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CS Biondi Rec. le parti civili - Perugia 29 giugno 2023

 

 
Il nostro appello al Sindaco Romizi è caduto nel vuoto purtroppo. Pensavamo che potesse avere un seguito il comportamento tenuto in precedenza per il processo, ancora in corso, vs Gesenu & Co., ma ci siamo sbagliati. Eppure non è meno grave quanto accaduto nel deposito di Biondi Recuperi, tanto più che il processo appena iniziato è per il primo incendio, ma sappiamo bene che il fatto si è ripetuto altre volte, sempre nel deposito di Ponte S. Giovanni. Il comunicato che segue è stato condiviso dalle altre due associazioni che hanno condiviso con noi la necessità di "fare qualcosa" e di farlo insieme, infatti anche loro si sono costituite Parte Civile nel processo, pensiamo sia un buon segnale da parte della cosiddetta società civile.  


IL COMUNE DI PERUGIA NON SI

Rifiuti: boom delle esportazioni dall'Ue

 











Nel 2020 le esportazioni di rifiuti vero i Paesi non Ue hanno doppiato le importazioni. Principale destinazione la Turchia, dove sono finiti ben 13 milioni di tonnellate di scarti, rappresentati principalmente da rottami e carta




Ricicla.tv


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Tari: l’Arera avvia il procedimento per la definizione del nuovo “Metodo tariffario rifiuti” per il secondo periodo regolatorio

 







È stata pubblicata sul sito web istituzionale di Arera la Deliberazione 30 marzo 2021 n. 138/2021/R/Rif, rubricata “Avvio di procedimento per la definizione del Metodo Tariffario rifiuti per il secondo periodo regolatorio (Mtr-2)”.

La Delibera dà avvio al percorso per la definizione del “Metodo tariffario rifiuti” per il secondo periodo regolatorio (“Mtr-2”), nel quale prevedere anche la fissazione di criteri per la definizione delle tariffe di accesso agli impianti di trattamento.

L’Autorità si pone i seguenti obiettivi:

– indurre gli operatori a miglioramenti progressivi delle attività gestite, anche declinando le modalità di riconoscimento degli eventuali oneri aggiuntivi volti al perseguimento dei nuovi standard di qualità di cui alla Deliberazione n. 72/2021;

– assicurare la sostenibilità finanziaria efficiente delle gestioni per la sostenibilità sociale delle tariffe pagate dagli utenti finali;

– configurare meccanismi correttivi ed eventuali compensazioni alla luce dell’applicazione delle richiamate novità normative introdotte dal Dlgs. n. 116/2020;

– valorizzare la programmazione di carattere economico-finanziario, individuando criteri e modalità di redazione dei piani sulla base di un orizzonte pluriennale, prevedendo degli aggiornamenti periodici: ciò al fine di valutare compiutamente le misure adottate per il superamento delle criticità.

Ai sensi della Determinazione n. 1/2021, i soggetti che svolgevano al 31 dicembre 2019 l’attività di trattamento dei rifiuti urbani e assimilati, nonché di origine urbana, in Impianti di incenerimento e Discariche, entro il 30 aprile 2021 devono trasmettere all’Autorità, attraverso un’apposita raccolta dati, informazioni in materia di servizi di trattamento dei rifiuti urbani e assimilati, nonché di origine urbana.

La conclusione del processo di individuazione del nuovo “Mtr-2” è fissata al 31 luglio 2021.

fonte: www.entilocali-online.it


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Nuovi prodotti dal trattamento dei rifiuti organici

È importante dare valore ai rifiuti organici in modo che abbiamo un mercato di riferimento, questo è il primo passo per avviare processi che tengano conto dei principi dell'economia circolare











Dal rapporto ISPRA ” Rifiuti urbani 2019″ emerge che, a livello nazionale, il 35% circa dei rifiuti annualmente prodotti è rappresentato dalla frazione organica, costituita dai rifiuti biodegradabili da cucine e mense e dalla manutenzione di giardini e parchi. Di questi, più del 40%, viene avviato a riciclaggio.

È presumibile che nel futuro i rifiuti organici aumenteranno, infatti, la nuova direttiva sui rifiuti, non ancora recepita, ha introdotto alcuni cambiamenti per quanto riguarda la loro gestione, prevedendo anche l’obbligo per tutti gli Stati membri di raccogliere separatamente i rifiuti organici o assicurare il riciclo a partire dalla fine del 2023 nuovi targets per la preparazione per il riuso e il riciclaggio dei rifiuti urbani, che, in accordo con la direttiva sulle discariche, necessita di individuare una corretta gestione dei rifiuti organici.

ISPRA ci conferma che è già in aumento, infatti, dai dati pubblicati emerge che il trattamento della frazione organica della raccolta differenziata (umido + verde) passa da 5,9 milioni di tonnellate a 6,3 milioni di tonnellate, evidenziando una crescita di 431 mila tonnellate, pari al 7,3%.

Il pro capite nazionale di trattamento biologico dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, nel 2018, è pari a 105 kg/abitante con valori molto diversi nelle singole aree geografiche:
155 kg/abitante al Nord
57 kg/abitante al Centro
65 kg/abitante al Sud.



In considerazione del fatto che non tutte le regioni sono dotate di una sufficiente impiantistica che rende possibile “chiudere il cerchio” della gestione di questa particolare tipologia di rifiuti, l’organico subisce una movimentazione all’interno del Paese.

Il quantitativo complessivo dei flussi movimentati nell’anno 2018 risulta pari a circa 1,7 milioni di tonnellate.

Nel grafico sottostante si evidenzia l’andamento dei quantitativi di rifiuti gestiti nel periodo dal 2009 al 2018, con il dettaglio riferito alla frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata (umido + verde).

L’analisi dei dati mostra un’evoluzione del settore sia riguardo alle quantità complessive (+79,5% tra il 2009 ed il 2018), che alla frazione organica, i cui quantitativi aumentano anche in percentuale maggiore.



Per quanto riguarda la composizione della frazione proveniente dalla raccolta differenziata, ISPRA riporta che, nell’anno 2018, questa è costituita, in prevalenza, da
“rifiuti biodegradabili di cucine e mense” (codice EER 200108), con un quantitativo di circa 4,6 milioni di tonnellate, pari al 72,4% del totale
“rifiuti biodegradabili” di giardini e parchi (codice EER 200201), con circa 1,7 milioni di tonnellate, rappresentano il 26,8% del totale
rifiuti dei mercati” (codice EER 200302), con 48 mila tonnellate, costituiscono una quota residuale dello 0,8%.



Per quanto riguarda le tecnologie di trattamento adottate a livello nazionale, l’analisi dei dati mostra che circa 3,3 milioni di tonnellate (il 51,6% del totale trattato) di frazione organica da raccolta differenziata viene gestito in impianti di compostaggio circa 2,8 milioni di tonnellate, che rappresentano il 43,6% del totale complessivo, viene avviata al trattamento integrato (anaerobico/aerobico), affermando un significativo trend positivo che interessa negli ultimi anni il recupero dei rifiuti organici circa 304 mila tonnellate (circa il 4,8%) viene trattato in impianti di digestione anaerobica, modalità di gestione in incremento, sia dal punto di vista impiantistico, con 23 impianti che di quantitativi gestiti, con aumento di 16 mila tonnellate, corrispondenti ad un più 5,7% (+37,9% rispetto al 2015).

La digestione anaerobica assume una funzione sempre più importante nel trattamento delle frazioni organiche selezionate, proprio per la possibilità di abbinare al recupero di materia quello di energia. Infatti, oltre alla produzione del digestato da utilizzare in campo agricolo attraverso il processo di compostaggio, tale tipologia di gestione comporta la formazione di biogas che può essere utilizzato direttamente ai fini energetici per la cogenerazione di energia elettrica e termica, oppure, negli impianti di ultima generazione, sottoposto ad un processo di rimozione della CO2, che ne permette la trasformazione in biometano e la successiva immissione in rete al posto del gas naturale o per l’autotrazione. Secondo le informazioni messe a disposizione da ISPRA, nel 2018, sono 5 gli impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico che effettuano la produzione di biometano, ubicati
uno in Piemonte nella provincia di Torino,
due in Lombardia, nelle province di Bergamo e Lodi,
uno in Emilia Romagna, in provincia di Bologna
uno in Calabria, nella provincia di Cosenza.

L’impianto umbro (nella provincia di Perugia) dotato di tale tecnologia è operativo dal 2018 ma ha iniziato la produzione di biometano nel 2019.

A questi, si aggiungeranno nei prossimi anni, sette impianti, attualmente in fase di riconversione da trattamento aerobico a trattamento integrato, localizzati in Piemonte, Lazio, Puglia e Calabria e 6 nuove unità in corso di realizzazione in Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio e un’ulteriore riconversione da trattamento aerobico a trattamento integrato è stata inoltre autorizzata per un impianto in Abruzzo. Questi impianti dovrebbero entrare in esercizio entro il 2021.

Se, da molti anni, il compostaggio si presenta come il primo metodo per gestire questa particolare tipologia di rifiuti, vediamo che cominciano a presentarsi nuovi scenari, come ci conferma anche l’Agenzia Europea per l’Ambiente; grazie alle tecnologie più innovative, infatti, si è in grado di gestire i rifiuti organici trasformandoli in nuovi prodotti, come i biocarburanti.

Le bioraffinerie, ve ne sono più di 800 in tutta Europa, utilizzano questi particolari rifiuti per produrre biocarburanti, come l’etanolo, il metanolo e l’idrogeno, sfruttando principalmente rifiuti di tipo omogeneo provenienti dall’agricoltura, dalla lavorazione degli alimenti, compresi i mangimi e una quota parte anche di rifiuti di tipo urbano, in particolare quelli organici.

Secondo il report dell’ Agenzia Europea dell’Ambiente, “Bio Waste in Europe”, oggetto di una notizia su Arpatnews, svariati sono i nuovi prodotti ricavabili dall’utiizzo dei rifiuti organici, tra questi anche la produzione di acidi grassi volatili utilizzati nei bio-carburanti o nella creazione di plastiche “bio-based”. Negli anni è cresciuta l’attenzione sulla possibilità di ottenerli dai rifiuti organici, in particolare da quelli alimentari, che contengono materia organica in elevate quantità, con alte concentrazioni di idrogeno e fosforo. Si tratta di creare un’alternativa più sostenibile, evitando che questi acidi vengano estratti dai carburanti fossili attraverso operazioni di sintesi. La produzione di acidi grassi volativi attraverso la digestione anaerobica è in incremento ma la sua produzione su larga scala è stata testata solo con uno spettro ristretto di rifiuti organici, sono pertanto richiesti maggiori sviluppi, per rendere la produzione su larga scala sostenibile e fattibile economicamente.

Un altro interessante impiego è quello del recupero di nutrienti dai rifiuti organici. La possibilità di recupare fosforo trattando i rifiuti organici sta riscuotendo molta attenzione, in quanto siamo di fronte ad una risorsa non rinnovabile, in via di esaurimento ma di cui c’è molta domanda soprattutto da parte dell’agricoltura, dove i nutrienti, come questo, sono molto richiesti. Con questo tipo di recupero si ridurrebbe sia la dipendenza da risorse non rinnovabili che l’eutrofizzazione dell’acqua. I processi impiegati per recuperare il fosforo dai rifiuti organici necessitano ancora di qualche miglioramento per ottenere un prodotto finito di maggiore qualità e per abbattere alcuni costi di produzione ancora piuttosto elevati. L’utilizzo della membrana vibrante per il recupero del fosforo è molto innovativa ma la sua applicabilità tecnica è ancora tutta da dimostrare.

L’estrazione di idrogeno, considerato come una fonte di energia pulita, dai rifiuti organici è un’altra possibile alternativa, molto innovativa ma che mostra ancora molti limiti e il suo utilizzo su larga scale è molto lontano.

A queste forme di recupero si aggiungono una serie di sistemi per convertire i rifiuti organici in energia, che comprendono la pirolisi, la carbonizzazione e la gassificazione.

Per approfondire: Rapporto ISPRA Rifiuti Urbani – 2019 e Rapporto EEA Bio-waste in Europe

fonte: https://www.snpambiente.it

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Differenziata, Costa: "Accelerare La Firma Del Nuovo Accordo Anci Conai"



"Bisogna accelerare per chiudere il nuovo accordo anci conai". Lo ha dichiarato il ministro dell'Ambiente Sergio Costa a margine della presentazione del rapporto Anci-Conai sulla differenziata negli 8mila comuni italiani



 
fonte: https://www.ricicla.tv

Rifiuti elettronici, solo tre milioni di tonnellate (su nove) sono trattati

In Europa sei milioni di tonnellate sono nelle discariche e sfuggono al trattamento previsto dalle norme. Ecodom convoca 6 paesi per risolvere il problema, tra cui l’Italia



Ogni anno in Europa si generano circa 9 milioni di tonnellate di Rifiuti Elettronici. Di queste solo un terzo, circa 3 milioni di tonnellate, vengono trattate nel pieno rispetto della legge. Il resto viene smaltito in modo non sicuro dal punto di vista ambientale, o finisce per gonfiare discariche abusive sparse per tutto il Pianeta. Ecodom, per affrontare il problema, ha organizzato un confronto tra i Sistemi Collettivi di Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Italia su dati operativi, metodologie e regole di raccolta dei RAEE.

È la Francia il Paese del sestetto che, nel triennio 2015-2017, ha immesso più Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche nel proprio mercato con un quantitativo medio corrispondente a 1.487.418 tonnellate all’anno. In seconda posizione si piazza il Regno Unito con 1.391.642 tonnellate, seguito da Italia (848.011 t), Spagna(551.947 t), Olanda (333.785 t) e Portogallo (141.987 t). L’Italia va bene nella raccolta generale, ma è ultima per dato medio pro capite La Francia è la prima nazione anche nel ritiro dei RAEE domestici, con un quantitativo che, nel 2018, è stato di 728.569 tonnellate.

Anche in questa classifica, il Regno Unito è secondo con 493.323 t, seguito da Italia (310.610 t), Spagna (268.003), Olanda (167.235) e Portogallo (67.692), che però conteggia nella cifra fornita sia i RAEE domestici che quelli professionali. Il nostro Paese occupa però l’ultimo posto per quanto riguarda la raccolta pro-capite (cioè i kg di RAEE raccolti ogni anno per ciascun abitante): solo 5,1 kg/abitante di RAEE, meno della metà della Francia (10,8 kg/abitante). Sul podio anche i Paesi Bassi con 9,7 kg/abitante e il Regno Unito con 7,4 kg/abitante; seguono il Portogallo con 6,6 kg/abitante e la Spagna con 5,8 kg/abitante.


Nonostante il Sistema RAEE Italiano sia considerato una “best practice” dalla Comunità Europea dal punto di vista organizzativo(per l’esistenza di un “modello multi-consortile regolato”, con più Sistemi Collettivi operanti in concorrenza tra loro sotto il controllo del Centro di Coordinamento RAEE), c’è quindi ancora un gap importante tra i risultati di raccolta italiani e gli obiettivi fissati dalla Direttiva Europea sui RAEE.



Analizzando i dati del 2018, tra i sei Paesi partecipanti all’incontro organizzato da Ecodom, quattro hanno superato il target di raccolta del 45% fissato fino all’anno scorso dall’Unione Europea. Il tasso di ritorno (ovvero il rapporto tra RAEE gestiti e media delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti) è stato del 50% in Olanda, del 49% in Francia e Spagna, e del 48% in Portogallo. Non hanno raggiunto la quota minima né l’Italia, ferma al 37%, né il Regno Unito con il 35%. In attesa di conoscere i numeri relativi al 2019, sembrerebbe improbabile per tutte e sei le nazioni riuscire a raggiungere il target minimo del 65% in vigore dall’inizio di quest’anno: “Dal 2019 – recita l’articolo 7 della norma - il tasso minimo di raccolta da conseguire ogni anno è pari al 65% del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti o, in alternativa, all’85% del peso dei RAEE prodotti”.

Questo è stato uno dei temi affrontati durante il convegno internazionale “RAEE: sei nazioni a confronto”, che si è tenuto a Roma, alla presenza di Christian Brabant di ESR, Mark Burrows-Smith di REPIC, Andreu Vilà di ECOTIC, Pedro Nazareth di ELECTRAO, Jan Vlak di WECYCLE e Giorgio Arienti di Ecodom. Le conclusioni dei lavori sono state affidate a Manuela Soffientini, Presidente di APPLIA TALIA e al senatore Luca Briziarelli, Vicepresidente della Commissione bicamerale dell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

Ecodom, che è al primo posto fra i sistemi collettivi operanti in italia, ha gestito nel 2018 ben 105 mila tonnellate di RAEE domestici, pari al 34 % del totale italiano e generando un taglio di 800 mila tonnellate di anidride carbonica.

“Questo incontro - afferma Maurizio Bernardi, Presidente di Ecodom - riveste particolare importanza perché in Italia è da poco iniziato il processo di recepimento delle Direttive europee sull’ Economia Circolare: i rappresentanti del Parlamento e del Ministero dell’Ambiente avranno quindi la possibilità di esaminare i risultati di raccolta, i vantaggi e gli svantaggi dei diversi modelli di Extended Producers’ Responsibility. Uno sguardo particolare è stato rivolto a quello che a oggi è il principale problema nel settore dei RAEE, i cosiddetti “flussi paralleli”, cioè l’ingente quantità di rifiuti elettrici ed elettronici che scompare senza lasciare traccia”.

“Oggi chiediamo a tutti i nostri interlocutori istituzionali, al Parlamento e al Ministero dell’Ambiente, di definire insieme a noi un modello che permetta all’Italia di risolvere il più rapidamente possibile questo problema”, ha concluso Bernardi.


fonte: www.lastampa.it

La favola del riciclo: l’economia circolare è un gioco da ragazzi

Il programma di realtà virtuale Waste Travel 360°™ proseguirà il suo tour nelle scuole anche il prossimo anno scolastico. Ad accompagnarlo una nuova pubblicazione contenete i risultati del 2018


















Un affascinante viaggio virtuale negli impianti di riciclo dei rifiuti alla scoperta della seconda vita degli scarti. Si potrebbe riassumere così Waste Travel 360°™, progetto itinerante dedicato alle scuole italiane e realizzato da Ancitel Energia e Ambiente con il contributo di alcuni dei più importanti Consorzi di Filiera. L’iniziativa, patrocinata dal Ministero dell’Ambiente, nasce con l’obiettivo di portare gli studenti nel mondo del riciclo attraverso il primo programma di educazione ambientale sull’Economia Circolare basato sulla realtà virtuale.

Dal 2017, anno dell’inaugurazione, a oggi Waste Travel 360°™ ha coinvolto 50.000 studenti nella nuova esperienza immersiva dedicata al trattamento dei rifiuti. I primi risultati del tour tra le scuole italiane sono stati raccolti in una pubblicazione dal titolo “La favola del riciclo: L’economia circolare, un gioco da ragazzi“. Il libro, presentato oggi a Roma, contiene anche i commenti degli studenti e accompagnerà il progetto in ogni sua tappa a partire dal prossimo anno scolastico. “Waste Travel 360° ® ha il patrocinio del Ministero dell’Ambiente perché sosteniamo tutte quelle iniziative che lavorano con noi alla diffusione di una sensibilità ambientale nuova – spiega On. Salvatore Micillo, Sottosegretario del Ministero dell’Ambiente e autore della prefazione – Il format aderisce perfettamente alla nostra idea di innovazione didattica, che porta l’ambiente nelle scuole e i ragazzi imparano divertendosi”.

economia circolare

“Il progetto è nato dall’esigenza di educare i giovani alla cultura del riciclo, portandoli in un mondo di immagini e nozioni più adatto al loro linguaggio di nativi digitali – dichiara Filippo Bernocchi, Presidente Ancitel Energia e Ambiente –  È il mondo della trasformazione della materia a fine vita, del ciclo vitale di un prodotto, destinato quasi mai ad esaurirsi ma a prendere forme diverse. È il mondo della scienza, delle conoscenze e delle nuove tecnologie. Creando strumenti fluidi, facili e non retorici puntiamo quindi ad accelerare il processo di raggiungimento degli obiettivi di legge stabiliti dall’Unione Europea: entro il 2050 niente sarà più destinato allo scarto e ogni oggetto verrà progettato per essere riutilizzato e avviato al riciclo”.

fonte: www.rinnovabili.it

Microrganismi Effettivi: Trattamento dei Rifiuti in Costa Rica






Nella discarica di San José in Costa Rica i rifiuti ed il percolato vengono trattati con EM. Gli EM stabilizzano l'ambiente microbico e combatte i cattivi odori. Se non irrorassero i rifiuti con gli EM dovrebbero utilizzare grandi quantità di sostanze chimiche molto costose che non farebbero altro che danneggiare l'ambiente, la salute degli operatori nonché la discarica stessa.




Una discarica di rifiuti di 1,4 milioni di persone in Costa Rica che viene trattata con EM. Grazie al trattamento con EM sono spariti sia l'odore nauseabondo dei rifiuti che le mosche. I dipendenti hanno persino smesso di indossare le mascherine!


fonte: EM-ITA

A Cagliari un progetto per la gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti

l progetto GRRinPORT (Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti), finanziato dal Programma Interreg Marittimo Italia – Francia, entra nel vivo con le prove per la separazione granulometrica e per il trattamento dei sedimenti nei porti






Il progetto GRRinPORT. L’obiettivo del progetto, avviato nell’aprile 2018, è quello di migliorare la qualità delle acque marine nei porti, limitando l’impatto dell’attività portuale e del traffico marittimo sull’ambiente. “Si tratta anche di definire una serie di buone pratiche per la gestione di rifiuti, reflui e sedimenti – spiega il responsabile scientifico del progetto, Alessandra Carucci, ordinario di Ingegneria Sanitaria-Ambientale, pro rettore per l’Internazionalizzazione dell’ateneo di Cagliari –  il lavoro prodotto è rivolto a enti gestori e utenti delle aree portuali, da estendere a tutti i porti dell’area del Programma, in accordo con i principi della valorizzazione delle risorse dell’economia circolare”.
Lo stato dei lavori. Dopo una prima fase di campionamenti, l’impianto pilota ISPRA, ubicato nella sede di Livorno, ha iniziato a lavorare alla separazione granulometrica e al trattamento dei sedimenti con tecnica di soil washing. Lo scopo di questa attività è di concentrare gli inquinanti in volumi ristretti in modo tale da portare in discarica un decimo del volume di partenza del rifiuto (perché il sedimento per la nostra normativa è considerato tale una volta prelevato dal fondale), riducendo i costi di smaltimento. Le altre frazioni depurate potrebbero essere riutilizzate per altri scopi inseribili nell’economia circolare (riempimenti di banchine, cementi ecosostenibili, piste ciclabili, e similari). I benefici conseguenti per i porti sarebbero la riduzione del volume di rifiuti da smaltire e per i comuni cittadini una risorsa economica da poter utilizzare nel pieno rispetto dell’ambiente, per le opere di comune ingegneria civile. UNIPI ha partecipato alle prove di soil washing effettuate da ISPRA a dicembre e nella predisposizione dei campioni.
La separazione granulometrica. L’impianto pilota ISPRA è costituito da un vibrovaglio con maglie a 2 mm, primo idrociclone, cella di attrizione per la disgregazione degli aggregati, classificatore a spirale, secondo idrociclone. L’impianto utilizza un quantitativo d’acqua a ciclo chiuso necessario sia per la separazione granulometrica, sia per un primo trattamento soil washing del sedimento contaminato. Le prove di soil washing del progetto GRRinPort sono svolte da ISPRA in collaborazione con UNIPI al fine di separare le differenti frazioni granulometriche presenti nei sedimenti (sabbia, limo, pelite). UNIPI svolgerà prove di elettrocinesi (peliti) e Landfarming (sabbie e limo) sui campioni pretrattati in soil washing. Presso il DESTEC-UNIPI è stato allestito il primo banco prova per effettuare le prove di elettrocinesi sui sedimenti marini prelevati dal porto di Piombino e provenienti dal trattamento di soil washing di ISPRA. Una volta decontaminati i sedimenti possono essere riusati come materiali di recupero nei cantieri e nei manti stradali, e dare quindi una possibilità di recupero della materia. Il risultato atteso, specialmente per le prove di elettrocinesi, è quello di raggiungere livelli di decontaminazione dei metalli superiore al 90%. Le prove sono appena state avviate e bisognerà attendere qualche mese per avere i primi risultati.
“Choice Experiment”. Nel porto di Ajaccio, il team dell’Université de Corse Pasquale Paoli studia le preferenze individuali in merito alla gestione dei rifiuti solidi nell’ambito del loro stoccaggio a bordo e conseguente conferimento in porto, mediante la metodologia “Choice Experiment”. Attraverso un questionario, destinato agli utilizzatori del porto, si misura la disponibilità a pagare per una determinata tipologia di raccolta, che rappresenta l’equivalente monetario del costo esterno sostenuto dagli intervistati, associato a quella determinata tipologia di conferimento di rifiuti. Lo studio consente una efficace analisi comparativa di “costo-beneficio” delle differenti attività di conferimento e di raccolta dei rifiuti solidi, proposte o realizzate nel porto di Ajaccio. L’Office des Transports de la Corse, che ha autorità sui 7 porti corsi, ha in carico la messa in opera dei progetti di cooperazione territoriale europea.
Output attesi. I risultati attesi sono l’elaborazione di piani d’azione per la gestione sostenibile dei rifiuti solidi, dei reflui conferiti e dei sedimenti dragati nei porti e l’applicazione, a scala pilota, delle tecniche più appropriate, in funzione del tipo di contaminazione, per la bonifica dei sedimenti dragati dai porti (Porto di Livorno) e la realizzazione di un sistema integrato ed ecocompatibile per il contenimento e la rimozione di sversamenti di idrocarburi e la raccolta di reflui da unità da diporto (Porto di Cagliari).
Il partenariato del progetto. Partner di GRRinPORT sono l’Università degli Studi di Cagliari – come capofila – con il Dicaar (Dipartimento ingegneria civile, ambientale e architettura) e il Disb (Dipartimento Scienze biomediche), la Regione Autonoma della Sardegna (Agenzia regionale distretto idrografico della Sardegna, Rad-Adis), la Fondazione MEDSEA (Mediterranean Sea and Coast Foundation), l’Université de Corse Pasquale Paoli(Laboratoire Lisa – Umr CnrS6240 Lieux, Identités, eSpaces et Activité), l’Office des Transports de la Corse, l’Università di Pisa (Dipartimento ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (struttura tecnico scientifica, Livorno).
fonte: http://www.recoverweb.it

Codigestione anaerobica



















FIRENZE - Dai rifiuti organici è possibile produrre energia rinnovabile: un perfetto esempio di economia circolare. E' quanto sostengono i ricercatori del progetto 'Bio2energy', realizzato dal dipartimento di ingegneria industriale dell'Università di Firenze, dal Pin di Prato e dal Cnr Iccom e finanziato dalla Regione Toscana con tre milioni. 'Bio2energy', coordinato da Sea Risorse (in collaborazione Alia e Cavalzani Inox), è stato presentato oggi a Firenze. Un'idea che è partita da Viareggio ma che può essere estesa in tutta la Toscana: nel dettaglio si tratta di un modello per il trattamento dei rifiuti in grado di produrre biometano e bioidrogeno dalla sinergia tra materiale organico (proveniente dalla raccolta differenziata) e fanghi di depurazione (provenienti da impianti di depurazione dell'acqua), attraverso un processo che si definisce di codigestione anaerobica: in assenza di ossigeno si ottiene la degradazione del materiale organico e la produzione di biogas. I residui di questo processo, hanno spiegato i ricercatori, possono essere utilizzati come fertilizzanti naturali per l'agricoltura. Tra i risultati di 'Bio2energy' la riduzione dei costi sia in termini economici che ambientali, l'inserimento del digestato sul mercato dei fertilizzanti quale fonte di nutriente, l'ottimizzazione del recupero energetico e efficientamento energetico dell'impianto di codigestione e depurazione.

fonte: www.ansa.it

Biometano, la produzione agricola potrebbe coprire il 12% dei consumi italiani di gas


















In Italia il gas ricopre un ruolo rilevante con il 34,6% di contributo al consumo interno lordo: 70.914 milioni di metri cubi distribuiti principalmente tra il settore residenziale (con il 40,7% dei consumi), industriale (20,4%) e quello dei trasporti (1,5%).
Eppure la produzione di biometano – un biocombustibile che si ottiene sia dagli scarti di biomasse di origine agricola, sia dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani derivante dalla raccolta differenziata – nel solo settore agricolo potrebbe coprire il 12% dei consumi attuali di gas in Italia con evidenti vantaggi ambientali e economici.

Il biometano è un anello fondamentale per il corretto trattamento dei rifiuti biodegradabili nell’ambito del nuovo scenario dell’economia circolare a livello nazionale, a partire dalle regioni del centro sud, ed europeo. Può avere, inoltre, un ruolo fondamentale nella strategia energetica del nostro Paese, per ridurre l’inquinamento atmosferico e nella lotta ai cambiamenti climatici. Secondo il Comitato Termotecnico Italiano il biometano è in grado, infatti, di evitare l’immissione di gas serra di almeno il 75% rispetto a quelle dei combustibili fossili, un contributo fondamentale all'obiettivo di contenimento del surriscaldamento del pianeta entro 1,5 gradi centigradi come recentemente auspicato dal Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). L’intero processo, oltre alla produzione di energia verde, permette inoltre di avere come risultato finale un ammendante utile a ridare fertilità ai suoli impoveriti dall'agricoltura intensiva. Senza dimenticare che il biometano "fatto bene” è una grande opportunità economica per i territori, anche in relazione alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Sono tutti temi di cui si è discusso oggi nel corso della seconda conferenza nazionale L’era del biometano, promossa da Legambiente a Bologna, per raccontare non solo lo stato dell’arte in Italia, ma anche per rendere sempre più concrete le opportunità per aziende e territori, partendo proprio da quelle esperienze imprenditoriali già attive e di successo. Anche perché il 2018 è stato l’anno di approvazione del tanto atteso decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti. Una misura che, insieme alla definitiva approvazione del nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare, che pone tra gli altri l’obbligo della raccolta separata dell’organico a livello europeo, deve accelerare la transizione verso un modello di consumo più sostenibile. Con lo stesso decreto si aprono nuovi e importanti scenari, a partire dai 4,7 miliardi di euro messi in bilancio dallo Stato fino al 2022 per i nuovi impianti per la produzione di biometano e biocarburi da rifiuti. Un incentivo che mira a sostenere i maggiori costi nella produzione di biocarburanti, rendendoli così competitivi con quelli dei combustibili fossili nel settore dei trasporti.
«Il biometano non solo si presta ad essere e a diventare un fonte energetica sempre più strategica nel settore dei trasporti e dei consumi domestici, ma siamo convinti giocherà un ruolo fondamentale nella transizione energetica, offrendo importanti occasioni di rilancio per le imprese, soprattutto agricole, oltre che uno strumento fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici e nella gestione dei rifiuti – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente –. In particolare su quest’ultimo punto non possiamo più aspettare. Occorre partire con la realizzazione di nuovi impianti di digestione anaerobica per la produzione di biometano per il trattamento della frazione organica, a partire dalle regioni del centro sud Italia che oggi ne sono carenti, nonostante l’umido rappresenta il 30-40% del totale dei rifiuti prodotti, e affiancare con questa tecnologia anche gli impianti di compostaggio aerobici esistenti, per ottimizzare il processo. Per questo è necessario da subito individuare necessità e creare sinergie per favorire lo sviluppo di un sistema integrato e soprattutto "fatto bene”, sostenendo l’impegno di istituzioni e imprese e coinvolgendo i cittadini sulla strategicità, i vantaggi ambientali ed economici e garantendone la partecipazione con strumenti che integrino il normale iter autorizzativo, fornendo un’informazione corretta e trasparente».
Al di là di superare le carenze normative ancora presenti nel nostro paese (prime fra tutte quelle sulla distinzione tra "sottoprodotto” e "rifiuto” e i limiti all’utilizzo agronomico del digestato previsti dal Decreto Mipaaf 5046), è oggi infatti necessario accompagnare la necessaria realizzazione di nuovi impianti con processi partecipativi e di coinvolgimento della cittadinanza, sulla base di esperienze già in essere nel nostro Paese, con l’obiettivo di dare ai territori garanzie di impianti ben fatti e trasparenza nei processi. A tal proposito utile ricordare che, secondo l’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, nel 2016, sono state 359 le attività di opposizione contro opere di utilità pubblica o contro progetti di nuovi impianti, con un aumento del 5% dei contenziosi rispetto all’anno precedente. Di questi il 56,7% ha riguardato il settore energetico (75,4% fonti rinnovabili) e il 37,4% quello dei rifiuti.
I ritardi nella normativa hanno, inoltre, aperto a interpretazioni controverse, a procedure burocratico-amministrative di autorizzazione diverse da Regione a Regione e prodotto scarsa conoscenza della materia da parte di molte amministrazioni e amministratori, il tutto a ritardare la nascita di biometano "fatto bene”. Conoscenze, informazione, trasparenza, dialogo, negoziazione e partecipazione alla base dello sviluppo degli impianti nei territori.
La conferenza nazionale promossa da Legambiente è stata un’occasione per valorizzare il ruolo del biometano nella copertura dei fabbisogni energetici del paese a partire dal suo ruolo nei trasporti urbani e pesante, ma anche nella gestione sostenibile delle frazioni biodegradabili (organico da raccolta differenziata, scarti agricoli, rifiuti agroindustriali, fanghi di depurazione, etc), per confrontarsi con i decisori istituzionali e gli stakeholders del settore della produzione e della distribuzione, affrontando criticità, normative e tecniche della filiera
fonte: www.oggigreen.it

Migliori tecnologie disponibili nel trattamento dei rifiuti, il detto e il non detto


Recentemente abbiamo ricordato il ruolo (possibile) delle decisioni UE sulle migliori tecnologie disponibili che vengono via via emesse sulla base delle linee guida europee sulle diverse filiere produttive soggette prima alla direttiva IPPC (riduzione e prevenzione integrata dell’inquinamento) e oggi alla direttiva IED (emissioni industriali).https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=6658
Il caso più recente (gazzetta europea del 17.08.2018) è la decisione 2018/1147 che “stabilisce le conclusioni sulle migliori tecnologie disponibili (BAT) per il trattamento dei rifiuti”, entro 4 anni tutti gli impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale (AIA) dovranno adeguarsi a quanto riportato.
Va tenuto in conto che la maggior parte degli impianti (a partire da quelli che fanno solo stoccaggio o ricondizionamento dei rifiuti – anche se spesso con questo termine si occultano vere e proprie operazioni di miscelazione in particolare tra rifiuti pericolosi e non pericolosi) non sono soggette ad AIA ma ad autorizzazioni “meno impegnative” (art. 208 e seguenti Dlgs 152/06). In ogni caso, le norme italiane, rimandano come riferimento di “buona tecnica” alle BAT che quindi possono essere “fatte valere” – da chi vuole farle valere – anche per impianti non soggetti ad AIA.
La frequenza e la gravità degli incendi che hanno colpito e colpiscono impianti di stoccaggio di rifiuti evidenziano la necessità di mettere “ordine” in questi impianti a partire dal contenuto delle autorizzazioni (e al loro controllo).
La decisione UE arriva qualche mese dopo la circolare del Ministero dell’Ambiente del 15.03.2018 recante “Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi” che, infatti, riprende (o anticipa se vogliamo) diversi passaggi della decisione UE.
La decisione UE sulle BAT del trattamento dei rifiuti, in realtà, non contiene dei postulati “rivoluzionari” ma mette ordine (e in Italia, in questo campo, ce n’è bisogno !), stiamo parlando letteralmente di “ordine” : è un principio che viene ripetuto e articolato più volte e per tutti i trattamenti : ordine nella definizione delle aree di stoccaggio (garantendo spazi specifici per ogni tipologia di rifiuti), ordine nelle modalità di stoccaggio (limite dei cumuli, protezione dei cumuli dagli eventi atmosferici), ordine (valutazione preliminare) per le attività di miscelazione (che vanno autorizzate !), ordine (e sicurezza) nei passaggi nei depositi delle diverse aree di stoccaggio, ordine nell’evitare di mettere vicini rifiuti tra loro incompatibili e si potrebbe andare avanti per molto.
La decisione invece è alquanto “povera” nell’approfondimento tecnico, si caratterizza principalmente nell’identificare i rapporti tra singole tipologie di trattamento (senza entrare nel merito di ognuna) e gli impatti connessi prevedibili (in particolare il rilascio di sostanze in matrici ambientali, atmosfera, suolo, acque) associando i principali contaminanti con i diversi trattamenti e quindi individuando obblighi di gestione e di monitoraggio.
Sotto questo profilo un “memento” va dedicato alla questione delle emissioni odorigene che spesso hanno la funzione di “campanello d’allarme” per le popolazioni residenti vicine a impianti del genere.
E’ positivo che se ne parli perché questo rafforza le recenti modifiche legislative nazionali che – finalmente – cominciano a considerare la questione una “cosa seria” (art. 272 bis del Dlgs 152/06) , inoltre la decisione UE si preoccupa sia delle iniziative di prevenzione per evitare o ridurre la formazione di emissioni odorose sia dei sistemi di abbattimento (che possono però poco quando si tratta non di emissioni convogliate ma di emissioni diffuse).
Un aspetto interessante è quello dei livelli di emissione negli “scarichi indiretti in un corpo idrico ricevente”, la decisione UE si occupa principalmente di metalli e individua soglie più restrittive rispetto a quelle vigenti nel Dlgs 152/06 : ci si aspetta pertanto che tali limiti siano applicati nelle nuove autorizzazioni e nei rinnovi di quelle esistenti. Non è una questione secondaria : in Italia molti, troppi, impianti (non solo di trattamento rifiuti) godono di “deroghe” ai limiti allo scarico nei fiumi, ovvero di soglie anche superiori ai limiti nazionali, altro che BAT !
Come è possibile che un ente “certifichi” la corretta attuazione delle migliori tecnologie disponibili permettendo soglie che non solo sono superiore a quelle ottenibili con la loro applicazione ma anche superiori ai limiti, ben più permissivi, stabiliti dalle norme nazionali ?
Da ultimo la decisione fornisce alcune indicazioni su alcuni aspetti “emergenti” (dall’esperienza e dalle più recenti norme) come quelle relative al trattamento dei RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) ed in particolare del rilascio di clorofluorocarburi (CFC) durante le operazioni di trattamento di frigoriferi, condizionatori ecc e quelle relative alla prevenzione delle deflagrazione (il crimine Eureco di Paderno Dugnano ci ricorda l’importanza di tale aspetto anche in questo campo),
Un difetto (probabilmente ineliminabile data l’ampiezza della gamma dei trattamenti cui i rifiuti possono essere sottoposti) è che la decisione UE, pur elencando i principali trattamenti e le corrispettive BAT “di base” da rispettare, non riesce a fornire una visione d’insieme della filiera pertanto per chi non conosce in partenza il tema risulta di lettura difficoltosa.
D’altronde le linee guida (BREF) europee, che risalgono al 2006, riempiono 626 pagine e non sono comunque esaustive data anche la continua innovazione e introduzione di nuovi metodi.
Tenendo conto che il BREF (disponibile su http://eippcb.jrc.ec.europa.eu/reference/BREF/wt_bref_0806.pdf) è solo in lingua inglese per chi vuole approfondire risulta comunque utile la lettura della versione italiano incluso nel DM 29.01.2007 di cui si propone un estratto (relativo ai trattamenti chimico-fisici dei rifiuti liquidi e solidi) dm 29 gennaio 2007 trattamento rifiuti.pdf_extract
Insomma, chi vuole utilizzare lo strumento delle BAT per meglio capire il mondo del trattamento rifiuti (e di altre filiere industriali) e non farsi fregare da imprenditori e/o enti pubblici “poco attenti” (e quindi perseguire un ambientalismo scientifico e non improvvisato) deve cercare di capire e conoscere sia quali siano le migliori tecnologie disponibili per quella tipologia di impianto sia i suoi principi di funzionamento.
Marco Caldiroli
fonte: https://www.medicinademocratica.org

Un impianto green firmato Tesla per i rifiuti del Ladakh

Tonnellate di spazzatura prodotte ogni estate dai turisti




















NEW DELHI - Il Ladakh, la regione himalayana a nord dell'India, nota come tetto del mondo, installerà un innovativo impianto di trattamento dei rifiuti, realizzato dalla Tesla Energy, un ramo della Tesla Green, che ha sede a Bangalore. Lo scrive il quotidiano Times of India.

"La popolazione locale produce poca spazzatura, - ha dichiarato al quotidiano Avni Lavasa, vice governatrice dello stato, - ma in estate la presenza massiccia di turisti ci porta a quasi 16 tonnellate di rifiuti al giorno. Abbiamo deciso di installare un Blackhole, un impianto a circuito chiuso che utilizza la combustione autogenerata dei rifiuti compostabili, e li trasforma in un materiale, simile alla cenere, riutilizzabile in edilizia e per la costruzione delle strade".

Sino ad ora, i rifiuti venivano raccolti e scaricati ai piedi delle montagne, ma spesso il vento li disperdeva nelle vaste pianure, con un grave danno per il fragile ecosistema della zona. Nella capitale, Leh, i rifiuti venivano ammassati nel Bomb Garh, una spianata usata in passato come deposito di munizioni dell'esercito, a pochi chilometri dal centro della città.

"Dobbiamo colmare un arretrato di quasi vent'anni, - ha aggiunto la governatrice: - separeremo il solido dall'organico e, grazie ad un ulteriore accordo con il Board Road Organisation, l'associazione dei costruttori di strade, utilizzeremo il materiale prodotto per migliorare le nostre strade".

I turisti che visitano il Ladakh sono in aumento costante: dai 180 mila del 2011 ai 300mila di quest'anno

fonte: www.ansa.it

Torna Ecomondo con oltre 200 esperti e mille convegni. A Rimini Fiera dal 7 al 10 novembre


Il corposo calendario di appuntamenti è proposto dal Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo in collaborazione con associazioni, università, istituti di ricerca, istituzioni italiane ed europee, e toccherà diversi temi dell'economia green (rifiuti, materie prime alternative, acque reflue, bonifiche, bioeconomia) 

















Duecento convegni, oltre mille relatori: anche quest´anno Ecomondo - dal 7 al 10 novembre 2017 alla Fiera di Rimini, sotto le insegne di IEG (Italian Exhibition Group), insieme a Key Energy - offre un ampio programma di conferenze e workshop, volti a presentare le maggiori innovazioni legate all´adozione dell´economia circolare.

Il corposo calendario di appuntamenti è proposto dal Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo, presieduto dalprofessor Fabio Fava in collaborazione con associazioni, università, istituti di ricerca, istituzioni italiane ed europee, e toccherà temi legati all´intera galassia dell´economia green (rifiuti, materie prime alternative, trattamento acque reflue, bonifiche, bioeconomia). Eccovi alcune anticipazioni.

Nella prima giornata, martedì 7 novembre, si parlerà dell´intreccio tra ambiente e salute, in un seminario organizzato in collaborazione con l´Università di Brescia (CeTAmb Lab) e Unesco, nel corso del quale ci si soffermerà sulle tecnologie appropriate per la gestione delle acque e dei rifiuti nei Paesi a risorse limitate.

Dopo il successo della prima edizione, la sezione Global Water Expo intercetterà anche quest´anno i contenuti più innovativi riguardo i saperi e le applicazioni dell´industria idrica. L´evento faro, in programma nella mattinata di mercoledì 8 novembre, sarà dedicato agli ´Strumenti digitali nel settore dell´acqua´, ovvero alle soluzioni digitali, comprese quelle dell´industria 4.0 (Internet of things), per ottimizzare il settore idrico. L´incontro, coordinato dal professor Francesco Fatone, è a cura del Comitato Scientifico di Ecomondo, in collaborazione con Utilitalia e trae spunto dall´azione di innovazione europea Intchach, che nell´ambito del progetto Horizon 2020 mira a rivoluzionare le modalità di monitoraggio e gestione della risorsa idrica. Case study in Italia per le soluzioni innovative di Intcatch è il bacino del Lago di Garda.

Quest´anno Ecomondo ospiterà anche un nuovo spazio dedicato al dissesto idrogeologico e alla prevenzione dei rischi climatici. Non mancheranno dunque, nel calendario convegnistico, gli approfondimenti sul tema, come l´appuntamento dal titolo ´Da alluvioni e frane nuove opportunità per il Sistema Italia´ (martedì 7 novembre) che si aprirà con una panoramica sulla diffusione del rischio in Italia, a cura di ISPRA.

Di rilievo sarà il convegno organizzato insieme al Ministero dello Sviluppo Economico e Cluster Spring che approfondirà il tema della strategia dell´Italia sulla bioeconomia (´The bioeconomy in Italy: the nes strategy and cases of excellence´, mercoledì 8 novembre).

A cura di ISPRA, CIC e European Compost Network la XIX Edizione della Conferenza Nazionale sul Compostaggio e Digestione Anaerobica del rifiuto organico (giovedì 9 novembre) con una panoramica sui dati di settore.

Prosegue anche il confronto con le esperienze maturate nelle principali capitali e medie località europee nella gestione dei rifiuti urbani, Municipal waste management in urban areas: comparing international experiences in the perspective of circular economy, organizzato da Utilitalia, in programma mercoledì 8 novembre. All´applicazione dei concetti di economia circolare in ambito urbano sarà dedicato l´approfondimento dal titolo Circular & Smart Cities (9 novembre).

Con la collaborazione di ASSORAEE (FISE UNIRE) e Centro di Coordinamento RAEE sarà proposto il Forum RAEE . obiettivo: 45 su 100 (giovedì 9 novembre). L´Italia avrebbe dovuto raccogliere, entro la fine del 2016, 45 chili di rifiuti elettronici per ogni 100 chili di apparecchiature immesse sul mercato. A che punto siamo?

Numerose e qualificate altre occasioni di incontro e approfondimento saranno offerte, il 7 e l´8 novembre, nell´ambito degli Stati Generali della Green Economy, organizzati dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 64 associazioni di imprese green, in collaborazione con i Ministeri dell´Ambiente e dello Sviluppo Economico e il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile presieduta da Edo Ronchi.

Il programma completo, costantemente aggiornato, è al link http://bit.ly/2ryoS4i


fonte: www.ecodallecitta.it