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Le microplastiche nel fiume Po

 



La situazione per la presenza di plastica e microplastica nel fiume Po non è critica. Le azioni che hanno portato a questo risultato sono state l’incremento dei depuratori e della raccolta differenziata dei rifiuti.
Queste le conclusioni delle misure effettuate nell’ambito del progetto Manta river project. L’indagine è stata condotta dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, Ministero dell’Ambiente, Università La Sapienza di Roma, Arpae Struttura oceanografica Daphne e l’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo).

I 4 punti di monitoraggio da cui sono stati prelevati i campioni di acqua corrispondono alle sezioni idrauliche di Isola Serafini (PC), Boretto (RE), Pontelagoscuro (FE) e Po di Goro-Delta (RO).

L’analisi ha definito la provenienza della plastica rinvenuta come segue:
25% materiale di imballaggio di origine industriale
11% sorgenti civili
64% scarichi di depuratori e agricoltura.

Approfondimenti




fonte: www.snpambiente.it

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Un Po di plastica

Sono più di 11.000 i frammenti in plastica, di piccole dimensioni, 5 mm e 11 mg di peso, che il Po trascina in mare ogni secondo





















Ci sono ormai diversi studi che dimostrano come molta della plastica presente nei mari provenga dall'entroterra, trasportata dai fiumi.
Secondo lo studio “Un Po di plastica”, condotto grazie all’evento sportivo e di sensibilizzazione ambientale “Keep Clean and Run”, ogni secondo il Po riversa in mare 11.107 frammenti di plastica di dimensione media intorno ai 5 mm e dal peso medio di 11 mg, questo quanto emerge dal report realizzato da AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale) in collaborazione con ERICA Soc. Coop. e European Research Institute (ERI).
In occasione dell'iniziativa "Il Po d'amare" promossa da Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Corepla e Castalia, sono stati raccolti 92 kg di plastica in 4 mesi, frammenti di grosse dimensioni (macroplastica).
Attraverso i 6 campionamenti di acqua del Po, invece, è stato possibile determinare la quantità e la qualità delle microplastiche presenti nell'acqua del più importante fiume italiano, che trascina in media 13,76 tonnellate di microplastiche ogni giorno, che equivalgono a 5.021 tonnellate ogni anno.
I campioni di plastica analizzati e studiati sono stati 95:
  • 6 di dimensione inferiore a 1 mm
  • 61 di dimensione tra 1 mm e 5 mm
  • 26 di dimensione compresa tra 5 mm e 15 mm.
Nell'infografica sottostante i risultati del campionamento.
Un pò di plastica
fonte: http://www.arpat.toscana.it/

Contaminato da pesticidi il bacino del Po che rifornisce 20 milioni di persone




















Il bacino demografico dipendente dalle acque del Po, corrispondente a circa 20 milioni di persone, attinge da falde contaminate da pesticidi. Il dato allarmante giunge dall'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

A confermarlo è poi il rapporto European Waters secondo cui un terzo delle falde acquifere in Italia è in pessime condizioni: solo il 58% di quelle sotterranee sono in buono stato, contro la media Ue del 74%, di cui il 34% è considerato “povero”, ovvero bisognoso di interventi per migliorarne la struttura chimica.

Il caso più grave è rappresentato proprio dall’acqua del Po, arteria principale del Paese. “Quando i pesticidi giungono in falda, il processo di deterioramento si annulla, facendo sì che la contaminazione difficilmente possa essere rimossa”, spiega a Il Fatto Quotidiano Pietro Paris, responsabile della Sezione Sostanze Pericolose dell’Ispra.

“Dal bacino del Po si riforniscono circa 20 milioni di persone: vivendo, alimentandosi e facendo uso agricolo e industriale dell’acqua sotterranea”. “Abbiamo riscontrato – continua - valori altamente sopra i limiti, sia nel fiume sia nelle riserve del sottosuolo. Prendiamo il caso dell’atrazina, vietata in Italia dal 1992: la concentrazione di questo erbicida è contenuta in superficie, mentre i dati riguardanti la falda evidenziano un tasso superiore di ben quattro volte rispetto ai limiti di legge”.

“Nonostante i report dell’Ispra, siamo arrivati al punto che in molte regioni ci sono stati casi dove è stata distribuita a centinaia di migliaia di persone acqua rivelatasi poi contaminata da sostanze che in realtà non venivano nemmeno cercate”, commenta Augusto De Sanctis, attivista Forum H2O.

“I dati sui pesticidi sono solo la punta dell’iceberg di una situazione di vasta compromissione. Molte molecole nelle acque di falda non vengono neanche cercate: con il risultato di falde che presentano livelli di compromissione milioni di volte oltre i limiti di legge. Perché non si interviene? Semplice, i vincoli ferrei bloccherebbero le fabbriche, lo spargere dei pesticidi e la realizzazione di cave”.

“Del problema del Po, bisogna valutare quanti pesticidi vengono poi realmente analizzati e bloccati prima dell’uscita dai rubinetti. È chiaro che molti pesticidi, in forza di unioni in cocktail chimici, non possono essere individuati e di conseguenza rimossi – afferma Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo, nonché rappresentante Isde (Associazione medici per l’ambiente) – La situazione è drammatica, considerando la letteratura scientifica che riguarda l’esposizione cronica ai pesticidi: assorbendoli dall’acqua, dagli alimenti e dal contatto, siamo giunti oggi a parlare di esposoma, ovvero il fenomeno per cui entriamo in contatto con questi elementi sin dalla nascita. L’esposizione indebolisce i meccanismi di riparazione automatici dei danni al Dna, il che significa più vulnerabilità alle malattie tumorali, a quelle neurologiche, degenerative e, per i bambini, il rischio triplicato di autismo”.

fonte: http://www.informasalus.it

Anche i fiumi sono una minaccia per il mare: il Po riversa 11 tonnellate di plastica al giorno

Il risultato del monitoraggio in occasione del «Keep Clean and Run» lungo il corso d’acqua dalla sorgente alla foce















TORINO. «Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico». Lo dice un proverbio cinese, ma è possibile tentare l’esperimento anche in casa nostra, per esempio lungo le sponde del Po. Il risultato è drammatico. Il nemico in questo caso è la plastica che sta infestando le acque e minacciando l’ecosistema lungo i 652 chilometri del corso d’acqua più lungo d’Italia. Alla foce di Pila (in provincia di Rovigo) ogni minuto il Po scarica nel mare Adriatico oltre 7 chilogrammi di microplastiche (frammenti compresi tra 0,3 e 5 millimetri) che diventano 465 kg all’ora, 11 tonnellate al giorno e più di 4 mila tonnellate all’anno.

fonte: https://www.lastampa.it

Il fiume Po è irriconoscibile: è secco come in piena estate e il letto è una distesa di plastica

Il Po, il grande fiume, versa in uno stato davvero pietoso: è secco come se già fossimo in piena estate e in più, in alcuni punti, il suo letto è una vera e propria distesa di rifiuti di plastica.


















Stanno facendo il giro d’Italia le foto postate su Twitter da Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace, che mostrano la terribile situazione in cui versa il fiume Po’ in Veneto (in realtà estesa anche all'Emilia Romagna).
Sostanzialmente c’è un grave stato di siccità, ancora più serio di quello che solitamente si registra in piena estate ma ciò non basta. Là dove il fiume è completamente secco e rimane solo il letto si nota un pesante accumulo di oggetti di ogni tipo, ovviamente di plastica.
Come ha già dichiarato la Coldiretti:
"la situazione è grave come quella del 2017, uno degli anni peggiori del secolo”
Si fa riferimento in particolare ai danni che la siccità fa sul settore agricolo che è in attesa da tempo di piogge che non arrivano, anzi è previsto un aumento delle temperature e di conseguenza un ulteriore peggioramento del problema.
Nel seguente video potete vedere la situazione del fiume Po’ nella zona di Cremona ripresa da un drone.
Inutile negarlo, i cambiamenti climatici e l’inquinamento di mari e fiumi sono ormai sotto gli occhi di tutti così come è evidente che dobbiamo subito mettere fine all'utilizzo di plastica usa e getta.
fonte: www.greenme.it

In 4 mesi “Il Po d’Amare” ha pescato 92 kg di rifiuti di plastica

Conclusa la sperimentazione dell’innovativa trappola galleggiante per il marine litter sul fiume più lungo d’Italia. L’80% dei rifiuti arrivano dalla terraferma




















Ben 540 kg di rifiuti di cui 92 solo di plastica. Questo il “bottino” pescato in soli quattro mesi, nel Po, dal progetto sperimentale di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla e Castalia. L’iniziativa, ribattezzata con il nome “Il Po d’Amare”, era partita lo scorso luglio con un ambizioso obiettivo: testare sul fiume più lungo d’Italia un innovativo sistema di cattura del marine litter per intercettare i rifiuti prima dell’arrivo in mare. Nel Mediterraneo, infatti, finiscono ogni giorno tonnellate di spazzatura, in gran parte plastica, e i fiumi (insieme agli scarichi urbani) costituiscono la strada principale percorsa da questi inquinanti.

Per dar manforte al fronte della prevenzione, la Fondazione e i due consorzi hanno installato a 40 km dalla foce un sistema di barriere galleggianti (Seasweeper) in grado di trattenere i rifiuti senza interferire con flora e fauna. Il progetto, attuato in collaborazione con l’Autorità di Bacino per il Po, ha dato i risultati sperati come spiega oggi Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile “è riuscito a dimostrare che è possibile intercettare i rifiuti prima che raggiungano il mare e diventino così un grave problema ambientale. Una volta in mare, infatti, i rifiuti a contatto con l’acqua salata, sono difficilmente riciclabili e nello stesso tempo le plastiche si trasformano nelle pericolose microplastiche”.

Da luglio a novembre 2018 le barriere fluviali progettate da Castalia, combinate con l’utilizzo imbarcazioni a pescaggio ridotto (“Sea Hunter”), hanno permesso di recuperare otto grandi sacchi di rifiuti.
La frazione più consistente è costituita dalla plastica, per lo più politilene (PE). Il resto sono scarti vegetali e alcuni contenitori in vetro. Il materiale intercettato è stato quindi inviato al riciclo previa selezione e separazione delle diverse frazioni e il granulato polimerico ottenuto dai rifiuti plastici è stato infine inviato a una azienda inglese per la realizzazione di una casetta rifugio (leggi anche La plastica recuperata dal Po diventa un rifugio ecosostenibile). “Ora – ha proseguito Ronchi – per passare dalla fase sperimentale del progetto ad una operativa replicabile su altri fiumi italiani, sembrerebbe utile introdurre nella legislazione nazionale un riferimento chiaro ed esplicito alla classificazione dei rifiuti presenti nei corsi d’acqua (oltre che nei laghi e nel mare) in modo da superare qualunque possibile incertezza interpretativa”.

Un’esigenza a cui il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa sta cercando di rispondere: “Come sapete siamo ormai prossimi all’arrivo in Consiglio dei Ministri della legge Salvamaredove è prevista la collaborazione dei pescatori per il recupero della plastica in mare, ma posso assicurarvi che stiamo già lavorando affinché sia possibile raccogliere la plastica anche nelle acque dolci.  È un problema che mi sta enormemente a cuore, tutti insieme riusciremo a liberare dalla plastica il mare”.




fonte: www.rinnovabili.it

La plastica recuperata dal Po diventa un rifugio ecosostenibile

I rifiuti plastici raccolti dal progetto “Po d’Amare” si trasformano in pannelli edilizi, utilizzabili per costruire abitazioni d’emergenza a basso costo. Il prototipo in esposizione a Ecomodo




















Il mondo del riciclo tende la mano a quello della solidarietà. È da questo incontro, infatti, che nasce il prototipo di rifugio ecosostenibile e a basso costo presentato in anteprima alla fiera di Ecomondo 2018. Il progetto nasce da un’intuizione di Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta e riciclo degli imballaggi in plastica, che in collaborazione con l’ONG Waste Free Oceans (WFO) ha voluto dare una precisa destinazione ai rifiuti raccolti nelle acque del Po.
Il fiume più lungo d’Italia è da circa tre mesi al centro di una speciale sperimentazione, ribattezzata con il nome “Il Po d’Amare”: a 40 km dalla foce il Consorzio, assieme a Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Castalia hanno messo a lavoro lo Seasweeper, un sistema di barriere fisse galleggianti e di imbarcazioni a pescaggio ridotto per il contenimento e raccolta della plastica riversata nel fiume.

Queste piccole “dighe” catturano i rifiuti nella parte superficiale della colonna d’acqua senza interferire con la flora e la fauna fluviale. La spazzatura recuperata è quindi trasportata presso l’impianto Transeco a Zevio, nel veronese, per una prima separazione e successivamente inviata al centro di selezione D.R.V. (località Torretta a Legnago) associato a Corepla, per un raggruppamento dei materiali plastici nelle diverse frazioni polimeriche.
È qui che entra in gioco la collaborazione con WFO. Dal 2011 l’ONG collabora con aziende di tutto il mondo per trasformare i rifiuti marini in prodotti innovativi e sostenibili che “chiudano il cerchio”. Nel dettaglio, per la realizzazione del rifugio ecosostenibile presentato a Ecomodo, è stato coinvolto il gruppo inglese Protomax Plastics, azienda specializzata nella produzione di lastre dal riciclo di plastiche miste. Corepla ha inviato all’impianto Storm Board di Protomax, i suoi granuli di plastica riciclata provenienti sia dalla tradizionale raccolta differenziata che dal progetto Il Po d’Amare. Lo stabilimento britannico li ha trasformati in pannelli edilizi, resistenti e funzionali, che sono serviti a realizzare una piccola abitazione d’emergenza modulare, facile da montare e smontare.

Il Po d’AMare diventa anche un Po solidale – commenta  Antonello Ciotti, presidente di Corepla – Ci auguriamo infatti che questo progetto sperimentale di raccolta e riciclo della plastica avviato sul fiume Po possa favorire, oltre alla creazione di reti e opportunità per i territori, le imprese e il sapere scientifico, anche un concreto strumento per affrontare situazioni di emergenza. Valorizzando così proprietà ed energie di questo materiale“. Al termine di Ecomondo, i pannelli del prototipo saranno spediti ad Atene, per la realizzazione di un rifugio provvisorio in un campo profughi con l’obiettivo, in futuro, di utilizzare allo stesso scopo i rifiuti plastici prodotti e raccolti nel campo stesso.

fonte: www.rinnovabili.it

Pfas in Adriatico, alta concentrazione nelle vongole


















Alcuni ricercatori dell’Università di Milano, studiando le vongole del mercato ittico arrivate dall’Adriatico, hanno trovato concentrazioni altissime di Pfas e Pfoa. Si tratta di molluschi allevati nel delta del Po. Come scrive Luca Fiorin su L’Arena a pagina 32, i molluschi avevano 31 nanogrammi per grammo di Pfoa. Una presenza 9 volte superiore rispetto a quella rilevata nel 2013 dal Cnr. La Regione Veneto aveva escluso che le sostanze perfluoro-alchiliche fossero presenti in misure rilevanti negli alimenti.
La Regione sta inoltre effettuando uno screening di massa per verificare la relazione tra malattie e presenza di Pfas nell’organismo. Il rischio è che molti bambini di oggi diventino dei giovani o degli adulti con gravi problemi – dice il pediatra Ernesto Burgio – e per questo è necessario ridurre il livello di esposizione già a livello dei feti». «La Regione controlla solo le sostanze florurate simili ai Pfas che non vengono più prodotte. É perciò necessario estendere le verifiche» ha aggiunto Stefano Raccanelli, consulente di inchieste giudiziare sui Pfas.
fonte: www-vvox-it

Rifiuti marini: presentato il progetto Il Po d'Amare

Antonello Ciotti, presidente di Corepla, presenta Il Po d'AMare, progetto sperimentale di prevenzione dei rifiuti marini con interventi di raccolta sul fiume Po e il recupero della #plastica