranno. Bisogna però insistere sulla professionalizzazione e sulla pianificazione, nella coscienza che il riutilizzo non è un gioco, ma un’enorme opportunità per generare sviluppo locale e risultati ambientali”. 

Le oltre 600.000 tonnellate di rifiuti urbani che potrebbero avere una seconda vita sono un piccolo tesoro che non viene adeguatamente valorizzato; ma va comunque evidenziato che negli ultimi anni sono state messe in campo diverse iniziative lodevoli come le raccolte dedicate e i centri di riuso interni o adiacenti ai centri di raccolta, in grado di intercettare i beni durevoli riutilizzabili. Sono 9 le Regioni - Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Umbria, Abruzzo e Campania - che hanno incluso nella loro pianificazione ambientale l’avvio di centri di riuso, anche se queste esperienze non sono mai pienamente decollate. Sempre più spesso le aziende di igiene urbana, come sottolinea il vicepresidente di Utilitalia Filippo Brandolini, “non si limitano a gestire i rifiuti conferiti dai cittadini ma diventano promotrici di iniziative innovative che, come nel caso del riutilizzo, alimentano filiere ad alto valore aggiunto. Per questo dialoghiamo apertamente con le amministrazioni e il mondo dell’usato per cercare insieme modelli, sinergie e forme e di collaborazione che sappiano promuovere un utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse ambientali ed umane”. 

Eppure ci sarebbe un esempio dal quale partire, anche se non sono mancate le criticità che hanno spaziato dai reati ambientali all’infiltrazione mafiosa: le filiere degli indumenti usati, che nel campo del riutilizzo sono le più articolate e strutturate. Basti pensare che nel 2016 sono state raccolte 133.300 tonnellate di rifiuti tessili, il 65% delle quali è stato riutilizzato (il rimanente 35% è stato avviato a riciclo, recupero o smaltimento); e il potenziale di riutilizzo della frazione tessile sarebbe persino più elevato – fino a 5 kg per abitante – se si riuscisse a comunicare meglio la finalità solidale delle raccolte e la trasparenza delle filiere. Già, la trasparenza: gli operatori sani del settore hanno sollevato da tempo il problema, chiedendo strumenti di controllo più rigorosi e criteri di affidamento del servizio più attenti.  

D’altronde, come evidenzia Alessandro Strada di Humana People to People Italia, “chi dona abiti usati consegnandoli nei contenitori stradali lo fa con intenzioni solidali nell’84% dei casi, e ciò dimostra come il cittadino chieda che le considerazioni di carattere sociale trovino spazio all’interno degli affidamenti del servizio di raccolta differenziata e recupero della frazione tessile”. Utilitalia, Rete ONU e centro Nuovo Modello di Sviluppo hanno aperto un tavolo di confronto con il settore per individuare linee guida finalizzate a prevenire ogni criticità. Quella degli abiti usati, in sostanza, potrebbe fare da apripista per tutte le altre virtuose – e purtroppo, nella maggior parte dei casi, ancora potenziali – filiere del riutilizzo. 


fonte: http://www.lastampa.it

Riuso: allungare la vita agli oggetti farebbe risparmiare 60mln

Il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo avverte: circa il 2% della produzione nazionale di rifiuti è costituito da beni durevoli riutilizzabili 



















Il principio delle 3 R – Riduzione, Riuso e Riciclo – è il perno della moderna economia circolare. Ma se le buone pratiche di riduzione e riciclo hanno fatto parecchia strada nell’informazione pubblica, quelle del riuso sono rimaste più nell’ombra. In Italia si buttano ogni anno 600mila tonnellate di beni potenzialmente riutilizzabili: mobili, elettrodomestici, giocattoli, libri e oggettistica di vario genere ancora in buono stato e facilmente collocabile nel mercato dell’usato.
Per mancanza di informazione da un lato e carenza normativa dall’altro, questi oggetti sono destinati tuttora al cestino dei rifiuti. Uno spreco che costa al sistema paese ben 60 milioni di euro solo in termini di spese di smaltimento.

I dati appartengo al Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2018, presentato ieri a Roma e realizzato da Occhio del Riciclone in collaborazione con Utilitalia, la Federazione delle imprese italiane dei servizi idrici, energetici e ambientali. Il documento mette in luce le potenzialità di una filiera, quale quella dell’usato, all’interno della circualr economy italiana. Filiera che conta oggi diverse iniziative, dai centri regionali del riuso ai moderni sistemi di baratto, dai Repair cafè ai Restart party.


A dominare il settore sono soprattutto i negozi dell’usato conto terzi – una formula praticata soprattutto al Nord e al Centro – e il commercio ambulante. Quello che manca invece è un quadro normativo che disciplini gli impianti di “preparazione per il riutilizzo”, strutture su scala industriale che possano ricevere rifiuti provenienti dai centri di raccolta comunali e dalle raccolte domiciliari degli ingombranti per reimmetterli in circolazione dopo igienizzazione, controllo ed eventuale riparazione.

La fattibilità è già stata dimostrata ma i progetti attendono ancora i DM contenenti le procedure semplificate per compiere questo tipo di trattamento. “In Italia già da alcuni anni si parla di integrare il settore del riutilizzo alle politiche ambientali, e i tempi sembrano essere maturi perché si arrivi a un punto di svolta a partire dal quale le filiere si articoleranno, struttureranno e regolarizzeranno”, commenta Pietro Luppi, Direttore del Centro di Ricerca Occhio del Riciclone – Bisogna però insistere sulla professionalizzazione e sulla pianificazione, nella coscienza che il riutilizzo non è un gioco ma un’enorme opportunità per generare sviluppo locale e risultati ambientali”.


Attualmente il 2% dei rifiuti prodotto a livello nazionale potrebbe essere destinato al riuso. Recuperare questo 2% significherebbe risparmiare quei 60 milioni persi ogni anno, senza contare il valore degli oggetti di seconda mano.
Non mancano, ovviamente, esempi positivi sul territorio, come il progetto “Cambia il finale” di Hera (la multiutility dell’Emilia-Romagna) che è riuscita a riutilizzare 530 tonnellate di beni durevoli in un anno a fronte di un bacino di circa 2 milioni di abitanti, coinvolgendo 25 Onlus e un centinaio di soggetti svantaggiati. “Le aziende di igiene urbana – sottolinea Filippo Brandolini, vicepresidente Utilitalia – svolgono un ruolo cruciale nella transizione verso un’economia circolare. Sempre più spesso, infatti, non si limitano a gestire i rifiuti conferiti dai cittadini ma diventano promotrici di iniziative innovative che, come nel caso del riutilizzo, alimentano filiere ad alto valore (umano, ambientale, economico e sociale) aggiunto”.

fonte: www.rinnovabili.it

Costruire le filiere del riutilizzo- Ravenna 17 maggio

 

 

 

 

 

Workshop C: Costruire le filiere del riutilizzo

in collaborazione con Occhio del Riciclone, Humana People to People Italia, Utilitalia, ECOGDO e Labelab

Workshop C: Costruire le filiere del riutilizzo
Data/Orario
17/05/2017
10:00 - 17:30
Luogo: Sala 4 - Sala Aula Magna - Ordine della Casa Matha

Presentazione e Saluti istituzionali:
Presidente Rete ONU; Cristina Govoni Dirigente Servizio giuridico dell’ambiente, rifiuti, bonifica siti contaminati e servizi pubblici ambientali Regione Emilia Romagna, Roberto Cavallo Comitato Scientifico per il Piano Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti

Mattino (moderatore Tiziano Mazzoni Utilitalia)
  • Karin Bolin, Humana People to People Italia: “Economia circolare e riuso: il connubio tra ecologia e solidarietà”
  • Pietro Luppi, Dir. Centro di Ricerca Economica e Sociale ODR: “Indumenti usati: una filiera virtuosa ma difficile”
  • Alessandro Strada, Humana People to People Italia: “Affidamento dei servizi di raccolta e recupero degli indumenti usati: criticità e opportunità”
  • Claudia Strasserra, Bureau Veritas: “Un codice etico per il settore degli indumenti usati”
  • Pinuccia Montanari, Assessora alla Sostenibilità Ambientale del Comune di Roma, Piano di gestione dei materiali post-consumo di Roma Capitale : iniziative di riuso’
  •  Mirko Regazzi, Direzione Servizi Ambientali, Hera Spa – “Impegno ed esperienze di Hera Spa sul riutilizzo”


Pomeriggio (moderatori Pietro Luppi  – Associazione  Occhio del riciclone e Mario Sunseri – Atia Iswa Italia)
  • Andrea Valentini, Dir. Com. Scientifico Rete ONU: “Preparazione per il riutilizzo: normativa e potenzialità in Italia”
  • Barbara Bovelacci, Techné: “Riutilizzo e Preparazione per il Riutilizzo, figure professionali e fabbisogni formativi”
  • Alessandro Giuliani, Dir. Tecnico Legale Rete ONU: “Fiscalità e riutilizzo: stato dell’arte e proposte degli operatori dell’usato”
  • Roberto Bollettini, Coop. Sociale Hobbit: “La sfida dei centri di riuso: ludicità VS lucidità”
  • Simone Brunetti, SecondLife Italia: “Riutilizzo e Responsabilità Estesa del Produttore: lo stato dell’arte”
  • Barbara Sarnari Svi.med: “ECOGDO: la Prevenzione dei Rifiuti passa dalle GDO”


17:00 – 17:30
Confronto finale


Scarica il programma in formato PDF: Pogramma_Humana_ravenna_17_maggio_2017_Vfinale_ultimo

fonte: http://www.labelab.it/ravenna2017