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Bio-Distretto della Via Amerina e delle Forre: Che cos’è un Bio-Distretto

















Che cos’è un Bio-Distretto

È un’area geografica naturalmente vocata al biologico dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Nel Bio-Distretto la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità al fine di raggiungere un pieno sviluppo delle proprie potenzialità economiche, sociali e culturali con la partecipazione diretta dei cittadini.
I comuni del biodistretto sono impegnati a realizzare obiettivi e strategie nel campo del ciclo dei rifiuti, dell’uso dei fitofarmaci, del risanamento delle cave, delle risorse energetiche e della manifattura in coerenza con uno sviluppo sostenibile del territorio. Infatti tra le priorità del Bio-Distretto oltre allo sviluppo agricolo acquista rilevante importanza l’implementare politiche a livello locale che sappiamo potenziare progetti e attività volte ad un riutilizzo dei rifiuti, alla creazione di energie alternative, alla riconversione delle attività industriali coerentemente con un’azione di protezione e riqualificazione del territorio.

Gli impegni ed i vantaggi

Con la nascita di un Bio-Distretto sono messe in rete le risorse naturali, culturali e produttive di un territorio con l’obiettivo di valorizzare quelle politiche locali che sono orientate alla salvaguardia dell’ambiente, alla valorizzazione delle tradizioni e dei saperi locali e a uno sviluppo che abbia al centro la salute dei cittadini e la coesione socialeLa spinta propulsiva alla costituzione di un Bio-Distretto proviene in primo luogo dagli agricoltori biologici che ricercano mercati locali in grado di apprezzare le loro produzioni, dai cittadini, sempre più interessati alla qualità dei prodotti agricoli e un’ambiente non inquinato, e da tutti quegli operatori economici che possono trarre opportunità e vantaggi da una valorizzazione delle risorse naturali, storiche e culturali del territorio.
Altri, ancora, i sono i soggetti e le organizzazioni che partecipano alla costruzione e alla gestione di un Bio-Distretto, a partire dalle pubbliche amministrazioni e dalle scuole che, con le loro attività e le loro scelte sempre più “verdi”, possono orientare le abitudini dei consumatori e dei mercati locali. Così come gli operatori turistici che a loro volta, attraverso gli eco-itinerari ed il turismo rurale, possono puntare alla riqualificazione ed alla destagionalizzazione dell’offerta turistica.

Perché il Bio-Distretto della Via Amerina e delle Forre

I comuni dell’area che interessa il Bio-Distretto costituiscono un territorio rurale in cui l’agricoltura biologica rappresenta una scelta strategica condotta già da molti produttori locali in modo consapevole. L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione e di allevamento che permette di sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo.Nell’area del Bio-Distretto della Via Amerina e delle Forre si contano, ad oggi, diverse centinaia di produttori agricoli impegnati nelle filiere ortofrutticole, vinicole, zootecniche e di trasformazione di altri prodotti di eccellenza. La loro offerta si rivolge al mercato interno, tuttavia per alcune produzioni, come olio d’oliva e vino, i mercati più accessibili sono quelli esteri.
Il patrimonio dei Comuni dell’area si caratterizza anche per l’esistenza di beni ambientali e paesaggistici. Nella sola area di Corchiano, ad esempio, sussistono il Monumento Naturale delle Forre, che si estende su 44 ettari, e il Monumento Naturale Pian Sant’Angelo, che si sviluppa su 262 ettari. A Calcata invece, per citare solo un secondo e ultimo esempio, è di straordinaria importanza e unicità il Parco Regionale della Valle del Trejia. L’area della Via Amerina e delle Forre si connota poi fortemente per le scelte responsabili di gestione delle risorse idriche e nelle gestione integrata dei rifiuti.Il progetto Bio-Distretto si inserisce perfettamente nell’esperienza del “Comprensorio della VIA AMERINA e delle FORRE” nella quale erano già protagonisti diversi comuni della zona (Civita Castellana, Castel Sant’Elia, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Nepi, Orte, Vasanello, Calcata, Vignanello, Vallerano e Canepina). L’idea del Bio-Distretto è inclusiva nei confronti di altri comuni dell’area che decidessero di aderire al progetto, da qui l’importanza dell’adesione nel 2017 di tre comuni dei monti Cimini : Canepina, Vallerano e Vignanello.



fonte: http://biodistrettoamerina.com

La valle del biologico e i suoi borghi

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Nell’Appennino tra La Spezia, Genova e Parma ci sono Varese Ligure e altri sei comuni che hanno avuto l’intuizione e lo spirito giusti per invertire il declino delle “zone marginali interne” puntando sull’agricoltura di qualità, la valorizzazione dei borghi e delle risorse naturali, consorziando le imprese. A tal fine hanno ideato il biodistretto della Val di Vara, un patto pubblico/privato tra Comuni e operatori biologici (www.biodistrettovaldivara.it).
La “Valle del biologico” è diventato in pochi anni un marchio di promozione per la commercializzazione dei prodotti locali e un modello economico territoriale. Raggruppa un centinaio di aziende tra cui due cooperative zootecniche e casearie, una dozzina di agriturismi e alcuni ristoranti, due fattorie didattiche, due aziende agricole sociali per l’inserimento lavorativo di persone con disagi ed anche una comunità religiosa del tutto particolare, i Ricostruttori, che recupera terreni e immobili abbandonati e forma associazioni di famiglie e monaci che lavorano la terra, accolgono, meditano e vivono di ciò che producono.
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L’inventore del biodistretto è stato un sindaco illuminato, Maurizio Caranza, scomparso nel 2007, che ottenne dalla Regione Liguria un Piano di sviluppo rurale attento alle aree montane. La mission è stata poi raccolta da Aiab Liguria (l’associazione degli agricoltori biologici) che è riuscita a convincere novantasette aziende agricole (sulle duecento circa esistenti) a convertire più della metà delle terre coltivabili della Val di Vara: tre mila ettari di superficie certificata bio, una delle estensioni più grandi esistenti in Italia, tanto da conferire alla valle il titolo di capitale del biologico. Si tratta soprattutto di pascoli e boschi (castagne), ma si sono insediate anche nuove aziende di ortofrutta, erbe aromatiche, apicoltori. Nonostante l’asperità dei luoghi sono stati messi a coltivazione farro, grani antichi e specie pregiate di legumi come la fagiolana.
Sono giovani famiglie “neorurali” che scelgono le dure fatiche e i grandi rischi della terra pur di sfuggire alla morsa dei lavori disabilitanti che offrono le città post-industriali. Quando la vendita diretta non basta (e non basta) il circuito dei Gruppi di acquisto solidali e dei mercati contadini consente di integrare i redditi. Da parte loro i comuni si impegnano a salvaguardare le aree a vocazione agricola, introdurre alimenti biologici nelle mense scolastiche, recuperare i terreni incolti, gestire correttamente i beni frazionali (usi civici), non usare diserbanti nella manutenzione delle strade ed altro ancora.
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Alessandro Triantafyllidis è titolare di un’azienda zootecnica e il presidente dell’Associazione del Biodistretto, ci dice: “La chiave della possibile rinascita di queste terre meravigliose è riuscire a mettere assieme enti pubblici e produttori, cittadini e agricoltori, ambiente e turismo. Le potenzialità economiche si trovano solo nella ricerca della massima qualità”. Il biodistretto ci fa capire cosa potrebbero essere le bioregioni.

Paolo Cacciari

fonte: http://comune-info.net