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Parte in 37 porti italiani l’iniziativa Save the sea Recycle cooking oil

L’operazione targata Marevivo e RenOils, permetterà di ampliare la campagna di sensibilizzazione di raccolta dell’olio alimentare















Sono 37 i porti turistici e commerciali peninsulari e insulari che hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione di raccolta dell’olio alimentare esausto rivolta ai diportisti sulla corretta gestione dell’olio da cucina: Save the sea Recycle cooking oil targata Marevivo e RenOils, insieme ai partner ASSONAT-Associazione Nazionale Approdi e Porti Turistici, Lega Navale e Guardia Costiera e con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica.


I diportisti possono così gettare l’olio, utilizzato per cucinare in barca, direttamente al porto, salvaguardando il mare e i suoi abitanti. Non tutti sanno che l’olio è altamente inquinante e per questo è importante non buttarlo in acqua, così come nel lavandino o nello scarico del bagno: un litro di olio è responsabile dell’inquinamento di circa 1.000 mq di acqua, forma una sottile pellicola impermeabile che impedisce l’ossigenazione e compromette l’esistenza della flora e della fauna marine. Se recuperato correttamente, invece, può essere riciclato nella produzione di biodiesel per autotrazione, in impianti di cogenerazione, nella produzione di bio-lubrificanti, di saponi, cere e altro.

Ecco i porti che hanno aderito divisi per Regione:
•5 in Toscana (Pisa, Livorno, Capraia, Piombino, Isola D’Elba) grazie al partner di RenOils, EcoPuntoEnergia
•7 in Liguria (Sanremo, Alassio, Savona, Finale Ligure, Varazze, Santa Margherita Ligure, Chiavari) grazie al partner di RenOils, EcoPuntoEnergia
•7 in Puglia (Casalabate, Mola di Bari, Ostuni, Fasano, San Foca Melendugno, Vieste, Manfredonia) grazie al partner di RenOils, Protit
•1 in Abruzzo (Pescara) grazie al partner di RenOils, Adriatica Ambiente
•1 nelle Marche (Fano) grazie al partner di RenOils, Adriatica Ambiente
•2 in Veneto (Fossone e Barricata) grazie al partner di RenOils, SEB
•1 in Friuli Venezia Giulia (Lega Navale sez. Trieste) grazie al partner di RenOils, SEB
•1 in Piemonte (Lega Navale di Meina) grazie al partner di RenOils, Alberio
•4 in Campania (Marina di Salerno, Marina di Policastro, Marina di Arechi, Cantieri Nautici) grazie al partner di RenOils, Proteg
•2 nel Lazio (Porto di Roma, Isola di Ventotene) grazie al partner di RenOils, Proteg
•3 in Sicilia (Licata, Capo D’Orlando, Baia Levante) grazie al partner di RenOils, Sicilgrassi
•3 in Sardegna (Marina di Portisco, Marina di Sifredi, Marina Sant’Elmo) grazie al partner di RenOils, Ecoservicesarda

“Abbiamo creduto in questo progetto fin da quando ci è stato proposto – spiega il Presidente di RenOils, Ennio Fano – e la risposta entusiasta dei Porti è stata una conferma. Chiudere il cerchio, quello dell’economia circolare per l’appunto, è il nostro obiettivo. Più olio da cucina si raccoglie, meno inquiniamo. Per questo motivo, le nostre iniziative sono sempre accompagnate da attività strutturate di sensibilizzazione e informazione. Vogliamo arrivare nelle case dei cittadini: è proprio la raccolta domestica, infatti, a produrre il quantitativo maggiore di rifiuto ma è anche la più difficile da intercettare. A oggi recuperiamo il 32% dell’olio utilizzato per cucinare, è quindi utopistico pensare di raggiungere il 100% in breve tempo ma possiamo guardare avanti avendo fiducia che sempre più persone differenzino il rifiuto “olio da cucina” e ne comprendano l’importanza. Nonostante le difficoltà di alcuni ad aderire fin da subito a questa campagna a causa del Covid-19, ci auguriamo che tanti altri Porti diventino parte di questa squadra perché solo comunicando la corretta maniera di gestione dell’olio esausto si può salvaguardare il nostro meraviglioso polmone blu”.


“Questo progetto ci conferma quanto sia importante il gioco di squadra nella gestione dei rifiuti e, di conseguenza, nella salvaguardia del mare – dice Carmen di Penta, Direttore Generale di Marevivo. Tutti possiamo e dobbiamo fare la nostra parte; i cittadini devono separare quanto più possibile i propri residui e disporne in maniera appropriata, mentre i consorzi e le amministrazioni devono mettere a disposizione sistemi di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti. Solo così riusciremo a convertire i rifiuti in risorse, invertendo la corrente e salvando il mare, un bene necessario anche per la nostra sopravvivenza e per questo siamo felici di avere al nostro fianco un partner come Il Consorzio RenOils.”

fonte: www.rinnovabili.it


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La plastica e il mare. Ecologisti contro gli “escamotage” italiani su carta plasticata e biodegradabili

Rosalba Giugni di Marevivo e Gianfranco Amendola fanno appello al Governo: “le plastiche monouso devono essere bandite dal mercato e dal consumo. Bisogna rispettate la data del 3 luglio e i parametri imposti dall’Europa”




L’Europa vuole mettere a bando le plastiche usa e getta, compresa la carta plasticata (quella delle stoviglie di cartone e dei bicchieri per bevande alla spina impermeabilizzata con una pellicola di politene) e la plastica biodegradabile, perché a parere dell’Europa non vi sono prove sui tempi e modi di biodegradazione della plastica biodegradabile, ma l’Italia sarebbe riuscita a concordare deroghe per questi materiali.
“Le microplastiche trovate nei tessuti della placenta delle donne, non è un allarme sufficiente per correre ai ripari? – commenta Rosalba Giugni, presidente di Marevivo. – L’Italia si trova a chiedere di bloccare una direttiva votata sia in Europa che recepita nel nostro Paese a larga maggioranza che prevede il divieto di produzione e commercializzazione di alcuni dei prodotti usa e getta che si trovano maggiormente sulle nostre coste, nei fiumi, nel mare che uccidono migliaia di animali e sono entrate addirittura nell’acqua che beviamo, nel sale che usiamo e nel plancton, origine della catena trofica. Da recenti studi condotti da autorevoli enti ricerca e da diverse Università è emerso che ogni chilometro quadrato di acqua salata sulla Terra contiene in media 46.000 microparticelle di plastica in sospensione e che in particolare nel Mediterraneo la situazione è drammatica. Il tempo è finito, non possiamo più aspettare!”.

La posizione di Amendola

La plastica monouso va bandita, i tempi imposti dall’Europa vanno rispettati, la Direttiva Europea 2019/904/UE va recepita al più presto. Non si possono continuare a trovare escamotage per mettere al primo posto aspetti economici di breve termine. Nonostante l’Europa dia indicazioni precise e risorse economiche per cambiare rotta, il nostro Governo, nello schema di Dlgs che recepisce la Direttiva, vuole allungare i tempi del recepimento.
“Si tratta di una direttiva vitale per l’uomo e per l’ambiente che non può subire ritardi, vista la gravità della situazione. E proprio per questo – spiega Gianfranco Amendola, ex magistrato ed ex vicepresidente della Commissione ambiente del Parlamento europeo, già componente della Consulta del mare e coordinatore della Commissione governativa per le acque di balneazione – è veramente vergognoso e inammissibile apprendere che, a pochi giorni dalla scadenza, il nostro paese sta adoperandosi per ottenere rinvii e deroghe incompatibili con la direttiva e le linee guida europee, dopo essere rimasto inerte per due anni in cui, a differenza di altri paesi come ad esempio la Francia, non ha neppure iniziato ad adottare misure per garantire il rispetto del dettato comunitario attraverso nuovi modelli di produzione e di consumo basati su prodotti durevoli e riutilizzabili invece che sull’usa e getta. Altro che transizione ecologica. Sarebbe la peggiore conferma che, in realtà, al di là delle chiacchiere, la salute, l’ambiente e la qualità della vita di noi tutti sono valori secondari di fronte alle esigenze commerciali di un mercato distorto che sta portandoci rapidamente ad un punto di non ritorno”.

Un punto di non ritorno

“Oggi stiamo facendo un pericoloso passo indietro – conclude la presidente di Marevivo. – Vi rendete conto della responsabilità che questa azione avrà sul nostro futuro e quello delle prossime generazioni? Il count down istallato sul Ministero della Transizione Ecologica segna solo 6 anni e 7 mesi al punto del non ritorno. Potete ancora fare la cosa giusta seguendo una direttiva che vede uniti tutti i Paesi europei”.

fonte: www.e-gazette.it


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I mari e l’ambiente. Marevivo lancia la campagna “Adotta una spiaggia”

La spiaggia è il luogo dove la terra incontra il mare, segnando il confine fra due ambienti naturali straordinari, veri e propri scrigni di biodiversità, oggi sempre più minacciati dall’uomo














A trentasei anni dalla prima attività di pulizia di una spiaggia, Marevivo lancia la sua nuova campagna nazionale “Adotta una spiaggia”, attraverso la quale sarà possibile sostenere l’associazione nelle attività di pulizia, osservazione e valorizzazione di decine di spiagge in tutta Italia, dalla Liguria alla Sardegna, dal Friuli Venezia Giulia alla Sicilia.

Un ambiente naturale
Spesso non ci rendiamo conto che la spiaggia rappresenta un ambiente unico in natura, il cui delicato equilibrio può essere irrimediabilmente compromesso dai comportamenti dell’uomo. Alla spiaggia, infatti, appartengono i granelli di sabbia, le conchiglie, la vegetazione e le tante creature che vivono sul litorale e nelle acque vicino alla riva. Con la campagna “Adotta una spiaggia” Marevivo vuole dunque da un lato promuovere sul territorio azioni concrete per contribuire a contrastare alcune delle criticità generate dall’azione antropica, ma anche ricordare quanto sia una responsabilità collettiva avere cura costante di un ambiente così fragile e prezioso, al quale ancora oggi purtroppo siamo abituati a pensare solo in estate e in una misura “accessoria”.
L’Italia ha circa 8000 km di costa, il 50% circa è rappresentato da coste sabbiose, il 34% da coste rocciose e il 16% è occupato da infrastrutture di vario genere: porti, aree industriali, insediamenti turistici, aree agricole o commerciali. I litorali sabbiosi, le spiagge e le dune costiere sono tra gli habitat europei e nazionali con il peggiore stato di conservazione.

Le minacce
Le principali minacce e pressioni su questi ambienti fragili sono l’inquinamento, la cementificazione delle coste, il turismo irresponsabile, le attività di vario genere che si svolgono nell’immediato entroterra, la distruzione delle praterie sommerse di posidonia, la presenza di specie aliene, la distruzione degli alvei dei fiumi.
Si stima che l’inquinamento delle spiagge colpisca più di 800 specie di fauna selvatica in tutto il mondo, e sono più di 100.000 gli uccelli, le tartarughe marine e i mammiferi marini che ogni anno muoiono a causa dei rifiuti di plastica abbandonati. Hanno la loro influenza anche fenomeni a scala globale come i cambiamenti climatici e l’aumento delle temperature medie del pianeta. A causa del disturbo e dell’eccessivo afflusso di bagnanti, animali come il fratino o la tartaruga marina Caretta caretta non riescono a trovare le condizioni adatte per la riproduzione, la deposizione e la schiusa delle uova o per lo sviluppo della prole.
La tipica vegetazione costiera è quasi ovunque scomparsa o fortemente compromessa e non riesce più a svolgere il suo ruolo di contrasto all’erosione. Specie tipiche dei litorali sabbiosi come il giglio di mare o la sfinge del pancrazio (una farfalla notturna il cui bruco si nutre esclusivamente delle foglie di questa pianta), stanno ormai diventando rare ovunque. Altra grave minaccia è rappresentata dall’erosione costiera, fenomeno particolarmente forte in Italia che negli ultimi 50 anni ha perso 40 milioni di metri quadrati di spiaggia e dove attualmente quasi il 50% delle coste sabbiose è soggetto a erosione ed è stato trasformato e urbanizzato distruggendo o modificando in maniera allarmante la morfologia naturale della costa e il paesaggio preesistente.

Le donazioni e le adozioni
A prendersi cura delle spiagge “adottate” saranno i volontari delle Delegazioni di Marevivo sul territorio, da anni impegnati costantemente a tutelarne l’integrità, il valore naturalistico e la bellezza. Le donazioni permetteranno quindi a centinaia di attivisti di Marevivo di avviare e sostenere nel tempo attività di pulizia e di sensibilizzazione della popolazione e delle istituzioni locali, anche attraverso l’installazione di pannelli informativi. Direttamente dal sito di Marevivo sarà possibile scegliere quale spiaggia “adottare”, optando per una a cui si è fortemente legati o piuttosto ad una lontana ma particolarmente preziosa dal punto di vista naturalistico.

Come proteggere i litorali
“Quando pensiamo alla spiaggia spesso non ci rendiamo conto che si tratta di un ecosistema complesso, habitat naturale di centinaia di animali e piante marine” ha dichiarato Raffaella Giugni, responsabile relazioni istituzionali di Marevivo. “Per proteggerla dobbiamo capirne il valore, guardarla con occhi diversi. Per questo abbiamo deciso di lanciare questa campagna e di chiedere a tutte le persone che amano il mare di aiutarci a preservare decine di spiagge in tutta Italia e gli animali che le abitano.”

fonte: www.e-gazette.it


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Direttiva SUP: l'Italia potrebbe vietare anche i bicchieri in plastica monouso

Al bando non solo piatti e stoviglie, ma anche i bicchieri di plastica monouso. È quanto potrebbe accadere in Italia se venisse approvato l'emendamento presentato da alcuni senatori che hanno messo nero su bianco la proposta dell'associazione ambientalista Marevivo




Giuseppe Iasparra


Al bando non solo piatti e stoviglie, ma anche i bicchieri di plastica monouso. È quanto potrebbe accadere in Italia se venisse approvato l'emendamento presentato da alcuni senatori che hanno messo nero su bianco la proposta dell'associazione ambientalista Marevivo per allargare il perimetro della Direttiva europea SUP (Single use plastics).

La Direttiva europea sulla plastica monouso vieterà piatti, stoviglie, cannucce e altri manufatti monouso. Ma non i bicchieri. O meglio, come ricorda Marevivo, la Direttiva SUP “mette al bando solamente i contenitori per liquidi realizzati con polistirolo espanso, cioè quelli di schiuma espansa usati soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti per bevande calde. Rimanevano consentiti tutti gli altri bicchieri di plastica, come quelli bianchi di polistirolo sottile o quelli trasparenti di polipropilene della consistenza più morbida e tenace”. Ora la situazione potrebbe cambiare se venisse approvato l'emendamento inserito nell'iter di recepimento della direttiva (e che dovrebbe essere votato la prossima settimana al Senato).

“Noi in Italia consumiamo 20 milioni di bicchieri monouso al giorno. Si tratta di quantitativi enormi perché l'utilizzo dei bicchieri usa e getta viene fatto in maniera continua, basti pensare quando siamo al bar” sottolinea ad Eco dalle Città Raffaella Giugni, responsabile delle relazioni istituzionali di Marevivo. “Molti di questi bicchieri finiscono poi nell'indifferenziato e diventa anche difficile il loro riciclo, come invece avviene per il PET delle bottiglie. Si stima poi che almeno un 20% dei bicchieri in plastica monouso finiscano dispersi nell'ambiente. Per questo abbiamo ritenuto che fosse necessario aggiungerli per dare un senso a questa normativa che a nostro avviso manca di un elemento fondamentale” conclude Raffaella Giugni.

Testo emendamento

AS 1721

Emendamento 22.105 (TESTO 2)

Articolo 22

LOREFICE

Al comma 1, sostituire la lettera d) con la seguente:

«d) prevedere che, laddove nell'Allegato alla direttiva (UE) 2019/904 si richiamano le tazze per bevande, si intendono ricompresi anche i bicchieri, coerentemente con gli orientamenti previsti dall'articolo 12, par.2 della medesima direttiva;».

fonte: www.ecodallecitta.it


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Green Energy Days, Salina isola pilota UE per la sostenibilità

Salina è stata candidata Isola Pilota dell’Unione Europea per la transizione verso l’energia pulita e la sostenibilità.




Nel mese di settembre si è svolta nell’isola di Salina, in Sicilia, la terza edizione della manifestazione Green Energy Days focalizzata sulla transizione energetica nelle isole minori. Nell’occasione è stato presentato da Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, il concorso di idee “Sole, Vento e Mare: Energia e Paesaggio”. Anche nelle isole minori è importante investire in progetti innovativi e sostenibili; l’obiettivo dei Green Energy Days è andare oltre la sola salvaguardia del mare per promuovere e proteggere anche il patrimonio naturalistico locale.

Salina è stata candidata Isola Pilota dell’Unione Europea per la transizione verso l’energia pulita e la sostenibilità. Dopo una selezione a cui hanno partecipato più di mille isole, il Segretariato del Clean Energy for EU Islands della Commissione Europea ha scelto Salina. La candidatura dell’isola eoliana è stata sostenuta da Marevivo insieme ai tre Comuni dell’Isola (Leni, Malfa e Santa Maria Salina), alla locale associazione degli albergatori “Salina Isola Verde”, all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, all’Assessorato all’Energia della Regione Siciliana e all’ENEA che ne coordina le attività come partner scientifico. Favignana e Pantelleria, state designate Isole Pioniere con altre diciotto isole europee, seguiranno il percorso tracciato dalle Isole Pilota.

Nel corso dei Green Energy Days, oltre alle proposte sui programmi e gli incentivi per la transizione energetica delle isole minori, sono stati considerati altri aspetti non meno importanti: le comunità energetiche, le questioni paesaggistiche e di carattere sociale, le fonti rinnovabili di energia, gli interventi per l’efficienza energetica. Attenzione particolare ai programmi europei per la transizione energetica nelle isole come NESOI (New Energy Solutions Optimized for Islands), che fa parte delle politiche dell’Unione Europea per il raggiungimento degli obiettivi climatici del 2030, come pure agli incentivi nazionali come il Superbonus del 110% per l’efficienza energetica, agli interventi antisismici, all’economia circolare tanto più significativa proprio perché nelle isole molti rifornimenti devono arrivare dalla terraferma.

Fra i temi di rilievo discussi nei Green Energy Days di Salina c’è stata la mobilità. Nei bilanci energetici e ambientali, sia come consumo di energia che come emissioni, la mobilità interna pesa per il 31% e supera il 72% se si considera il trasporto marittimo per collegare l’Isola con la terraferma.

fonte: www.rinnovabili.it

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Plastica, pesca e inquinamento: il destino da cambiare

















C’è chi il mare lo canta, chi lo ascolta, chi lo osserva e chi lo racconta da tutta una vita. Sono i protagonisti di questa storia fatta di distese blu cobalto minacciate dalla presenza dell’uomo. Una convivenza difficile quella tra l’essere umano e la natura, figli della stessa madre che non riescono a trovare un punto di incontro.

Il blocco delle attività produttive e dei trasporti hanno generato conseguenze per molti inaspettate: acque cristalline e animali che tornano a popolare quegli angoli che fino a poco tempo prima erano loro proibiti. Ma quanto durerà?




fonte: www.ricicla.tv



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#StopMicrofibre, un'alleanza per un'industria tessile competitiva e sostenibile. La proposta di legge di Marevivo

























Si terrà mercoledì 3 luglio 2019 alle ore 10:30 all’Accademia Costume & Moda in Via della Rondinella, 2 a Roma l’incontro sul tema: “#STOPMICROFIBRE. Un’alleanza per un’industria tessile, competitiva e sostenibile. La proposta di Legge di Marevivo” organizzato dall’associazione Marevivo e dall’Accademia Costume & Moda, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Ad introdurre: Raffaella Giugni, Responsabile Relazioni Istituzionali Marevivo; Lupo Lanzara, Vice Presidente Accademia Costume & Moda e Marta Ferri, Dressmaker e Cavaliere del Mare di Marevivo.
Interverranno:
Giusy Bettoni, CEO and Founder C.L.A.S.S. (Creativity Lifestyle and Sustainable Synergy)
Moda: l’importanza di innovare responsabilmente
Riccardo Andrea Carletto, Ricercatore CNR-STIIMA Biella 
Nuove fibre sostenibili per l'industria tessile
Maria Cristina Cocca, IPCB- CNR Pozzuoli 
Il rilascio delle microfibre dai tessuti: impatto e soluzioni
Giorgio De Montis, Banor Capital
Investimenti e sostenibilità: perché il mercato premia le aziende responsabili
Pierluigi Fusco Girard, Amministratore Delegato Linificio e Canapificio Nazionale Marzotto Lab
Il lino: una fibra europea, sostenibile e polifunzionale
Francesco Regoli, Vice Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, Università Politecnica delle Marche
Microplastiche negli oceani: da contaminanti emergenti ad emergenza ambientale
Stefania Ricci, Direttore Museo e Fondazione Ferragamo
Mostra Sustainable Thinking
Giovanni Schneider, Amministratore Delegato del Gruppo Schneider, leader nella prima lavorazione e nella commercializzazione di fibre tessili naturali pregiate
Etichettatura dei capi d'abbigliamento

La campagna #StopMicrofibre
Marevivo, che da oltre trent’anni si batte in difesa del mare e delle sue risorse, ha lanciato la campagna #STOPMICROFIBRE per sensibilizzare sul problema delle microplastiche rilasciate dai tessuti sintetici in lavatrice. Il 40% delle microfibre non viene trattenuto dagli impianti di trattamento e finisce nell’ambiente naturale. Diversi studi dimostrano come ogni lavaggio liberi milioni di fibre microplastiche, particelle inferiori ai 5 millimetri di lunghezza, che vengono ingerite dagli organismi marini, entrando così nella catena alimentare. La fondazione Ellen MacArthur nello studio “A New textiles economy” ha denunciato come gli abiti scarichino ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre negli oceani, una quantità pari a oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica. Tra i tessuti peggiori c’è l'acrilico, cinque volte più inquinante del tessuto misto cotone-poliestere.
È indispensabile investire nella ricerca e nell’innovazione. Per questo Marevivo chiede l'approvazione di una legge che renda obbligatoria l’etichettatura dei capi d’abbigliamento che contengono oltre il 50% di fibre sintetiche e propone alle aziende di progettare sistemi di filtraggio più efficaci per lavatrici e di produrre tessuti che rilascino meno microfibre. É importante anche contrastare il problema della “fast fashion” preferendo prodotti di migliore qualità rispetto alla quantità, e porre attenzione anche ai materiali utilizzati durante la produzione (es: tessuto, filo, etichetta).
Diventare un’azienda sostenibile non è solo marketing, ma un’esigenza vitale per la salvaguardia dell’ambiente.
#STOPMICROFIBRE avrà come partner l’Accademia di Costume & Moda, che aderisce e condivide l’impegno di Marevivo attraverso la sensibilizzazione degli studenti, esortandoli a lavorare per un sistema produttivo rispettoso dell’ambiente e dell’ecosistema marino.
fonte: https://marevivo.it

Santa Caterina di Nardò raccolti oltre 550 kg di PFU in mare e a terra














Marevivo ed EcoTyre a Santa Caterina di Nardò, grazie a PFU Zero sulle coste italiane, la campagna di sensibilizzazione e di raccolta e recupero degli pneumatici fuori uso (PFU) abbandonati, hanno raccolto complessivamente 550 kg di gomme giunte a fine vita in mare e a terra.  
I subacquei del Costa del Sud Diving Service hanno lavorato per recuperare gli pneumatici in mare mentre Gummy, la mascotte di EcoTyre, ha coinvolto cittadini e turisti presenti in giochi e attività di animazione spiegando loro il funzionamento della filiera, le innumerevoli possibilità di riutilizzo delle gomme giunte a fine vita oltre ai benefici ambientali derivanti dalla corretta gestione degli PFU.  
Un mezzo di EcoTyre ha portato gli PFU raccolti agli impianti di trattamento. Gli PFU, infatti, sono una tipologia di rifiuto cosiddetta ‘permanente’ che se lasciata in natura e in mare necessita di centinaia di anni per degradarsi completamente, ma se gestita in modo corretto è riciclabile al 100%. 
Nelle prime tre tappe di PFU Zero sulle coste italiane abbiamo già raccolto oltre 7.000 kg di PFU in mare e a terra a cui si vanno ad aggiungere le gomme giunte a fine vita recuperate oggi qui, a Santa Caterina di Nardò– ha detto Enrico Ambrogio, Presidente di EcoTyre – “Oltre alla raccolta e al recupero degli pneumatici, al centro della nostra mission c’è la sensibilizzazione della cittadinanza. Con gli interventi di raccolta straordinaria, infatti, contribuiamo sì a liberare i territori dalle gomme abbandonate ma soprattutto parliamo ai cittadini, spiegando la nostra filiera e l’importanza della gestione del fine vita degli pneumatici. Il nostro ringraziamento va all’Amministrazione Comunale di Nardò e a Marevivo per il sostegno e il supporto logistico”.  


fonte: https://www.greencity.it

Borracce e caffè in tazza, le Università aderiscono alla campagna contro la plastica monouso

Protocollo d'intesa tra Marevivo, Conisma e Crui, che prevede negli atenei dispenser d'acqua senza bicchieri di plastica, borracce personalizzate, macchine del caffè con bicchieri di carta o tazze personali. Previsti premi per chi abbandona la plastica monouso nella ristorazione












Da oggi (martedì 29 gennaio, ndr) anche le università italiane aderiscono alla campagna #StopSingleUsePlastic, lanciata da Marevivo, per diventare plastic free. Lo rende noto la stessa associazione, che da più di trent'anni si occupa di valorizzazione e difesa del patrimonio marino. 
Alla presenza di Salvatore Micillo, Sottosegretario di Stato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è stato siglato l'accordo per rendere gli atenei italiani plastic free da Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo, Sauro Longhi, Magnifico Rettore dell'Università Politecnica delle Marche, in rappresentanza della CRUI - Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, e da Antonio Mazzola, Presidente del CoNISMa– Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare, in linea con le attuali posizioni del Parlamento europeo e della proposta legislativa della Strategia Europea sulla plastica che vieterà a partire dal 2021 la vendita di moltissimi articoli in plastica monouso.
Con il Protocollo d’intesa, MarevivoCoNISMa e CRUI si impegneranno a un reciproco rapporto di collaborazione in materia di sensibilizzazione ed educazione alla tutela dell’ambiente e a favorire l’eliminazione della plastica monouso nelle università. E' prevista l'installazione di dispenser di acqua (senza bicchieri di plastica) nelle aree pubbliche, all’interno dei Dipartimenti e degli Uffici Centrali e la relativa distribuzione di borracce personalizzate; l’installazione di macchine del caffè con bicchieri di carta e con l’opzione “senza erogazione del bicchiere”, incentivando l’utilizzo di tazze personali. Inoltre saranno previsti criteri di premialità sulle future gare di appalto dei servizi di ristorazione universitaria per chi abbandona l’utilizzo di plastica monouso (posate, piatti, bicchieri), diminuendo così la produzione di rifiuti plastici negli Atenei.
«Con il lancio di #StopSingleUsePlastic – spiega Salvatore Micillo -  in tutti gli Atenei, con una sola grande campagna di sensibilizzazione portiamo all’attenzione degli studenti e del mondo universitario tre temi importanti su cui il Ministero dell’Ambiente sta lavorando dall’insediamento di questo Governo: la riduzione della plastica monouso, la salvaguardia del mare e l’educazione ambientale. Per ottenere risultati concreti nella tutela dell’ambiente è necessario il coinvolgimento e alla partecipazione di tutta la collettività. I giovani sono pieni di entusiasmo e imparano in fretta. Sono loro il nostro futuro».
«Oggi si aggiunge un altro anello alla catena del percorso “Mare Mostro un mare di plastica”, campagna partita nel 2016, che ha già ottenuto la legge per proibire le microplastiche nei cosmetici e dei cotton fioc non biodegradabili, e che adesso è impegnata ad accelerare il cammino della legge Salvamare di cui è stata ispiratrice. La campagna “Mare Mostro” ha coinvolto i palazzi della Politica, i ministeri, le regioni, i comuni, le isole minori, le scuole e adesso approda nel tempio della ricerca e della scienza, le nostre meravigliose università – dichiara Rosalba Giugni. La plastica è, e sarà, sempre di più un problema planetario se non viene affrontato con urgenza e determinazione, visto che questo materiale indistruttibile è ormai entrato nella catena alimentare con i rischi che ne possono conseguire per l’uomo».
«Questo progetto – nelle parole del Magnifico Rettore Sauro Longhi - è un’occasione importante per diffondere un messaggio urgente: quello di evitare plastiche monouso che inquinano i nostri mari. Le università oggi hanno il compito di educare e sensibilizzare i più giovani su questo tema, poiché avranno loro, domani, la responsabilità di "governare" e scegliere per il futuro di tutti».
«Quella delle plastiche è in effetti una emergenza – spiega Antonio Mazzola, Presidente del CoNISMa -  poiché i risultati più recenti ottenuti dai progetti europei di ricerca hanno confermato gli impressionanti livelli di microplastiche già presenti negli oceani e che annualmente continuano ad aumentare. Si deve ancora fare molto per valutare gli effetti biologici delle microplastiche in mare, ma è evidente che le Università hanno un ruolo fondamentale anche nelle attività di immagine, formazione, di supporto alla politica e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questa importante problematica».

Plastica monouso, appello alle scuole e un vademecum per risparmiare all’ambiente un milione di bottigliette

L’associazione Marevivo, con la Fondazione Sorella Natura, ha organizzato una campagna rivolta a tutti gli istituti d’Italia per fermare l’inquinamento. Secondo le stime dell’associazione, infatti, in una classe gli alunni consumano ogni giorno una bottiglietta d'acqua così che in un intero anno scolastico si arriva a circa quattromila bottiglie











“Basta all’uso della plastica monouso nelle scuole”. A lanciare questo appello è l’associazione Marevivo che con la Fondazione Sorella Natura ha organizzato una campagna rivolta a tutti gli istituti d’Italia per fermare l’inquinamento. Secondo le stime dell’associazione, infatti, in una classe gli alunni consumano ogni giorno una bottiglietta d’acqua così che in un intero anno scolastico si arriva a circa quattromila bottiglie. Un istituto, con una media di circa 25 classi, in un anno scolastico ne utilizza 100.000. “Se dieci scuole – spiegano gli organizzatori della campagna – decidessero di dire basta alla plastica usa e getta, verrebbero risparmiate all’ambiente circa un milione di bottigliette in un solo anno”.
Tra le norme da seguire, l’associazione chiede di impegnarsi a non installare distributori di bevande in bottiglie ma erogatori di acqua dove poter ricaricare la propria borraccia. Per Marevivo è necessario eliminare le stoviglie monouso come bicchieri, piatti, posate e cannucce ed anche emettere un’idonea circolare spiegando i motivi per cui sia importante eliminare la plastica usa e getta, sensibilizzando insegnanti e studenti. L’associazione ha elaborato un vademecum per le scuole per ricordare loro cosa non si può utilizzare (bottiglie di plastica; contenitori usa e getta; buste della spesa non biodegradabili; cannucce e stoviglie usa e getta) e cosa si deve usare per essere una scuola “plastic free” (borracce in alluminio; contenitori riutilizzabili; borse in tela; cannucce e stoviglie riutilizzabili).
“La nostra battaglia – spiega la presidente di Marevivo, Rosalba Giugni – è partita a livello politico. Abbiamo lanciato questa campagna quando si è insediato il nuovo Governo. Abbiamo chiesto ai ministri, al presidente del Senato, della Camere e al Presidente del Consiglio di aderire all’appello “Plastic free”. Fino a “ieri” ai convegni e alle tavole rotonde a palazzo Montecitorio e alla Camera c’erano le bottigliette di plastica ora sia il Senato che il ministro dell’Ambiente hanno accolto la nostra proposta: a palazzo Madama usano le brocche per ogni evento mentre in via Cristoforo Colombo hanno donato le borracce agli uffici. Abbiamo rilanciato il nostro invito anche alle Regioni e ai Comuni: a Lampedusa e Pantelleria hanno aderito”. Ora Marevivo e la Fondazione Sorella Natura si rivolgono alle scuole: “In attesa dell’approvazione della legge Salvamare, e della Direttiva europea sulla plastica monouso, chiediamo agli istituti scolastici di anticipare i tempi e di introdurre il divieto dell’impiego di prodotti usa e getta nelle classi, nei servizi e negli uffici della struttura. Le scuole svolgono una funzione importante nella formazione ed educazione dei ragazzi e possono avere un ruolo cruciale nel sensibilizzare le nuove generazioni sul problema dell’inquinamento da plastiche”. Un appello che non è caduto nel vuoto ma ha già trovato l’adesione di alcune scuole siciliane: “Basta ricordare ai ragazzi – spiega la presidente – che ogni nove minuti finiscono in mare 140 tonnellate di plastica ovvero l’equivalente in peso di una balenottera azzurra”.

fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Suggerimenti per un 2019 Plastic free


















Ridurre per poi eliminare dal nostro quotidiano la plastica mono uso è un buon obiettivo per il 2019, a cui tutti possiamo partecipare.

Cosa fare per un mondo plastic free:
Utilizzare sacchetti in tessuto invece di quelli monouso, anche per gli acquisti non alimentari
Verificare che i sacchetti utilizzati per la raccolta dell'umido, monouso biodegradabili, siano anche compostabili, come dichiarato dai marchi certificati che devono necessariamente essere stampati sul prodotto
Utilizzare brocche da tavola per l'acqua del rubinetto oppure borracce e thermos per il trasporto invece delle bottigliette. Vetro e alluminio sono lavabili e riutilizzabili facilmente, a differenza del PET con cui sono fatte le bottigliette che posso facilmente contaminarsi e non andrebbero mai riutilizzate, come suggerisce il Consorzio Acqua Potabile
Utilizzare piatti, bicchieri e posate in ceramica o plastica durevole, se si ha la possibilità di lavarli, oppure in materiale mono uso certificato come biodegradabile e compostabile
Fare in modo che la macchinetta del caffè in ufficio non eroghi più i bicchierini di plastica e usare invece tazze di ceramica o vetro (basta chiedere al servizio manutenzione che periodicamente rifornisce la macchina)
Preferire contenitori per riporre il cibo in vetro, lavabili e riutilizzabili. Il vetro è un materiale inerte e non tossico anche quando contiene cibo ad alte temperature, a differenza della plastica
Per la lavatrice utilizzare poco detersivo, preferire quello liquido, lavare a basse temperature, lavare meno
Preferire vestiti in fibre naturali quali cotone, lana, lino, canapa, seta e ridurre al minimo i capi sintetici o misti per evitare le micro plastiche
Nei prodotti di bellezza scegliere quelli che non contengono micro plastiche, come gli scrub a base di gusci triturati (in attesa della messa al bando dal 2020)


La plastica ha cambiato il nostro mondo, permettendo la produzione di beni a basso costo, leggeri, colorati, infrangibili, con caratteristiche tecniche uniche che hanno permesso la loro diffusione in tutto il mondo e in tutti i settori. La sua grande diffusione è diventata però un problema, visto che proviene dal petrolio e dopo l’utilizzo può inquinare. Viene utilizzata anche per imballaggi e oggetti che vengono utilizzati solo per pochi minuti e poi, nella maggior parte dei casi, restano nell’ambiente per secoli, degradandosi a poco a poco ed entrando direttamente nella nostra catena alimentare.

Le masse di frammenti di plastica che galleggiano negli oceani e le spiagge coperte di vecchie bottiglie e pezzetti di reti da pesca sono immagini che tutti abbiamo in mente quando parliamo di inquinamento da plastica.

Alcune importanti misure sono state prese per ridurre questi fenomeni.
L’Italia ha anticipato la normativa europea ha sostituito le borse di plastica mono uso per la spesa e per i reparti frutta e verdura, con omologhi in materiale biodegradabile e compostabile, come raccontato nel post dedicato alle novità ambientali del 2018

Ora dal 1 gennaio 2019 grazie a un emendamento proposto da Ermete Realacci, i cotton fioc saranno prodotti e commercializzati solo se biodegradabili.

Secondo un recente censimento a cui ha partecipato anche Legambiente i cotton fioc rappresentano circa il 4% dei rifiuti censiti sulle spiagge europee, ma salgono 5,2% nel Mar Mediterraneo .

Occorrerà invece aspettare altri 12 mesi per il previsto stop all’uso delle microplastiche nei cosmetici da risciacquo, una misura che avrà un forte impatto globale visto che sono Made in Italy la maggior parte dei cosmetici prodotti al mondo.

Sono primi passi importanti a cui si affiancheranno dal 2021 decisioni europee che vieteranno posate, piatti, cannucce, imballaggi per alimenti pronti monouso di plastica, che fanno parte dei dieci prodotti i che rappresentano il 70% dell’inquinamento delle spiagge e degli oceani.

Nel mondo si calcola che venga utilizzato un miliardo di cannucce monouso al giorno. Un miliardo al giorno. Una quantità enorme per un prodotto sostanzialmente inutile.

La commissione Ambiente della UE voterà sul testo nel gennaio 2019, entro due anni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ue i Paesi membri dovranno recepire la direttiva e rendere così illegali questi prodotti monouso, di cui esistono alternative.


Greenpeace Italia ha dichiarato che «quello lanciato dall’Unione europea è un segnale importante che risponde alle richieste e alle preoccupazioni di migliaia di cittadini. Ancora, però, si è lontani da una vera soluzione. Non introducendo misure vincolanti per gli Stati membri per ridurre il consumo di contenitori per alimenti, e ritardando di quattro anni l’obbligo di raccogliere separatamente il 90 % delle bottiglie in plastica, l’Europa regala così alle grandi multinazionali la possibilità di fare ancora enormi profitti con la plastica usa e getta a scapito del Pianeta».

Per spingere il Ministro dell’ambiente e del mare a varare una serie di misure tra cui l’ introduzione di una cauzione sugli imballaggi monouso, che siano messe fuori produzione in Italia le microplastiche da tutti i prodotti e non solo dai cosmetici , siano censiti e poi recuperati gli attrezzi da pesca dispersi in mare è ancora possibile firmare la petizione per un Mediterraneo plastic free, lanciata lo scorso agosto.

La petizione, lanciata dl WWF Italia, ha superato le 600.000 firme e vuole raggiungere il milione.

Dopo aver contribuito alla messa al bando delle microplastiche nei cosmetici, Marevivo ha lanciato da poco la campagna #StopMicrofibre, per sensibilizzazione sul problema delle microplastiche rilasciate dai tessuti sintetici in lavatrice.

Dalle lavatrici di casa finiscono nelle acque di scarico frammenti di prodotti come il poliestere, il nylon, l’acrilico, che rappresentano circa il 60% del materiale di cui sono composti i nostri capi d’abbigliamento. I caldi, colorati ed economici maglioni in pile, le camice in poliestere e le calze in nylon sono quindi nocivi per gli ecosistemi visto che ad ogni lavaggio si staccano pezzettini invisibili di tessuto che attraverso gli scarichi finiscono poi nei depuratori che solo in parte riescono a filtrarli.

Nondimeno, una volta entrati nell'ecosistema marino, i microframmenti nocivi iniziano ad assorbire sostanze inquinanti e tossiche e vengono ingeriti dagli organismi che li scambiano per cibo; si accumulano nei tessuti in concentrazioni sempre crescenti via via che si sale nella catena alimentare fino a raggiungere potenzialmente l’uomo.



stop microfibre


“Sulla tossicità delle microplastiche siamo all’anno zero. Ne sappiamo pochissimo”, spiega Andrea Binelli, co-autore di un recente studio, intervistato da La Stampa - Tanto che la EU non li ha ancora inseriti come nuovi contaminanti da ricercare nelle acque potabili. Alcuni Paesi cominciano a bandire o regolamentare l’uso di microsfere plastiche, ma mancano ancora conoscenze sufficienti per una normativa efficace”

Qui un efficace video sui danni che provocano le micro fibre.

Investire su tessuti sintetici più eco-friendly potrebbe rappresentare una valida soluzione visto che il 60% di tutti gli indumenti a livello globale è realizzato in poliestere ma è necessario anche migliorare il sistema di filtraggio dei depuratori delle acque reflue, è quanto raccomanda Marevivo. Che chiede inoltre a tutti di ridurre quanto più possibile gli acquisti, di riciclare e riusare.

Lo studio completo sulle microplastiche

fonte: http://www.vita.it

Senza plastica si può: parola di Marina

Tre mesi senza plastica o quasi, riducendola drasticamente pressoché a zero: è il traguardo raggiunto da Marina Berro, che è riuscita a portare a termine la prima fase di un impegno che ha preso soprattutto con se stessa e… con il Pianeta.














Marina Berro ha 54 anni, una figlia che studia fuori casa e un compagno con cui sta cercando una casa nel bosco. Intanto, negli ultimi tre mesi, ha portato a compimento un impegno che aveva preso con sé stessa e con l’ambiente: impegnarsi per eliminare sempre di più la plastica fino a farne a meno del tutto. Si sta impegnano e ce la sta facendo. Per ora sono tre mesi, ma, spiega, «perché fermarsi qui?».
Il sogno di Marina è di creare un cohousing dove vivere condividendo pensieri e azioni con altri. Si sposta preferibilmente a piedi e in bicicletta, in estate e in inverno. È vegetariana da 28 anni, ha cresciuto la figlia con giochi autocostruiti, abiti e oggetti di seconda mano, niente merendine né cibi confezionati, niente televisione, videogiochi e cellulare sino a 14 anni, tanti libri, incontri, relazioni  viaggi  e tournè da ricordare, fin da quando era piccolissima.
Marina, come ti è venuta l’idea di abbandonare la plastica e dimostrare che si può vivere senza?
«Tra giugno e luglio scorsi sono venuta a conoscenza della campagna di Greenpeace contro la plastica, della mobilitazione di Legambiente e di Marevivo contro le cannucce e mi sono sentita impotente di fronte a un disastro di questo tipo. Ma poi un mattino, di colpo, la voglia di una sfida: vivere senza plastica. Missione possibile o impossibile?  Sono partita fiduciosa e con un tempo definito: tre mesi. Non avevo ancora le idee molto chiare su come gestire l’avventura, ho optato per un diario quotidiano su cui per 92 giorni ho scritto, preso appunti, fatto riflessioni, registrato successi e insuccessi: quando sono caduta nella distrazione o nell’abitudine, quando invece sono riuscita ad autoprodurre qualcosa o a essere davvero consapevole di ogni gesto della giornata e a dire plastica no grazie.
E una volta terminati i tre mesi?
Ho iniziato il 5 luglio 2018 e ho terminato l’esperimento il 5 ottobre, ma adesso che il gioco si fa duro la faccenda si fa più interessante e ovviamente continuerò. Ho iniziato l’autoproduzione di dentifricio, prodotto sgrassante, detersivo per i piatti, balsamo per i capelli. La sfida poi sta diventando una sana abitudine; tre mesi per cambiare registro e alzare le antenne su molte azioni quotidiane che compiamo  inconsapevolmente perché la testa è spesso altrove.
Quindi, Marina, tu confermi che è possibile vivere senza plastica?
Dopo due giorni di esperimento ho messo il primo paletto: era impossibile includere anche la sfera lavorativa. La sfida, almeno per i primi 3 mesi, avrebbe riguardato solo la mia vita privata. Naturalmente ho eliminato subito gli acquisti con la plastica. Al momento non sono ancora riuscita a eliminare completamente la plastica, perché ne siamo circondati, ma sto facendo continuamente progressi.  Sono da sempre molto attenta al tipo di acquisti che faccio, il più possibile a km 0, il meno possibile nella grande distribuzione; sono attentissima agli imballaggi, scelgo abbigliamento usato, mobili usati, eccetera. Ci si rende conto che la plastica è onnipresente. Un esempio? Prendetevi il tempo per un giorno di scrivere tutte le cose che toccate e che sono di plastica. Provare per credere. Il mio elenco di un giorno qualsiasi: sveglia, asse del WC, tappo e tubetto del dentifricio, bottiglia del latte detergente, tappo della crema, accendino, manici della pentola, manico del coltello, cellulare con cuffiette, computer, zaino, portafoglio, montatura degli occhiali, custodia occhiali, giacca a vento, scolainsalata, cassetta della frutta, colino, scolapasta, guanti per lavare, manici del frigorifero, parte interna del frigo, manopole del gas, posate con manico di plastica, automobile, forbici con manici di plastica , frullatore a immersione, tappo del latte, tappo dosatore per olio e aceto. Ma come si viveva prima della sua invenzione a metà degli anni ‘50? Me lo sono chiesta tante volte in questi mesi. In poco più di 50 anni abbiamo riempito il mondo di un materiale che impiegherà anche più di 1000 anni a scomparire o a trasformarsi in qualcos’altro. Incredibile.
Quale messaggio di incoraggiamento daresti a chi vuole impegnarsi in questa scelta?
Giorno dopo giorno mi rendo conto che non acquistare plastica è un vero e proprio impegno, in alcuni casi una fatica, in tanti altri implica una rinuncia vera e propria all’acquisto. Ma è un po’ come un gioco e non mi scoraggio anche se a volte mi è capitato di ritornare a casa con la plastica senza neppure essermene accorta. Difficile abbassare la guardia! E in vacanza? Ci mettiamo alla prova, partiamo attrezzati di contenitori di vetro, sacchetti di stoffa per la spesa, bottiglie di vetro da riempire. Al momento in casa stanno terminando le scorte dell’ultima spesa  di detersivi, pasta e riso, prodotti per l’igiene e mano a mano che finiscono mi rendo conto che la soluzione migliore è quella di  passare all’autoproduzione su molte cose; l’altra, sicuramente più comoda, è cercare di  acquistare prodotti sfusi. E grazie a un incontro fortuito, ho scoperto i Negozi Leggeri: si parte da casa  con barattoli e altri contenitori vuoti e si ritorna con la spesa fatta: dalla pasta alle spezie, dai legumi  al riso di ogni varietà, e ad ogni cosa che si possa immaginare.
Un bilancio?
Alla fine della prima parte di questa esperienza tiro le fila: 1) quasi impossibile non portarsi a casa la plastica se si fa una spesa improvvisata, quindi decidere prima quando, dove e cosa acquistare; 2) meglio non utilizzare nemmeno le bio-plastiche; fare monocolture di mais per produrre plastica biodegradabile mi pare un vero paradosso; 3) amo sempre di più il vetro. Sì quindi a pentole in vetro, tanti barattoli riciclati di ogni dimensione (vanno bene anche per congelare al posto dei sacchetti), contenitori in vetro per alimenti; 4) purtroppo usare il vetro per l’acquisto di prodotti freschi è molto difficile; occorre cercare piccoli negozi, possibilmente amici, a cui spiegare l’esperimento in corso e tra un “non si può” ed un “mmm….interessante”, ci si porta a casa il formaggio nel contenitore di vetro; 5) bandita, o quasi, la grande distribuzione; la plastica la fa da padrona ovunque, e anche nel caso di prodotti sfusi (pochi), si utilizzano quasi sempre sacchetti di nylon per impacchettare.
Quali suggerimenti ad una famiglia media per incominciare?
Si può iniziare a casa, in famiglia, a scuola, sul lavoro (prossima mia frontiera), da soli e in compagnia. Finiti i miei primi tre mesi ho digitato su internet “Vivere senza plastica si può?”. E… sorpresa: ho trovato tante esperienze in tutto il mondo, e poi artisti, scultori, registi, architetti, designer, tutti hanno questo sogno. Quindi, prendete spunto da esperienze già fatte, intraprendete l’avventura come un gioco, ma un gioco serio, come lo sono tutti i giochi che fanno i bambini. È divertente per esempio fare un inventario di tutte le cose che ci sono in casa di plastica, una caccia al tesoro per intenderci. Oppure fare una spesa normale mensile, settimanale o quotidiana e scoprire quanta plastica ci siamo portati a casa. Poi iniziare a prendere in considerazione che qualcosa sarà difficilissimo da sostituire, qualcos’altro richiederà solo un po’ di attenzione e di consapevolezza al momento dell’acquisto e che a qualcosa si può rinunciare. Divertente anche sperimentare tecniche di riutilizzo creativo e lanciarsi sull’autoproduzione. I bambini potrebbero essere i nostri migliori alleati; sensibili e attenti ci guiderebbero a fare le scelte giuste se tenuti al corrente dello sforzo che stiamo provando a fare. Il pianeta di domani sarà nelle loro mani; a noi il compito, oggi, di cercare di riparare in piccolissima parte ai danni già fatti.

Intanto insegniamo ai bambini a differenziare i rifiuti

Terra Nuova ha da sempre caro il tema della riduzione dei rifiuti e di un radicale cambio di paradigma nel modo di gestirli. Ora ha dato alle stampe, per la collana Terra Nuova dei Piccoli, una splendida storia illustrata per insegnare ai bambini che i rifiuti, se differenziati, possono diventare una risorsa. Il titolo è "Il segreto di patata lessa"  .
Naturalmente la plastica merita un discorso a sé, poichè ormai le quantità sono tali da rendere impossibile il riciclaggio totale, quindi l'unica chanche diventa smettere di produrla e di usarla.
Il libro, con la sua semplicità e dolcezza, arriva diretto al cuore dei bambini sensibilizzandone le coscienze. 

E alla fine sarà svelato il “segreto” di Patata Lessa: la cura dell’ambiente e la salvaguardia del Pianeta sono nelle nostre mani. Sono i nostri piccoli gesti quotidiani a fare la differenza.
fonte: https://www.terranuova.it