Serve una svolta radicale dei
meccanismi ambientali che ci sovrastano. Servono obiettivi concreti,
efficaci nel breve periodo. Ecco una lista degli interventi da
considerare essenziali per l’Italia e alcuni principi e criteri
operativi. Qualche esempio? Immediata chiusura degli impianti a
carbone, incentivi per il rispamio energetico, interventi per la
rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, ampliamento delle aree protette,
deforestazione zero, promozione di modelli di consumo alimentare sani… Proposte magari incomplete e per alcuni aspetti provocatorie che aiutano tutti però a capire cosa succederà al vertice sul clima di Parigi nei prossimi giorni

Changchun, Cina (fonte huffingtonpost.com)
Nelle ultime settimane il governo italiano dovrebbe aver messo a
punto il documento che la Cop21 ha chiesto di inviare prima dell’inizio
del vertice di Parigi. Il testo non è a nostra conoscenza e quindi
quanto segue è solo esercizio forse potrebbe rivelarsi utile per capire
cosa succederà a Parigi e cosa si dovrà fare come movimenti subito dopo.
Non pensiamo quindi sia possibile indovinare cosa intendono fare il
governo e le forze politiche in vista di una scadenza così importante,
specie dopo i completi fallimenti dei venti incontri internazionali
precedenti, però abbiamo ritenuto opportuno formulare degli
obiettivi molto concreti e
che lascino poco spazio a tentativi di interpretazione o di distorsione
da parte di gruppi di interesse economico. I contenuti derivano dalle
letture fatte e da alcune esperienze di altri Paesi già da tempo
sperimentate (ad esempio in Svezia) e solo in alcuni casi potrebbero
essere facilmente corredati da studi di settore approfonditi. Si è però
cercato di evidenziare i processi e le metodologie da adottare se si
vuole davvero realizzare degli interventi che incidano sui principali
meccanismi di danno ambientale, che siano
efficaci nel breve periodo
e in una prospettiva a più lungo termine e che soprattutto non possano
essere tramutati in corso d’opera in attività apparentemente “green” e
che siano invece solo fonte di profitti che aggravino ulteriormente la
situazione del pianeta.
Si tratta di indicazioni se si vuole a carattere provocatorio, ma che
possono permettere di valutare nelle loro dimensioni reali gli
interventi che tutti i governi dei 195 paesi partecipanti metteranno sul
tavolo delle trattative. Ci è sembrato infatti importante mettere
questi elementi di realtà a disposizione di un pubblico più vasto, che
si troverà a vivere in un mondo molto più difficile da affrontare di
quello attuale, se non riusciremo, nei prossimi pochi mesi o anni, a
imprimere
una svolta radicale e trasformativa ai meccanismi ambientali che ci sovrastano. Come è abbastanza noto, i rapporti degli scienziati dell’Onu (
Ipcc)
insistono perché le emissioni di anidride carbonica non determinino i 2
gradi di aumento del riscaldamento globale, considerato il livello
minimo per non innescare meccanismi climatici fuori da ogni possibilità
di controllo. E invece qualcuno ritiene che questo livello sia stato in
realtà già superato, mentre una prima analisi dei documenti presentati
da un numero cospicuo di paesi (ma non ancora da alcuni dei paesi
maggiori inquinatori) porterebbero a raggiungere in tempi brevi i 2,7
gradi.
Le indicazioni che seguono sono sicuramente incomplete, potrebbero
essere sostituite o integrate da altre ugualmente essenziali e urgenti,
ma soprattutto dovrebbero entrare a far parte di piani esecutivi che
permettano di raggiungere gli obiettivi entro i
cinque anni che
ci separano dal 2020, iniziando la fase di attuazione nel più breve
tempo possibile, escludendo quindi ripensamenti, sostituzioni in corso
d’opera, ritardi che non permettano i completamenti entro il
quinquennio, considerato dall’Ipcc il periodo essenziale di
concentrazione degli interventi, al di la del quale i rischi per
l’umanità diventerebbero insostenibili.
Questa è la lista degli interventi da considerare essenziali per l’Italia,
nella speranza che tutti gli altri paesi abbiano formulato interventi
significati ed efficaci e siano ugualmente impegnati nella loro
realizzazione nel tempo minimo previsto.
1. Immediata
chiusura impianti energetici e di altra natura alimentati
a carbone.
2. Avviare la chiusura delle miniere di carbone esistenti sul territorio nazionale.
3. Individuare i rifornimenti di carbone dall’estero e sottoporli a misure restrittive.
4. Bonificare con urgenza i 44 siti produttivi maggiormente inquinanti.
5. Individuare le industrie con maggiori emissioni di CO2 e definire un programma di interventi per
ridurre drasticamente tali emissioni, anche prevedendo
incentivi per le imprese che realizzano subito tali operazioni.
6. Estendere alle imprese con maggiori consumi di energia le misure già previste in alcune regioni per
favorire il risparmio energetico,
incentivando nel contempo la produzione di impianti e tecnologie
innovative a basso consumo energetico e il loro acquisto da parte di
tutto il settore industriale e dei servizi.
7. Attribuire la massima priorità agli interventi di
rinaturalizzazione sui corsi d’acqua che negli ultimi anni hanno causato i danni maggiori originando esondazioni specie nelle aree urbane.
8. Ampliare in misura consistente le aree protette
sul territorio nazionale e quelle marine, garantendo i mezzi per una
loro gestione corretta protratta nel tempo, favorendo in particolare il
loro adattamento ai cambiamenti climatici.
9. Raggiungere il più presto possibile l’obiettivo netto di
zero deforestazione e zero degrado degli ecosistemi forestali e mantenerlo nel tempo.
10. Ripristinare gli ecosistemi
e i servizi ecosistemici danneggiati, in particolare le aree un tempo
coperte da foreste e boschi, calcolando con precisione il loro apporto
al riassorbimento dell’anidride carbonica entro il 2020.
11. Dare la massima priorità al ripristino degli
ecosistemi e dei loro servizi essenziali per la sicurezza delle risorse
alimentari, idriche ed energetiche, per la resilienza e per
l’adattamento ai cambiamenti climatici.
12. Interrompere la continua frammentazione dei sistemi
naturali di acqua dolce, garantendo in particolare la ricarica delle
falde sotterranee.
13. Ridurre significativamente le immissioni e i materiali di scarto nei sistemi di produzione,
aumentando l’efficienza dell’intera filiera delle forniture alimentari,
massimizzando l’efficienza energetica, idrica e dei materiali, nonché i
processi di riciclo, recupero e riutilizzo, minimizzando le emissioni
dei gas ad effetto serra.
14. Ridurre in tempi stretti
gli inceneritori oggi funzionanti e soprattutto evitare di costruirne di nuovi.
15. Gestire in maniera sostenibile le risorse ittiche,
eliminando la pesca eccessiva delle flotte commerciali, in particolare
la cattura indiscriminata di organismi accidentali (il cosiddetto
bycatch).
16. Ridurre al minimo le ulteriori conversioni di habitat e
la cementificazione dei suoli, verificando rigidamente il rispetto delle destinazioni d’uso, riviste nel senso di un maggiore rispetto dell’ambiente.
17. Ridurre al minimo le dispersioni di acqua,
eliminare le captazioni eccessive, applicare rigide misure di sicurezza
che migliorino la qualità dell’acqua.
18. Aumentare la percentuale di energie rinnovabili tra le fonti di energia complessiva, fino a raggiungere almeno il 45% entro il 2020, il 60% entro il 2040 e il 100% entro il 2060.
19. Modificare i modelli di consumo energetico, riducendo la domanda di almeno il 20% entro il 2020.
20. Promuovere modelli di consumo alimentare sani, riducendo al minimo lo spreco di cibo da
parte di venditori e consumatori e bilanciando l’apporto proteico
secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
21. Attribuire la massima priorità a tutte le produzioni biologiche
e alle coltivazioni con metodi alternativi più rispettosi per
l’ambiente, precisando subito gli obiettivi da raggiungere in ogni
regione, per estensione e tipo di prodotto, a partire dalle semine del
2016.
22. Perseguire stili di vita nei nuclei familiari a bassa impronta ambientale e
incidere fortemente sui consumi collettivi nelle aree urbane al disopra
di una certa dimensione, adottando nel più breve tempo possibile e
comunque molto prima del 2020, metodi alternativi di produzione e di
consumo nelle abitazioni, nella mobilità e nella gestione dei servizi.
23. Assegnare un valore alla natura, facendo rispettare
un sistema onnicomprensivo e socialmente accettato per misurare il
valore economico e non economico del capitale naturale, integrando tali
indicatori in tutte le scelte, le priorità e le urgenze delle politiche
economiche e delle imprese ben prima del 2020.
24. Sostenere e incentivare la conservazione dei beni naturali,
la gestione delle risorse e le politiche dell’innovazione, eliminando
tutti i sussidi, in particolare quelli che sostengono l’impiego dei
combustibili fossili e le pratiche agricole, forestali e di pesca non
ecologiche.
25. Aumentare al
massimo livello e in tempi brevi tutte le forme di partecipazione
informata e dal basso alle decisioni in materia di rispetto dei
meccanismi biologici e dell’ambiente nel suo complesso, garantendo la diffusione delle conoscenze in tutte le fasce sociali.
In ogni caso, ci sembra importante sottolineare l’esigenza di mettere a punto e avviare la realizzazione di una
organica politica di interventi
che il governo italiano si dovrà impegnare a realizzare con tempi,
scadenze e modalità organizzative mai prima sperimentate, in particolare
adottando modelli di monitoraggio continuo e di controlli sulla
efficacia e l’efficienza delle operazioni.
Abbiamo quindi ritenuto utile evidenziare
alcuni principi e criteri operativi
che dovrebbero presiedere al faticoso e urgente lavoro di selezione e
adempimento di impegni che saranno sottoposti alla occhiuta vigilanza
delle organizzazioni internazionali. Esse dovranno monitorare il lavoro
di una molteplicità di paesi e di enti operativi, e ciò potrà avere
effetti globali positivi solo se ciascun centro decisionale avrà
realizzato tutti suoi obiettivi.
Anche questi criteri sono puramente indicativi e dovranno essere esplicitamente adottati dal governo responsabile:
a) Per ogni attività o intervento
dovranno essere valutate ed esplicitate le capacità di incidere sulle
emissioni di gas serra e di modificare i meccanismi di danno ambientale,
valutando anche in termini quantitativi i risultati attesi entro il
2020 e in tempi più lunghi.
b) Per ogni attività o intervento dovranno essere valutati in anticipo
tutte le conseguenze e gli effetti che possono produrre in altri
settori, territori e meccanismi ambientali.
c) Saranno inoltre considerate prioritarie le iniziative che
contemporaneamente migliorano le condizioni di vita e la salute di un
numero consistente di cittadini.
d) Elemento di priorità sarà anche costituito dalla possibilità di
creare un numero significativo di posti di lavoro qualificati con
contratti a tempo indeterminato.
e) Altro fattore da tenere presente è la possibilità di far realizzare
le attività previste da imprese cooperative, a statuto ordinario o non
profit, che non hanno mai danneggiato l’ambiente e che possono
continuare ad operare nel massimo rispetto delle esigenze ambientali del
territorio.
f) Ogni intervento, anche se di piccole dimensioni, deve rappresentare
un primo passo di una strategia di azione di breve periodo, che sia cioè
parte di una azione integrata che in pochi anni( 2 o 3), perverrà ad
eliminare un settore o una zona ad alto inquinamento.
g) Infine, tutti gli interventi selezionati dovranno essere avviati e
completati contemporaneamente nei periodi previsti, in modo da superare
una soglia di massa critica che permetta la completa eradicazione dei
meccanismi di danno ambientale affrontati.
In pratica,
non possono più essere tollerati interventi saltuari, frammentati,
sotto dimensionati o lasciati incompiuti, oppure che perseguono un solo
obiettivo, lasciando in scopertura ancora una volta le esigenze
complessive del pianeta o della popolazione mondiale. Inoltre gli
interventi massicci che devono assolutamente essere realizzati nei pochi
anni che ci separano dal 2020 – e destinati a bloccare la spirale in
aumento dei danni arrecati al clima e all’ambiente – dovranno continuare
ad essere realizzati nei decenni successivi per eliminare radicalmente
le attività svolte ai danni del pianeta e per metterci in grado di
accogliere una popolazione sicuramente in aumento.
Alberto Castagnola
Economista, da sempre attento ai temi ambientali, si definisce obiettore di crescita
fonte: http://comune-info.net
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