Visualizzazione post con etichetta #RicercaSviluppo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #RicercaSviluppo. Mostra tutti i post

ENEA: produrre idrogeno e ossigeno dall’acqua con il Sole

 








Produrre idrogeno ed ossigeno attraverso la decomposizione termica dell’acqua realizzata con l’energia solare. Questo l’oggetto del nuovo brevetto nato nei laboratori dei Centri Ricerche ENEA di Frascati e Casaccia con il coinvolgimento di ricercatori dei dipartimenti di “Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare” e di “Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili”.

“Nella decomposizione termica la molecola dell’acqua è scissa ad alta temperatura direttamente in idrogeno ed ossigeno che devono poi essere opportunamente separati. Con l’utilizzo di processi tradizionali ciò avviene a temperature tanto alte da rendere non praticabile questo processo”, spiega il ricercatore ENEA Silvano Tosti.

Per ovviare al problema delle alte temperature il brevetto propone un innovativo reattore a membrana costituito da una camera di reazione dove sono presenti contemporaneamente due tipi di membrane: una in tantalio per separare l’idrogeno ed una in materiale ceramico per separare l’ossigeno.

“In questo modo riusciamo a produrre con 500 °C in meno la stessa quantità di idrogeno e ossigeno di un reattore tradizionale”, aggiunge Tosti.

L’altra innovativa proposta consiste nell’unire questo reattore a membrana ad impianti solari a concentrazione, in grado di fornire calore ad alta temperatura, rendendo così possibile la produzione di idrogeno direttamente dall’energia solare.

“La produzione diretta di idrogeno dal Sole rispetto ad altri sistemi, come ad esempio l’accoppiamento di solare fotovoltaico con elettrolizzatori alcalini, è di grande interesse per la realizzazione di una catena energetica green ed è caratterizzata dal raggiungimento di elevate efficienze energetiche e da costi di investimento contenuti sia in applicazioni stazionarie, come utenze elettriche civili ed industriali, sia in quelle mobili come i veicoli elettrici”, conclude Tosti.

Un altro settore interessato da notevoli ricadute è quello della produzione di gas puri, in questo caso idrogeno ed ossigeno, che possono trovare impiego nella chimica fine, nella farmaceutica, e nell’industria elettronica. L’ulteriore sviluppo di questo tipo di reattore potrà beneficiare dei progressi tecnologici dei sistemi solari ad alta temperatura e dei materiali per alti flussi termici.


fonte: www.italicom.net


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Batterie per veicoli elettrici, l’Ue approva un sostegno pubblico di 3,2 miliardi di 7 Stati membri e c’è anche l’Italia

Progetto paneuropeo di ricerca e innovazione. Patuanelli: «Un passo importante nella direzione del rafforzamento di una comune strategia industriale europea»






















La Commissione europea ha approvato un importante progetto di comune interesse europeo (“IPCEI”), notificato congiuntamente da Italia, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Polonia e Svezia per sostenere la ricerca e l’innovazione nel settore prioritario comune europeo delle batterie e in una nota spiega che «I sette Stati membri erogheranno nei prossimi anni finanziamenti fino a circa 3,2 miliardi di € a favore di tale progetto che ci si aspetta possa mobilitare 5 miliardi di € supplementari di investimenti privati. Il completamento del progetto nel suo insieme è previsto per il 2031 (con un calendario diverso per i singoli sottoprogetti)».
Il progetto coinvolgerà 17 partecipanti diretti (per l’Italia Solvay, Endurance, FAAM, Enel X, Kaitek), soprattutto industrie, alcune delle quali con attività in più di uno Stato membro. I partecipanti diretti collaboreranno strettamente tra loro e con oltre 70 partner esterni, quali piccole e medie imprese e organismi pubblici di ricerca di tutta Europa.
L’Italia ha chiesto l’autorizzazione a concedere finanziamenti per circa 570 milioni di euro; il Belgio 80 milioni di €; la Finlandia 30 milioni di €; la Francia 960 milioni di €; la Germania 1,25 miliardi di €; la Polonia 240 milioni di € e la Svezia 50 milioni di €. Ma una quota significativa degli utili aggiuntivi realizzati dai partecipanti sarà condivisa con i contribuenti mediante un meccanismo di recupero. In altri termini, se i progetti si riveleranno efficaci, generando entrate nette supplementari al di là delle proiezioni, le imprese restituiranno ai rispettivi Stati membri una parte del denaro dei contribuenti ricevuto.
Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva designata per “Un’Europa pronta per l’era digitale” e Commissaria responsabile per la concorrenza, ha sottolineato che «La produzione di batterie in Europa riveste un interesse strategico per l’economia e la società dato il suo potenziale in termini di mobilità pulita e di energia, creazione di posti di lavoro, sostenibilità e competitività. I nostri importanti progetti di comune interesse favoriscono la cooperazione tra autorità pubbliche e industrie di diversi Stati membri per la realizzazione congiunta di ambiziosi progetti di innovazione con ricadute positive per i settori industriali e le regioni. L’aiuto approvato garantirà che questo importante progetto possa essere realizzato senza falsare indebitamente la concorrenza»
i partecipanti al progetto e i loro partner concentreranno il loro lavoro su quattro settori: 1.  Materie prime e materiali avanzati: il progetto mira a definire processi innovativi sostenibili per l’estrazione, la concentrazione, la raffinazione e la purificazione dei minerali al fine di generare materie prime di elevata purezza. Per quanto riguarda i materiali avanzati (come catodi, anodi e elettroliti), il progetto si propone di migliorare i materiali esistenti, o di crearne di nuovi, da utilizzare in celle di batterie innovative. 2,  Celle e moduli: il progetto mira a sviluppare celle e moduli innovativi con l’obiettivo di garantire la sicurezza e le prestazioni necessarie sia per le applicazioni automobilistiche sia per quelle di altro tipo (ad es., accumulatori stazionari di energia, utensili elettrici, ecc.). 3. Sistemi di batterie: il progetto ha l’obiettivo di sviluppare sistemi innovativi di batterie, compresi software e algoritmi per la gestione delle batterie e metodi di prova innovativi. 4  Ridestinazione, riciclaggio e raffinazione: il progetto ha l’obiettivo di mettere a punto processi sicuri e innovativi per la raccolta, lo smantellamento, la ridestinazione, il riciclaggio e la raffinazione dei materiali riciclati.
Secondo il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli. «Con l’approvazione della Commissione Ue del progetto comune promosso dall’Italia insieme ad altri sei Paesi membri si compie un passo importante nella direzione del rafforzamento di una comune strategia industriale europea. L’obiettivo è quello di supportare le imprese nella produzione di batterie di nuova generazione, con ricadute positive sia in termini di sostenibilità ambientale che di competitività del sistema industriale europeo. Grazie a questa misura, l’Italia mette in sicurezza e consolida – con un piano di investimenti tra fondi pubblici e privati di circa 850 milioni di euro – il suo presidio manifatturiero in questo settore strategico».
Alla fine del 2017 la Commissione europea aveva varato la “European Battery Alliance” con gli Stati membri e i rappresentanti dell’industria interessati e nel maggio 2018 aveva adottato un piano d’azione strategico per le batterie e Maroš Šefčovič, vicepresidente della commissione Ue per le relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, ha evidenziato che «I nostri sforzi per dare impulso all’innovazione nell’ambito dell’European Battery Alliance si stanno traducendo nella creazione di forti partenariati industriali. Grazie agli intensi sforzi prodigati da sette Stati membri, dall’industria e dalla Commissione, si sta creando il primo grande ecosistema paneuropeo delle batterie, con progetti all’avanguardia in tutti i segmenti di questa strategica catena del valore. Abbiamo trovato la ricetta giusta per la nostra politica industriale del 21° secolo: una forte cooperazione all’interno del settore industriale, un’azione concertata volta ad accelerare l’innovazione dai “laboratori al mercato”, la combinazione di strumenti finanziari provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato e un quadro normativo proiettato verso il futuro per sostenere un’economia europea più forte e basata sulla conoscenza».
La commissione europea conclude: «La transizione verso la neutralità climatica, anche attraverso una mobilità pulita e a basse emissioni, offrirà notevoli opportunità per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo tecnologico. La domanda di batterie dovrebbe crescere molto rapidamente negli anni a venire. Le politiche lungimiranti in materia di ricerca, sviluppo e innovazione avranno un ruolo fondamentale per consentire all’Europa e ai suoi Stati membri di trarre il massimo vantaggio da questa transizione. Il progetto, che si iscrive in questa serie di iniziative, sostiene lo sviluppo di tecnologie altamente innovative e sostenibili per le batterie agli ioni di litio (elettrolita liquido e stato solido) che hanno una durata maggiore, tempi di ricarica più brevi oltre ad essere più sicure ed ecologiche di quelle attualmente disponibili. Il progetto comporta attività di ricerca ambiziose e rischiose per realizzare innovazioni che vadano oltre lo Stato dell’arte in tutta la catena del valore delle batterie, dall’estrazione e lavorazione delle materie prime, alla produzione di sostanze chimiche avanzate, alla progettazione di celle e moduli di batterie e alla loro integrazione nei sistemi intelligenti, al riciclaggio e alla ridestinazione delle batterie usate. Le innovazioni mireranno inoltre specificamente a migliorare la sostenibilità ambientale in tutti i segmenti della catena del valore delle batterie, con l’obiettivo di ridurre l’impronta di CO2 e i rifiuti generati nei differenti processi di produzione e di mettere a punto processi di smantellamento, riciclaggio e raffinamento sostenibili e rispettosi dell’ambiente, in linea con i principi dell’economia circolare».
fonte: www.greenreport.it

Da Gomma a Gomma: lo pneumatico verde tutto italiano realizzato con materiali riciclati

















Economia circolare è una locuzione che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua ecosostenibilità. Ed è proprio un autentico esempio di come poter mettere in pratica il concetto di Economia Circolare, il nuovo progetto di Ecotyre (il consorzio che si occupa della gestione degli pneumatici fuori uso), da Gomma a Gomma.

Il progetto da Gomma a Gomma

Da Gomma a Gomma  infatti è il progetto di punta del Consorzio – primo in Italia per numero di Soci (quasi 800) e secondo per quantitativi di PFU gestiti (oltre 44 milioni di kg nel 2018) – che, insieme a importanti partner tecnici, ha contribuito a creare il primo nuovo pneumatico verde. EcoTyre, infatti, ha realizzato e già testato sulle strade nuovi pneumatici con, all’interno, un’innovativa mescola derivante da gomma triturata di pneumatici fuori uso.
Grazie al contributo di tutti gli attori della filiera si è arrivati alla produzione degli pneumatici verdi che sono poi stati montati su mezzi della flotta EcoTyre per una serie di test operativi su strada volti a verificare pressione, consumo battistrada, stato generale dello pneumatico, in modalità comparativa rispetto alle gomme tradizionali.

I risultati dei test

I risultati dei test sono stati sorprendenti: dopo aver percorso oltre 1.500.000 chilometri, da aprile 2018 ad aprile 2019 nelle normali condizioni di utilizzo e circolazione su strada, gli pneumatici test montati su 20 camion hanno mostrato caratteristiche di durata e resistenza analoghe, e in alcuni casi migliori, a quelli convenzionali.
I camion hanno montato, da un lato dell’asse trazione, gomme tradizionali e sull’altro pneumatici test contenenti gomma riciclata. Gli pneumatici sono stati testati, quindi, a parità di carico, asfalto e km percorsi e, soprattutto, effettuando trasporti alla massima portata utile, quindi in condizioni di grande stress.

Il progetto Gomma a Gomma 2.0

Nei progetti prossimi futuri del Consorzio c’è un ulteriore aumento percentuale della gomma riciclata all’interno della mescola, l’ampliamento del progetto ad altre tipologie di pneumatici e l’equipaggiamento di almeno 1.000 veicoli, il tutto da realizzare entro i prossimi 36 mesi.

Ecotyre ad Ecomondo 2019

Siamo stati ad Ecomondo: la fiera di riferimento in Europa per l’innovazione industriale e tecnologica dell’economia circolare, ed abbiamo intervistato il Presidente di Ecotyre Enrico Ambrogio, che ci ha raccontato del progetto da Gomma a Gomma, dei progetti e della ambizioni future del Consorzio e della presentazione del sito, completamente rinnovato, che ha puntato il proprio obiettivo su estrema chiarezza e massima trasparenza. Nella homepage, i dati sono aggiornati di continuo, praticamente in tempo reale: attraverso la mappa interattiva è possibile monitorare i ritiri suddivisi per aree geografiche ed essere sempre aggiornati, attraverso un conteggio complessivo su tutte le attività svolte negli ultimi 12 mesi.

fonte: www.greenme.it

La classifica della ricerca nell’energia pulita: l’Italia fa troppo poco

Il “Global Energy Innovation Index” dell’Information technology & innovation foundation.


















Senza investire di più in innovazione sull’energia pulita, sarà praticamente impossibile raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni necessarie per la sfida del clima. E quasi nessun paese sta facendo quanto servirebbe da questo punto di vista.
Ad esempio, nonostante aderiscano all’Accordo di Parigi e si impegnino a raddoppiare gli investimenti pubblici in R&S nel settore dell’energia pulita entro cinque anni, nell’ambito dell’iniziativa Mission Innovation, nove paesi (Corea del Sud, Francia, Italia, Paesi Bassi, Australia, Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia) oltre all’UE investono oggi meno in termini assoluti rispetto al 2015.
È quanto emerge dal nuovo rapporto “Global Energy Innovation Index” dell’Information technology & innovation foundation (allegato in basso), che mostra anche come l’Italia è agli ultimi posti tra i paesi ricchi da questo punto di vista ed è messa male anche nella classifica generale, al 14esimo posto tra le 23 nazioni monitorate:
Norvegia e Finlandia sono gli unici Paesi a spendere in R&S sull’energia pulita quanto raccomandato dagli esperti. A indebolire in generale lo sforzo per le rinnovabili, sottolineano i ricercatori, i finanziamenti pubblici per tecnologie energetiche pulite ad alta intensità di capitale, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) e l’energia nucleare avanzata.
Nella classifica degli investimenti in innovazione energetica rispetto alla dimensione dell’economia nazionale segue al terzo posto c’è il Giappone.
Nonostante Trump e le sue politiche, gli Stati Uniti restano al quarto posto in rapporto al Pil e in valore assoluto investono più di qualsiasi altra nazione per sostenere l’innovazione low carbon: con 6,8 miliardi di dollari nel 2018 gli Usa hanno speso in ricerca più di Cina e Giappone messi insieme.
Australia e Paesi Bassi, assieme come detto all’Italia, sono ultimi tra le economie sviluppate.
fonte: https://www.qualenergia.it

In Olanda si costruiscono strade e piste ciclabili con asfalto a base di lignina

Dal 2015, la Wageningen University&Research ha avviato la sperimentazione del derivato cellulosico in sostituzione del composto petrolifero ottenendo risultati incoraggianti


















La mobilità del futuro potrebbe viaggiare su strade ecosostenibili composte in buona parte da lignina: nei Paesi Bassi, un consorzio europeo di ricercatori e industriali sta sperimentando l’utilizzo del derivato cellulosico al posto del bitume come legante per l’asfalto di strade e piste ciclabili.

Le strade realizzate con il bio-composto a base di lignina sono attualmente 8 e comprendono un tratto di un sito industriale nella provincia di Zeeland percorso quotidianamente da auto e mezzi pesanti (costruito nel 2015 e ad oggi ancora in perfette condizioni), alcune strade secondarie dei dintorni, e una pista ciclabile presso la Wageningen University&Research, centro specializzato in studi agrari, divisa in 3 sezioni, ciascuna a base di un differente bio composto (costruita nel 2017).

Il bitume si trova in natura sotto forma di miscela semisolida e viscosa d’idrocarburi, tuttavia per essere impiegato come legante nella produzione dell’asfalto deve essere ulteriormente raffinato. L’Unione europea produce ogni anno 15 tonnellate di bitume che combinato insieme a frammenti di roccia, sabbia e ghiaia forma l’asfalto.
La lignina, invece, è un polimero che si trova in natura all’interno di piante e alberi: in sintesi è la sostanza che dona alla corteccia e al fusto delle piante le caratteristiche di elasticità e resistenza alla pressione. La lignina, inoltre, risulta come sottoprodotto di numerosi processi industriali, come la produzione di carta o quella di biocarburanti.

Il bitume con cui sono state realizzate le strade sperimentali in Olanda è composto al 50% da lignina e al 50% dal tradizionale derivato petrolifero. Il progetto guidato dalla Wageningen University&Research ha portato alla creazione di un Network europeo per la valorizzazione sostenibile della lignina (LignoCOST) che riunisce 200 tra realtà imprenditoriali e centri di ricerca in 38 Paesi.

“L’industria punta a eliminare il bitume da petrolio e il bio-asfalto è già menzionato come requisito in alcune gare d’appalto – ha commentato il professor Richard Gosselink della Wageningen University&Research – La lignina è interessante perché, come il bitume, dà struttura e supporto all’asfalto. Inoltre, è abbondantemente disponibile in natura. Un altro vantaggio è che il bio-asfalto a base di lignina può essere prodotto a temperature molto più basse. Ultimo ma non meno importante, usando la lignina possiamo risparmiare considerevolmente sull’uso di materiali a base di fossili”.
“Il materiale da noi creato sembra comportarsi alla stessa maniera di quello tradizionale a base di bitume e anzi, abbiamo notato che possiede un interessante potenziale di riduzione del rumore – ha concluso il professor Richard Gosselink della Wageningen University&Research – La domanda che ci poniamo è se sia sufficiente solo la lignina o se ci sarà bisogno di altri componenti biologici”.

Gli studiosi olandesi hanno chiarito che sarà necessario modificare chimicamente la lignina per superare il limite del 50% nel composto bituminoso, tuttavia, secondo il professor Gosselink è molto probabile la realizzazione di un mix totalmente a base biologica e sostenibile.

fonte: www.rinnovabili.it

Una batteria litio-aria italiana verso il “Santo Graal” dello storage

Un sistema d'accumulo semi-solido litio/ossigeno a flusso, chiamato Nessox, sviluppato nei laboratori dell'Università di Bologna.


















In fondo fare batterie è un po’ come cucinare: si tratta soprattutto di scegliere bene gli ingredienti giusti. Quelli principali sono due, e consistono in un elemento che ama molto gli elettroni, e uno che li ama meno: mettendoli vicini il primo li strappa al secondo, e se si riesce a incanalare gli elettroni “rubati” in un circuito elettrico esterno, ecco che abbiamo prodotto elettricità.
La lista degli ingredienti a disposizione degli chef delle batterie si chiama “tabella di elettronegatività”, dove i numeri crescono con la “fame di elettroni”. Maggiore è la differenza di elettronegatività fra una coppia di elementi scelti , e maggiore sarà il voltaggio fra loro, e quindi l’energia della batteria.
Si vede subito che gli elementi meno elettronegativi, quelli che formano l’anodo di un accumulatore, sono quelli del gruppo del litio, e visto che questo è anche l’elemento solido più leggero, ecco che si spiega perché questo elemento sia praticamente la scelta obbligata per le batterie più performanti.
La sorpresa viene però guardando i suoi potenziali compagni di ricetta, i “ruba elettroni” del catodo: in genere nelle batterie non si scelgono quelli più forti, ma si accoppia il litio con elementi come ferro e cobalto, soprattutto perché comuni, solidi e stabili, rinunciando a una parte delle massime prestazioni teoriche di queste batterie.
Per le applicazioni elettroniche delle batterie al litio, questa ricetta può anche bastare, ma i suoi limiti cominciano a pesare, ora che servono accumulatori più performanti per i veicoli elettrici.
Si potrebbe pensare di fare catodi con gli elementi più elettronegativi, fluoro e cloro, che però sono gas velenosi e corrosivi: una batteria litio-fluoro sarebbe un incubo ingegneristico.
Ma ecco il colpo di scena: subito dopo i due gemelli terribili, l’elemento più elettronegativo è l’ossigeno, il gas in cui siamo immersi!
Quindi si può immaginare una batteria litio-ossigeno atmosferico in cui catodo sarebbe costituito non da pesanti metalli, ma dall’aria stessa: un dispositivo potentissimo e leggerissimo, il Santo Graal del settore.
E in effetti ci stanno lavorando in tanti a questa superbatteria, ma pochi sanno che uno dei gruppi meglio posizionati in questa corsa si trova in Italia, all’Università di Bologna. Qui è nata Bettery, una società spin-off dell’ateneo, che ha proprio come obiettivo di portare sul mercato la batteria semi-solida litio/ossigeno a flusso, chiamata Nessox e coperta da brevetto.
Partendo da un prototipo di laboratorio che ha mostrato una densità di energia circa doppia rispetto a quella dei migliori accumulatori al litio commerciali, intorno ai 500 Wh/kg, il team Bettery, composto da Francesca Soavi , Francesca De Giorgio, Alessandro Pastore, Alessandro Brilloni e Federico Poli, sta ora mettendo a punto la tecnologia.
Anche a causa della mancanza in Italia di strutture pubblico-private di supporto ai progetti tecnologici promettenti a lungo termine, i fondi dello sviluppo di Nessox derivano per ora in buona parte da una fonte particolare: la lunga serie di premi, italiani ed europei, che Bettery ha vinto grazie alla sua idea.
L’ultimo di questi, da 50mila euro, è uno dei più prestigiosi: il premio Gaetano Marzotto “Dall’Idea all’Impresa”, vinto a fine 2018. “Un capitale che, tuttavia, non è sufficiente per portare Nessox a uno stadio di prototipo industriale. Per fare questo, serviranno finanziamenti pubblici e privati ben più consistenti, che stiamo cercando di raccogliere”, dicono a Bettery.
In effetti, Nessox è un tipo di batteria così originale, un mix fra una batteria a stato solido e una a flusso (dove catodo e anodo sono liquidi, e scorrono ai due lati di una membrana), che per svilupparla serviranno tempo e risorse.
In Nessox c’è un anodo solido di litio metallico, separato da una membrana da un catolita (catodo liquido), costituito da un liquido organico contenente particelle carboniose e ossigeno disciolto che fluisce continuamente nel comparto dove avviene la reazione litio-ossigeno.
La configurazione a flusso della batteria permette di mitigare uno dei principali problemi delle batterie litio-aria: la formazione di perossido di litio, composto molto stabile che si deposita sul catodo formando uno strato isolante, portando alla repentina perdita di capacità della batteria. In Nessox, i perossidi si formano sulle particelle carboniose, che vengono portate via dal flusso limitando il loro deposito sul collettore di corrente.
Da risolvere ancora, invece, un altro grosso problema delle batterie litio-aria, quello che nell’atmosfera non c’è solo ossigeno, ma molti altri gas, alcuni dei quali, per esempio la CO2, possono reagire con il litio. Per questo i prototipi di queste batterie vengono alimentati con bombole di ossigeno puro, una soluzione però difficile e inefficiente, per l’uso su veicoli.
Elaborare un sistema per separare l’ossigeno dell’aria dal resto, garantendo anche un afflusso adeguato del gas nel catodo, è un difficile passo che tutti i team che lavorano su queste batterie, stanno affrontando. Ma per ora a Bettery non si sbilanciano sulle soluzioni a cui stanno pensando.
In compenso, sottolineano una interessante possibilità di miglioramento consentita dalla loro batteria, rispetto a quelle convenzionali: la possibilità di rendere liquido anche l’anodo, per esempio disperdendo della polvere di litio metallico in un elettrolita organico.
“Questo consentirebbe di ‘rifornire‘ una batteria scarica, facendo il pieno di nuovo liquido, evitando del tutto i lunghi periodi di ricarica. Il liquido esaurito verrebbe invece inviato a impianti che rigenererebbero il litio in forma metallica, tramite elettricità rinnovabile. Questo sì che rivoluzionerebbe la mobilità elettrica!”, spiegano i ricercatori.
Inoltre se il litio è indispensabile per batterie destinate a muoversi, per quelle stazionarie Nessox potrebbe essere adattata all’uso di elementi più pesanti e meno performanti, ma anche più economici e comuni del litio, come il sodio o il magnesio.
Anche in questo caso avere una batteria con anodo liquido, permetterebbe di risolvere il grave problema dello storage stagionale di elettricità, per esempio spostare all’inverno l’abbondanza di elettricità solare estiva: il liquido anodico potrebbe essere prodotto e accumulato a tonnellate in serbatoi nel periodo di eccesso di produzione rinnovabile, per poi utilizzarlo in centrali apposite, quando sole o vento mancano. Una sorta di petrolio elettrochimico, insomma.
“Sì, certo, anche questo è possibile, solo, dateci tempo: secondo la road map per gli accumulatori della UE, gli accumulatori litio-aria non entreranno in commercio prima del 2030. Noi contiamo di fare anche prima, presentando, entro la metà del prossimo decennio, una bicicletta elettrica alimentata con la nostra prima batteria Nessox” concludono i ricercatori del team Bettery.
fonte: https://www.qualenergia.it

Pisa, nuovi progetti per il riciclo della plastica e l’economia circolare

Alle “Giornate della Ricerca” promosse dal consorzio Corepla in collaborazione con la Scuola Sant’Anna, presentate soluzioni alternative per riciclare gli imballaggi.


PISA – Nuovi spunti per il riciclo della plastica e l’economia circolare sono emersi nella seconda edizione delle Giornate della Ricerca promosse da Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi di plastica, in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna, in programma a Pisa lunedì 10 e martedì 11 giugno.
Sono stati approfonditi temi vitali come il trasporto dell’acqua, la salute, l’igiene e la sicurezza, l’energia e il cibo. Una continua ricerca di soluzioni alternative, da affiancare al riciclo tradizionale degli imballaggi di plastica, che possano garantire risposte a una sempre crescente raccolta differenziata.
Sottolinea Antonello Ciotti, presidente del Corepla: “Per un’Italia che innova ed è in veloce trasformazione verso un’economia circolare occorrono interventi imprenditoriali e pubblici: servono nuovi impianti per far fronte all’aumento della raccolta differenziata e serve che le amministrazioni pubbliche impongano l’uso di materiale riciclato nei loro acquisti”.
Aggiunge Marco Frey, direttore del Master GECA sull’economia circolare, promosso dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna: “Per una maggiore circolarità occorre trasformare il ciclo di vita dei prodotti/servizi in tutte le loro fasi, a partire dal design per chiudere con il riciclo, mettendo in campo tutta la creatività di cui noi italiani siamo capaci”.
Tra i nuovi progetti Luisa Lavagnini, direttore R&D e Innovazione Tecnologica Versalis (Eni) ha presentato un progetto per utilizzare polistirene proveniente da raccolta differenziata all’interno della propria filiera produttiva: una nuova materia prima espandibile contenente riciclato che trova impiego nella produzione di lastre isolanti. Si sommano così i vantaggi sul breve periodo del packaging stirenico, utile per il trasporto e la conservazione dei cibi, con quelli dell’applicazione in edilizia in cui l’isolante riduce per decenni i consumi energetici delle abitazioni.
Teresa Galardi, Sustainability leader di Equipolymers, ha presentato Viridis 25, un PET di grado alimentare che utilizza fino al 25% di PET riciclato chimicamente.
L’Istituto di Biorobotica della Sant’Anna di Pisa, nell’ambito del progetto Blue Resolution, ha presentato SILVER 2, un robot a forma di granchio con 6 zampe, progettato e costruito per esplorare i fondali marini e analizzare e monitorare la presenza di plastiche.
Paolo Fiaschi, vice presidente Eni Refining & Marketing, ha presentato le attività del Gruppo Eni nell’ambito dell’economia circolare con un focus particolare sul progetto di gassificazione del CSS proveniente dai rifiuti solidi urbani di Venezia in miscela con il plasmix originato dalle attività di selezione Corepla e destinato alla produzione di idrogeno che verrà poi utilizzato nella bioraffineria Eni di Porto Marghera.
Alessando Canovai, direttore generale di Revet, importante azienda toscana di riciclo plastica, ha illustrato il nuovo granulo messo a punto valorizzando la componente poliolefinica del plasmix, derivato dagli imballaggi di plastica raccolti in Toscana, utilizzato recentemente anche per la stampa 3D.
Fonte: Scuola Superiore Sant’Anna

Dieci start up italiane per la transizione energetica

Selezionati 10 team con progetti innovativi dedicati alla sostenibilità ambientale in ambito energetico per la terza edizione di Next Energy. Accederanno al programma di incubazione della durata di tre mesi curato da Cariplo Factory e Terna.



















Dieci i progetti innovativi o start up selezionati nella terza edizione di Next Energy, per la Call for Ideas, che accederanno a un programma di empowerment imprenditoriale e di incubazione a cura di Cariplo Factory, della durata di 3 mesi, diffuso su tutto il territorio nazionale.
La giuria, a valle della presentazione fatta dai 13 team candidati, ha valutato tutti i progetti e selezionato i 10 di maggiore interesse relativamente alle aree di applicazione specificate nel bando nell’ambito della sostenibilità ambientale nel settore energetico: Green Technologies, E-mobility, Energy storage, Sensoristica e Internet of Things, Soluzioni smart per la manutenzione degli asset elettrici, soluzioni/tecnologie al servizio della rete elettrica, Energy harvesting, Tool e sensori di analisi e misurazione dell’inquinamento, Monitoraggio e analisi della crescita della vegetazione.
Tra i requisiti specificati nel bando, un livello di Technology Readiness Level (TRL) compreso tra 2 e 5 e un componente del team con meno di 35 anni.
Al termine del periodo di incubazione, a maggio, la Giuria premierà il progetto più promettente con un voucher di 50mila euro in servizi di accelerazione e go-to market.
La formula adottata per questa Call of Ideas punta a valorizzare progetti in grado di offrire soluzioni innovative e sostenibili a supporto della transizione energetica in atto.
“Abbiamo ampliato le aree di interesse di questa edizione della Call con la consapevolezza che le azioni di un’Azienda come Terna, orientata all’innovazione tecnologica, debbano essere finalizzate alla protezione e al sostegno delle risorse del territorio“, ha detto Catia Bastioli, presidente Terna.
Per Carlo Mango, CEO Cariplo Factory, “il successo in termini di partecipazione e la qualità dei progetti testimoniano come Next Energy sia l’iniziativa di riferimento in Italia per talenti, innovatori e startup del settore Energy. Con il supporto degli incubatori partner, diffusi su tutto il territorio nazionale, i dieci progetti selezionati iniziano un percorso di crescita che sarà accompagnato non solo da Terna, Fondazione Cariplo e Cariplo Factory, ma da tutte le startup che appartengono alla grande community di Next Energy”.
Le 10 start up selezionate
BLOCKIT
BlockIt vuole cambiare la concezione di datacenter come edificio energivoro, ad elevato impatto ambientale e generalmente posto lontano dai centri abitati, trasformandolo in una risorsa in grado di essere implementata all’interno di quartieri, così da fornire un servizio di teleriscaldamento per i cittadini. BlockIt ha quindi l’obiettivo di riutilizzare l’energia che ad oggi viene dispersa in ambiente. Ciò avviene attraverso una tecnologia ad immersione (Immersion Cooling technology) in grado di ridurre sia i consumi elettrici di un datacenter di circa il 35% che la superficie occupata di circa 10 volte.
Innovazione: Il focus attuale è ridurre i consumi dei datacenter e la concentrazione di potenza di calcolo. L’innovazione è il riutilizzo del 100% del calore dissipato dall’hardware che è convogliato ad utenze termiche tramite teleriscaldamento. Il consumo di elettricità dei server diventerà un servizio per le utenze termiche e queste ultime erogheranno un servizio di raffrescamento per i datacenter.
CREON
Creon vuole sviluppare un sistema di illuminazione per spazi esterni ad uso privato e pubblico energeticamente autosufficiente grazie a celle a combustibile microbiologiche (MFC) integrate nel prodotto che sfruttano l’attività batterica del sottosuolo per produrre corrente elettrica.
Innovazione: Creon, sfruttando la tecnologia delle celle a combustibile microbiologiche, ha realizzato un dispositivo che sfrutta la biochimica del metabolismo anaerobico batterico per generare corrente continua. E’ un metodo di produzione sostenibile e non inquinante, che non produce scarti e che trae passivamente energia dai processi che avvengono comunemente in natura.
CRYPTOLAB
Cryptolab si occupa principalmente di sicurezza informatica on line per quanto riguarda sia l’home banking che il cloud computing. Ha sviluppato un algoritmo innovativo di crittografia omomorfica che consente agli amministratori dei cloud storage, i server sui quali vengono depositati i dati e i file di chi utilizza il cloud computing, di lavorare sui dati e fare calcoli su di essi, senza avere però la possibilità di vederli e di “leggerli”.
Innovazione: Cryptolab ha sviluppato una tecnologia di encryption, browsing e searching su dati criptati. E’ in grado di criptare, collezionare, memorizzare e trasferire i dati, via internet, mantenendoli sempre criptati. Inoltre, è in grado di effettuare ricerche all’interno di files criptati senza doverli decriptare. Il motore di ricerca che opera all’interno dei dati criptati è stato denominato Crypto-SearchEngine e trova applicazione in diversi ambiti della Cyber Security.
NEXUS QUBEE
Nexus ha sviluppato Qubee, un sensore per la misurazione della qualità dell’aria indoor. Ha la forma di una lampada di design con LED multicolore con sensori che monitorano costantemente la qualità dell’aria. Il colore del LED cambia in base alla qualità dell’aria: verde se buona, giallo se mediocre, rosso se pessima. I dati provenienti dai sensori possono essere controllati e visualizzati in tempo reale attraverso un’APP.
Innovazione: Qubee ha un sensore per la qualità dell’aria indoor che misura VOC e CO2; il tutto è controllato da un microcontrollore con connessione WiFi e Bluetooth integrata. Il circuito è stato completamente sviluppato e progettato in-house, così come l’APP di controllo. Per applicazioni outdoor è stato previsto l’utilizzo di connettività LoRa e sensori con range più elevati per applicazioni da esterno.
PREINVEL
Preinvel ha sviluppato una tecnologia di filtraggio atta a ridurre le emissioni di polveri e inquinanti. La soluzione proposta è costituita da un condotto con delle sezioni che permettono la formazione di zone di depressione capaci di risucchiare delle polveri e far uscire aria pulita e filtrata. È stato pertanto progettato un filtro fluidodinamico capace di garantire livelli di riduzione delle emissioni di polveri, micropolveri ed inquinanti.
Innovazione: Il filtro permette l’abbattimento di inquinanti e polveri industriali inferiori ad 1 micron, riuscendo a separare le polveri inferiori ai 10 micron in un serbatoio e quelle superiori (marcopolveri) in un secondo serbatoio permettendo così un eventuale riutilizzo nel ciclo produttivo.
SOLQUBE
Solqube ha sviluppato un impianto solare portatile 3D da 1 kW in un metro cubo per alimentare ambienti chiusi grazie ai pannelli fotovoltaici a doppia interfaccia. Tali pannelli brevettati vengono disposti verticalmente anziché orizzontalmente catturando così più luce e risparmiano lo spazio occupato dell’80% rispetto ad un sistema solare 2D.
Innovazione: I pannelli solari contengono superfici riflettenti che consentono di riflettere la luce tra i pannelli adiacenti, aumentando l’efficienza complessiva del sistema.
VT ENERGY INNOVATION
VT Energy Innovation sviluppa l’innovativo progetto FNX che unisce la tecnologia fotovoltaica a concentrazione CPV con un nuovo concetto d’inseguimento solare, coperto da brevetto PCT. Il risultato è la possibilità di una installazione del sistema su tetti in grado di sviluppare una maggiore quantità di energia.
Innovazione: Il progetto FNX, usufruendo dell’unione tra la tecnologia CPV e l’inseguimento tangenziale, vanta una produzione di energia annua maggiore rispetto ai sistemi tradizionali a parità di spazio occupato, permettendo anche l’installazione del sistema sui tetti. Inoltre permetterà la produzione di energia termica, un sotto prodotto che può essere sfruttato dall’utente andando così ad aumentare l’efficienza di tutto il complesso energetico.
WINDCITY
Windcity ha sviluppato e prodotto V-Stream, una turbina a geometria variabile. La tecnologia è composta da mini-turbine auto-adattive capaci di generare di energia da vento e acqua. La soluzione di Windcity può rappresentare una nuova frontiera nelle energie rinnovabili, perché garantisce una produzione energetica ottimale e adattiva rispetto alle caratteristiche della risorsa naturale. Inoltre, la dimensione di V-Stream consente l’utilizzo di queste fonti di energia anche in contesti urbani.
Innovazione: L’innovazione di Windcity, protetta da brevetto, è legata alla capacità delle turbine di adattarsi alle variabilità della natura, grazie a: 1. Configurazione omnidirezionale della turbina; 2. Geometria variabile completamente passiva, quindi con controllo sensor-less; 3. Geometria variabile integrata in raggio ed in passo delle pale: la turbina lavora su una intera famiglia di curve di coppia, a differenza della curva singola dei rotori tradizionali.
WISAIR
Wiseair ha creato un vaso smart in grado di monitorare la qualità dell’aria attraverso un sensore montato in esso, alimentato direttamente da una tecnologia innovativa di conversione di energia, sviluppata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Il sensore della qualità dell’aria è connesso a un circuito elettronico in grado di misurare e trasmettere in modo wireless i dati sulla qualità dell’aria al database centrale in tempo reale.
Innovazione: Il dispositivo fa uso di una Plant Microbial Fuel Cell (PMFC): un sistema bioelettrochimico in grado di convertire l’energia chimica in eccesso rilasciata dalle radici della pianta in corrente elettrica utile. Il valore estetico intrinseco del prodotto, unito alla totale autonomia di funzionamento sono i principali punti di forza che ne permetteranno una diffusione capillare nei contesti urbani.
WEEDEA
Weedea ha sviluppato Secure Shelter, un servizio web per l’analisi e la visualizzazione di dati di monitoraggio strutturale statico e dinamico di edifici e infrastrutture. Il sistema consiste in sensori che inviano dati in tempo reale. Tali dati vengono analizzati da algoritmi di intelligenza artificiale in grado di rilevare anomalie nella sanità strutturale dell’edificio, inviando notifiche ai gestori e amministratori.
Innovazione: La piattaforma sfrutta i recenti sviluppi nel settore del Machine Learning e del Data Mining per fornire strumenti per l’analisi di serie temporali e il rilevamento autonomo delle anomalie strutturali. L’architettura della piattaforma web utilizza tecnologie in grado di acquisire, gestire e analizzare grandi moli di dati, algoritmi per l’analisi, clusterizzazione e classificazione dei dati.
fonte: www.qualenergia.it